Se esistesse un decalogo del 21esimo secolo, questa frase ne farebbe di sicuro parte. La privacy… cui tutela è tra le principali “lotte sociali” negli ultimi tempi, è ancora così importante per noi?
Basta fermarsi a pensarci un attimo: quante volte incappiamo nei tanto agognati “termini e condizioni” che non ci fermiamo a leggere? Quante volte installiamo un’applicazione per il telefono od un software per il computer senza neanche fermarci a leggere a quali dati ed informazioni gli stiamo concedendo l’accesso volontariamente? Quante volte chiudiamo quel fastidioso pop-up che ci avvisa che la sua chiusura comporta un “nihhil obstat” al sito web di generare dei “cookie” nel nostro dispositivo al fine di tracciarci?
Diciamocelo: la tutela della privacy è solo fastidiosa, accidenti! Avvisi, pop-up, normative infinite. Tanto accettiamo tutto in ogni caso. Anche che le informazioni che stiamo “concedendo” verranno, tra poco, “regalate”.
Pessimi auspici dall’Oltreoceano, in campo di protezione della privacy
Sappiate che negli Stati Uniti si sta concretizzando una normativa importante, che segnerà lo sviluppo della ormai sovra-citata “tutela della privacy” nei prossimi anni: dopo il Senato, anche il Congresso ha infatti approvato il blocco della normativa che impedisce a provider come At&T, Comcast e Verizon di raccogliere e vendere i dati di clienti senza il loro consenso. Manca solo la – ormai scontata – firma di Trump, e niente più pop-up fastidiosi!Le informazioni che potranno essere vendute includono anche la cronologia delle ricerche, la geolocalizzazione, i numeri di previdenza sociale o le app scaricate dai negozi digitali.
Ajit Pai, neopresidente della Federal Communications Commission, ha espresso il proprio parere favorevole, affermando che l’agenzia governativa cercherà di limitare l’uso e l’abuso dei dati da parte degli Internet Provider. Decidono loro il destino dei nostri dati.
La Electronic Frontier Foundation ha espresso il proprio disappunto sul voto, osservando che “se la proposta diventerà legge, inesorabilmente l’utente sarà bersaglio di pubblicità indesiderate. I consumatori si troveranno costretti a pagare una “tassa sull privacy” per affidarsi ai network di telecomunicazioni private, se vogliono salvaguardare le proprie informazioni”.
La verità è che notizie come questa dovrebbero scandalizzarci, e forse lo fanno, ma non come dovrebbero. La verità è che abbiamo sempre regalato pezzi delle nostre abitudini e dei nostri interessi ad algoritmi atti a sommergerci di annunci pubblicitari. La verità è che di tutelarci, ormai, non ci interessa granché, e forse qualcuno questo concetto lo sta già afferrando.
Abbiamo sempre dato consensi a richieste che a breve non ci verranno più fatte. Vale la pena indignarsi?
Ricordiamoci che questa normativa ovviamente non ci riguarda: nel nostro Paese e nell’Unione Europea una violazione così grande sarebbe impossibile… per ora.
Eppure è giusto che venga posta attenzione agli utenti su ciò che stanno offrendo, è giusto che tutti siano posti nelle condizioni di essere informati e consapevoli al momento di aderire ad un qualsiasi servizio.
Basta che l’utente voglia effettivamente essere informato.
E tu, hai letto i termini e le condizioni d’uso?
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