Falle di sicurezza, data breach, controllo dei dati e privacy: cosa succede nel mondo digitale durante il lockdown?
È stato decisamente un periodo difficile e le nostre abitudini più comuni sono state rivoluzionate dall’emergenza sanitaria. Ma per fortuna che c’era la tecnologia, è proprio il caso di dirlo, che ci ha permesso di continuare a studiare, lavorare e svagarci. E sono proprio le grandi compagnie tech che in questo periodo sono state travolte da un flusso incredibile di dati , traffico e abbonamenti. Da Netflix e le piattaforme di streaming ai servizi in cloud e di remote working: tutti abbiamo beneficiato di almeno un’app o software durante il lockdown.
Il successo digitale
Talmente tanto traffico che inizialmente Netflix ha dovuto abbassare la qualità del video per permettere di alleggerire il carico sulla rete Europea. Basti pesare che il download dell’app di Netflix sono aumentati del 66% in Italia, secondo i dati di Sensor Tower. Negli Stati Uniti, dove Netflix è molto più diffuso, c’è stato un lieve aumento del 9%. Anche YouTube ha accettato di abbassare l’alta definizione per almeno un mese. Mentre Steam, la più grande piattaforma per gamer, ha visto schizzare alle stelle i suoi utenti, raggiungendo il record di giocatori connessi in un solo giorno.
E dunque, mentre molti arrancano, l’economia digitale aumenta la sua influenza, modificando le nostre abitudini. Ma allo stesso tempo l’uso sempre più frequente di tecnologie e app porta anche nuovi temi e dibattiti: la questione della privacy e dei dati personali, non del tutto risolta, anzi, oltre alla costante necessità di trovare delle soluzioni di sicurezza informatica per le sempre più connesse aziende.
Le grandi compagnie tech
Il cambiamento degli ultimi mesi è ben visibile se si pensa che persino Google e Apple – nemiche da sempre – si sono unite per contrastare l’emergenza virus, attivandosi per sviluppare una loro app di tracciamento da fornire a vari stati. Come per la nostra Immuni, anche l’app firmata Google-Apple si basa sulla tecnologia Bluetooth, rassicurando gli utenti che non sarà un tracciamento costante dei nostri spostamenti. Ma come ha rilevato un sondaggio di ExpressVPN, il 75% della popolazione americana pensa che queste app violino la loro privacy personale e la maggior parte pensa che le grandi aziende se ne approfitteranno per gestire ancor meglio i dati personali.
Ma al di là delle app sviluppate per gestire l’emergenza sanitaria, i grandi players del mondo digitale possiedono già un’infinita mole di dati sugli utenti, grazie a cookie, account e autorizzazione concesse alle app.
Il ruolo della cybersecurity
Sempre più spesso quindi si sente parlare di diritto alla privacy e all’oblio e di tutela dei dati personali. A livello legislativo in Europa si sono mossi i primi passi per garantire una sicurezza e l’informazione giusta ai cittadini, ma in molti altri stati non esistono ancora regole per la tutela dei diritti online. Ecco perché è sempre consigliato seguire delle buone pratiche di cybersecurity, come installare un antivirus su tutti i dispositivi, utilizzare della password univoche, verificare sempre le fonti e l’affidabilità di link e download e anche dei siti visitati oltre ad utilizzare strumenti più sicuri come sono le VPN. Soprattutto per le aziende e i minori, sempre più coinvolti digitalmente a causa del Covid, è necessario pensare a delle strategie che garantiscano un ambiente digitale sicuro. Questi piccoli consigli sono solo l’inizio.Â
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