Ecco la nostra recensione di The Suicide Squad – Missione Suicida, di James Gunn, che ci trascina in sala con un film DC completamente nuovo, folle e brutale
TITOLO ORIGINALE: The Suicide Squad. GENERE: Azione/Cinecomic. NAZIONE: USA. REGIA: James Gunn. CAST: Margot Robbie, Idris Elba, Joel Kinnaman, Taika Waititi, Jai Courtney, Viola Davis, John Cena, Sylvester Stallone, Nathan Fillion, Michael Rooker, Alice Braga, David Dastmalchian, Pete Davidson, Freddie Stroma, Sean Gunn, Peter Capaldi, John Ostrander, Storm Reid. DURATA: 131 minuti. DISTRIBUZIONE: Warner Bros.. USCITA: 5 agosto 2021.
La DC Comics al cinema ha sempre avuto alti e bassi, faticando per lo più a trovare una personalità separata dalla scomoda sorella Marvel. Ma quando è stato annunciato che James Gunn avrebbe diretto il nuovo film dedicato al gruppo di folli super cattivi DC, tutti sono stati d’accordo nel ritenere che The Suicide Squad avrebbe eclissato il precedente tentativo maldestro di portare sullo schermo i super antieroi, dando una boccata d’aria fresca nel settore dei cinecomic.
La scelta del regista, dopo la visione del film, ci è sembrata perfetta e, in questa recensione di The Suicide Squad – Missione suicida, non possiamo che confermare la bontà di quelle aspettative. James Gunn infonde la sua vena divertente e dissacrante alla nuova versione cinematografica di questi personaggi scorretti e sopra le righe, raggiungendo l’obiettivo che il precedente Suicide Squad aveva mancato, e riesce a di divertirci, sorprenderci e, non ci vergogniamo di dirlo, persino farci riflettere ed emozionarci. Un successo su tutta la linea!
Trama e trailer | Recensione The Suicide Squad
La premessa di The Suicide Squad – Missione Suicida non si discosta affatto da quella del film precedente: un gruppo di super criminali rinchiusi a Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità degli Stati Uniti, accetta di prendere parte alla super segreta Task Force X per portare a termine una missione ad altissimo rischio nella piccola isola di Corto Maltese. L’isolotto è attualmente sotto l’egida di un regime militare ostile agli Stati Uniti, e nasconde una pericolosissima arma segreta sulla quale vorrebbero mettere le mani in molti e, soprattutto, farlo in segreto. Così la missione suicida viene affidata da Amanda Waller a Rick Flag, che torna a comandare anche Harley Quinn. Tutto va per il verso storto, ma fortunatamente c’è un rocambolesco piano B da attuare.
Se la premessa è simile, perché in definitiva è l’unica cosa che possa verosimilmente giustificare la collaborazione di un eterogeneo gruppo di supercriminali antieroi per uno scopo comune, i criteri con cui la squadra viene messa insieme sono diversi ed evidenziano lo spirito dissacrante del suo stesso autore, che ironizza direttamente e indirettamente sul concetto di “individui scelti per la loro abilità unica”.
Grazie a James Gunn (forse nessun altro avrebbe potuto puntare a tanto) trovano spazio personaggi carismatici e classici come Bloodsport di Idris Elba e Peacemaker di John Cena, ma anche dei veri e propri freak goffi come Ratcatcher II (Daniela Melchior) che ha il superpotere di controllare i topi, The Detachable Kid (il sempre eccezionale Nathan Fillion) che ha il superpotere di staccarsi le braccia e usarle come armi – con risultati poco impressionanti, come prevedibile – e un depresso Polka-Dot Man (David Dastmalchian) che, tra vari istinti suicidi, lancia i pois del proprio costume a mo’ di proiettili.
