Domani sarà il grande giorno per Assassin’s Creed: Valhalla, vi sveliamo l’identità di questa norrena avventura nella nostra recensione
“History is our playground”, la storia è il nostro terreno di gioco. Ubisoft ha sussurrato ormai innumerevoli volte all’orecchio della community tale ammiccante motto. Ancora prima di sussurrarlo l’ha mostrato nei 13 lunghi anni di vita che il suo più noto brand videoludico ha ormai sulle spalle. Il concetto è immediato, vero, dirompente e rivoluzionario nella sua semplicità . Lo era tanto allora, nel 2007, quando Altaïr Ibn-La’Ahad per la prima volta ci fece conoscere l’ebbrezza del Salto della Fede e lo è ancora oggi mentre ci godiamo, pad alla mano, le scorribande di Eivor Morso di Lupo.
Ancora oggi, facendo scivolare placidamente il nostro Dreki sulle limacciose acque del Tamigi e scorgendo in lontananza una Londra tutta legno e fortificazioni merlettate, è impossibile non constatare quanto soave, prezioso e affascinante sia giocare nella storia. Sì, proprio la stessa che normalmente si studia su (apparentemente) tediosi tomi scolastici.
La serie il suo personale Balzo della Fede lo fece nel 2017 con Origins, il capitolo che ci mostrò, in un certo senso, come tutto era nato. Prima di allora, le file dei detrattori del colosso francese si ingrossavano inesorabilmente. In molti accusavano Ubisoft di accanimento videoludico nel riproporre sempre lo stesso genere di titoli. Il team prese quindi il coraggio a due mani e cambiò i connotati del brand. Da open world action-adventure, Assassin’s Creed si riscoprì open world rpg. Fu l’inizio di una silenziosa rivoluzione.
Ora possiamo finalmente dire che con Assassin’s Creed Valhalla, di cui state leggendo la recensione, questo nuovo ciclo è giunto alla maturità . Al netto di alcuni difetti congeniti, l’avventura norrena è la massima espressione di quanto Ubisoft ci ha mostrato negli ultimi tre anni ed è francamente sorprendente che un titolo di questo genere sia stato sviluppato in un tempo relativamente breve. Il colosso francese non si è adagiato nemmeno per un istante sugli allori di AC Odyssey, l’ultima monumentale entry nella saga dei sicari dalla Lama Celata.
Per Valhalla il team sembra aver passato al setaccio ogni più minuta critica mossa all’ultimo capitolo della saga per limare, espandere e ammodernare il suo titolo di punta. Ecco quindi che l’avventura vichinga restituisce quella salutare aura di arcano mistero alla serie, riallaccia i fili con la tradizione degli Assassini e riscoprendo in minima parte la sua identità action, esprimendo al contempo in maniera più naturale e godibile il temperamento da rpg.Â
Passato storico e incipit
Quanto formidabile e propellente può rivelarsi il meccanismo psicologico della vendetta? Davvero molto se pensiamo al caso di Eivor Morso di Lupo, il guerriero norreno vissuto nel IX secolo di cui seguirete le gesta in Assassin’s Creed Valhalla, argomento di questa recensione. Volutamente usiamo un tono epico dal momento che epica è per tratti anche la caratterizzazione che Ubisoft Montreal ha dato alle vicende che vi troverete a ripercorrere.Â
Tutto questo appare evidente fin da quella ipnotica aurora boreale che brillava sinistra nella notte in cui i genitori di Eivor, ancora in tenera età , furono uccisi da Kjotve lo Spietato nel bel mezzo di un banchetto che sanciva l’alleanza tra il Clan del giovane protagonista e quello di Re Styrbjörn.
L’epiteto “Morso di Lupo” Eivor se lo guadagna quella notte stessa, quando nell’impeto della corsa che lo porterà lontano dalla scure omicida di Kjotve si imbatterà in un famelico lupo. Per circostanze sovrannaturali il bambino riesce a respingere la bestia e a salvarsi. Da quel momento Eivor trova in Styrbjörn un padre e in Sigurd, il figlio del re, un fratello. Nell’arco di un black screen rivediamo Eivor 17 anni più tardi, nel pieno della sua giovane maturità animato da un vivissimo proposito di vendetta.
