Con Venezia 77 sono iniziate anche le competizioni parallele, prime fra tutti le Giornate degli Autori. Kamir Aïnouz ha avuto il compito di fare da apri pista con la sua opera prima. Ecco dunque la recensione di Honey Cigar
TITOLO ORIGINALE: Cigare au miel. GENERE: drammatico. NAZIONE: Francia, Algeria REGIA: Kamir Aïnouz. CAST: Amira Casar, Lyes Salem, Zoé Adjani. DURATA: 100 min. PRESENTATO: 2/09/2020.
La trama | Recensione Honey Cigar
Parigi, 1993. Selma ha diciassette anni e vive con la sua famiglia berbera borghese e laica. Julien è giovane affascinante di cui si invaghisce Selma, la quale si rende conto per la prima volta delle severe regole della sua famiglia patriarcale e di come queste influiscano sulla sua intimità. Sullo sfondo si assiste al ritorno della radicalizzazione islamica in Algeria, paese di cui i genitori di Selma sono originari, e la famiglia inizia a sgretolarsi sotto il peso delle incomprensioni e delle mancanze di rispetto.
Buon tentativo e fine nobile | Recensione Honey Cigar
Honey Cigar è un film che urla il bisogno della regista di affermare la propria opinione e lanciare un messaggio importante. La figura della donna, sia adolescente, che adulta viene mostrata a 360°, vengono mostrate debolezze, fragilità, istinti, sentimenti. Selma sta crescendo e si sente sempre più stretta nella sua famiglia e nell’impostazione patriarcale che essa ha. Ha un rapporto altalenante con i genitori, prima di scoprirsi donna molto legata al padre che però quando si accorge che sta diventando una donna tende a voler assumere il totale controllo della sua vita e ovviamente Selma troverà rifugio fra le braccia della madre che ormai è abituata a quel tipo di vita.
La regia è molto buona, anzi ottima. Suggestiva e di impatto, il messaggio che l’immagine vuole comunicare è netto. La fotografia curata, regala, soprattutto sul finale, scorci davvero incredibili.
Difetti importanti | Recensione Honey Cigar
Honey Cigar è però un film che non arriva, nonostante il tentativo veramente apprezzabile, la scrittura appare lacunosa. Ci sono salti temporali nella narrazione che non vengono spiegati e contestualizzati rendendo caotico il racconto. Manca un fulcro narrativo al quale aggrapparsi per seguire il film, la parte storica riguardante l’Algeria da che era un semplice sfondo diventa argomento portante senza poi lasciar spazio alla protagonista.
Il cast è davvero ottimo, ma soffre una scrittura poco coerente e a tratti poco credibile. Il ritmo di tutto il film è molto lento, fin troppo, non ci sono momenti di climax, è lineare e poco coinvolgente. Honey Cigar si era prefissato un obiettivo ben specifico, che si riesce a cogliere leggendo tra le righe, ma nel percorso per arrivare a tale obiettivo si è perso per strada. L’opera è gradevole, ma potrebbe non riuscire a mantenere l’attenzione dello spettatore per tutta la sua durata.
Credibilità scenica
Da menzionare sono senza dubbio i costumi e il trucco. Curati al punto da farli sembrare la cosa più naturale del film, coerenza storica e culturale, così come la scenografia, che donano credibilità e atmosfera al film.
Honey Cigar è un film acerbo, come la sua protagonista. Andrebbe accompagnato verso una narrazione meno caotica e più centrata sul nobile messaggio di cui voleva farsi tramite, sull’indipendenza e la forza delle donne in un mondo patriarcale.
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Punti a favore
- Cast
- Regia
- Fotografia
- Trucco, costumi e scenografia
Punti a sfavore
- Montaggio
- Sceneggiatura
- Caoticità narrativa
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