La quinta stagione di Black Mirror, serie distopica antologica targata Netflix, è stata rilasciata ieri e noi abbiamo già iniziato a guardarcela e non potevamo esimerci dal recensirvela. Iniziamo, dunque, dalla recensione di Smithereens che ha come protagonista Andrew Scott ed è ambientata in un presente fin troppo reale
TITOLO ORIGINALE: Black Mirror, Smithereens. GENERE: drammatico. NAZIONE: Gran Bretagna. REGIA: James Hawes. CAST: Andrew Scott, Tropher Grace, Damson Idris. DURATA: 70 min. DISTRIBUTORE: Netflix. USCITA: 5/06/2019.
Smithereens è il secondo episodio della quinta stagione di Black Mirror. Di pochi giorni fa era stato l’annuncio del rilascio delle tre puntate antologiche che avrebbero composto la nuova stagione e oggi siamo già pronti a recensirvene una nei quali sicuramente riconoscerete Andrew Scott e Tropher Grace. Ecco a voi la recensione.
Smithereens, la sinossi
Andrew Scott interpreta un ex dipendente da social media che prende in ostaggio un dipendente di una delle piattaforme social più in voga Smithereens appunto, per convincere il boss della società interpretato da Topher Grace ad ascoltare la sua tragica storia. L’episodio non è ambientato in un futuro distopico come la maggior parte degli episodi delle serie precedenti, ma nel presente. Non c’è niente di surreale o futuristico. La puntata mostra l’incredibile banalità del dolore umano. I sensi di colpa del protagonista per aver guardato il telefono mentre stava guidando e aver così causato un incidente mortale per la propria fidanzata.
Nell’episodio i dipendenti del social sanno molte più cose del rapitore delle autorità e della polizia. Sul finale il rapitore ha però un moto di umanità: utilizza il contatto telefonico con il creatore di Smithereens per lasciare ad una madre la cui figlia si è suicidata la password del proprio account personale, affinché possa finalmente avere le risposte che stava cercando. L’episodio punta a far riflettere lo spettatore sui dati che inserisce sulle piattaforme social e sulla profonda dipendenza che affligge la maggior parte di noi rispetto all’utilizzo dei social.
Black Mirror 5: Smithereens, il trailer | Recensione
Black Mirror 5: senza distopia perde fascino | Recensione
Questo episodio essendo ambientato nel presente e non presentando alcun elemento distopico o che faccia percepire la possibile lontananza dalla realtà tipica di Black Mirror non ha lo stesso appeal degli altri che compongono questa stagione o di quelli delle stagioni precedenti. A livello tecnico è uno dei migliori fin ora creati. Le performance attoriali sono assolutamente di alto livello sia per quanto riguarda i protagonisti sia per i personaggi in secondo piano. Tutto è ben orchestrato e anche la trama in sè è ben studiata. Il messaggio è chiaro, limpido, arriva come un pugno allo stomaco sul finale dell’episodio, ma questo non basta a renderlo un episodio degno di far parte di Black Mirror.
Ha poco mordente, intrattiene poco e non affascina lo spettatore, lo mette semplicemente di fronte ad una realtà ormai alla portata di tutti: la dipendenza da social ci sta rovinando la vita e la mette altrettanto in pericolo. La volontà del protagonista di raccontare al creatore di Smithereens cosa il suo social ha provocato è ciò che tutti coloro che hanno perso qualcuno di caro a causa di una distrazione vorrebbe fare. I creatori delle piattaforme social nel raggiungere il loro obiettivo primario: ossia diventare indispensabili hanno però messo in vendita l’individualità delle persone.
Black Mirror 5, Netflix sta esaurendo le idee? | Recensione
Rispetto alle stagioni precedenti questo episodio porta alla luce la mancanza di nuove idee. La scelta di ambientarlo nel presente e con una tematica tanto attuale ha abbassato la soglia di attenzione generale. Per quanto ben fatto l’episodio è privo di colpi di scena di reale interesse, la sceneggiatura risulta alquanto ripetitiva e un po’ banale. Non c’è effetto wow, non c’è un momento in cui lo spettatore finalmente arriva ad un’epifania su come l’episodio finirà perché il finale è scritto quasi dalla prima scena dell’intera puntata.
La regia è senza ombra di dubbio di alto livello, le inquadrature permettono un approfondimento della personalità dei personaggi quasi viscerale. La comprensione dei tre personaggi principali avviene quasi più tramite i primi piani che attraverso la sceneggiatura. La morale è chiara e limpida, probabilmente troppo per il livello a cui Black Mirror ci ha abituati.
Smithereens è perciò, a mio avviso, un buon cortometraggio se non contestualizzato all’interno del clima di Black Mirror. Sicuramente fra i tre episodi di Black Mirror 5 è quello più sottotono e meno di impatto emotivo.
Ecco la nostra recensione di Smithereens, voi cosa ne pensate? Avete già visto Black Mirror 5? Qual è il vostro episodio preferito? Fatecelo sapere nei commenti e non dimenticate di continuare a seguire tuttoteK!
Punti a favore
- Performance di Andrew Scott
- Messaggio contemporaneo
- Regia di alto livello
Punti a sfavore
- Sceneggiatura banale
- Mancanza di colpi di scena
- Finale scontato
- Poca coerenza con Black Mirror
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