Dopo i recenti Yakuza Zero e Yakuza Kiwami, è il turno dell’attesissimo Yakuza 6: The Song of Life. Torniamo a menare le mani alle prese con la malavita giapponese, accompagnando Kiryu un’ultima volta
Conosciutissima nel paese del Sol Levante, la serie Yakuza si è ritagliata negli ultimi anni un posto molto importante anche nel cuore degli occidentali: non stupisce che sui forum e sui social siano in tanti i giocatori a ricordare che sì, va bene, è uscito di recente l’ultimo God of War, ma Yakuza 6 non l’ha calcolato praticamente nessuno. Un vero peccato, soprattutto considerando che Yakuza 6: The Song of Life chiude un arco narrativo fondamentale per il franchise, e al tempo stesso cerca di indirizzare la produzione verso livelli completamente nuovi sul fronte grafico-tecnico, promettendo un futuro in grado di fare faville.
Abbiamo trascorso davvero parecchie ore in compagnia di Kazuma Kiryu, del quale Yakuza 6 mette in scena l’ultimo saluto, e siamo pronti a raccontarvi cosa ne pensiamo. Permetteteci però un piccolo sospiro di sollievo su una software house/publisher che negli ultimi anni ha fatto parecchio parlare di sé. SEGA magari non sarà più quella di un tempo, e possiamo anche essere d’accordo fino a un certo punto, ma Yakuza 6 dimostra che la sua divisione orientale ha ancora parecchio da dire, e che intende farlo con i suoi tempi, con i suoi modi, e con il suo modo di pensare, concedendo davvero poco a quelle che sono le richieste di mercato dei tempi moderni.
Il Drago di Dojima – Recensione Yakuza 6: The Song of Life
Kazuma Kiryu e la serie Yakuza sono legati a doppio filo, in un vortice di eventi che a volte rallenta a volte accelera, sempre pronto a concentrare l’attenzione sulle cose e sulle persone prima ancora che sul motore narrativo. Abbiamo avuto a disposizione anni per conoscere Kiryu ed immedesimarci nel suo personaggio, e fa male al cuore sapere che Yakuza 6 ne segna definitivamente l’uscita di scena (al più potremo sperare in qualche sporadica futura apparizione, ma non più nelle vesti di protagonista).
Non è neanche troppo semplice orientarsi con le ultime pubblicazioni del franchise: da dove dovrebbe partire il giocatore prima di approcciarsi a Yakuza 6: The Song of Life? Se non è un fan della serie, è probabilmente saggio rispolverare almeno Yakuza 5, e a complicare notevolmente la situazione narrativa sono intervenuti di recente Yakuza Zero e Yakuza Kiwami. Volendo andrebbero bene anche questi ultimi per comprendere gli eventi dell’ultimo capitolo… ma aver giocato l’intera serie sicuramente è un punto di partenza importante per godersi tutte le citazioni e azioni nel mondo di gioco.
Non vogliamo anticiparvi troppi dettagli sulla trama nè privarvi del piacere della scoperta, ma qualche informazione è comunque doverosa. Yakuza 6 è ambientato nel quartiere a luci rosse di Tokyo Kabukicho, ma lo riconosceranno solo i frequentatori autoctoni perché è stato debitamente ricostruito e rinominato in Kamurocho; l’altra zona fondamentale in cui avranno sede le avventure del protagonista e dei comprimari è la cittadina storica di Onomichi, nei pressi della città di Hiroshima. Nel sesto capitolo ufficiale del franchise Kiryu si ritrova ancora una volta a combattere contro le fazioni del Tojo Clan e a proteggere Haruka, la quale è stata ridotta quasi in fin di vita a causa di uno strano incidente accaduto ad Onomichi.
La ragazza, che abbiamo già conosciuto sei capitoli precedenti, ha abbondato la sua vita da idol e… ha anche avuto un figlio di nome Haruto, del quale Kiryu dovrà prendersi cura. Mafia cinese e mafia jingweon sudcoreana permettendo, ovviamente. Non mancano colpi di scena, violenza e climax dall’incredibile efficacia, alternati però con momenti di stasi e introspezione che non sempre ci sono sembrati adeguatamente bilanciati.
La rivoluzione ha inizio – Recensione Yakuza 6: The Song of Life
Yakuza 6 torna alla ribalta non solo forte di una narrazione accattivante e ricca di colpi di scena, ma riproponendoci i suoi scontri a base di vie giapponesi, criminali della malavita e colpi di karate spettacolari. A proposito di spettacolarità, siamo sicuramente alle prese con un capitolo che segna un punto fermo nel comparto tecnico della serie: grazie al nuovo motore Dragon Engine (nome particolarmente azzeccato) siamo giunti a un livello di qualità superiore a quello di Yakuza Kiwami e Yakuza Zero; spariscono i tempi di caricamento entrando e uscendo dagli edifici, in questo modo le battaglie possono spostarsi da un luogo all’altro senza che la credibilità e il ritmo ne risentano in alcun modo. Sicuramente apprezzabile anche la possibilità di poter finalmente guardare l’interno degli edifici anche trovandoci in strada, grazie alle vetrate dei locali.
La cura del comparto grafico e tecnico non ha minato la riconoscibilità di uno stile artistico ormai immediatamente identificabile, ma ha contribuito anzi ad arricchirne i dettagli. Prendiamo ad esempio gli scontri a mani nude: Kiryu non solo non è mai stato così bello da vedere nel suo eseguire acrobatiche mosse di karate, ma il suo moveset è stato completamente rivisto. Ciò che c’è è estremamente gradevole, tuttavia la lista di combo a disposizione è stata rimpicciolita e per sbloccare i colpi più letali dovremo non solo mandare a memoria determinati comandi, ma anche accumulare punti esperienza.
Ad ogni modo, e non riusciremo mai a sottolinearlo abbastanza, tutto quello che c’è è stato realizzato con grande cura ai dettagli e qualità magistrale: non si sottraggono alla considerazione i celebri minigiochi, accessibili in determinati locali o direttamente dal menù di gioco principale. Volete rilassarvi con un paio di partite a Puyo Puyo e Virtual Fighter? Non dovrete acquistarli dallo store di PlayStation 4: Yakuza 6 li ha già al suo interno, anche se in versione ridotta. Un piccolo tocco di classe non da poco. Tutto quello che c’era già è stato debitamente migliorato, date semplicemente un’occhiata alle possibilità offerte dalla pesca per capire quello che intendiamo: il titolo di trasforma in un Fishing Simulator coi fiocchi.
Giudizio Finale – Recensione Yakuza 6: The Song of Life
L’ultima avventura di Kiryu è anche la più bella di tutte, almeno dal punto di vista estetico. Per quanto soggettiva, anche la trama di gioco riesce a convincere, grazie alla direzione registica e ai ritmi narrativi, proponendo una serie di eventi mai banali o troppo scontati. Complessivamente parlando magari ci sono meno possibilità rispetto ai capitoli precedenti, ma quello che c’è è stato nettamente potenziato dal punto di vista qualitativo. Probabilmente i prossimi capitoli della serie, che per forza di cose dovranno prendere spunto da Yakuza 6, torneranno ad offrire tonnellate di contenuti mantenendo una qualità che già adesso convince quasi del tutto.
Punti a favore
- Motore grafico potenziato
- Combattimenti ancora più appaganti
- Degna conclusione di una degna saga
Punti a sfavore
- La qualità è aumentata, a discapito della quantità
- Non è facile orientarsi per i nuovi arrivati
- Il ritmo narrativo non sempre è ben scandito
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