Recentemente Bungie Studios ha spento ben trenta candeline, e noi, per l’occasione, abbiamo deciso di ripercorrere la storia di questa software house che, nel corso degli anni, è riuscita a lasciare il proprio marchio nell’industria dei videogiochi
Alzi la mano chi, al giorno d’oggi, non ha mai sentito nominare almeno una volta il nome di Master Chief. Il carismatico Spartan dal volto sconosciuto, negli anni è riuscito a conquistare il cuore di migliaia di giocatori, assurgendo all’olimpo dei personaggi iconici del mondo dei videogiochi. Si potrebbe infatti tranquillamente affermare che il protagonista della serie Halo sia per Xbox quello che, a suo tempo, è stato Crash Bandicoot per PlayStation.
E dietro a questa fama smisurata si nasconde una software house che è stata capace di concepire un’epopea fantascientifica di grande impatto, il cui retaggio continua ancora oggi, con l’arrivo a breve dell’ultimo capitolo della saga. Ma andiamo con ordine.
Trent’anni fa, in una città lontana lontana…
Potrebbe iniziare così, citando il celebre incipit di Guerre Stellari, il primo capitolo del nostro speciale dedicato a Bungie Studios. Trent’anni fa, per la precisione a Chicago, Illinois. Lì, Alex Seropian, studente universitario di informatica, pose le prime basi per la nascita di una nuova compagnia. Seropian sviluppò intorno al 1990 un videogioco molto simile a Pong, chiamato Gnop! (ovvero appunto Pong scritto al contrario). Lo sviluppatore rilasciò il gioco sotto il nome, allora sconosciuto, di Bungie, sebbene ancora non esistesse una vera e propria software house con quel nome.
Fu circa un anno dopo infatti, con il rilascio di un nuovo titolo chiamato Operation: Desert Storm, che Seropian decise di fondare a tutti gli effetti una propria compagnia, che prese il nome di Bungie Software Products Corporation. Nel frattempo Seropian conobbe all’università di Chicago il programmatore Jason Jones, il quale era impegnato nello sviluppo in un proprio titolo per sistemi Apple, intitolato Minotaur. I due fecero quindi squadra per completare il progetto e, nel 1992 rilasciarono per Machintosh il titolo Minotaur: The Labyrinths of Crete.
Il titolo vendette abbastanza da permettere ai due sviluppatori di investire in un nuovo progetto. Sebbene inizialmente i due fossero propensi a creare un seguito di Minotaur con grafica 3D, più tardi l’idea fu accantonata in favore di un titolo completamente nuovo. Il nuovo progetto infatti prese il nome di Pathway Into Darkness, ed era uno sparatutto in prima persona che si ispirava a Wolfenstein 3D (titolo allora molto in voga) ma incorporava elementi action adventure.
Una mela al giorno… – Speciale Bungie Studios: un viaggio tra le stelle
Considerando il legame che Bungie sviluppò con Microsoft negli anni a seguire, fa quasi sorridere considerare come i primi progetti della compagnia si concentrassero invece principalmente sui sistemi Apple (decisione presa anche in quanto Jason Jones aveva molta esperienza con l’ecosistema della casa di Cupertino). Pathway Into Darkness riscosse infatti un buon successo fra gli utenti Mac, vincendo anche alcuni premi e permettendo alla neonata Bungie di affermarsi sempre di più. Decisi a cavalcare il successo del loro ultimo titolo, Seropian e compagni scelsero di svilupparne un sequel. Ancora una volta però le intenzioni iniziali vennero infine accantonate ed il progetto si trasformò in qualcosa di completamente nuovo.
Il nuovo titolo, come vedremo anche più avanti nel corso di questo speciale, fu un’opera seminale per Bungie Studios: un gioco dal successo commerciale tale che alcuni lo definirono addirittura l’alternativa per Mac di Doom (il quale, solo un anno prima, aveva scosso le fondamenta dell’industria dei videogiochi). In effetti il nuovo gioco della compagnia di Seropian condivideva con il titolo Id Software molte caratteristiche.
