Bruno Ganz, recentemente scomparso, è stato uno degli attori germanofoni più amati dal pubblico e apprezzati dalla critica: ricordiamo insieme i passaggi più significativi nella sua carriera
È morto improvvisamente sabato 16 febbraio a Zurigo l’attore Bruno Ganz, a 77 anni, nato nella stessa città elvetica nel 1941. Attivo sia sul grande schermo che nelle rappresentazioni teatrali, è stato un esponente di rara intelligenza di un modo di fare spettacolo intimista, psicologico e mai retorico. Figlio di un operaio svizzero e di madre italiana, ha diviso la carriera, come la sua vita, tra Svizzera, Germania e Italia.
Insieme a Peter Stein ed Edith Clever, due giganti della scena tedesca, fondò a Berlino nel 1970 una compagnia teatrale con cui si cimentò nei personaggi classici di Amleto, di Peer Gynt di Ibsen e del Principe di Homburg di von Kleist, non mancando di mettere in scena grandi opere della tragedia classica. Ma certo la sua popolarità la deve al cinema.
Nella sua lunga carriera, Bruno Ganz è stato l’angelo Damiel, che vede il mondo in bianco e nero fino alla scoperta dell’umanità, nel Cielo sopra Berlino (1987), l’iconico Jonathan Harker in Nosferatu – Il principe della notte (1979) e Adolf Hitler nel bunker della Cancelleria nel film La caduta (2004). In Italia è ricordato per il ruolo di Fernando Girasole accanto a Licia Maglietta in Pane e tulipani (2000) di Silvio Soldini. Ha vestito i panni di Tiziano Terzani e quelli di Giovanni Paolo II, fino agli ultimi ruoli dove è stato il nonno di Heidi e Virgilio nell’horror di Lars von Trier La casa di Jack presentato lo scorso anno a Cannes e che uscirà il 28 febbraio.
Pane e tulipani: innamorarsi della fuga
Rosalba (Licia Maglietta) è una casalinga pescarese che durante una triste gita in corriera viene dimenticata in un autogrill. Offesa, anziché aspettare che il marito venga a riprenderla, decide di tornare da sola a casa. Ma si ritrova su un’auto diretta a Venezia. Qui fa incontri particolari, tra i quali anche il maturo cameriere Fernando (Bruno Ganz). Buffa e tenera commedia (non all’italiana, come ci tiene a precisare il suo autore, bensì più francesizzante), è un film di scoperta nella fuga. Parla della pulsione a guardarsi cambiare, ad abbandonarsi al gioco d’istinti e d’istanti.
Non c’è alcun messaggio sociale in questo piccolo, delizioso film di Soldini. In definitiva è un divertissement che, nella sua leggerezza nasconde un alone di magicità, che riesce a fare innamorare senza troppi ragionamenti. Venezia è qui lo sfondo perfetto, città senza tempo lontana dalla mischia delle metropoli moderne.
Bruno Ganz, aoparentemente così fuori posto a causa della sua età e dei suoi modi e linguaggio aulico, porta sullo schermo tratti di umanità di rara empatia. Lui e lei, che casualmente si trovano sotto lo stesso tetto, si avvicinano e si allontanano, ma non si incrociano mai realmente. Tra loro sembra sempre che sta per venir fuori un bacio, una carezza, un abbraccio e invece tutto rimane così, nell’aria, sospeso. Quasi come la concretizzazione del sogno possa rovinare tutto. Lo stesso film vive di questa sospensione.
La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler: l’immedesimazione di Bruno Ganz
Quando si parla del nazismo e di Adolf Hitler è impossibile non far discutere. Il film La caduta non fa eccezione, tanto che alla sua uscita furono più le polemiche che i veri giudizi critici a tenere banco, dando tuttavia luce mediatica alla pellicola. Fu proprio l’interpretazione di Ganz a rappresentare il pomo della discordia, trovandosi attaccata da buona parte della stampa tedesca con l’accusa di mostrare l’uomo dietro al mostro. Una presa di posizione figlia delle oscurità della Seconda Guerra Mondiale, ma ingenerosa rispetto alle appassionanti due ore e mezza di questo film del regista amburghese Oliver Hirschbiegel.
Il titolo è divenuto famoso, involontariamente, per la massa degli internauti che hanno visto i video ridoppiati della potente scena cult in cui il Führer di Bruno Ganz perde la pazienza con i suoi generali. Ma naturalmente all’attore si deve molto di più: con rara perspicacia, è riuscito a mostrare la fragilità e la debolezza di un uomo che ormai ha raggiunto la fine del suo folle sogno. La caduta ha ripercussioni fisiche e mentali sui suoi fedelissimi, sopravvissuti al loro capo e completamente allo sbando nell’ultima parte del film.
In definitiva, tra i non molti film incentrati sulla figura di Hitler, Bruno Ganz riesce forse a dipingere in maniera più fedele un soggetto che, probabilmente, è impossibile da dipingere. Megalomane e spietato ma anche capace di piccoli gesti di genuina umanità con le persone a lui care, capace di un intenso mimetismo che lo consacra ad oggi come il miglior interprete del difficile ruolo.
Per Pane e tulipani Bruno Ganz vinse il David di Donatello, mentre per La caduta fu nominato agli Oscar. Nella sua carriera ha recitato in circa 50 film, dei quali senz’altro conserveremo il ricordo.
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