A pochi giorni dall’uscita vi proponiamo una recensione “a freddo” di Strappare lungo i bordi, la serie animata di Zerocalcare disponibile in sei episodi su Netflix che conferma e rinnova l’incredibile talento dell’artista romano
TITOLO ORIGINALE: Strappare lungo i bordi. GENERE: Commedia. NAZIONE: Italia. REGIA: Zerocalcare. CAST: Zerocalcare, Valerio Mastandrea, Paolo Vivio, Chiara Gioncardi, Veronica Puccio, Ambrogio Colombo. DURATA EPISODI: 16-21 minuti. PROUZIONE: Netflix. USCITA: 17 novembre 2021.
Partiamo da un fatto incontestabile: se non avete ancora visto questa serie, lo dovete fare, immediatamente. Non perché è il primo “vero” progetto cinematografico di Zerocalcare, che già si è in passato cimentato con il grande schermo, ma forse non andando “full in”. Nanche (solo) perché è il titolo Netflix del momento in Italia. Né perché siete fan del mondo fumettistico e la curiosità data dal trailer vi spinge a crogiolarvi nell’ottima animazione. Il motivo per cui dovete guardare questa serie è che, qualsiasi sia la vostra età, il vostro gusto, il vostro genere, potrete trovare in un cartone animato made in Italy uno dei prodotti più belli, autentici, emozionanti, che potreste aver visto da molto tempo.
La serie animata Netflix conferma il talento di Zerocalcare come storyteller, lo rinnova quale doppiatore e creatore, mostrando una volta in più la sua capacità di virare su diversi toni e registri lungo il corso dei sei brevi episodi della durata complessiva di un film (quasi 90 minuti). La trama si svela pian piano, dando spazio al flusso di coscienza dell’avatar dell’autore Zero, e fuoriesce dai confini limitanti che racchiudono una vicenda personale per rendersi racconto di un’intera generazione. E, dopo averci fregato con grasse risate, colpire durissimo.
Cronaca di un viaggio | Recensione Strappare lungo i bordi
Nel proseguire in questa recensione di Strappare lungo i bordi, è giusto soffermarci, senza troppi spoiler, sulla trama. La serie rappresenta un viaggio, che Zerocalcare e due suoi amici Sarah e Secco stanno affrontando, da Roma a Biella. I motivi non possono essere qui rivelati, sarà la visione a condurre lo spettatore verso i chiarimenti necessari. In ogni caso, questa cornice è l’occasione per Zerocalcare di riflettere in generale sulla propria identità, partendo dalla sua infanzia, riepilogando gli eventi della sua vita che in qualche modo l’hanno forgiato e mettendo in mostra tutte le sue manie e i suoi difetti. In questa cronaca di vita fa da padrona la tragicomicità, che per i primi tre episodi vi farà fare molte risate, alcune a denti stretti.
In tutto questo la dimensione del viaggio appare il migliore espediente narrativo per dare spazio a questi monologhi interiori: chi non si è mai perso nei suoi pensieri da passeggero distratto su un treno, guardando il mondo che passa all’esterno? Però non ci si può solo soffermare sul passato, in questo un viaggio presuppone (se non costringe) una partenza e un arrivo. Qui arriverà a colpirci, con inaudita forza, la seconda parte, gli ultimi tre episodi, in cui il protagonista dovrà fare ciò che troppo spesso si rende conto di non aver fatto: dimenticare l’impulso alla mera conservazione, e così rinnovarsi. Così si palesa, nell’enorme qualità di scrittura della serie, il viaggio è sempre bifronte: materiale, da Roma a Biella, e mentale, dal bambino all’adulto.