Era infatti anch’esso uno sparatutto in prima persona di genere fantascientifico, e l’engine sul quale girava includeva anche alcune piccole migliorie tecniche (come la possibilità di guardarsi intorno liberamente anche lungo l’asse verticale, cosa non possibile invece in Doom). In esso il giocatore si trova a dover fronteggiare un’invasione aliena nei panni di un ufficiale dell’astronave spaziale che da il nome al gioco: ovvero Marathon.
Verso il firmamento – Speciale Bungie Studios: un viaggio tra le stelle
Se leggendo l’accenno di trama di Marathon (o osservandone il rispettivo logo) avete provato una sorta di de ja vu, sappiate che è tutto normale. Infatti, come abbiamo specificato anche nel paragrafo precedente di questo speciale, il titolo, oltre che un successo commerciale, risulterà essere anche molto influente per le opere future di Bungie Studios. La popolarità di Marathon spinse Bungie a sviluppare ben due seguiti: Marathon 2 Durandal nel 1995 e Marathon Infinty nel 1996 (la serie fu poi anche pubblicata su Windows, anche se questo causò un malcontento generale da parte di alcuni utenti Mac).
Dopo la conclusione della trilogia, Bungie decise di sperimentare su altri generi, e nel 1997 rilasciò Myth: The Fallen Lords. Quest’ultimo apparteneva al genere dei giochi di strategia in tempo reale, e fu il primo progetto della compagnia realizzato fin dall’inizio anche per dispositivi Windows. Myth: The Fallen Lord fu ricevuto positivamente da pubblico e critica, ottenendo anche due seguiti. Bungie era ormai un’azienda ben avviata, che godeva di un successo sempre maggiore, e verso la fine degli anni ’90 la compagnia cambiò sede, aprendo anche una succursale in California (chiamata Bungie West), la quale sviluppò un solo titolo: un action game in terza persona intitolato Oni.
La guerra per l’anello – Speciale Bungie Studios: un viaggio tra le stelle
Correva l’anno 1999 e l’industria dei videogiochi stava per muovere i primi passi in una nuova era. Solo un paio d’anni più tardi infatti sarebbe stata commercializzata la prima versione di una nuova console destinata a diventare uno dei pilastri del gaming dei giorni nostri: Xbox. Ma una nuova console che si rispetti deve avere una killer application degna di motivarne l’acquisto. Quando Bungie, sulla soglia del nuovo millennio, annunciò Halo: Combat Evolved, probabilmente ancora non sapeva quanto questo titolo sarebbe stato destinato ad imporsi nell’immaginario collettivo, trainando addirittura le vendite della nuova console di casa Microsoft.
In quegli anni il mondo dei videogiochi stava infatti per assistere all’esordio dello Spartan 117 Master Chief e della sua I.A. Cortana. Migliaia di giocatori di tutto il mondo avrebbero per la prima volta fronteggiato la minaccia degli alieni Covenant, mentre si imbarcavano nel viaggio per scoprire i misteri del mondo artificiale a forma di anello, conosciuto come Halo. Il concept originale di Halo era molto diverso da quello che oggi conosciamo: sembra infatti che l’epopea di Cortana e Master Chief fosse stata concepita come un titolo in terza persona per piattaforme PC e Mac.
Solo un anno più tardi però fu dichiarato che Microsoft avrebbe acquisito Bungie, e che il nuovo progetto della compagnia (divenuto ora uno sparatutto in prima persona) sarebbe stato un’esclusiva per la neonata Xbox. Il successo di Halo fu tale che il titolo venne ben presto considerato da molti come uno dei migliori videogiochi mai creati. L’universo messo in piedi da Bungie funzionava talmente bene che l’impatto culturale fu enorme, portando alla realizzazione di numerose opere ispirate (film, fumetti, ma anche serie tv).
