La nostra recensione di Pokémon Spada e Scudo si è presa tutto il tempo necessario per essere il più sincera possibile con i giocatori di ottava generazione: ecco cosa vi aspetta
Avete atteso con ansia l’ottava generazione di Pokémon, che giunge proprio in questo periodo in esclusiva su Nintendo Switch con Pokémon Spada e Pokémon Scudo. Lo sappiamo, e non siete neppure i soli, ovviamente. Tante le aspettative, tante le speranze: un’avventura inedita per la prima volta su sistemi home console. Va bene, lo scorso anno arrivarono Pokémon Let’s Go Pikachu e Let’s Go Eevee, ma non erano avventure nuove, bensì remake. Pokémon Spada (la versione specifica che abbiamo recensito) prevede invece una serie di contenuti inediti: storia, protagonisti, mostriciattoli tascabili, al netto di tante (troppe) riprese poco convinte.
Stupisce affermare “l’ottava generazione non convince“, vero? Soprattutto se poi chi scrive assegna comunque un moto tutto sommato più che discreto come un 7.5. Chiaramente questa recensione va inquadrata anche alla luce di tutto ciò che ha preceduto la serie. Storicamente e diacronicamente parlando, Pokémon Platino non avrebbe mai potuto prendere 7.5. Neppure Bianco e Nero. Diamine, andando a controllare forse persino Let’s Go Pikachu ed Eevee hanno ottenuto una votazione maggiore.
Perché allora Pokémon Spada e Scudo non hanno preso, ad esempio, 8, 9 o persino un improbabile 10, come comunque è avvenuto altrove, su altre testate anche estere? Perché una recensione deve essere il più possibile obiettiva e sincera con i lettori, altrimenti ne va della credibilità di chi scrive e di chi ospita chi scrive.
Questa è la recensione onesta di Pokémon Spada e Scudo: quella che non perdona, e proprio perché, amando il franchise in questione, non può lasciar correre tutti i compromessi che ha avuto davanti a sé sin dai primi minuti di gioco. Buona lettura.
Avventure a Galar: la trama
Chiariamolo da subito: non è la trama, il problema di Pokémon Spada e Scudo (parliamo al plurale, dato che le differenze tra le versioni sono minime). Non lo è neppure il ritmo narrativo, né i personaggi proposti, gli espedienti narrativi, e via dicendo: la linea è quella inaugurata a partire dalla terza generazione di Hoenn poi, e ritroviamo tutti i classici cliché, né più né meno che altrove. Forse è un po’ tutto troppo stereotipato, questo sì. La rivalità tra i protagonisti, ribadita ogni dieci secondi. Il fatto che tra Pokémon e umani debba esserci amore e fiducia reciproca, d’accordo.
Sembra davvero, in molti casi, che gli sviluppatori stiano parlando a persone che ogni due per tre dimenticano ciò che stanno facendo, persino il tipo di gioco che hanno acquistato. Luoghi comuni a parte, se non correte come se foste inseguiti avrete bisogno di circa trenta ore per arrivare ai titoli di coda. Va bene, è una quantità “giusta” considerando il genere e la minima spruzzata di componenti RPG legate al grinding. Più avanti, nel postgame, come sanno tutti comincia la “vera” avventura. E lì centinaia di ore si accumulano che è una bellezza.
Una prima rimostranza importante va fatta invece nei confronti del livello di difficoltà. Non è vero che è lo stesso dei primi capitoli della serie in assoluto, suvvia, facciamo i seri. Quante volte capita di leggere opinioni del tipo “eh, ma alla fine Blu e Rosso mica erano difficili. Solo che allora eravamo più piccoli”. Non è vero. Pokémon Blu e Pokémon Rosso erano davvero più difficili. Non perché fossero davvero impossibili, semplicemente il livello di difficoltà è andato appiattendosi in modo disarmante ed evidente. Qualsiasi Pokémon va bene per sconfiggere gli allenatori. Nessun nemico è mai troppo forte: si può sempre avere una seconda possibilità, immediatamente.
