Pulp Fiction. Sono passati 24 anni dall’uscita del film di Tarantino e possiamo con totale certezza dire che è ormai un cult del cinema contemporaneo. Piaccia o non piaccia, l’importanza di questo film per il cinema è innegabile, non potevamo quindi fare a meno di inserirlo nella rubrica che tratta dei film cult a distanza di anni dalla loro uscita. Ecco, dunque, la retro-recensione di Pulp Fiction
TITOLO ORIGINALE: Pulp Fiction. GENERE: pulp, gangster, drammatico, comico. NAZIONE: Usa. REGIA: Quentin Tarantino. CAST: John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Bruce Willis e Tim Roth. DURATA: 154 min. USCITA CINEMA: 16/12/1994.
Pulp Fiction. Impossibile scrivere tutto quello che ci sarebbe da dire su questo film, ma proviamoci. Sicuramente tutti avrete sentito parlare di questo cult, magari i più giovani potrebbero non averlo visto, ma vi assicuro che alla fine di questa recensione non vedrete l’ora di recuperarlo.
Pulp Fiction è il film conclusivo di una trilogia “pulp” per l’appunto composta da Le iene del 1992 sempre scritto e diretto da Quentin Tarantino e Una vita al massimo del 1993 diretto da Tony Scott ma con soggetto sempre del maestro Tarantino. Candidato a 7 Oscar nel 1995, ne vinse poi solamente uno per la miglior sceneggiatura originale. La sceneggiatura è infatti il fiore all’occhiello di questa pellicola, la struttura labirintica, fatto di incastri, flashback e trame in qualche modo collegate l’una all’altra permette di godersi un film realmente impostato su un’idea originale. Come già visto nel ’92 con Le iene lo schema non cronologico permette a Tarantino di gestire più trame per poi dare mostrare come di fondo esista una sola vera trama che lega l’intero film, schema che poi riproporrà in The Hateful Eight.
Il cast è composto da molti dei fedelissimi di Tarantino: Uma Thurman nei panni di Mia Wallace, Tim Roth (Ringo), Harvey Keitel che si presenta come Mr. Fox, il risolutore di problemi e l’immancabile Samuel L. Jackson che nei panni di Jules Winnfield rimarrà negli annali per la scena indimenticabile in cui cita un passo della Bibbia: Ezechiele 25:17, doppiato magistralmente in italiano da Luca Ward.
Pulp Fiction: genio, follia e tanto Tarantino
L’iconicità di questo film è assolutamente innegabile, basti pensare alle citazioni che vengono riproposte sul web, o le scene che sono diventate veri e propri tormentoni come John Travolta aka Vincent Vega che entra in casa di Mia Wallace e non riesce a capire da dove arrivi la voce di quest’ultima. O il mitico Harvey Keitel che si presenta con la celeberrima frase
Mi chiamo Wolf, risolvo problemi.
E la scena forse più riprodotta negli anni: il ballo di Mia Wallace e Vincent Vega al centro della pista del Diner “Jack Rabbit” con frappè da 5$. Di seguito il video del backstage dell’iconica scena, forse ancora più bello della scena stessa perchè è possibile vedere all’opera Quentin Tarantino che da direttive ai suoi attori.
Iconici sono diventati anche i costumi utilizzati, le acconciature ed il trucco, che negli anni sono stati riproposti e utilizzati da molti registi per i loro personaggi.
Pulp Fiction è la giusta quadra fra ciò che è possibile definire “pulp” e ciò che viene definito “fiction“. I temi affrontati sono di fatto molto pesanti: rapimenti, rapine, torture, omicidi, overdose, ma vengono sempre contrapposti a eventi comici al limite del non-sense, ciò contribuisce a creare un clima di comicità surreale e spinta al limite che rende Pulp Fiction l’assoluto capolavoro che è.
La regia è gestita da colui che di fatto ha partorito l’intera idea del film, perciò l’attenzione al dettaglio e la capacità di dare il giusto taglio stilistico ad ogni scena è senza dubbio il frutto di un lavoro tanto preciso quanto amato da Tarantino stesso.
La fotografia ripropone sulle diverse trame un filo conduttore, le inquadrature sono spesso solamente su due personaggi, come a voler restringere l’azione fra due attori, talvolta “disturbati” da terzi elementi che però vengono quasi immediatamente dimenticati perché il nucleo dell’azione e del dialogo rimane su due attori. Inizia con Tim Roth e Amanda Plummer seduti in una tavola calda e si conclude con Samuel L. Jackson e John Travolta che escono dalla medesima tavola calda. Lo schema labirintico ma anche circolare permette di prendere i personaggi per ciò che sono, senza mai realmente domandarsi chi siano, che storie abbiano.
Ecco il vero talento di Tarantino, creare da zero una moltitudine di personaggi, dargli una mansione e un’immagine che nasce e muore all’interno del film, senza lasciare domande in sospeso, senza nemmeno permettere che lo spettatore abbia il tempo di domandarsi quale sia la realtà che circonda i suoi personaggi. Crea un intera realtà per dare sfogo alla propria idea di cinema.
Altro dettaglio da non trascurare sono le musiche, nessuna creata appositamente per il film, ma talmente ben inserite all’interno di esso che ancora oggi quando se ne ascolta una per caso viene identificata come “la canzone di Pulp Fiction”.
In conclusione ritengo che Pulp Fiction sia uno dei film migliori di sempre, per ciò che ha lasciato, per il talento con cui è stato realizzato e per ciò che significa per il cinema in generale. Anche i più scettici si ricrederanno dopo averlo visto. Devo confessare che anche io non amavo Tarantino fino a pochi anni fa, lo avevo “etichettato” come un genere che non mi apparteneva. Ero solamente ancora incapace di comprenderne il genio e sarò grata per sempre a chi ha insistito per farmi guardare i suoi film che ad oggi sono diventati i miei preferiti.
Date un’occasione al genere tarantiniano, andate oltre quella che sembra esagerazione nelle scene violente e ne apprezzerete il genio intrinseco a tutte le sue pellicole. E non dimenticate che il prossimo anno uscita il suo nono film, intitolato Once Upon a Time in Hollywood che Tarantino stesso ha definito il Pulp Fiction delle nuove generazioni, perciò quale momento migliore per recuperarlo se non lo avete mai visto o riguardarlo?
Punti a favore
- Sceneggiatura
- Regia
- Fotografia
- Cast
- Scene iconiche
Punti a sfavore
- Nessuno degno di nota
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Alex
10 Maggio 2018 alle 23:08Non so come spiegarlo a parole, ma Tarantino riesce sempre a sbalordirmi. Riesce ad tirare fuori delle sensazioni che in altri film non mi uscirebbero, lui riesce ad dare ad un suo personaggio una personalità (ciò che lo distingue dalla massa),e questo… BOH… è WOW.