Folle e iperviolento | Recensione The Suicide Squad
Insomma, la follia la fa da padrona dall’inizio alla fine del film, il quale villain è Star Conqueror, una gigantesca stella marina che vuole prendere il sopravvento sulla razza umana. Sullo sfondo di questo cast, non sorprende che la Harley Quinn di Margot Robbie possa a tratti diventare la leader del gruppo. Esce, fortunatamente, dall’ombra di un Joker neppure accennato ed entra negli ingranaggi ben oliati del gruppo di superantieroi, trovando anche una propria dignità ricca di sfumature in parte inedite (e una resa visiva che le asseconda e valorizza), oltre che la miglior sequenza che la vede protagonista nei tre film in cui fino a questo momento è comparsa. Il personaggio è la perfetta incarnazione dell’operazione dell’autore, che rende il suo The Suicide Squad un film corale in cui ogni protagonista ha il suo spazio, la sua peculiarità che lo rende unico, il suo meritato momento indimenticabile.
Harley Quinn e gli antri prendono così parte a due ore di puro delirio, violenza e divertimento, in un film di senso compiuto (incredibile ma vero) che intrattiene, diverte e sa anche appassionare senza perdere mai un colpo e puntando addirittura a porsi problemi “adulti”. I personaggi sono moltissimi è vero, ma al di là della loro permanenza su schermo, vengono tutti trattati con estremo rispetto e, anche nella loro morte (con alcuni colpi di scena) fanno empatizzare, nei limiti ovviamente di personaggi cinecomic. In ogni caso, ci viene da dire, se i fumetti della DC fossero veri, ci potremmo aspettare che la loro trasposizione sarebbe così come descritta da Gunn.
Musica ed effetti scenici | Recensione The Suicide Squad
In questa trionfale corsa senza freni, che si muove agile tra genio e follia, scorrettezza e riflessività, non ci stupisce trovare una coinvolgente componente musicale, con la solita, preziosa selezione di canzoni messa in piedi dal regista per accompagnare e definire le imprese del suo pazzo team. In linea con quanto vi potete aspettare da James Gunn dopo i due capitoli de I Guardiani della Galassia, le scelte musicali si rivelano non solo orecchiabili e di livello dal punto di vista artistico, ma anche adeguate a sottolineare momenti della trama e dei personaggi.
Allo stesso modo i mezzi della Warner Bros. rendono godibile e fluida la visione anche laddove si trovano personaggi completamente creati in CGI. Ancora una volta non sorprende riuscire a immedesimarsi in una storia tratta de plano dai fumetti. Non dimenticando ovviamente alcune modifiche nei costumi funzionali a una migliore fruizione della storia. Anche sotto questo profilo è incredibile quanto sia evidente e riconoscibile la cifra stilistica di James Gunn, pur in un’opera in cui potrebbe avere le mani legate. La sua estetica è unica, in questo caso svincolata dal target familiare, il che consente al regista di lasciare andare il lato più scorretto ed estremo della sua creatività, infarcendo il tutto di riferimenti alla cultura popolare.
Conclusioni
Dalla conclusione di questa recensione di The Suicide Squad – Missione suicida ovviamente risulta vincitore, il suo autore, James Gunn. Scommessa vinta da parte di chi puntava sulla sua mano e la sua cifra stilistica, pur in un film che in definitiva è diverso da quelli che lo hanno portato alla ribalta. Diverso perché qui la creatività del regista è senza freni e si lascia andare a violenza, sangue e battute dissacranti senza preoccuparsi di dover essere accessibile a un pubblico di famiglie. La sua Suicide Squad è quella che avremmo meritato sin dal primo film, con ogni personaggio con il suo spazio, la sua funzione e il suo momento indimenticabile, seriamente.
Punti a favore
- La firma, riconoscibile, di James Gunn.
- Lo spazio concesso a ognuno di personaggi del team, tutti alla pari.
- I tanti riferimenti alla cultura popolare che arricchiscono la visione.
- La colonna sonora.
Punti a sfavore
- Forse a tratti troppo sopra le righe.
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