Come si diceva in apertura, Ubisoft ha tratteggiato questo intreccio in chiave epica, quasi da Iliade. Tutto curiosamente appare, se possibile, ancora più epico rispetto al gioco che avrebbe dovuto essere epico per antonomasia, Assassin’s Creed Odyssey. La narrazione di Valhalla non lesina toni alti, sublimi, solenni, soprattutto nelle prime fasi. Man mano che il vostro manipolo vichingo, costretto ad abbandonare i nordici lidi si addentrerà in terra britannica, il racconto di Ubisoft sarà via via sempre aulico, magnetico al punto giusto e azzeccatissimo.Â
Il team di Montreal ha sapientemente giocato ancora una volta con i fili del passato storico e del realmente esistito sfruttando un’epoca, quella delle invasioni norrene in terra britannica, che di per sé si presta ottimamente al romanzesco e alle sceneggiature. La nuova avventura di Ubisoft si rivolge ai massimi esperti del settore, Vikings, Hellblade: Senua’s Sacrifice e l’ultimo God of War per confezionare la sua personale epopea norrena. Non tutti i comprimari di Eivor sono all’altezza della vicenda, è vero, ma nel complesso l’impianto narrativo funziona egregiamente tra magniloquenza ed efficaci plot-twist.Â
Per di più, stavolta Ubisoft abbandona l’impostazione classica della serie con la macroscopica vicenda singola per adottarne una che vede più archi narrativi in contemporanea avvicendarsi. Ci si avvicina, dunque, a quello che fece The Witcher 3. Ognuna delle quattro macro-aree del gioco, Anglia Orientale, Wessex, Northumbria e Mercia ha un suo ciclo narrativo. Ubisoft sembra aver voluto accontentare chi desiderava archi di trama più corposi e organici.
Stavolta molto più che in passato, infatti le varie narrazioni ci permetteranno di affezionarci in qualche modo ai vari comprimari e a scoprirne la psicologia. Il tutto, come prevedibile, vi terrà impegnati per decine e decine di ore. Il team ha poi intelligentemente ridimensionato la presenza dei dialoghi a scelta multipla che in Odyssey rendevano la narrazione poco fluida e intaccata da continui cali di ritmo.
Non rimarrà deluso neanche chi sperava in una ricomparsa degli Assassini, gli Occulti, che stavolta saranno decisamente più al centro dell’ottica narrativa rispetto agli ultimi due capitoli della saga. Come promesso dagli sviluppatori, inoltre, avremo importanti sviluppi anche sulla vicenda di Layla che si rivela ancora in tutta la sua complessa fragilità .Â
Equilibrio – Recensione Assassin’s Creed Valhalla
Nelle ultime incarnazioni della saga dei sicari dalla Lama Celata, sul piano delle meccaniche di gioco, sembra esserci stato un dissidio tra componenti stealth e scontri a viso aperto analogo quasi a quello tra Assassini e Templari. In Odyssey, le battaglie senza esclusioni di colpi hanno riportato una vittoria schiacciante facendo storcere il naso a chi invece prediligeva agire nell’ombra per servire la luce.
Come si vedrà a breve in questa recensione, in Assassin’s Creed Valhalla, da questo punto di vista regna assoluto equilibrio. Zuffe e mischie si danno il turno con infiltrazioni, pedinamenti e spionaggi in modo ineccepibile. Ubisoft sembra aver teso l’orecchio alla community calibrando al centesimo l’esperienza di gioco. In questo senso, contrariamente ad Odyssey, Valhalla appare come un titolo intrinsecamente riconciliato con l’identità stessa della saga. Â
È certamente da leggersi in questa ottica il ritorno dello strumento di morte per eccellenza degli Assassini: la Lama Celata. Il funzionamento dell’arma è rimasto sostanzialmente immutato rispetto al passato, per innescarla vi basterà come sempre un rapido tocco del dorsale alto sinistro mentre vi avvicinate in modo circospetto a guardie e sgherri. sarebbe stato il massimo vedere in azione qualche feature inedita legata a questo strumento ma già trovarsi a completare dopo tanto tempo anche solo un tutorial in merito è francamente emozionante.