Halo ricevette due seguiti: Halo 2 nel 2004 ed Halo 3 nel 2007, l’ultimo dei quali (uscito per Xbox 360) concludeva l’arco narrativo della trilogia. Dopo la fine dell’accordo con Microsoft, Bungie rilasciò ancora altri due titoli dedicati al franchise di Halo: ovvero Halo 3 ODST nel 2009 (che permetteva di vivere gli eventi dal punto di vista di un semplice Marine) e, nel 2010, un prequel dell’intera trilogia, intitolato Halo Reach. Questo fu anche l’ultimo titolo della serie Halo sviluppato da Bungie Studios (che, come vedremo nel prossimo capitolo del nostro speciale, è pronta per dedicarsi ad un’altra grande opera) ma, come ben sappiamo, la saga di Halo è lungi dall’essere terminata.
Faccia a faccia col destino – Speciale Bungie Studios: un viaggio tra le stelle
Con la fine dell’accordo con Microsoft, ed il franchise di Halo passato nelle mani dei ragazzi di 343 Industries, Bungie Studios era pronta per iniziare un nuovo capitolo della propria storia. La software house, ormai ascesa ai vertici dell’industria, continuò ad espandersi ed iniziò i lavori su un nuovo misterioso progetto. Venne siglato un accordo con Activision, questa volta però limitato alla sola pubblicazione, con i diritti della nuova I.P. che sarebbero rimasti proprietà di Bungie.
La software house stava per imbarcarsi in un nuovo viaggio fra le stelle, costruendo ancora una volta un universo particolareggiato, vivo e pulsante di un raro carisma. Un progetto ambizioso, per il quale Bungie non badò letteralmente a spese, investendo cifre astronomiche nello sviluppo. Un progetto che, nel 2013 venne rivelato al mondo con il nome di Destiny.
Bungie descrisse Destiny come uno sparatutto in prima persona ambientato in un mondo condiviso. Il titolo infatti andava giocato principalmente connessi ad internet, e permetteva di esplorare le diverse ambientazioni su server popolati dal altri giocatori, collaborando per completare le numerose missioni presenti. Per la trama di Destiny, Bungie attinse ancora una volta alla fantascienza, condita sempre con sfumature epiche ed un mondo di gioco in continua espansione. Tutti gli elementi cardine che avevano contraddistinto i precedenti titoli firmati Bungie Studios, sono riproposti in Destiny, resi unici però da una speciale concezione del mondo di gioco.
Per Destiny fu infatti pensato un lungo supporto post lancio, composto da espansioni che avrebbero arricchito e continuato la trama di gioco, aggiungendo archi narrativi che, come tasselli di un mosaico, nella loro interezza avrebbero composto quella che è sostanzialmente una lore sterminata come poche. Destiny godette di un successo mondiale che, sebbene non paragonabile a quello ottenuto da Halo, permise allo studio di realizzare un sequel (pubblicato nel 2017) che, mentre scriviamo, è ancora vivo e continua ad attirare milioni di giocatori da tutto il mondo.
Verso l’infinito
Siamo giunti al termine di questo speciale dedicato a Bungie Studios. Da un piccolo progetto di due studenti universitari a realtà ascesa ai vertici dell’industria, la software house è riuscita nell’intento di influenzare la cultura pop mondiale. Opere come Destiny e soprattutto Halo hanno lasciato un segno indelebile nel panorama videoludico del nuovo millennio, ispirando a loro volta le nuove generazioni di sviluppatori.
Attualmente Bungie è impegnata nello sviluppo di un nuovo progetto multiplayer non ancora annunciato, previsto per il 2025. Non sappiamo ancora praticamente nulla in merito, ma, considerando l’ambizione di Bungie per ogni nuovo progetto, non possiamo che attendere con trepidazione un annuncio ufficiale, sperando di poterci immergere in un nuovo ed appassionante universo, come la software house ci ha da sempre abituato.
E voi cosa ne pensate di questa software house e dei titoli che ha creato? Fatecelo sapere nei commenti e rimanete sintonizzati su tuttoteK per tutte le news dedicate al mondo dei videogiochi. Per acquistare videogame a prezzo scontato, vi consigliamo di dare un’occhiata al catalogo di Instant Gaming.
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