Bentornati al nostro appuntamento settimanale con In the mood for East, rubrica interamente dedicata al cinema orientale. Oggi vi parliamo di Blue Spring di Toshiaki Toyoda
Finalmente ci siamo lasciati l’inverno alle spalle: via il grigiore, via il gelo, la pioggia, via quel costante malumore per chi è condannato alla meteoropatia. Ma come cantava Eddie Vedder, “non importa quanto freddo sia l’inverno, dopo c’è la primavera”. Ed eccoci infatti a godere dei primi tepori di una delle stagioni più piacevoli dell’anno.
Ebbene, vi starete chiedendo cosa abbia a che fare tutto ciò con il cinema orientale. Semplice: oggi, su In the mood for East vogliamo celebrare la primavera con un film che appunto ne parla. O meglio, per essere più precisi, con un film che parla della primavera della vita, l’adolescenza. Non fatevi ingannare dall’ottimismo espresso nella nostra introduzione, né tanto meno dalla gioia con cui accogliamo questa stagione. Perché il nostro film non sarà affatto gioioso. Blue Spring è scritto e diretto nel 2001 dal regista nipponico Toshiaki Toyoda. Il lungometraggio è tratto dall’omonimo manga di Taiyō Matsumoto, di cui restituisce perfettamente la disillusione e la rabbia degli anni che qualcuno definisce come “i più belli della nostra vita”.
Trama e trailer | Blue Spring
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette. Sette battiti di mani sull’orlo del precipizio, prima di aggrapparsi alla ringhiera del tetto della scuola. Una pericolosa prova di coraggio che decreta il capo della Asashi High School, decadente scuola maschile superiore di Tokyo, e di tutte le sue bande.
È Kujo (un giovanissimo e splendido Ryūhei Matsuda) a vincerla, diventando così il re tra i corridoi imbrattati e vandalizzati della scuola. Il suo migliore amico Aoki (Hirofumi Arai) ne è entusiasta, ma ben presto scopre che Kujo ha partecipato al rischioso gioco solo per passare il tempo, e che non è realmente interessato a dominare le gang della scuola. Man mano i rapporti tra i due si sfaldano, mentre qualcosa si incrina nella vita di ognuno dei ragazzi che frequentano la scuola.
La gente che sa quello che vuole mi spaventa | Blue Spring
Alzi la mano chi si sente di affermare di aver passato un’adolescenza felice. Scommettiamo, un po’ tristemente, che sarebbero davvero in pochi a pensarlo. L’adolescenza dovrebbe essere un periodo di scoperta, di spensieratezza. Ci si affaccia alla vita, ma senza pesi addosso. Un adolescente dovrebbe essere semplicemente felice. Sappiamo bene che chi dipinge la gioventù in questo modo ha probabilmente vissuto in una gabbia dorata: questo periodo può essere davvero crudele, soprattutto per chi frequenta la Asashi High School. Una scuola in cui gli scontri sono all’ordine del giorno, in cui scorre spesso il sangue, in cui i professori sono costantemente bullizzati e sottomessi al volere di ragazzi violenti e sprezzanti.
Ma anche una scuola dove guardare le cose dall’alto. I ciliegi in fiore, o gli aerei che si liberano in volo, da quel tetto in cui è possibile rifugiarsi ma anche perdersi. Una scuola in cui far sbocciare dei fiori, rischiando che appassiscano prima del tempo (“Professore, esistono fiori che non sbocciano mai?” “I fiori sono fatti per sbocciare, non per appassire. Questo è quello a cui ho scelto di credere.”). Una scuola in cui chiedersi cosa fare della propria vita, in cui chiedersi se si è pronti per la vita al di fuori. In cui fare scelte sbagliate, a volte fatali.
No future | Blue Spring
Non c’è alcuna speranza per i ragazzi che popolano i corridoi della Asashi High School. Non c’è tempo per la spensieratezza, perché la vita li ha già portati a scontrarsi – chi per un motivo, chi per un altro – con la delusione e l’infelicità. Persi in un mondo nichilista e apatico, si trovano a riflettere su chi saranno in futuro, una volta abbandonata la scuola, capendo in realtà di non avere molte scelte. La cosa più difficile è avere a che fare con le disillusioni. Avere dei sogni (lo sport, fare il pilota) e scontrarsi con la realtà (la yakuza, la morte). Capire che il mondo non è disposto a esaudire i nostri sogni, che le cose non andranno come noi vorremmo. Questo crudele ritratto di una generazione ha ancora più eco in un paese così rigidamente strutturato come il Giappone.
In Blue Spring tutti i ragazzi, nessuno escluso, crescono senza alcun affiancamento da parte delle istituzioni, senza alcuna figura di riferimento. La famiglia è completamente assente. La scuola non è che un involucro vuoto, privato della sua funzione fondamentale. I ragazzi non portano avanti alcuna ribellione, se non quella verso loro stessi, perché non c’è alcuna autorità a cui ribellarsi e alcun ideale per cui lottare. Unica figura positiva in questo abisso che porta all’autodistruzione è quella del professor Hanada (Mame Yamada), che si occupa amorevolmente dei ragazzi così come si occupa amorevolmente dei suoi delicati fiori.
Conclusioni
Blue Spring è davvero un titolo imperdibile nella filmografia di Toshiaki Toyoda. Con quest’opera, il regista firma un piccolo gioiello, un dramma adolescenziale estremamente brutale e disperato. Questo umore è perfettamente ritratto anche dalla colonna sonora dei Thee Michelle Gun Elephant, band garage-punk giapponese, le cui sonorità fanno da perfetto collante tra immagini ed emozioni. La sua breve durata (solo ottantadue minuti) fa sì che Blue Spring colpisca al cuore come una freccia, dritto e rapido.
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