Si può scappare dai selvatici, in Pokémon Spada e Scudo, persino laddove Game Freak ha osato introdurre una vera novità: Pokémon di livello molto elevato anche nelle aree iniziali. Lì dove più aveva senso un qualsiasi tipo di meccanica legata al Game Over, si è scelto di osare per poi, inspiegabilmente, tirarsi indietro. Probabilmente anche per risparmiare a livello di sviluppo in nuove aree per il post-game: meglio inserire tutti i Pokémon, forti e deboli, nello stesso punto. E saluti a tutti.
Questo livello di difficoltà inesistente può essere tranquillamente tirato in ballo anche presso la Lega Pokémon, l’evento più difficile dell’avventura, no? Si affrontano i Superquattro e poi il Campione. Ebbene, tra un Superquattro e l’altro la squadra del protagonista viene rimessa in sesto. Sì, avete capito bene. Vi ricordate questo passaggio semplificante in Smeraldo? O Platino? Lì o avevi revitalizzanti e pozioni, o i Campioni ti prendevano a schiaffi sui denti. E il senso di appagamento, una volta sconfittili, era notevole. Tutto questo viene a mancare. Davvero è così stupido pensare, nel 2019, ad un livello di difficoltà selezionabile ad inizio avventura? A quanto pare, per Game Freak, sì.
Contenuti inediti, contenuti eliminati – Recensione Pokémon Spada e Scudo
Pokémon Spada e Scudo introducono all’interno della serie alcune novità importanti, che nei prossimi mesi andranno a riflettersi sul competitivo: principalmente si tratta della meccanica legata al Dynamax ed eventualmente a quella del Gigamax. Non abbiamo preso dei farmaci particolari, state tranquilli: vi spieghiamo immediatamente di cosa si tratta. Ad un certo punto della propria avventura a Galar, il giocatore riceve in regalo il Polsino Dynamax: in modo simile (ma differente) a quanto accadeva con le Mosse Z di Pokémon Sole e Luna, garantisce benefici importanti durante le lotte Pokémon.
Alcuni esemplari, infatti, e solo in determinate condizioni (per esempio nelle lotte delle Palestre o nei Raid delle Terre Selvagge) possono trasformarsi, ottenendo la forma Dynamax: diventano fondamentalmente giganteschi, e guadagnano mosse particolarmente potenti e generiche, sulla base della specie e di quelle che possedevano prima della trasformazione stessa. Un Pokémon si “dynamaxizza” per al massimo tre turni, poi torna al suo stato normale, perdendo il power-up.
Le trasformazioni Dynamax di Pokémon Spada e Scudo rappresenterebbero anche un’idea interessante, se non si limitassero a rendere i Pokémon giganteschi e a rendere più epiche le battaglie di Galar; a conti fatti, tuttavia, ciò ha comportato la rimozione di tutte le altre funzionalità apprezzabili dei vecchi capitoli. Pensate alle Mosse Z ad esempio: andate. Pensate anche alle Megaevoluzioni: sparite. Ora, non saremo noi ad imporre a Game Freak ciò che possono o non possono inserire all’interno del proprio videogioco.
Ma era necessario eliminare tutto questo, pur di inserire ad ogni costo una meccanica innovativa che tutto sommato si riflette sul gameplay solo fino ad un certo punto? Non si poteva mantenere ciò che c’era già (ed era molto più corposo), limitando a questo punto il Dynamax? Le cose funzionano decisamente meglio una volta viste le Terre Selvagge: una vasta zona simil open world posizionata giusto prima della città con la prima palestra del gioco.
Le Terre Selvagge sono l’area più vasta mai vista in una produzione di Game Freak e, benché spoglia, è ricchissima di esemplari, anche rari. Spingerà inoltre il giocatore a tornarvi più avanti nel corso dell’avventura, ora per catturare Pokémon forti che prima non poteva affrontare (provate a tenere testa ad un Onix al 36 subito dopo aver ricevuto il primo starter), ora per partecipare ai Raid di Galar. Quest’ultima è una meccanica presa di peso a Pokémon GO e ottimizzata per l’avventura su home console: si combatte assieme ad altri tre allenatori per sconfiggere e poi catturare mostriciattoli rari e/o potenti.
