Quando si parla di retrogaming si pensa solo alla “gloria”, come testimoniato da The Legend of Zelda oppure da MediEvil, ma che cosa succede quando i sequel deludono i fan? Beh, scopriamolo assieme
Come quando si parla di film, una delle cose più belle, paradossalmente, è parlare di quelli brutti e lo stesso discorso può valere anche per i videogiochi. Insieme cercheremo dunque di levare solo qualche pagliuzza d’oro dall’Olimpo del retrogaming a dimostrazione di come, anche saghe leggendarie come Zelda oppure MediEvil, hanno commesso dei passi falsi sul loro cammino.
Ah, se poi ve lo steste chiedendo, no, a volte non basta neanche produrre una versione flipper, come nel caso di Metroid Prime Pinball, per fare un colpo più che “fortunato” come Kirby’s Dream Course per SNES. Partite dunque con noi alla scoperta dei sequel che, forse, non vorrete recuperare!
Iniziamo con Zelda
Esatto, avete proprio letto bene, fa strano notare come le avventure di Link & Co abbiano toppato vero? Eppure è così, ma tranquilli perché si tratta di episodi piuttosto sporadici che non vanno ad intaccare minimamente la grandezza di questa saga. Partiamo dunque dal principio, e qui è proprio il caso di dirlo, ovvero con Zelda II: The Adventure of Link (presente nel catalogo del NES mini) sbarcato dapprima su Famicom Disk System nel 1987 e poi su NES l’anno seguente.
Ambientato poco dopo le vicende narrate del primo eccezionale capitolo questo capitolo si rivelò essere una sorta di mezzo passo falso, come ammesso dallo stesso Shigeru Miyamoto, che sconcertò non poco i giocatori dell’epoca vista la fase esplorativa con visuale dall’alto e quella d’azione a scorrimento laterale. Comunque sia non fu un insuccesso così completo visto che, stranamente, all’epoca molte testate ne parlarono in maniera entusiasta. Questo grazie al fatto che i dialoghi con i personaggi e lo sviluppo di essi, al pari dei villaggi, erano molto più completi rispetto alla prima storica avventura e poi si potevano anche livellare statistiche come attacco, vita e magia.
Ma tranquilli perché la “leggenda” non è ancora finita. Se la prima versione per Wii di Skyward Sword non è stata il massimo a causa dei bug e dell’eccessiva semplicità, oggi riportata a lustro con l’edizione in HD per Nintendo Switch, il vero angolo della vergogna spetta ai capitoli usciti per Philips CD-i. Dei capitoli che sono diventati praticamente un meme e che sono stati ripudiati da Nintendo stessa che ha solo concesso la licenza del brand senza intervenire direttamente nella loro realizzazione.
Molto probabilmente, se l’avesse fatto, giochi come Link: The Faces of Evil, Zelda: The Wand of Gamelon e Zelda’s Adventure non sarebbero mai esistiti. Ricordiamo inoltre che questi titoli, pubblicati verso la fine della prima metà degli anni Novanta, non erano minimamente paragonabili ad un altro colosso che era uscito per SNES nel 1991. Ovvero A Link to the Past!
Super Mario – Retrogaming: da Zelda a MediEvil
Anche per il nostro idraulico preferito le avventure nel Regno dei Funghi non sono sempre andate bene. Arrivato in Occidente verso la fine degli anni Ottanta ed in Giappone solo qualche anno più tardi (chissà come mai) Super Mario Bros. 2 (presente anche questo all’interno del NES mini) avrebbe dovuto rappresentare il sequel del primo eccezionale capitolo.
In effetti quel “due” traeva piuttosto in inganno soprattutto perché il vero sequel è The Lost Levels mentre questo capitolo altro non era che una riproposizione mariesca di un altro gioco dal titolo Yume Kōjō: Doki Doki Panic. Per quanto particolare fosse, anche troppo, il titolo è stato comunque valutato piuttosto bene all’interno del mercato collezionistico ed un certo possessore americano della cartuccia lo sa bene.
Altro mezzo passo falso – in verità ce ne sarebbe più di uno – è stato poi Dr. Mario 64 che è stato fortemente criticato sia dalle testate che dai videogiocatori dall’epoca. Il titolo prendeva semplicemente le meccaniche del capitolo visto su SNES e le traslava sul Nintendo 64, questo ci fa capire come mettere il numero 64 davanti ad un titolo non è sempre sinonimo di successo assicurato. Ovviamente non fu il caso di Super Mario 64!
