La recensione di Scheletri, la nuova novel grafica di Zerocalcare: il nostro eroe vede il presente attorno a lui cambiare, e il passato torna a fargli visita. Le gag umoristiche si fanno da parte, in favore di un’ironia amara e di una vicenda frenetica. Consigliatissimo
TITOLO: Scheletri. AUTORE: Zerocalcare. GENERE: Graphic Novel. CASA EDITRICE: BAO Publishing. ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020.
Zerocalcare, fin dal suo volume d’esordio La profezia dell’armadillo, ha sempre messo un pezzo della propria vita nei suoi racconti. Aldilà dei piccoli paradossi quotidiani, esauribili in poche tavole, i suoi titoli generalmente hanno un filo conduttore, un’esperienza personale spesso amara, in contrasto con l’umorismo leggero delle gag.
Con Dimentica il mio nome, Zero ha iniziato a dare maggior spazio a tali esperienze. E oggi arriva nelle nostre mani Scheletri, il suo nuovo racconto, nel quale la storia principale è l’unico e solo focus. Ed è una storia pesante, una storia che nasce e termina nel “territorio” dell’autore, Rebibbia, di cui forse per la prima volta percepiamo la realtà dietro il fumetto.
Certo, in Scheletri si ride: l’umorismo di Zerocalcare è sempre vivo e pungente, e soprattutto è vero. Ci offre una visione sincera della vicenda, attraverso gli occhi del Michele diciottenne. Ma è un’ironia che non è più centrale, bensì la cornice di una storia dai mille risvolti inaspettati, e spesso duri da digerire.
Lo scheletro nell’armadio di Zero | Recensione Scheletri
A diciott’anni, Michele ha una cresta rossa, e ha appena cominciato l’università. Tuttavia, è stata una scelta fatta più per compiacere la madre che per sè stesso, e l’impatto con la struttura, ostile e poco intuitiva, dei corsi è stata per lui devastante.
Così, senza neanche rendersene conto, Zero si ritrova a salutare la madre ogni mattina per poi uscire, prendere la metropolitana, e poi… non scendere. Per giorni, settimane, mesi, egli passa le mattinate sul vagone, da capolinea a capolinea. Il mostro del senso di colpa lo divora da dentro, ma non gli offre una soluzione.
Un giorno, un ragazzo di due anni più giovane, non scende al capolinea, rimanendo sul vagone da solo con Zero. Si tratta di Arloc, un altro che, come lui, non frequenta la scuola ad insaputa dei genitori. Giorno dopo giorno, la loro bizzarra amicizia cresce, ed Arloc conosce la compagnia di amici di Zero.
Tuttavia, il ragazzino ha una situazione difficilissima a casa, e un mostro si cela a sua volta dentro di lui. Sembra che a Rebibbia questa sia la norma, e chi è un po’ più grande ed è già stato completamente assorbito dal proprio veleno interiore, ha interesse a nutrire quelli degli altri.
Nel presente, Arloc torna a fare visita a Zerocalcare, dopo decenni di silenzio. Ha il volto tatuato e una figlia piccola, e chiede ospitalità per qualche notte. Zero accetta, ma i fantasmi del passato, anzi gli scheletri nell’armadio, non gli danno pace. Di chi era quel dito mozzato che ritrovò davanti alla porta di casa propria, la sera che Arloc scomparve?
Cover variant di Scheletri di Giacomo Bevilacqua
I ragazzi dello zoo di Rebibbia | Recensione Scheletri
In Scheletri ritornano tanti dei personaggi storici dell’universo di Zerocalcare. Oltre ovviamente alla madre, c’è Amico Cinghiale, Secco, e gli altri. Ma mai come qui li vediamo nella loro quotidianità, da giovanissimi a Rebibbia, quando ancora esistevano le sale giochi. Ci sono anche nuovi personaggi, sia amici che “avversari”, ma tutti esponenti di quel quartiere finora solo accennato, ma finalmente mostrato, nei suoi lati più duri e reali: i problemi delle famiglie che ci vivono, e, soprattutto, la droga.
Il racconto rimbalza tra passato e presente, ed è esplicita la rottura tra i due: forse Zerocalcare non è nostalgico, ma si sente fuori dal proprio tempo, perchè, mentre gli amici sono cresciuti, egli è come bloccato, costretto in casa dal proprio lavoro. In particolare, è colpito dai figli fatti dalle sue conoscenze: la paternità è qualcosa che lui ha difficoltà a concepire, e si sente lasciato indietro.
Effettivamente, i racconti di Zerocalcare sono sempre più legati al passato, e il materiale che riguarda il presente risulta sempre più scarno. In Macerie Prime si parla in effetti di qualcosa che accade nell’anno in cui viene pubblicato, ma poi? Lo stesso autore, in una entry del proprio blog, dirà che è difficile per lui trovare materiale per le storie brevi, a causa di quanto poco vive la propria vita.
Concludendo…
Con Scheletri Zerocalcare cerca la catarsi tra passato e presente, e forse la trova. Il racconto è reale, ma, a detta dell’autore, gli eventi e i personaggi sono mischiati al punto da renderli irriconiscibili agli occhi delle persone coinvolte.
Si tratta di un racconto in cui la maturazione di Zerocalcare è visibile e palpabile, anche dal punto di vista stilistico. Ma, soprattutto, cresce e matura l’universo narrativo che conosciamo, i sopracitati personaggi storici delle vicende di Zero, di pari passo con la realtà. I fan di lunga data lo ameranno, ma anche i lettori occasionali hanno detto di averlo apprezzato, grazie al ritmo della narrazione.
Incredibilmente, un altro fumetto di Zerocalcare è in uscita tra poco: A Babbo morto, una storia di natale che promette di essere irriverente. Nella prossima novel “personale” dell’autore, tuttavia, noi lettori e fan forse ora vorremmo vedere la maturazione di Michele Rech in persona, quella che in questo titolo sembra cercare, e non trova a causa dei limiti del proprio lavoro. Ma tranquillo, Zero: per raggiungerla non è indispensabile fare figli.
Ma come si fa? Roma è grossa, oh.
Così grossa che un sacco di fuorisede dicono che è una giungla.
Ma questa è proprio una cazzata.
Nella giungla gli animali sono sani. Vivono, muoiono, fanno quello che devono fare.
Invece li hai mai visti gli animali dello zoo?
Che impazziscono, girano in tondo, gonfi, macilenti. Che oscillano, nervosi e sedati.
Roma non è una giungla. Je piacerebbe.
Roma è un cazzo di zoo.
Punti a favore
- Storia avvincente
- Un ritratto vero di Rebibbia, tra luci e ombre
- L'evoluzione dell'universo Zerocalcariano
- Una storia che ci porta indietro anche alla nostra giovinezza
Punti a sfavore
- Pensare che Zero ha una vita di tutto lavoro ci fa sentire tristi
- Se cercate la risata sguaiata, forse non è il suo titolo più indicato per voi
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