Bentornati al nostro appuntamento settimanale con In the mood for East, rubrica interamente dedicata al cinema orientale. Oggi vi parliamo di Lanterne rosse di Zhang Yimou
Finora su In the mood for East, la nostra rubrica settimanale dedicata al cinema asiatico, ci siamo occupati perlopiù delle produzioni recenti. Il nostro intento è sicuramente anche quello di promuovere i registi meno conosciuti al pubblico occidentale, senza però dimenticare i grandi autori. Ecco perché è finalmente giunta l’ora di approfondire anche coloro che hanno scritto un pezzo di storia del cinema.
Tra questi, non possiamo non citare Zhang Yimou. Col tempo, si può dire che si sia in un certo senso “occidentalizzato”, ma molte delle sue produzioni sono di indubbio valore. L’appuntamento di oggi sarà perciò dedicato a un grande classico, uno dei film che ha maggiormente fatto conoscere la Cina a livello cinematografico nel mondo. Lanterne rosse è senza dubbio da considerare come uno dei manifesti del cinema asiatico. Nel 1992, fu candidato come miglior film straniero ai Premi Oscar e, pur non vincendo (fu battuto dall’italico Mediterraneo, di Gabriele Salvatores), ricevette numerosi altri premi, come il David di Donatello nello stesso anno. L’opera, tratta dal (bellissimo) romanzo Mogli e concubine, di Su Tong, ha inoltre il merito di aver consacrato Gong Li come l’attrice cinese più famosa al mondo.
Trama e trailer | Lanterne rosse
1920, Cina del Nord. La giovanissima Songlian (Gong Li) accetta di sposare il nobile Chen Zuoqin (Jingwu Ma) per ragioni economiche. Una volta trasferitasi nel palazzo padronale, incontra le altre tre mogli dell’uomo: la prima signora, la distaccata Yuru (Jin Shuyuan), la seconda signora, l’apparentemente gentile Zhuoyan (Cuifen Cao) e la terza signora, l’ex cantante d’opera Meishan (Caifei He). Qui Songlian si troverà immersa in un mondo fatto di rigide tradizioni, inganni e sotterfugi. L’unico scopo delle quattro concubine è infatti quello di compiacere il proprio signore. Il loro premio è l’agognata accensione delle lampade rosse presso la propria dimora: la donna prescelta per passare la notte con Chen potrà godere di alcuni privilegi, quali il rituale del massaggio ai piedi e la scelta del menù per il giorno dopo. Spinte dal desiderio di ottenere benefici e attenzioni, le donne entrano spesso aspramente in conflitto tra loro.
Anche Songlian sarà travolta nella perversa competizione, finendo per svelare il peggio di sé e compiere atti indicibili. Ma presto si renderà conto di quanto la vita in quel palazzo sia disumana e priva di speranze.
Un’opera ricca di simboli | Lanterne rosse
Non è semplice parlare di un’opera di cui è già stato sviscerato ogni più piccolo particolare. È come affrontare un qualsiasi film di Stanley Kubrick: cosa non è stato detto, al giorno d’oggi? Partendo da questo presupposto, in questa sede proveremo semplicemente a omaggiare la grandezza di Lanterne rosse e – nel caso in cui non lo abbiate ancora visto – a convincervi a farlo.
Lanterne rosse è prima di tutto un film splendido, dal punto di vista estetico e formale. Zhang Yimou colloca nelle sue costruzioni perfettamente geometriche e simmetriche una disumanità che di bello non ha nulla. La storia è interamente ambientata all’interno del palazzo padronale. Grazie ai numerosi campi medi e lunghi, riusciamo ad ammirarne le splendide architetture, ma niente è come sembra: quelle alte mura e i rigidi confini sono nient’altro che simbolo di oppressione e prigionia.
Ed ecco che scoviamo un primo simbolo. Ma attenzione, perché la composizione delle inquadrature è sempre fortemente simbolica. Ed è proprio la lanterna rossa (particolare introdotto ex novo per il film) a costituire il simbolo per eccellenza. In Cina il rosso della lanterna simboleggia gioia e buon auspicio. Nel film si trasforma in un simbolo di potere, poiché tramite questo oggetto il padrone sceglie la propria eletta, donandole una serie di privilegi. Ma è anche simbolo di sottomissione, poiché il palazzo non è che una lussuosa prigione nella quale le concubine hanno l’unico scopo di obbedire ciecamente al padrone.
Tutto è rappresentazione | Lanterne rosse
Per comprendere la reale entità di un’opera come Lanterne rosse, è necessario pensare che – nonostante il successo a livello mondiale – essa fu inizialmente proibita in patria. La denuncia alla società cinese e alla condizione della donna operata da Zhang Yimou non affonda solamente in tempi lontani. In realtà , ha il pregio di essere profondamente attuale. Ci troviamo sì nella Cina feudale di inizio del XX° secolo, ma l’accusa da parte del regista è diretta in egual misura alla Cina contemporanea conservatrice, oltremodo ancorata a regole e tradizioni obsolete.
La condizione inferiore della donna è costantemente sottolineata, non solo dagli eventi e dai dialoghi (“Purtroppo è una femmina, non serve a niente”, dice Zhuoyan nel presentare sua figlia), ma anche a livello estetico. Le stesse mogli non sono che dei numeri dopotutto, la cui unica distinzione è il loro ordine di arrivo: prima signora, seconda signora e così via. Le tradizioni, le rigide regole e i rituali a cui le donne sono sottoposte nascondono l’assenza di umanità , la crudeltà e la necessità di manipolare gli altri per andare avanti. L’unico scopo delle signore è sottomettersi e compiacere il padrone. Un padrone che, nonostante la sua posizione di superiorità , non ci viene mai mostrato in volto. Il potere da lui incarnato diventa un concetto astratto, è assolutismo, tirannia, un simbolo da non mettere mai in discussione.
La protagonista, dopo essere stata travolta da questa subdola partita per la sopravvivenza, ne è talmente schiacciata da desiderare piuttosto la morte. Alla fine, Songlian si rende conto di non poter stare al gioco. Come Meishan afferma durante un dialogo tra le due, “Se non sai ingannare neppure te stessa, non ti restano che i fantasmi”. E Songlian finisce per perdere il senno, vagando per il palazzo come un fantasma perduto.
Conclusioni
Lanterne rosse, come già detto, è un vero e proprio manifesto della società e della politica cinese. In esso, le logiche di potere fanno da padrone, in un complicato rapporto di subordinazione tra uomo e donna, ma anche tra differenti classi sociali. La donna ne esce sconfitta, ma Songlian rimane l’unica figura che alla fine è ancora capace di provare pietà e sentimenti.
Un film da vedere almeno una volta nella vita.
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