Sono davvero lontani i tempi in cui il calcio veniva trasmesso soltanto sulla radio pubblica o nella tv in chiaro e ci si riuniva nelle case dei fortunati possessori di un decoder e una parabola
Negli ultimi trent’anni gli sportivi hanno assistito alla nascita delle pay tv, degli abbonamenti annuali e dei pacchetti dedicati a campionato e coppe. Poi è stata la volta di DAZN, piattaforma ibrida a metà tra streaming e televisione che ha ottenuto un buon successo di pubblico ma non ha mai propriamente sfondato nel nostro Paese. Ma la rivoluzione non è ancora finita. Molto presto potrebbero fare il loro ingresso nel mondo del pallone anche colossi internazionali come Amazon e Netflix. Ed è già il momento di chiedersi come cambieranno i metodi di fruizione e quali saranno le implicazioni a livello economico e sociale.
Amazon e Netflix nel calcio: interesse sulla Serie A
Fino al 2021 gli sportivi potranno seguire le gesta dei loro club preferiti ancora su Sky e DAZN. Dal 2022 al 2024 potrebbe invece cambiare tutto. A confermarlo ci ha pensato in una recente intervista l’amministratore delegato della Lega Calcio Luigi De Siervo che ha aperto anche ad un possibile futuro della Serie A su Amazon e Netflix, piattaforme streaming che si sono dichiarate molto interessate ad acquistare i diritti del nostro campionato nazionale. “Stiamo attirando l’interesse di grandi piattaforme internazionali, come Amazon e Netflix – ha proseguito soddisfatto l’ad – speriamo che il calcio torni al centro del confronto fra tecnologie e piattaforme”.
Potrebbe essere una vera e propria svolta, sia nei metodi di trasmissione che in quelli di fruizione dello sport più amato dagli italiani. Il calcio va sempre più spedito verso la mobilità e verso la multipiattaforma. Fine dell’egemonia esclusiva delle televisione, quindi, e apertura a Pc, notebook, tablet e smartphone per avere le partite sempre a portata di mano e in ogni luogo.
Insieme al metodo di fruizione delle partite potrebbero cambiare anche le abitudini degli scommettitori. Oggi le scommesse live sono una delle forme di interazione più diretta tra appassionati e calcio giocato ma potrebbero “subire” un’ulteriore accelerata verso il tempo reale, magari permettendo di effettuare puntate minuto per minuto con un semplice click.
Anche i tecnici e gli appassionati di statistica potrebbero trovare pane per i loro denti con le piattaforme streaming. Pensate per esempio alla possibilità di aprire menù interattivi durante le gare con i dati delle squadre e di ogni singolo giocatore o all’opportunità di seguire un singolo reparto con telecamere dedicate.
Fin qui si parla solo di ipotesi ma nel frattempo i colossi dello streaming hanno già iniziato a muovere i primi passi nel mondo del calcio continentale. Amazon nelle scorse stagioni ha rilevato una buona parte dei diritti tv del campionato tedesco (e in Germania detiene anche l’esclusiva per la Champions League) e del boxing day della Premier League (torneo di cui è anche uno dei partner e di cui trasmette venti partite all’anno) e ha recentemente chiuso per l’acquisto di una fetta importante dei match di Champions League. Costo dell’operazione per uno dei quattro pacchetti disponibili vicino agli 80 milioni di euro.
A trasmettere le gare nel triennio 2021/2024 sarà Amazon Prime Video, servizio lanciato in Italia e in altri 200 Paesi nel 2016 con l’obiettivo di contrastare l’egemonia di Netflix. Per ora saranno visibili in streaming soltanto le sedici migliori partite del mercoledì più la Supercoppa e il costo sarà quello dell’abbonamento attuale, pari a 36 euro l’anno o 3,99 euro al mese. Ma il pacchetto è destinato ad arricchirsi dal 2025. Due gli obiettivi dichiarati dell’azienda di Jeff Bezos, attualmente l’uomo più ricco del mondo con i suoi 200 miliardi di dollari di capitale personale: entrare in un mercato dall’enorme potenziale come quello dello sport europeo e conquistare nuovi abbonati anche per gli altri servizi che al momento vantano già la bellezza di 150 milioni di utenti.
La stessa politica aziendale di altre piattaforme concorrenti come Netflix che hanno seguito con attenzione la trattativa per i diritti della Champions e si preparano a tornare con le proprie offerte ai tavoli delle trattative delle prossime competizioni nazionali e internazionali.
Tutte le altre gare della manifestazione europea per club più importante resteranno a Sky e Mediaset. Manca ancora il comunicato stampa ufficiale ma la ripartizione di tutti i match sembra essere decisa: ad Amazon le gare del mercoledì la Supercoppa Europea, a Mediaset le sedici partite del martedì e i diritti per la finale e a Sky le restanti 104 gare della competizione. In sostanza rispetto al 2020 non dovrebbero esserci grandi stravolgimenti per i tifosi italiani che avranno la possibilità di seguire quasi tutte le partite sulla pay tv e alcune in chiaro su Canale 5.
Ma il dato più importante della questione è che l’arrivo di Amazon nel calcio apre scenari interessanti anche nella battaglia per i diritti tv in Italia, da sempre argomento complesso, spinoso e molto dibattuto. Inutile negare che un investimento economico importante non potrebbe che essere positivo per un calcio in costante perdita come quello tricolore e che l’arrivo di capitali esteri possa garantire un futuro più roseo all’intero sistema, club compresi.
L’incognita, però, è nelle possibili risposte del pubblico italiano, mediamente di età elevata e molto legato ai metodi di fruizione tradizionale. Alcuni appassionati avevano riscontrato le prime difficoltà già con l’arrivo di DAZN. E dopo aver preso confidenza con la nuova tecnologia c’è il rischio che siano costretti a cambiare di nuovo piattaforma e abitudini.
Un rischio che, tuttavia, sembra non troppo elevato. Al momento i numeri di Amazon Prime nel nostro Paese sono in crescita costante, così come la confidenza con i nuovi strumenti di trasmissione e le piattaforme streaming, scelta dalla stragrande maggioranza degli utenti online. Lo scorso anno una ricerca di settore ha quantificato in 8 milioni i nostri concittadini con almeno un abbonamento attivo a un servizio. Un numero che probabilmente (anche se mancano i dati ufficiali) nel 2020 ha già sfondato la quota dei 10 milioni e che denota una crescente alfabetizzazione al mezzo della popolazione nazionale.
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