Anche le meccaniche stealth sono rimaste le medesime a cui la serie ci ha abituato nel corso del tempo. Pregi e difetti fanno parte di un unico pacchetto da accettare in toto anche stavolta. L’intelligenza artificiale è modesta come ai bei tempi. In compenso potrete regolare dalle impostazioni il livello di reattività ed altri parametri degli avversari relativi a questa fase. Piccola chicca a margine: premendo triangolo potrete mimetizzarvi ancora una volta tra le fila di monaci oranti grazie al vostro cappuccio come facevate nei primi capitoli della saga. Un’altra esplicita e benaccetta strizzata d’occhio al passato insomma.
Sul fronte del combat system, altra spinosa questione per il brand, Valhalla non si presenta rivoluzionario. Anche stavolta alternando i dorsali destri avrete la possibilità di assestare attacchi leggeri e pesanti. Potrete poi come di consueto schivare con quadrato. Stavolta, tuttavia, il Vigore, un nuovo parametro del gioco rende il tutto un po’ più vario e ponderato.
In sostanza schivate e colpi andati a vuoto consumeranno questo indicatore aprendo la vostra guardia e rendendovi vulnerabili. Ritorna anche la possibilità di impugnare lo scudo il che, come il Vigore, è piuttosto apprezzabile. Da questo punto di vista Ubisoft ha cercato di caratterizzare in chiave di oculatezza gli scontri. Questi restano comunque piuttosto brutali anche se meno teatrali che in Odyssey.Â
Veramente ottime, variegate ed appaganti le bossfight che di tanto in tanto vi troverete a sostenere. Danesi, angli e sassoni contano tra le loro fila eccellenti picchiatori dotati di interessanti moveset che sapranno mettervi alle strette. Ad ogni modo, gran parte dello stile di gioco sarà determinato dal tipo di arma a cui vi affiderete. Queste saranno finalmente molto più rare e ricercate di quelle di Odyssey e potranno essere personalizzate anche nella componente estetica.
Mistero – Recensione Assassin’s Creed Valhalla
Lo ripeteremo più volte nel corso della recensione: ciò che Assassin’s Creed Valhalla mira a fare, nella sua sfaccettata struttura, è garantirvi un’esperienza il più possibilmente personalizzata che rispecchi in tutto e per tutto il vostro stile di gioco. Per questo avrete a disposizione un sistema di Talenti che va a rimpiazzare eccellentemente il sistema di livelli di Odyssey. Quest’ultimo vi portava, in vari frangenti, ad un forzoso grinding.
Adesso invece guadagnando punti esperienza da ogni singola azione di gioco potrete andare a costruire il vostro skillset che è estremamente ramificato e vario tra bonus degli attributi statistici e vantaggi attivi e passivi come quello di poter attutire le cadute o effettuare un’uccisione furtiva a catena. Molte tra queste perks le avrete già viste in azione in passato e alcune saranno graditissimi easter egg.Â
Le abilità vere e proprie, invece saranno assegnabili ai vari tasti del pad e si dividono in colpi in mischia e a distanza. Per sfruttarle, come in Odyssey impiegherete l’Adrenalina. Quello che cambia dal capitolo precedente, invece, è il sistema di ottenimento. Potrete infatti scovarle solo in remoti e inaccessibili anfratti sotto forma di Libri del Sapere.Â
Dal punto di vista della mappa di gioco (è la più estesa di sempre per la serie), Ubisoft ha rivisto pesantemente il sistema di icone che rendeva tutto alla luce del sole in Origins e Odyssey. Stavolta avrete solo luci di diverso colore a indicarvi quest e tesori vari. Solo avvicinandovi potrete scoprire la loro reale identità . In questo modo il team di Montreal riesce a instaurare nuovamente un po’ dell’aura di piacevole mistero che caratterizzava diverse entries della saga, Black Flag in primis.
Naturalezza – Recensione Assassin’s Creed Valhalla
L’impianto di gioco che Assassin’s Creed Valhalla mette a disposizione dei giocatori è ancora più stratificato e mastodontico di quello già monumentale di Origins e Odyssey, lo vedremo a breve nel corso della recensione. Il giocatore muove i passi nel territorio Britannico che è un vivace melting pot di popoli.
