In Crimes of the Future c’è tutto il cinema di David Cronenberg: un ritorno al body horror che racchiude decenni di filmografia, senza scadere nella autoreferenzialià: ecco la nostra recensione in anteprima
TITOLO ORIGINALE: Crimes of the Future. GENERE: horror, fantascienza. NAZIONE: Canada, Regno Unito, Grecia. REGIA: David Cronenberg. CAST: Viggo Mortensen, Léa Seydoux, Kristen Stewart, Scott Speedman, Tanaya Beatty, Lihi Kornowski, Denise Capezza, Don McKellar, Yorgos Karamihos, Nadia Litz, Yorgos Pirpassopoulos, Welket Bungué, Ephie Kantza, Jason Bitter. DURATA: 107 minuti. PRODUZIONE: Argonauts, Bell Media, Canadian Broadcasting Corporation, Coficiné, Ekome, Ingenious Media Ingenious Media, Serendipity Point Films, The Harold Greenberg Fund, Téléfilm Canada, Wiffle Films. DISTRIBUZIONE ITALIANA: Lucky Red. USCITA: 26 agosto 2022.
Crimes of the Future è David Cronenberg. Mai come con questo film, infatti, l’immedesimazione tra il regista e la sua opera è totale: Crimes of the Future rappresenta in pieno il paradigma tra Cronenberg e l’arte, estremizzata e unita al corpo umano, che diventa la stessa tela di un artista. Il cineasta canadese ha infatti “creato” un sottogenere horror, che pone al centro dell’attenzione il corpo umano e il suo rapporto con l’emotività: il c.d. body horror. Grazie a Lucky Red abbiamo avuto modo di vedere in anteprima questo film, in versione originale sottotitolata, che ci è decisamente piaciuta.
Dentro Crimes of the Future c’è tutto il cinema di David Cronenberg. C’è il post-umano, c’è il sex appeal dell’inorganico e anche quello più carnale, il rapporto dell’uomo con la tecnologia e col proprio corpo. Con questi temi, con queste parole d’ordine, si fa un salto nel passato, ai tempi di Videodrome, La mosca, Il pasto nudo, Crash, eXistenZ. Ma, nonostante questo tuffo nel passato, il film mantiene una sua attualità non risultando, in definitiva, autoreferenziale, bensì fedele a se stesso. Per stare al passo coi tempi, Cronenberg trova comunque la sua soluzione, narrativamente parlando.
La trama e il trailer | Recensione Crimes of the Future
In un futuro prossimo vagamente post-apocalittico, e post-noir, sempre più sintetico, tecnologico e degradato (nello scenario della Grecia), l’organismo degli uomini va modificandosi. Non c’è più il dolore, nascono e si sviluppano nuovi e misteriosi organi interni, il corpo si fa oggetto d’arte e il sesso passa per la chirurgia. C’è chi modifica il proprio corpo volutamente, chi invece lo vede mutare da solo, o per spinta inconscia. Saul Tenser (Viggo Mortensen), a cui spontaneamente crescono organi nuovi, ha fatto del suo corpo (o meglio, dell’espianto di queste nuove appendici interiori) una performance e un lavoro, perché nel mondo di Crimes of the Future la chirurgia è la nuova frontiera del teatro. Ma Saul è anche l’informatore di una nuova Buoncostume che si occupa di regolamentare gli eccessi legati alle mutazioni: perché superare l’umano è insurrezionale. E a preoccupare è soprattutto un gruppo di persone che, artificialmente, han reso il loro apparato digerente capace di processare la plastica. Nei suoi spettacoli Saul si fa assistere dalla sua partner, Caprice (Lèa Seydoux). La loro attività attira Timlin (Kristen Stewart) e Tippet (Don McKellar), investigatori del Registro Nazionali degli Organi e del padre del bambino ucciso (Scott Speedman).
Crimes of the Future, un progetto pensato da più di 20 anni, si pone quindi come la sintesi più radicale ad oggi del cinema di Cronenberg. La figura avvolta in un mantello di Viggo Mortensen rimanda a fantasy/horror classici, ma la sua persona è ben diversa. Il suo personaggio, celebre artista performer, è un incrocio tra Dracula e la mosca cronenberghiana. L’estensione tecnologica del proprio corpo mostra ancora come nella filmografia del cineasta la creazione e l’invenzione sono la stessa cosa. Saul, nelle proprie performance, estrae delle opere d’arte che escono direttamente dal proprio corpo, propri organi.
Provocazione e mostruosità | Recensione Crimes of the Future
Come tutto il cinema di Cronenberg, anche Crimes of the Future va assorbito, metabolizzato. Pezzo per pezzo, inquadratura per inquadratura. La sua bellezza non è estetica ma prima di tutto fisica. Nelle cicatrici, nell’elenco degli organi che Saul offre durante la sua performance, c’è il limite ultimo di uno spettacolo che prende forma sotto i nostri occhi e dal quale bisogna solamente lasciarsi guidare. Gli spettacoli di Saul e Caprice hanno un’attrattiva macabra e irresistibile, ma che inquieta non solo e non tanto per l’esplicità di molte scene, quanto perché potrebbero ben rappresentare uno scenario verosimile. Se il suo cinema precedente è stato anticipatore, oggi Cronenberg parla di ciò che siamo diventati: la fluidità, l’abbattimento della separazione del genere, la coesistenza con un ambiente non più naturale (nella nave rovesciata dell’inizio e come sfondo durante il film) che sfocia nella nascita di un bambino che mangia la plastica.
Con David Cronenberg i film scandalo, da sempre una delle caratteristiche del festival, sono tornati a Cannes. Questa volta è stato lo stesso autore canadese a preparare pubblico e critica ai contenuti forse troppo forti ed estremi della sua nuova opera, Crimes of the Future, immaginando e preannunciando folle di persone che avrebbero lasciato la sala dopo i primi minuti del film (è innegabile che qualcuno si sia preso delle “pause” dalla visione). Sotto il motto “la chirurgia è il nuovo sesso” Cronenberg perde qualsiasi freno: il film inizia con un infanticidio e prosegue con autopsie, operazioni chirurgiche ed amplessi non tradizionali a sottolineare la distanza del vecchio sesso, che quasi nessuno sembra ricordarsi.
Conclusioni
Nel finale, quando tutti i temi del film sembrano finalmente venire a galla, tutti insieme, e arrivare a combaciare quasi perfettamente, un forte senso di inquietudine raggiunge davvero lo spettatore. Come abbiamo visto nella nostra recensione di Crimes of the Future il film è il body art definitivo, un’opera concettuale che sintetizza l’intera filmografia di David Cronenberg e che lancia un messaggio forte sul futuro. Molto più forte delle scene raccapriccianti esposte.
Punti a favore
- Visivo e chiaro
- Si inserisce pienamente nella poetica del regista
Punti a sfavore
- Il cast a volte non sembra ben inserito nel film
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