Castlevania – Retrogaming: da Zelda a MediEvil
Un altro ottimo esempio di quanto scritto sopra vale anche per Castlevania, in questo caso Akuma jō Dracula: Mokushiroku, e del suo sbarco su Nintendo 64 nel 1999. Capiamo perfettamente che erano gli ultimi anni di quella console, ma “festeggiarli” con un titolo del genere era un po’ troppo.
Questo titolo, da molti appassionati della saga ribattezzato Castlevania 64, fu una mezza delusione per i fan visti i due personaggi non eccessivamente ispirati al contrario dei quattro annunciati, un eroe classico ed una ragazza con poteri psichici, la storia banale e delle meccaniche poco precise e davvero scomode.
Una cosa simile successe anche per il prequel Castlevania: Legacy of Darkness che, nonostante alcune migliorie, dimostrò ancora una volta come la serie di Castlevania era in grado di dare il suo meglio sulle due dimensioni piuttosto che sulle tre.
Sonic – Retrogaming: da Zelda a MediEvil
Se Nintendo non ha sempre fatto le mosse giuste lo stesso si può dire per la SEGA e, soprattutto, per il suo alfiere per antonomasia. Il riccio blu Sonic, infatti, si è ritrovato suo malgrado in dei titoli dove la sua iconica velocità sembrava un ricordo assai lontano al pari di ambienti di gioco fluidi, colorati e ben studiati.
Lo dimostrano dunque un paio di colpi davvero male assestati quali Sonic Labyrinth del 1995 per Game Gear e Sonic 3D: Flickies’ Island per Mega Drive (1996) e Saturn (1996, 1997 e 1998). In degli ambienti così il nostro caro riccio si è trovato più che perduto ed i numerosi bug del gioco, uniti alla legnosità dei comandi, non sono certo stati di aiuto in nessuna maniera!
Purtroppo la saga di Sonic non manca di altri capitoli davvero deludenti che, oltre al protagonista, hanno letteralmente messo in ridicolo anche gli altri personaggi storici come Tails, Knuckles e persino Amy. Il titolo di questo scempio di bug e di conversione in tre dimensioni davvero mal riuscita? Sonic Boom: l’Ascesa di Lyric (2014) per Wii U, giusto per ripassare la palla a Nintendo.
Pokémon – Retrogaming: da Zelda a MediEvil
Piccolo intermezzo giusto per farvi respirare un momento. Di videogiochi della serie Pokémon, purtroppo, si sono viste molte infamie contro le glorie dei bei tempi tempi andati, al successone di Pokémon Go ed ai remastered più recenti ed apprezzati.
Visti sia su console ufficiali che su altre decisamente più “tarocche”, la medaglia per uno dei posti più bassi può venire assegnata senza mezzi termini a Hey You, Pikachu! per Nintendo 64 uscito in Giappone nel 1998 e da noi nel 2000 durante gli anni più intensi della cosiddetta Pokémania!
Pensate poi che c’era addirittura un Nintendone “brandizzato”, davvero di pessimo gusto, per giocare a questo titolo dove bisognava parlare direttamente nel microfono per impartire i comandi al proprio sorridente Pikachu selvatico. Altri esperimenti simili sono stati poi commessi su Nintendo Wii. Nonostante sia stato apprezzato dai più piccoli, che comunque dopo un po’ se lo sono dimenticato, il titolo è stato massacrato senza pietà anche se c’è qualcuno che ha ipotizzato come questo sarebbe stato un buon gioco per 3DS alla stregua di Nintendogs. Ma anche al peggio c’è un limite.
Crash Bandicoot – Retrogaming: da Zelda a MediEvil
Altro passaggio di palla che stavolta finisce tra i piedi di Sony con una delle sue mascotte più celebri. Dopo le meraviglie viste sui primi tre capitoli di Crash Bandicoot, il nostro marsupiale preferito non è che abbia avuto una vita così facile.
Se il titolo Crash Bash del 2000, giusto un filino ispirato alla serie di Mario Party, ha avuto pareri “così e così” e Crash Bandicoot: L’ira di Cortex ha trovato comunque dei lati positivi, per quanto risicati, lo stesso non si può dire di Crash of the Titans e Crash: Il dominio sui mutanti.