La vostra lenta espansione avrà come epicentro l’accampamento più volte menzionato in fase di campagna promozionale del titolo. Questo è l’hub centrale del vostro manipolo vichingo. Si tratta in sostanza di una location perfettamente inserita nell’open world senza soluzione di continuità . Da semplice insediamento, avrete la possibilità di trasformare il covo in una piccola e fiorente colonia norrena andando ad upgradare di volta in volta le varie strutture.
Queste sono fortemente diversificate: empori, botteghe per tatuatori, barbieri, fabbri, caserme e via discorrendo. Ognuna di queste attività assolverà ad uno specifico compito che può essere in sostanza ricondotto all’ottica generale di personalizzazione di Eivor. Questo, come vuole la tradizione rpg, sarà interamente customizzabile. In sostanza, l’Eivor che potrete ottenere sarà quasi equiparabile ad un personaggio creato con un editor.
La vostra intera esperienza sarà personalizzabile andando a permettervi di modificare i razziatori del vostro equipaggio, il vostro vice, la vostra imbarcazione, il Dreki e persino il vostro fido corvo che prende il posto di Senu e Icaro, le aquile di Bayek di Siwa e Alexios. Inoltre, grazie allo sviluppo dell’accampamento potrete ottenere anche vari incarichi e quest speciali come quelle degli Occulti, altresì noti come Assassini.
L’accampamento è in sostanza lo stadio finale del processo evolutivo della Adrestia, la nave con cui Alexios solcava l’Egeo in Odyssey. Sull’insediamento Ubisoft ha quindi incardinato l’intera architettura di gioco. Per rendere l’hub fiorente dovrete razziare i tanti monasteri abbarbicati come sinistri rapaci sulle alture che costeggiano i fiumi britannici. Da subito familiarizzerete con la meccanica dei raid che saranno veri e propri pozzi di materiali per il crafting. Le strutture sono ottimamente difese, a volte ai limiti dell’inespugnabilità dando al tutto il giusto grado di sfida.Â
I vari archi narrativi, inoltre, culmineranno con gli assedi delle fortezze in cui i sovrani sassoni amano trincerarsi. Questa meccanica prende di diritto quello che era il posto delle artificiose e stremanti battaglie campali di Odyssey. Sarete al centro dell’azione fin dall’inizio. Nell’avamposto dovrete avanzare nel fango e dirigere le cariche dell’ariete per aprire la brecce nelle mura delle imponenti rocche. Gli sfondamenti permetteranno ai vostri uomini di permeare l’interno delle fortezze, voi nel mentre aprirete altri varchi fino al livello più alto delle strutture in modo da rendere l’assedio irrefrenabile.Â
Quanto vi abbiamo finora detto, all’apparenza macchinoso e lambiccato alla prova dei fatti fila invece perfettamente naturale e fluido. In questo il lavoro di Ubisoft è stato sbalorditivo. Nei raid e negli assedi, il ritmo di gioco si mantiene serrato senza mai risultare forzato e artefatto come nelle battaglie campali di Odyssey. Non ci sono maldestre barre della salute dell’esercito avversario a farla da padrone. Tutto si svolge nella credibile e verosimile ottica di un assedio reale. Guidare i vostri sanguinari razziatori alla conquista è appagante e oltremodo piacevole grazie ad un sistema di gioco che in modo perfettamente fluido e naturale permette di passare da un’azione all’altra nel giro di un attimo.Â
Tutto in definitiva, sembra mirato in modo lungimirante ad evitare cali di ritmo e inutili riempitivi. Ciò che se ne ottiene, ad occhio, sembra in qualche modo anticipare i risultati promessi dalla next-gen videoludica.
Pittorico – Recensione Assassin’s Creed Valhalla
Subito dopo i consueti avvisi per la sicurezza, facendo partire Assassin’s Creed Valhalla, sui vostri schermi apparirà il logo dell’Anvil engine. Siamo ormai avvezzi ai pregi e i difetti del motore grafico di cui Ubisoft è proprietaria e sviluppatrice. For Honor, Ghost Recon Breakpoint e l’intera saga di Assassin’s Creed sono i figli di questo prolifico padre. Nelle sue molteplici iterazioni l’engine si è fatto via via più tornito, sofisticato e convincente rimanendo tuttavia un passo indietro rispetto a qualche altro motore grafico.
