Lo spokon è un genere di manga che a volte viene messo in secondo piano. Ma Takehiko Inoue ha saputo trasmettere il suo amore per il basket con una forza tale da avere un impatto significativo sulla cultura del proprio paese
Corre l’anno 1990, e il parquet dei campi da basket americani è calcato da leggende entrate nel nostro immaginario, non solo per le loro prodezze in campo: chi non ricorda Michael Jordan nell’iconico Space Jam?
In questo clima, il giovane appassionato e artista Takehiko Inoue crea un manga che riuscirà a raccontare tanto lo sport quanto la vita, i sogni e le piccole, grandi, difficoltà degli adolescenti protagonisti di esso. Appassionerà milioni di lettori nel mondo, compresi, cosa non comune per uno spokon, quelli che non sono fan sfegatati dello sport: parliamo di Slam Dunk.
Inoue, come molti mangaka, ha iniziato la sua carriera in qualità di assistente di un sensei già affermato. E che sensei, nel suo caso: si tratta infatti di Tsukasa Hōjō, la matita dietro capolavori come Occhi di gatto, City Hunter e Angel Heart. È da lui che Inoue eredita l’uso del super deformed come comic relief all’interno delle proprie opere. Classe 1967, La sua one-shot di esordio, Kaede Purple, gli vale la vittoria al Premio culturale Osamu Tezuka, nel 1988. Slam Dunk e la notorietà arriveranno poco più di tre anni dopo.
Inoue sin da piccolo era un appassionato di basket, in una nazione nella quale tale sport era misconosciuto ai tempi, e tutti i suoi coetanei preferivano il kendo o altre arti marziali. Con l’obbiettivo di trasmettere l’amore per questo sport, Inoue lo ha raccontato, e lo racconta ancora oggi, in ogni sua sfacettatura. Non c’è solo Slam Dunk: oggi andremo a scoprire gli altri titoli di Inoue in cui il basket si sposa a volte con la fantascienza, altre con il tema impegnato della disabilità.
Slam Dunk (Takehiko Inoue, 1990-1996)
Hanamichi Sakuragi, il protagonista di Slam Dunk, è un classico antieroe. Tanto teppista e svogliato quanto in grado di impegnarsi in qualcosa in cui crede, tanto egocentrico quanto dotato di uno spirito di squadra senza limiti. Sarà per puro caso che Sakuragi troverà la sua strada e scoprirà le sue qualità positive, un percorso che condividerà con i membri della squadra dello Shohoku. Tutti a loro volta giovani che devono risollevarsi dal fallimento e redimersi, usando il basket come palestra, percorso e mezzo di espressione. Le differenze in campo vengono annullate, il duro lavoro ripagato, e solo collaborando si riesce a raggiungere la vittoria.
Abbiamo il capitano del team, Takenori Akagi, il quale rappresenta quell’ancora di moralità e dedizione allo sport al quale gli altri membri della squadra fanno riferimento, soprattutto quando il gruppo è ancora tutto da costruire. C’è poi Rukawa, la matricola e talento naturale che Sakuragi designa da subito come proprio rivale. È qui che assistiamo a una delle dinamiche più interessanti ed istruttive dell’intera opera. Quella da Rukawa e Sakuragi infatti è una rivalità sana, sportiva, nonostante le apparenze. Si tratta del tipo di rivalità che forgia un legame forte tra compagni di squadra, e permette ad entrambi di spingersi oltre il limite.
Figure come quella di Hanamichi e Mitsui, invece, rappresentano la difficoltà ad integrarsi in un gruppo che molti adolescenti hanno. Soprattutto, con la loro storia vogliono comunicarci che dalla cattiva strada si può ritornare a quella buona, e lo sport può essere un grande alleato in questo percorso.
L’entusiasta cerchia di amici-tifosi di Sakuragi e la figura del coach Anzai, in grado di insegnare e motivare senza imporsi, completano il quadro nel quale si svolge una vicenda dinamica, in grado di dispensare ironia e pathos in eguali quantità, e che incollerà alle pagine anche chi, come il sottoscritto, col basket non ha che una vaga familiarità.
