Le autorità italiane stanno utilizzando una linea dura contro i siti illegali, in particolare le piattaforme di streaming che violano il copyright. Le azioni per limitare la diffusione di questa tipologia di siti si sono spinte tanto da chiamare in causa anche i servizi di CDN, come Cloudflare
È ormai noto da anni che la rete offerta da Cloudflare è una delle preferite dai tanti siti di streaming come quelli di cui si può leggere su sitistreaming.it. Sfortunatamente, oltre alle piattaforme legittime, anche molti servizi illegali si affidano a Cloudflare e altri servizi CDN per consentire agli utenti di accedere a contenuti con tempi di caricamento ridotti.
Ai tanti vantaggi di questa tecnologia sono associati anche dei problemi relativi al tracciamento dei dati trasmessi sulle infrastrutture. Per tanto tempo i siti illegali non sono stati bloccati da servizi come Cloudflare perché, tecnicamente, l’azienda non è legalmente responsabile per i contenuti trasmessi sui propri server. Questa decisione delle autorità italiane di richiedere il blocco di IP illegali direttamente alle aziende di CDN, nonostante pesantemente criticata e contrastata dagli amministratori e avvocati di Cloudflare e non solo, segna una svolta importante nella lotta allo streaming illegale e nel modo in cui limitare la sua diffusione.
Già altre società ricevono richieste simili, come Vodafone, Wind e TIM, che possiedono delle liste nere di IP a cui gli utenti non possono accedere. Questi blocchi vengono richiesti dalle autorità e hanno effetto solo sul territorio italiano e da connessioni in Italia, tuttavia, si tratta di un modo efficace per limitare e oscurare l’accesso a siti illegali senza dover intervenire direttamente sui server fisici degli stessi, spesso posizionati in nazioni in cui non sono presenti leggi a protezione del diritto d’autore.
Perché non è facile oscurare tutti i siti di streaming illegali?
La lotta contro i contenuti trasmessi in streaming in modo illegale è vecchia tanto quanto l’Internet stesso. Fin dai primi anni, se non mesi, del world wide web, la rete è stata usata per condividere tantissimi contenuti, tra cui anche film e musica protetta dal diritto d’autore. Le aziende cercano di proteggersi denunciando le piattaforme in questione. Ad esempio, Sky presenta continuamente delle denunce contro IPTV che trasmettono canali in modo illegale rintracciando il segnale, tuttavia, non sempre viene ottenuto l’effetto desiderato.
Anche se le denunce permettono di avviare indagini e oscurare i siti illegali, alla chiusura di una piattaforma segue l’apertura di un’altra identica, in un ciclo senza fine. Il fenomeno è talmente tanto diffuso che alcuni esperti del settore hanno iniziato a valutare modi con cui convivere con la cosa, arrivando a dire che gli sforzi per bloccare il mercato illegale potrebbero non essere ripagati da un aumento delle entrate delle piattaforme legittime soddisfacente o atteso.
Sicuramente, identificare le persone dietro alle grandi infrastrutture illegali può aiutare a rallentare il fenomeno, tuttavia, oscurare, realmente, tutti i siti di streaming illegali è un obiettivo impossibile, a cui non si dovrebbe realisticamente puntare. Una soluzione più efficace per ridurre la portata di questi servizi è sensibilizzare le persone sui loro pericoli e sui motivi per cui non dovrebbero usarli. In questo senso, far capire agli utenti che sono presenti sanzioni pecuniarie per l’utilizzo di siti illegali nel caso in cui la connessione venga rintracciata può essere d’aiuto per incentivare l’uso di piattaforma legittime e sicure.
Proprio queste sanzioni pecuniarie sono ciò su cui stanno facendo leva anche le autorità , iniziando a identificare e denunciare le prime persone che hanno fatto uso di servizi di streaming illegali. Inoltre, molti siti illegali includono tanti pericoli informatici, per cui i motivi per non usarli sono di gran lunga superiori ai vantaggi da loro offerti.
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