In Valhalla l’Anvil raggiunge la massima consacrazione presentandosi nella sua veste migliore. Ci si avvicina discretamente alla qualità cinematografica proposta da diverse altre produzioni tripla A altrettanto illustri ma dotate di motori più prestanti. Fate fare un giro, in qualsiasi momento del gioco, all’analogico sinistro per riempire i vostri occhi di meraviglia. Le terre britanniche non hanno nulla da invidiare al mondo ellenico. I colori, sorprendentemente, sono altrettanto vivaci e brillanti.
In Valhalla avrete a disposizione un infinità di luoghi e punti d’interesse, magnifiche lande boschive, solitari eremi, distese ghiacciate, placide acque fluviali. Il motore se la cava bene un po’ con tutto raggiungendo, come in passato, picchi di eccezionalità per quanto riguarda la resa delle masse idriche e gli edifici.
Una carezzevole foschia spesso contribuirà a rendere il colpo d’occhio suggestivo dando all’insieme una certa qualità pittorica e pittoresca. Negli sprazzi di vegetazione, nella muscolatura dei cavalli, nelle chiome e in altri dettagli il motore grafico sembra tuttavia perdersi un po’. Soprattutto in alcuni modelli facciali ancora troppo “plastificati” e in alcune animazioni un po’ maldestre e ormai obsolete.Â
Per scrivere la recensione che state leggendo ci è stato fornito un codice della versione PS4 di Assassin’s Creed Valhalla e abbiamo avuto modo di testare il gioco sulla console base di Sony. Il framerate è stato spessissimo piuttosto altalenante fino ai singhiozzi provocati da vari frangenti. In complesso il titolo si è rivelato una brutta bestia da domare per la nostra console ma confidiamo che lo stesso gioco sia alla portata della versione Pro di PlayStation 4 e della next-gen. Â
L’audio di Valhalla, in compenso, si pone sugli alti standard canonici della serie. I canti soffusi, le litanie sublimi, gli arpeggi e i tanti pezzi basati sulle percussioni non fanno che incrementare la suggestività generale dando voce al mistero di cui si è accennato sopra.
La storia è il nostro terreno di gioco
In quello che per certi versi è stato il suo annus horribilis, Ubisoft si rifà prepotentemente con l’arroganza di un titolo solenne, misterioso, stratificato. La divisione canadese del colosso ci permette di guardare dal buco della serratura di una porta che dà sulla prossima generazione videoludica. Si scorge ogni sorta di meraviglia da lì.Â
La trilogia innaugurata dall’adrenalinico Balzo della Fede di Origins si chiude con una ben più agevole sgambata che porta al trono della triade prequel. Il lungo lavoro di perfezionamento ha indubbiamente pagato gli sforzi regalando alla community un’altra perla basata sulle vicende e l’immaginario norreno. Valhalla punta tutto sulla narrazione che contrariamente al precedente capitolo non soffre di balbuzie. Tutto, dall’intreccio alle meccaniche di gameplay basate in larga parte su assedi e razzie risulta spontaneo, organico, fluido. Al centro di questo universo reale e fittizio ci sarete voi, ancora una volta a scorrazzare nel terreno di gioco della storia.
Vi ringraziamo per aver aver dedicato tempo alla lettura di questa recensione su Assassin’s Creed Valhalla. Restate sintonizzati con noi di tuttoteK per tutte le altre notizie e curiosità dal mondo del gaming e non solo.
Punti a favore
- Archi narrativi organici, corposi e simultanei
- Assedi e Razzie appaganti
- Giusto equilibrio tra stealth e combattimenti a viso aperto
- Ottime bossfight
- Mappa più "misteriosa"
- Visivamente, nel complesso, è sontuoso
Punti a sfavore
- L'intelligenza artificiale e la modalità stealth sono all'incirca le stesse di sempre
- Molte animazioni non convincono
- Frame rate un po' instabile
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