In Cina ora i poliziotti sono dotati di occhiali per il riconoscimento facciale. Questo gadget tecnologico aiuterà loro a controllare che durante le feste di Capodanno, a Pechino fili tutto liscio. La polizia cinese avrà appunto a disposizione degli occhiali da sole sui quali è collocata un’unità mobile di riconoscimento facciale invisibile
È stato necessario un anno di sviluppo a LLVision Technology Co. per mettere a punto questo dispositivo all’avanguardia, che assicura un vantaggio in termini di tempo e di efficienza non da poco. Eventuali sospetti possono essere rintracciati in pochissimo tempo, e questo soprattutto per il tipo di tecnologia montata sugli occhiali.
In cosa consiste questa innovazione?
Ci sono due tipologie di tecnologie di riconoscimento facciale: a camera fissa e a camera mobile. La camera fissa è collegata in remoto a dei database gestiti via cloud. Invece la camera mobile è direttamente collegata ad un dispositivo, come ad esempio un computer, per cui gli agenti possono analizzare più velocemente i dati. E dunque la polizia cinese ha modo di interagire più facilmente con i dati fornitegli dalle camere mobili: il CEO della compagnia LLVision Technology Co, Wu Fei, ha garantito il feedback istantaneo dei dati comunicati dagli occhiali intelligenti.
Chinese police use real-time facial recognition glasses for public security https://t.co/Rrm6EfQ2SU pic.twitter.com/jMtLsPnxtV
— People's Daily, China (@PDChina) February 7, 2018
Velocità ed efficienza dunque: per identificare un volto e tirarlo fuori da un database di 10.000 individui sospetti, ci si impiegano solo 100 millisecondi. Il primo successo di questa tecnologia si ebbe a Zhengzhou: 7 ricercati sono stati individuati in brevissimo tempo.
Ed è questo solo il primo passo per la polizia cinese: nel tempo verrà creato un database sempre più grande, che comprenderà i dati di quanti più cittadini possibile. Di certo, il fatto che si voglia integrare il servizio di messaggistica WeChat con il riconoscimento ID velocizzerà e non di poco il processo. Infatti l’azienda sviluppatrice, Tencent, ha da anni avviato una collaborazione con il governo cinese.
Quale sarà il futuro della polizia cinese?
Sebbene quello elencato non sia che un tassello di un mosaico ben più grande che sta prendendo forma, possiamo solo aspettarci che tecnologie come quella degli occhiali che riconoscono i volti possano intanto rendere più efficiente la polizia cinese, senza (per ora) ipotizzare scenari terrificanti e “fantascientifici” dalla dubbia etica, nella quale la privacy viene violata dalle forze dell’ordine senza che il cittadino possa controbattere.
Per ora auguriamo al “Dragone Rosso” un buon capodanno, e un in bocca al lupo alla polizia cinese per il mantenimento della sicurezza a Pechino.
frangiac
12 Febbraio 2018 alle 20:01Macché’ privacy e privacy !!! fanno benone i cinesi , allora è meglio far circolare i delinquenti tranquillamente per le strade tra le persone per bene come nulla fosse ? Anche da noi in Italia bisognerebbe fare una cosa del genere e alla svelta , perché c’è pieno di delinquenti e poi togliere quella ridicola legge sulla privacy , che va’ bene solo per chi vuole nascondersi dai suoi loschi affari . I cittadini che si comportano bene non hanno nulla da temere .
Simone Scannella
13 Febbraio 2018 alle 22:49In Italia ci sono delle circostanze nelle quali il troppo rigore sulla privacy è un problema (basti pensare alle limitazioni sulle intercettazioni), tuttavia non sono solo i criminali a non voler rendere le proprie informazioni di dominio pubblico. Ad esempio un individuo potrebbe sentirsi violato nella propria intimità e quotidianità. E poi, la consapevolezza di “essere spiato” in tutte le cose della vita, potrebbe far sentire una persona forzata e obbligata nel non fare nulla che possa comprometterla di fronte alla comunità, pur non rientrando necessariamente nell’illegalità. Questo è solo un esempio, ma sono certo che almeno un cittadino con un fedina penale pulita e anche tutti i punti sulla patente potrebbe trovare una ragione valida a favore della tutela della privacy.
Simone Scannella
13 Febbraio 2018 alle 22:51*una fedina penale