Entrereste in una “zona grigia” legislativa pur di guadagnare soldi? Smetto quando voglio è il film che mette in dubbio le vostre certezze
In Italia una droga per essere definita tale dev’essere censita nell’elenco delle molecole illegali del Ministero della Salute. Cocaina, eroina, anfetamina, metadone, ecstasy e più o meno altre 200 molecole fanno parte di quell’elenco. Se una molecola non è in quella tabella allora la puoi produrre, la puoi assumere, ma soprattutto la puoi vendere. A 24 anni mi sono laureato in neurobiologia con il massimo dei voti, ho un master in neuroscienze computazionali e uno in dinamica molecolare. Negli ultimi mesi ho messo su una banda che gestisce un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro, sono accusato di produzione e spaccio di stupefacenti, rapina a mano armata, sequestro di persona e tentato omicidio. Mi chiamo Pietro Zinni… E sono un ricercatore universitario.
Così inizia Smetto quando voglio, pellicola del 2014 diretta da Sydney Sibilia.
Trama di Smetto quando voglio
Pietro Zinni (Edoardo Leo, la nuova stella del cinema italiano) è un ricercatore universitario in neurobiologia, che ha sviluppato un complesso algoritmo per la modellizzazione teorica di molecole organiche, ma è supervisionato da un docente incompetente, il cui pressapochismo fa naufragare i suoi sogni di un ruolo da ricercatore universitario. Per guadagnare qualche soldo dà ripetizioni a quattro studenti scansafatiche che lo prendono in braccio per i pagamenti, ma uno di loro gli da l’idea del secolo: produrre smart drugs, ossia droghe “non illegali” e guadagnare con la vendita.
Per fare ciò si avvale di una Banda di strambi personaggi: Alberto, acutissimo chimico che fa il lavapiatti in un ristorante cinese (in attesa di guadagnarsi lo scatto di carriera: cameriere con ben UN giorno di riposo settimanale); Mattia e Giorgio, latinisti di fama internazionale in grado di dialogare in lingua, relegati a benzinai presso un cingalese; Andrea, antropologo disoccupato che tenta un colloquio da uno sfasciacarrozze (che lo scarta perché il suo eloquio è troppo alto); Arturo, archeologo 50enne malpagato che vive in famiglia; Bartolomeo, economista impelagato con una banda di sinti per debiti di poker. Il gruppo sintetizza una droga e fa affari d’oro, il tutto di nascosto a Giulia, compagna di Pietro e assistente sociale presso un centro per tossicodipendenti. Ma ad un certo punto pesteranno i piedi a Er Murena…
Sequel: Smetto quando voglio – Masterclass e Smetto quando voglio – Ad honorem
Le avventure di Pietro e della Banda continuano nei due sequel, entrambi del 2017. A loro si aggiungono Giulio, anatomista senza abilitazione che partecipa a combattimenti a scommesse in Thailandia; Lucio, ingegnere che vende armi ai signori della guerra africani in pieno stile da teleimbonitore; e l’avvocato di diritto canonico Vittorio, goffamente capace a giostrarsi nel diritto italiano. Il gruppo è sotto l’egida dell’ispettrice Paola Coletti dell’antidroga.
Ispirazione di Smetto quando voglio
Primo lungometraggio del regista salernitano Sydney Sibilia, classe 1981, Smetto quando voglio prende ispirazione da altre opere internazionali: Breaking Bad, in primis, nell’idea della produzione di droghe come guadagno facile al limite della moralità; ha elementi della trilogia (o quadrilogia?) di Ocean’s nella costituzione di un dream team di menti eccelse; e si inserisce nel filone di pellicole con bislacchi briganti organizzati alla bell’e meglio per tentare una qualche sorta di colpo del secolo. L’idea di fondo della sceneggiatura è sfruttare la plausibilità degli accadimenti, vista l’area grigia della normativa italiana in merito di smart drugs.
Smart drugs
Le smart drugs esistono. Trattasi di sostanze che offrono un aumento di concentrazione e acutezza mentale, ma anche effetti psicotropi e allucinogeni: in pratica possono essere usate sia per concentrarsi sia per sballarsi.
I rivenditori di smart drugs sfruttano un vuoto normativo: chi ha studiato chimica sa bene che è possibile sintetizzare una qualsiasi molecola, che è legale fino a quando il Ministero della Salute non la classifica come droga, rendendone illegali produzione, vendita e consumo. Una molecola -o un prodotto che la contiene- che non è inserita nell’elenco del Ministero è quindi vendibile, a prescindere dai suoi effetti.
Umorismo di Smetto quando voglio: perché ne vale la pena
Il regista Sydney Sibilia, classe 1981, a sinistra, assieme a parte del cast
Il film è interpretato esclusivamente da attori romani che, come spesso accade nel cinema italiano, fanno la parte dei “caserecci”. Questi personaggi però sono tutti laureati ed encomiati, parlano latino, conoscono la storia antica, usano terminologie settoriali dei loro campi, ma si sono scontrati con la dura realtà della vita post laurea in Italia: il ricercatore fa la fame, la meritocrazia è rara, l’onestà lascia a desiderare. La pungente irriverenza verso questo mondo è sottolineata più e più volte, già solo nell’ironia sui mestieri su cui hanno ripiegato, l’inettitudine dei docenti di ruolo attaccati alla poltrona e che non permettono un turn-over, la necessità di appoggi politici e favoritismi per procedere, ma anche l’inadeguatezza dell’università italiana a stare al passo coi tempi, le tecnologie e le strutture fatiscenti, la mancanza di soldi, perennemente dirottati verso altre questioni.
Situazioni al limite dell’assurdo mescolate a puntualissime conoscenze dello scibile umano, quasi al limite dell’allucinogeno, sottolineato dalla fotografia in tinte verdi, come se anche il pubblico fosse sotto effetto di sostanze. Non è un umorismo gimmick, ma ben studiato e con battute precise e sagaci. Adorabile, godibile, anzi: stupefacente.
Riconoscimenti (2014)
David di Donatello
Nomination: Miglior film; regista esordiente a Sydney Sibilia; sceneggiatura a Valerio Attanasio, Andrea Garello e Sydney Sibilia; produttore a Domenico Procacci, Matteo Rovere con Rai Cinema; attore protagonista a Edoardo Leo; attore non protagonista a Valerio Aprea, a Libero De Rienzo, a Stefano Fresi; canzone originale (Smetto quando voglio) a Nico Scardamaglio, in arte Scarda; montaggio a Gianni Vezzosi; sonoro a Angelo Bonanni: effetti speciali a Paola Trisoglio e Stefano Marinoni per Visualogie
Nastro d’argento
- Miglior produttore a Domenico Procacci, Matteo Rovere con Rai Cinema
- Nomination: Migliore commedia; regista esordiente a Sydney Sibilia; attore protagonista a Edoardo Leo; casting director a Francesca Borromeo e Gabriella Giannattasio
Globo d’oro
- Miglior commedia
- Nomination: Miglior film
Ciak d’oro
- Rivelazione dell’anno a Sydney Sibilia
- Miglior manifesto a Federico Mauro; attore non protagonista a Paolo Calabresi; sceneggiatura a Valerio Attanasio e Sydney Sibilia
- Nomination: Miglior produttore a Domenico Procacci, Matteo Rovere e Rai Cinema; montaggio a Gianni Vezzosi; colonna sonora a Andrea Farri
Reykjavík International Film Festival
- Golden Puffin migliore scoperta dell’anno
Punti a favore
- Divertente
- Attuale
- Bizzarro
Punti a sfavore
- Spesso -giustamente- molto tecnico
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