Buzzer Beater (Takehiko Inoue, 1997-1998)
Il buzzer beater non è altro che la sirena che suona quando un canestro viene segnato proprio agli sgoccioli di una partita. Sappiamo quindi di trovarci ancora di fronte a un titolo dedicato al basket, ma il contesto è completamente differente. Infatti, in un contesto futuristico, questa volta i giocatori dovranno competere a un torneo di pallacanestro su scala intergalattica.
I protagonisti sono adolescenti, e anche qui si ripropone il concetto della rivalità amichevole sportiva. Hideyoshi è un ragazzo che viene dalla strada, e che scoprirà, nel corso della serie, di appartenere alla razza aliena dei Goran; la stessa di cui farebbe parte il compagno di squadra DT, che però ha rifiutato il proprio retaggio. Della squadra fa parte anche una ragazza, Cha-che, creando l’occasione di inserire una trama sentimentale nel quadro dell’opera.
Nononstante non eguagli il successo di Slam Dunk, Buzzer Beater ha comunque avuto molti riscontri positivi. Partito come webcomic di Inoue, Shueisha lo ha in seguito pubblicato, ed esiste anche una serie anime dei primi anni duemila.
Real (Takehiko Inoue, 1999- oggi)
Con Real, Inoue decide di portare il racconto del suo sport del cuore a un livello superiore. Questo titolo infatti è un seinen, in cui i protagonisti sono disabili, ma trovano nel basket in carrozzina quel supporto infallibile che l’autore ormai ci ha fatto conoscere bene. Il protagonista, Tomomi Nomiya, rimane coinvolto in un incidente in moto in una ragazza conosciuta da poco, Yasumi, e che sedeva dietro di lui, rimane paralizzata. Nomiya quindi, che è il classico antieroe Inoueiano, dovrà entrare nel mondo della disabilità, cercando di superare il rimorso per l’accaduto, rimediando in qualche modo.
Così quindi conosce gli altri personaggi di Real, disabili con personalità e storie differenti, e con un approccio differente alla loro condizione. C’è Togawa, l’alteta veterano che dopo aver perso la gamba per un osteosarcoma ritrova la passione per lo sport solo grazie al basket in carrozzina. E c’è il compagno di scuola di Nomiya, Takahashi, ragazzo dal talento naturale che vive la vita con leggerezza, finchè non rimane a sua volta paralizzato in un incidente. Tutte queste figure convergono attorno alla squadra di basket in carrozzina dei Tigers; abbiamo quindi la possibilità di vedere raccontato lo sport da un punto di vista differente, e conoscere quanto di positivo può portare anche nelle condizioni meno facili.
Real è tuttora in corso, pubblicato da Shueisha su Young Jump con cadenza molto irregolare. In Italia è disponibile grazie a Planet Manga.
Concludendo…
C’è un motivo per cui, in quegli anni, la partecipazione al basket in Giappone tra i ragazzi aumentò parecchio: si chiama Slam Dunk. Ed è un’opera attuale, pronta ad appassionare una nuova generazione di ragazzi, introducendoli ai valori dello sport, grazie alla riedizione in questo momento in uscita in Italia, molto apprezzata. Nel nostro paese Slam Dunk ebbe un impatto altrettanto forte sulla generazione degli anni novanta, con la serie mandata in onda su MTV e quel doppiaggio sopra le righe azzeccatissimo.
Takehiko Inoue con le sue opere ci racconta che l’adolescenza è forti emozioni e grande energia, che spesso vengono fraintese in modo negativo; ma basta avere il coraggio di fare il primo passo, ed ecco che quelle energie possono essere spese per compiere imprese epiche. I ragazzi dello Shohoku non salvano il mondo, e non vincono neppure il torneo di basket; eppure, quando chiudiamo l’ultimo volume, sappiamo che la loro è una grande vittoria.
Sia lo sport che il fumetto a volte vengono visti come puro intrattenimento, non cogliendone la profondità. Inoue è riuscito ad unire due mondi con successo, e a raccontarli con competenza artistica magistrale. Ma, soprattutto, con grande cuore.
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