Due titoli che hanno rappresentato il punto più basso toccato dall’intera serie e che, oltre a stravolgere totalmente il gameplay facendo dimenticare ai giocatori che ci si trovava in un platform, persino l’aspetto del protagonista è stato sconvolto. Nel tentativo di renderlo più “accattivante” gli sono stati applicati anche dei tatuaggi tribali davvero kitsch che, se messi assieme alla figura intera, hanno solo peggiorato ulteriormente le cose anche dal punto di vista prettamente estetico.
Spyro – Retrogaming: da Zelda a MediEvil
Non è facile portare una serie dalle due dimensioni alle tre, ma la stessa cosa vale anche per il contrario. Soprattutto se si vuole tentare l’azzardo con una console portatile! A farne le spese, in questo caso, è stato un altro “collega” di Crash Bandicoot, ovvero il draghetto Spyro.
Spyro: Season of Ice, Spyro 2: Season of Flame e Spyro Fusion usciti nei primi anni del Duemila per Game Boy Advance sono dunque i casi più lampanti. Un gameplay davvero imbarazzante, degli ambienti davvero scarni e delle meccaniche ignobili hanno fatto dimenticare tutta la bellezza dello Spyro dei primi tempi su PlayStation.
Monkey Island – Retrogaming: da Zelda a MediEvil
Dopo i primi due eccezionali, e pixellosi, capitoli che hanno dato il via agli anni Novanta, la serie ha giocato la sua ulteriore “carta rivoluzione” con The Curse of Monkey Island (uscito per PC nel 1997) mostrandoci un Guybrush Threepwood in salsa molto più cartoon. Alcuni “irriducibili” lo hanno denigrato perché si è trattato di un’avventura grafica fin troppo comica che non lasciava più tanto spazio agli ambienti ed alle atmosfere partorite dalla mente di Ron Gilbert, ma sia loro che i suoi “redentori” si sono trovati d’accordo su un punto.
E questo è che Fuga da Monkey Island (2000) rappresenta il punto più basso della serie ed è un altro esempio di come non basti il 3D a salvare un gioco se questo non funziona proprio. È andato leggermente meglio il successivo Tales of Monkey Island (2009) anche grazie alla presenza dello storico Ron Gilbert che ha dato comunque il suo contributo, seppur limitato, allo sviluppo del titolo, ma oramai questo vascello pirata non era più lo stesso.
Rimanendo in tema di avventure grafiche speriamo che Syberia: The World Before, nonostante il rinvio su PC, possa essere un altro gioco davvero degno di questo nome. Per il resto, occhio alle scimmie a tre teste!
E chiudiamo con Medievil
Avete presente quando si cerca di “svecchiare” un’icona di qualunque tipo? Bene, il più delle volte tale mossa non funziona affatto e MediEvil Resurrection dimostra come non ci potrà mai davvero essere pace per il caro vecchio Sir Daniel Fortesque. Approdato sulla ormai defunta PSP nel 2005, il titolo ha cercato di mostrare il lato più comico dell’eroe di Gallowmere fallendo miseramente. A nulla è servito poi l’ausilio di altri personaggi come il folletto Al – Zalam che ha preso domicilio nel cranio del nostro scheletrico cavaliere. Per fortuna che se lo ricordano in pochi!
Da ricordare però che persino la recente remastered per PS4 ha lasciato non pochi giocatori piuttosto “interdetti” sulla riproposizione delle avventure dei Sir Daniel Fortesque. Un consiglio? Fatevi un piacere e recuperatevi i primi due capitoli e, morte a Zarok!
Siamo dunque arrivati alla fine di questa lista dell’infamia, ma sapete anche voi che se si analizza il retrograming e si parte da Zelda per arrivare a fino a MediEvil e oltre, allora si sa quando si comincia, ma mai quando si finisce. Alcuni di questi titoli potrebbero comunque piacere ancora oggi, magari per i completisti più incalliti, ma noi ne dubitiamo fortemente. In ogni caso, come dicevano gli antichi latini, de gustibus non est disputandum!
Nella speranza che tale lista non vi abbia eccessivamente traumatizzato, magari portandovi alla memoria incubi videoludici sopiti nella memoria, noi vi diamo appuntamento ad un’altra volta, ma vi lasciamo comunque con una piccola “consolazione”.
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