Ma torniamo al Dynamax di Pokémon Spada e Scudo di cui vi parlavamo poco prima. Il Dynamax non va confuso con il Gigamax: ancora una volta si tratta di una trasformazione colossale, ma che entra in azione solo per determinati Pokémon molti particolari. Per esempio: qualsiasi Scorbunny può Dynamaxizzarsi e diventare gigantesco. Ma soltanto Charizard, se si Dynamaxizza, ottiene la forma Gigamax: cambia cioè aspetto in battaglia, fino a che la trasformazione resta attiva; e guadagna anche mosse bonus più potenti. Anche altri Pokémon possono ottenere il Gigamax, come ad esempio Pikachu e Meowth; torneremo forse più avanti su questi aspetti, perché meriterebbero una trattazione esaustiva a parte.
La scelta che non abbiamo proprio potuto tollerare, tra i contenuti tagliati, è quella relativa al PokéDex: non ci sono tutti i mostriciattoli esistenti, in Pokémon Spada e Scudo. E questo è un fatto gravissimo, in un franchise che ha sempre puntato sul collezionismo: poco importa se il giocatore ha tempo o voglia di “catturarli tutti”. Se il motto è sempre stato quello, ci sarà pur un motivo: Game Freak correrà probabilmente ai ripari il prossimo anno. Si spera.
Comparto tecnico di Pokémon Spada e Scudo – Recensione Pokémon Spada e Scudo:
Il comparto tecnico di Pokémon Spada e Scudo è semplicemente risibile e denota ancora una volta la scarsa capacità di Game Freak di ottimizzare le proprie risorse: non si capisce come sia stato possibile ottenere livelli qualitativamente inferiori a quelli di Pokémon Let’s GO Pikachu ed Eevee, ma purtroppo basta una rapida occhiata per rendersene conto. Lasciamo pure perdere modelli poligonali, render e superfici con un livello di dettaglio ridicolo (date un’occhiata con attenzione alle mura degli edifici, alle foglie delle piante, al terreno e a dettagli neppure troppo secondari).
Va bene, Nintendo Switch non è un mostro di potenza, ma vogliamo ricordarlo che riesce a far “girare” al meglio di sé l’open world di The Legend Of Zelda Breath of the Wild? La situazione migliora nettamente dal punto di vista dei caricamenti di gioco e delle fasi di transizione, rapidissimi. Ci aspettavamo comunque di più dalla prima avventura su console casalinga del franchise; i titoli pubblicati lo scorso anno erano infatti dei remake.
Commento finale
Il verdetto della recensione di Pokémon Spada e Scudo? Rappresentano degli ottimi titoli disponibili su Nintendo Switch, basandosi sul collezionismo, sulla longevità dell’avventura principale e dell’endgame, e anche dal punto di vista delle meccaniche light RPG presenti. Rappresentano anche i titoli della serie Pokémon meno riusciti degli ultimi anni: dal punto di vista dell’originalità e delle innovazioni, Pokémon Sole e Luna erano avanti anni luce, anche considerando semplicemente le Ultracreature e le Mosse Z. Troppi dettagli storici e importantissimi del franchise sono stati sacrificati da Game Freak, senza offrire in cambio qualcosa di davvero innovativo.
Trasformazioni in Pokémon giganteschi? Se ne può fare a meno, sinceramente. Raid online e in locale? A parte che in locale non si possono affrontare se non con la CPU: sono praticamente la copia variata di quelli presenti su Pokémon GO. E ancora, bisogna ricordare il PokéDex drasticamente ridimensionato e il comparto tecnico obsoleto. Restano, però, pur sempre titoli della serie Pokémon: anche con l’amaro in bocca, anche pensando a ciò che avrebbero potuto essere, non si può perdere l’appuntamento con l’ottava generazione di Galar.
Di certo l’avventura poteva ambire a voti ben più elevati, come un sontuoso 9 ad esempio. Deve invece accontentarsi di un 7. Se non credete che il voto sia giusto (tutto, nella vita, è opinabile) pensate alla storia del franchise, pensate a tutti i giochi Pokémon che avete già concluso. Poi acquistate Pokémon Spada e Scudo e arrivate ai titoli di coda. Infine tornate qui e leggete la recensione. Avevamo ragione, oppure no? La domanda è retorica ovviamente.
Punti a favore
- Una nuova generazione, con Pokémon inediti
- Le Terre Selvagge rappresentano una buona idea
- Centinaia di ore di gioco
Punti a sfavore
- PokéDex limitato
- Le novità nelle meccaniche di gioco non convincono
- Comparto tecnico obsoleto e carente
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