L’amore e il desiderio, inteso come passione, sono le due grandi forze in opposizione nell’animo umano. La prima, volta a costruire, e la seconda a consumare e distruggere. Possono coesistere? Oppure una delle due deve necessariamente vincere sull’altra? Don’t Make Love, simulatore di dialoghi sviluppato e rilasciato a fine 2017 dall’italiana Maggese, ci racconta proprio di questo conflitto
E lo fa tramite un pretesto originale e assolutamente azzeccato: Don’t Make Love è la storia di due mantidi religiose. Esse si amano, e vivono un’esperienza di coppia da molto tempo. È per loro giunta l’ora di prendere una decisione molto importante: accoppiarsi, o non accoppiarsi per coronare il loro amore?
Un amore che può finire in tragedia?
Questo bivio è malinconico: infatti le mantidi religiose sono degli insetti molto particolari. In seguito all’accoppiamento, la femmina uccide e divora il compagno maschio. Il nostro compito sarà dunque quello di assumere il ruolo del maschio o della femmina e di condurre una conversazione battuta dopo battuta per decidere “cosa ne sarà di noi”.
La bellezza e la magia emanate da questo titolo non sono quantificabili: se questa fosse la recensione di un’opera letteraria, starei ore e ore a parlarvi di come quest’esperienza narrativa svisceri l’amore, di come il tutto sia interpretabile in mille maniere, e potremmo dibattere tirando in ballo filosofia, letteratura, psicologia, e chi più ne ha più ne metta.
Da come avrete intuito, il focus di Don’t Make Love è sulla componente artistico-narrativa. Non voglio dirvi nulla di più sulla trama, giacché facendo anche un minimo accenno potrei rovinare la vostra esperienza di gioco. Vi basti solo sapere che le mie “corde emotive” sono state toccate più e più volte con successo.
Dunque veniamo a noi: come si comporta Don’t Make Love dal punto di vista ludico?
Un gioco semplice e immediato
Innanzitutto occorre precisare che ad oggi Don’t Make Love è giocabile solo in inglese. Tuttavia siamo fiduciosi nel fatto che verranno implementate altre lingue in futuro, tra le quali ovviamente l’italiano. Maggese è una software house di piccolissime dimensioni, e questo significa che i lavori potrebbero metterci un bel po’ di tempo. Però vorrei ribadire che vista la semplicità dei dialoghi, sarebbe in teoria possibile giocare persino con un’app di traduzione bilingue a portata di mano.
Iniziamo dal menù principale: semplice, e pulito, forse anche troppo. Le voci che compaiono sono solamente Start, Options, Credits e Exit the game. Per quanto non indispensabile, mi sarebbe piaciuto, anche tramite un DLC a pagamento, che fossero stati inseriti degli extra (illustrazioni/bozze), o comunque dei contenuti da “dietro le quinte”. In quanto indie, contenuti di questo tipo avrebbero potuto far affezionare maggiormente il giocatore a Don’t Make Love.
Una volta iniziata la partita appunto sceglieremo se impersonare la mantide religiosa maschio o femmina e apparirà poi l’antefatto: i due insetti innamorati stanno passeggiando in un campo e ad un certo punto si fermano per discutere della loro situazione.
La simulazione dei dialoghi è davvero convincente
Di seguito inizierà il dialogo, ed entreremo in scena sin da subito. Don’t Make Love non è una visual novel nella quale è possibile scegliere solo una quantità limitata di dialoghi, bensì è, come detto all’inizio, un simulatore di dialoghi, e dunque dovremo districarci in un botta e risposta denso di emozioni.
Possiamo giocare scrivendo sulla barra dedicata, cliccare sulle icone che rappresentano le emozioni (in basso a destra vi saranno :-), :-(, :O, >:( ), oppure interagire tramite una carezza, un abbraccio o un bacio (in basso a sinistra). Ogni nostra azione farà procedere la conversazione, ed è dunque necessario fare attenzione, e non cliccare a caso. Ma ci torneremo fra pochissimo.
Spezziamo una lancia a favore del titolo: il gioco è stato sviluppato bene, e solo in rare occasioni ci ritroveremo a pensare che ciò che abbiamo scritto non sia stato ben inteso. Come potete immaginare, sebbene la progressione della discussione sia studiata, e già dopo due o tre run vi renderete conto dei punti chiave, potete scrivere tutto quello che vi passa per la testa, senza riserve.
A patto che scriviate cose sensate (sulla pagina ufficiale del gioco è specificato che il sistema non risponde ad ogni genere di imput, come giusto che sia) e in inglese corretto, verrà riconosciuto tutto. La prima run mi ha portato via una ventina di minuti, e ho giocato in maniera pulita e coerente con lo spirito di Don’t Make Love (con finale positivo e magone in gola). Ho poi deciso di mettere alla prova l’algoritmo del gioco facendo “lo spiritoso”.
Don’t Make Love vi porta sulla “buona strada”
La cosa che mi ha stupito è che scrivendo insulti, o cose a caso, la conversazione prende tutta un’altra piega senza però ricorrere in soluzioni banali. Se ripetiamo la stessa azione per due o tre volte, il nostro o la nostra partner si insospettirà, chiedendoci esplicitamente quale sia il nostro problema, o addirittura potremo farlo/a innervosire, intristire, e così via.
E quindi, un altro elemento positivo di Don’t Make Love, è che il gioco vi spinge ad interagire correttamente, e non utilizzare modi scorretti o scurrili. Non potrete nemmeno scrivere in un’altra lingua: scrivendo in italiano ad esempio, vi si chiederà di tornare a scrivere in inglese.
Dal punto di vista grafico, Don’t Make Love è pulito e molto suggestivo. Le illustrazioni sono disegnate con cura. Il contesto visivo, ovvero un campo di grano al tramonto, è malinconico e romantico nel contempo, e la colonna sonora nella sua semplicità e delicatezza, aiuta nell’immedesimazione. La povertà sonora (è presente solo una traccia musicale oltre agli effetti sonori) è un pregio in questo caso: abbiamo l’essenziale e il giusto.
La configurazione hardware necessaria per far girare questo titolo è misera, e dunque possiamo giocarci anche su un vecchio caro “tostapane”.
Tiriamo le somme
In conclusione, a chi consigliamo Don’t Make Love? I 7 euro necessari per l’acquisto (lo potete trovare su Steam) lo rendono un videogioco consigliato a tutti coloro che apprezzano giochi con una spiccata componente narrativa. Il gameplay è molto interessante, poiché la simulazione di dialogo avviene in maniera egregia, al netto di qualche errore, ed il setting e le musiche ridotte all’osso contribuiscono a tenere alta la tensione ed il climax durante l’esperienza. Sarete travolti da un sacco di emozioni ed il ritmo sarà sempre alto, e questo è un bene: il gioco è breve e per ottenere tutti i finali non arriverete nemmeno a 5 ore di gioco.
Questo titolo racchiude in sé una grande metafora dell’arcano contrasto tra amore e desiderio, tra ragione e sentimento. Se gli darete una possibilità, l’ultima creatura del piccolo, ma esplosivo Maggese, siamo sicuri vi lascerà soddisfatti, e questa esperienza porrà in voi non pochi interrogativi riguardo il senso dell’amore.
Qualora foste incuriositi da Don’t Make Love, andate sul sito del team di sviluppo e provate anche i precedenti videogiochi sviluppati.
Punti a favore
- Originale e avvincente
- Simulazione di dialoghi quasi perfetta
- Artisticamente suggestivo ed emozionante
Punti a sfavore
- Il sistema non riconosce sempre le parole
- Un qualche contenuto extra non avrebbe fatto male
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