Nel 2013 aveva vinto il Leone d’oro con Sacro Gra il metaforico documentario sul Grande Raccordo Anulare. Gianfranco Rosi torna a Venezia con un nuovo documentario, molto meno metaforico e molto più doloroso. La recensione di Notturno, in concorso a Venezia 77
TITOLO ORIGINALE: Notturno. GENERE: documentario. NAZIONE: Italia. REGIA: Gianfranco Rosi. DISTRIBUZIONE: 01 Distribution. DURATA: 100 min. PRESENTATO: 8/09/2020
Il trailer | Recensione Notturno
Notturno, girato nel corso di tre anni sui confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano, racconta la quotidianità che sta dietro la tragedia continua di guerre civili, dittature feroci, invasioni e ingerenze straniere, sino all’apocalisse omicida dell’ISIS. Storie diverse, alle quali la narrazione conferisce un’unità che va al di là delle divisioni geografiche. Tutt’intorno, e dentro le coscienze, segni di violenza e distruzione: ma in primo piano è l’umanità che si ridesta ogni giorno da un “notturno” che pare infinito. Notturno è un film di luce dai materiali oscuri della storia.
Visivamente mozzafiato | Recensione Notturno
Notturno è un documentario dai tempi estremamente dilatati, con lunghi silenzi e lunghissime inquadrature dei panorami che Rosi ha vissuto per tre anni durante le riprese. Immagini suggestive e quasi commoventi, di luoghi lontani dalla linea del fronte dove le persone dopo anni di dolore provano a ricostruire le proprie vite. I racconti e le testimonianze, soprattutto dei bambini che sono stati prigionieri dell’ISIS sono crudi, brutali, ma raccontati con le poche semplici parole di giovanissimi cresciuti troppo in fretta a causa degli orrori subiti. L’incredibile contrapposizione fra la bellezza delle immagini e le testimonianze è incredibile e crea un connubio che solo Rosi sarebbe stato in grado di mettere insieme. L’arte del fare film documentario e renderli tanto potenti e al contempo cinematograficamente perfetti è appannaggio di pochi, ma Gianfranco Rosi è uno di loro.
Riprese statiche in un documentario dinamico | Recensione Notturno
Ciò che salta subito all’occhio è che le riprese sono estremamente statiche, come delle lunghe fotografie, la macchina da presa è quasi sempre ferma su un cavalletto, ma nonostante questo l’inferno, il rumore e il caos del fronte si percepiscono dalle parole dei protagonisti del documentario. La fotografia è assolutamente mozzafiato, così come lo studio delle inquadrature.
Notturno più che un film è una sinfonia di studio e ricerca umana e artistica. L’alternanza di luce e ombra è perfettamente calibrata con quella fra bellezza e orrore di ciò che in quelle terre si è consumato e continua a consumarsi ogni giorno. Inimmaginabile anche il lavoro di montaggio dietro la costruzione di Notturno. Rosi ha dichiarato che inizia a riprendere senza mai sapere cosa succederà, quindi le sequenze possono essere anche estremamente lunghe, ma nel montaggio finale tutto è molto equilibrato.
Lento e inesorabile
Notturno non è sicuramente un documentario adatto a chi ama l’azione serrata, i tempi sono dilatati e anche la durata è fuori dai canonici 60-80 minuti massimi di un documentario di questo genere. Rosi regala e mette insieme 100 minuti di pura contemplazione, visiva e psicologica con cura e dovizia di particolari, quasi come un sarto di alta moda. Non è la narrazione ad adeguarsi al documentario, ma il documentario a plasmarsi sul silenzio, sul dolore e sulla comprensione di atrocità che ci appaiono completamente distanti dalla nostra realtà quando invece sono estremamente vicine.
Non dimenticate di continuare a seguire tuttoteK per tutte le recensioni da Venezia 77, come quella de Le sorelle Macaluso di Emma Dante|
Punti a favore
- Regia
- Montaggio
- Fotografia
Punti a sfavore
- Molto lento
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