Reggie Fils-Aime, direttore operativo di Nintendo Of America, dichiara: “I temi politici li affronteranno gli altri, noi vogliamo che le persone si divertano”
Le software house ai nostri giorni, sempre più spesso nei loro videogames affrontano temi scomodi, o comunque tematiche forti. L’esempio di Overwatch, che nel suo roaster di personaggi ha incluso il personaggio LGBT Tracer.
O di Far Cry 5, titolo Ubisoft Montreal in uscita il 17 febbraio 2018: quest’ultimo capitolo tratterà infatti di una setta fondamentalista cristiana, che nel tentativo di attuare un piano apocalittico denominato Eden’s Gate cercherà di conquistare la contea di Hope County (qualcuno ha detto ironia?) collocata in un’immaginaria America dei nostri giorni.
Ed è proprio alla luce di questo nuovo caso videoludico che il notiziario americano The National ha trattato questo argomento. In merito alla questione è stato intervistato Reggie Fils-Aime, direttore operativo di Nintendo Of America, il quale ha subito dichiarato: “I temi politici li affronteranno altri, noi vogliamo che le persone sorridano e si divertano quando giocano con i nostri titoli” (potete cliccare il video in calce alla notizia e visualizzare il minuto 57:15).
La politica di Nintendo non lascia spazio ad interpretazioni: il suo è un modo inclusivo di intendere l’audience videoludica. Bisogna rendere minimo il rischio che le persone possano in un qualche modo sentirsi offese dai contenuti offerti.
Ovviamente l’obbiettivo di Nintendo è vendere il maggior numero di hardware e software, e i recenti dati di vendita non fanno che confermare l’affermazione di Reggie Fils-Aime (ricordiamo che Mario Kart 8 Deluxe è stato il titolo più venduto di aprile).
Dalle grandi Controversie derivano grandi Responsabilità
E così i videogiochi non dovrebbero impegnarsi culturalmente o politicamente? Ognuno fa le sue scelte, ma alla fine il successo commerciale di un titolo controverso dipende moltissimo dall’ambiente culturale ed economico che lo circonda.
Abbiamo esempi positivi come Overwatch, ma anche esempi di giochi dalla vita difficile come Hatred, titolo che destò molto scalpore poiché la tematica principale, trattata con molta violenza, era la misantropia, al punto che Epic Games prese le distanze dal gioco poiché non voleva che il suo motore grafico Unreal Engine 4 fosse associato a questo gioco.
Nintendo adora da sempre le famiglie
Ovviamente Reggie gioca in un’area sicura: i titoli Nintendo sono stati capaci di creare icone simpatiche e family friendly come Mario, Link, Yoshi, Kirbi, Donkey Kong, che tutto potrebbero far pensare tranne che alla violenza (anche se sono divertenti le versioni alternative di questi personaggi, riproposti parodisticamente nei video di Dorkly e simili).
C’è anche da considerare la visione dell’ei fu CEO di Nintendo Satoru Iwata: l’inclusione di hardcore gamer e di casual gamer riuniti in salotto a giocare. Questo modo di concepire il videogioco portò Iwata, in seguito al successo di Nintendo DS e Nintendo Wii, a proporre ai videogiocatori quell’esperimento fallimentare che sarebbe stato Wii U. Ora con Switch la grande N si orienta su lidi diversi, ad esempio rendendo versatile una console capace di essere sia casalinga che portatile, ma la politica dello sviluppare titoli adatti a tutti permane.
Ad oggi, per Nintendo non sussiste la necessità di impegnare socialmente e politicamente i loro titoli. Ma alla fine ce n’è davvero il bisogno, con milioni e milioni di persone che giocano ai titoli della grande N proprio grazie alla loro spensieratezza, la loro unicità artistica e la magia che solo loro riescono a creare?
In attesa di un futuro cambiamento (?) di rotta da parte di Nintendo, ci auguriamo che continui a sviluppare giochi first party all’insegna della qualità e del divertimento, e con religioso hype attendiamo Super Mario Odyssey.
Aldo
16 Luglio 2017 alle 16:51Ma si dai, basta divertirsi!