Negli ultimi anni diversi studi effettuati sul THC stanno scoprendo diverse sue proprietà terapeutiche e alla luce di queste scoperte se ne sta rivalutando l’uso nel trattamento di diverse patologie. Una di queste riguarda la cura dei sintomi di malattie virali polmonari
Con le ultime ricerche si sta scoprendo che la cannabis potrebbe avere numerose applicazioni, oltre a quella del semplice “relax”. Attualmente impiegati nei trattamenti per i disturbi neurologici, mentali e del dolore cronico, gli estratti di cannabis, presi nel modo giusto, potrebbero avere molti altri benefici, alcuni dei quali devono ancora essere scoperti. Una nuova ricerca pubblicata su Frontiers in Pharmacology ha dimostrato che il tetraidrocannabinolo (THC), il principale componente psicoattivo della cannabis che fa sballare, può prevenire i sintomi letali di un disturbo polmonare associato a Covid-19, influenza e altro, almeno nei topi.
La sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) colpisce ogni anno oltre 3 milioni di persone in tutto il mondo. Di solito, a seguito dell’infezione dei polmoni, i pazienti subiscono una rapida infiammazione, respiro corto e pelle bluastra. È fatale nel 35-50% dei casi. Con l’attacco di Covid-19, l’ARDS diventa una complicazione ancora più grave e qualsiasi trattamento potrebbe rivelarsi utile nella battaglia in corso contro la pandemia.
ARDS cosa fa
Nei pazienti con malattie respiratorie, i sintomi letali associati all’ARDS di solito inducono un’ondata di segnali nei polmoni chiamata tempesta di citochine. Le citochine sono piccoli messaggeri rilasciati nel corpo e sono importanti nel sistema immunitario quando questo è sotto attacco durante un’infezione. Possono essere pro-infiammatori, dove dicono al corpo di reagire nel sito di infezione o anti-infiammatori, dove rallentano la reazione e impediscono alle cellule immunitarie di danneggiare troppo l’area. Nelle malattie respiratorie a volte il sistema immunitario reagisce in modo eccessivo e rilascia troppe citochine pro-infiammatorie, causando un’ iperinfiammazione e talvolta anche la morte.
Nella radiografia sono mostrati dei polmoni sani (sx) e affetti da ARDS (dx).
Altri effetti del THC
Per vedere se il THC potesse aiutare, Amira Mohammed e un team dell’Università della Carolina del Sud ne hanno trattato dei topi affetti da ARDS. È stato dimostrato che il THC agisce come un agente antinfiammatorio. Quindi è sembrato probabile che avesse un ruolo chiave nel fermare infiammazioni polmonari. Hanno scoperto che nel 100% dei casi, il THC ha protetto i topi dai sintomi letali che si verificano dopo una tempesta di citochine, bloccando quelle pro-infiammatorie che portano le cellule immunitarie nell’area e che causerebbero danni. Non solo, il THC ha mostrato attività antinfiammatoria, rallentando l’infiammazione e bloccando i danni causati. Questi risultati suggeriscono un possibile rimedio per evitare gravi complicanze nei pazienti con tali malattie. Naturalmente questo studio è stato eseguito solo sui topi e avrebbe bisogno di molti più test e sperimentazioni cliniche prima che possa diventare una vera terapia, ma mostra un’interessante applicazione della marijuana in futuro.
L’ARDS è un grave problema per le persone indebolite da malattie polmonari. Qualsiasi potenziale cura potrebbe avere un impatto enorme sulla qualità della vita dei pazienti e sulla loro sopravvivenza. Speriamo che questa ricerca si applichi con successo anche sugli esseri umani, ma nel frattempo, le complicazioni dovranno essere combattute in modi più tradizionali. Non perdete ulteriori aggiornamenti e i tanti altri articoli della nostra rubrica, state sintonizzati!
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