È morto ieri a settanta anni il più volte iridato Niki Lauda, pilota storico della Ferrari: ripercorriamo alcune tappe della sua eccezionale carriera
L’annuncio della scomparsa è arrivato direttamente dalla famiglia. Malato da tempo, costretto a subire un trapianto di polmoni lo scorso anno, ieri si spento Niki Lauda. Del pilota austriaco possiamo dire che sia stato uno tra quelli di maggior seguito nella storia della Formula 1. Tutti i fan ricordano le sue vittorie, ma anche il suo drammatico incidente in pista. La sua storia ha ispirato diversi film, tra i quali, recentemente, ricordiamo l’ottimo Rush di Ron Howard.
Niki Lauda: un predestinato
Niki Lauda nasce nel 1949 da una famiglia di banchieri viennesi che disapprovano la sua passione per l’automobilismo. Nonostante ciò, tuttavia, la sua passione lo spingerà a lasciare gli studi dopo il diploma, in favore delle gare. Dopo una breve gavetta trascorsa prima in Formula 3 e successivamente in Formula 2, nel 1971 approda in Formula 1 con la scuderia March. Gli esordi in una casa di modeste dimensioni non sono stati facili: lo scarso successo e i debiti personali spinsero Niki Lauda a pensare al suicidio.
Nel 1974 arriva la svolta: Lauda viene ingaggiato dalla Ferrari, fortemente voluto dal suo compagno di scuderia alla BRM Clay Regazzoni. Al primo anno in Ferrari vince due gran Premi (Spagna e Olanda) e arriva quarto nella classifica piloti. Il lavoro metodico e l’innato talento lo portano, nel 1975, a vincere il mondiale piloti. Niki Lauda riesce nell’impresa di riportare il cavallino rampante alla vittoria di un titolo mondiale che mancava dal 1964, e aiuterà la casa italiana a vincere il campionato costruttori anche nei due anni successivi. Al successo professionale si aggiunge quello personale, grazie al matrimonio con Marlene Knaus, dal quale nasceranno due figli.
L’incidente del Nürburgring
Ma a questo punto arriva la seconda svolta nella vita del campione austriaco, questa volta in negativo. Il 1º agosto 1976 si svolge il Gran Premio di Germania al Nürburgring, un circuito lungo più di 20 km. Con l’asfalto bagnato a causa della pioggia, Niki Lauda perde il controllo della sua monoposto, che si schianta rovinosamente e prende fuoco. Il pilota viene salvato per miracolo ma il suo volto resta sfigurato per sempre. Si riprende in fretta, tanto da tornare al volante dopo appena 42 giorni e arrivare quarto al Gran Premio di Monza.
Nonostante le gare saltate concorre fino alla fine per il titolo. Nella gara finale in Giappone, tormentata dalla pioggia, si ritirerà dalla corsa, permettendo così a James Hunt con la McLaren di vincere l’iride, con un solo punto di vantaggio. La stagione successiva tornerà a vincere, annunciando però il suo addio alla Ferrari e, due anni dopo, dalla carriera agonistica.
Ma da vero predestinato il suo ritiro è solo temporaneo, perché nel 1982 torna in pista a bordo di una McLaren. Nel 1984 vincerà per la terza e ultima volta un campionato del mondo di Formula 1, con mezzo punto di vantaggio su Alain Prost. L’anno successivo si ritirerà definitivamente, fermandosi a 25 vinti e 24 pole position.
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