Animazione matura e consapevole | Recensione Strappare lungo i bordi
L’enorme qualità di scrittura della serie è forse la prima cosa che potreste notare una volta terminata la visione. È ormai d’altronde superato il paradigma cartone animato = prodotto per bambini. Strappare lungo i bordi è, infatti, immensamente meno banale di quello che può sembrare all’apparenza; questo, sembra potersi affermare, grazie alla firma autorevole di Zerocalcare, che dimostra di aver imparato dalle precedenti esperienze cinematografiche e di avere raggiunto piena consapevolezza del mezzo di comunicazione. Tutto converge verso la maturità da cui nasce il capolavoro: la divisione in episodi, della durata variabile tra 15 e 20 minuti l’uno, non appartiene a un vecchio modo di concepire la serialità animata, in cui ogni episodio risulta autoconclusivo, ma, al contrario, segna le tappe di una antologia che, se fosse stata un film unico, forse non avrebbe consentito allo spettatore la giusta ponderazione degli imput che gli erano trasmessi. D’altro canto il ritmo forsennato dei monologhi (che sottolineano che si tratti di flussi di coscienza), peraltro con forte accento capitolino, avrebbe stancato i più ove fosse durato, senza soluzione di continuità, quanto un film.
Anche nel bingewatching, così, si riprende fiato e si ha la possibilità di lasciare sedimentare per qualche momento le rivelazioni e i contenuti di quanto appena visto. Consapevole dell’attenzione richiesta (complici anche le inquadrature ricche di dettagli ed easter egg), l’autore sa bilanciare ottimamente anche il ritmo del singolo episodio, tanto che alla fine della visione ricorderete non tanto un singolo evento, quanto un insieme organico nel quale, probabilmente, riuscirete a immedesimarvi.
Questa è la dimostrazione di un’assoluta padronanza delle proprie capacità di scrittura, che rende Strappare lungo i bordi un racconto pressoché perfetto. Da un lato, perché diverte e anche tanto, con tempi comici che la maggior parte dei comici potrebbe invidiare. Dall’altro, perché il momento più serio viene trattato con una delicatezza rara. Lo strappo definitivo con il tono leggero della serie giunge, dopo non poche avvisaglie, su quel treno che arriverà, inesorabilmente, a destinazione.
Le radici devono avere fiducia nei fiori | Recensione Strappare lungo i bordi
Zero viene su quel treno messo con le spalle al muro dalla propria coscienza dalla forma di Armadillo e con la voce di Valerio Mastandrea. Lo spettatore a sua volta viene sorpreso in un limbo ovattato in cui, nella desolazione, riecheggia una frase:
Noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita andasse così: che bastava strappare lungo i bordi, piano piano. Seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati, e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo 17 anni e tutto il tempo der mondo.
Ma poi il tempo passa e, lentamente ma inevitabilmente, si vede la propria vita scorrere da spettatori inermi.
Ho pensato per un sacco di tempo che se non strappavo più un cazzo, se stavo fermo almeno non facevo altri danni. Solo che non funzionava così perché se tu tieni in mano lo stesso foglietto di carta per dieci anni, pure se non lo strappi, il risultato è che dopo dieci anni in mano hai comunque una cartaccia da buttare, pure se hai giocato a fare la statuetta di cera.
Il gioco finisce improvvisamente, si torna alla realtà, ci si rende conto che è meglio esercitare un libero arbitrio sulla propria vita prima che sia tardi.
E sono vere le parole della filosofa María Zambrano, le radici devono avere fiducia nei fiori, che come opportunamente detto sono un appello, un imperativo: il futuro non è un disegno inesorabile ma è lo spazio del progetto, le radici devono credere nella sua promessa e nel suo perdono perché ai difetti e agli errori del passato dà rimedio solo l’avvenire.
Zerocalcare, con parecchia bravura, esprime in modo semplice e chiaro le riflessioni che denotano la crisi identitaria propria e a sua volta pure sociale di un’intera generazione.
Conclusioni
Qui sta la vera forza di Zerocalcare. Intrisa di umorismo, citando il mondo pop, ma puntando alla serietà senza filtri. Soprattutto, dà voce agli stessi pensieri interiori di gran parte degli spettatori di riferimento, diventando uno specchio su cui riflettere. Concludiamo quindi la nostra recensione di Strappare lungo i bordi applaudendo l’artista e la sua creazione. Lontano dall’essere solo semplice divertimento, la serie merita la definizione di capolavoro: stratificato, intelligente, capace di arrivare a tutti. Semplicemente imperdibile.
Punti a favore
- Scrittura in perfetto equilibrio tra risate e momenti di riflessione
- Opera personale e intima di Zerocalcare
- Ottimo ritmo, anche nel cambio di tono inaspettato
- Colonna sonora interessante
Punti a sfavore
- Nulla, davvero nulla
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