Se si parla di retrogaming, è impossibile non parlare di avventure grafiche ed è altrettanto impossibile non citare la saga di Monkey Island che, sotto la sua “maledizione”, ha stregato migliaia di appassionati del genere come testimonia “The Curse of Monkey Island”
Continua dunque il nostro viaggio all’interno della rubrica di retrogaming, partito con il buon vecchio Super Mario 64, che oggi ci porta verso paesaggi più caraibici e pirateschi con “The Curse of Monkey Island.” Prima di proseguire vorrei puntualizzare sul fatto che ho scelto il terzo capitolo poiché, oltre ad essere il primo al quale abbia mai giocato, è anche quello che mi riporta a giorni ben più sereni tra i banchi della scuola elementare o a casa dei miei amici quando lo chiamavamo semplicemente “Monkey Island 3”.
So bene che in molti l’hanno definito un canto del cigno e che le sue vendite non siano state delle migliori, soprattutto se consideriamo i primi due, ma ci ho rimesso mano ultimamente ed è stato come un piacevole tuffo nel passato. Bene, finito il momento amarcord, torniamo a noi.
Correva l’anno 1997
Ad eccezion fatta per il 3D più “spinto” cominciato con il deludente Fuga da Monkey Island, (rabbrividisco ancora oggi) “The Curse of Monkey Island” è il terzo gioiello di un forziere degno del migliore dei pirati che porta fiero il logo del motore grafico SCUMM di Ron Gilbert.
Correva dunque l’anno 1997 e, sia per il mercato delle console che dei PC, è un periodo di grande fermento vista anche l’ascesa di svariati titoli e saghe. Accanto ai vari platform, agli arcade, gli sparatutto, gli horror, gli sportivi, gli strategici, i gestionali e così via potevano mancare le avventure grafiche? La risposta è assolutamente no e “The Curse of Monkey Island” ne è un esempio perfetto, così come è un perfetto esempio di retrogaming.
Si parte per un lungo viaggio – Retrogaming: “The Curse of Monkey Island”
“The Curse of Monkey Island” è una delle tante chicche appartenenti alla famosa, e purtroppo defunta, LucasArts (e ad oggi del retrogaming) che ha dato i natali ad altre avventure grafiche come la serie di Broken Sword, Sam & Max, Maniac Mansion, Grim Fandango, Indiana Jones and the Fate of Atlantis e tante altre. Una casa produttrice il cui funerale è stato celebrato in un mesto giorno della primavera del 2013.
Grazie alla sua grafica molto più in stile cartoon e colorata, “The Curse of Monkey Island” è oramai un vero e proprio classico del genere punta e clicca (se volete potete anche aggiungere “impreca con l’inventario”) che garantirà sempre delle ore di divertimento e spensieratezza anche grazie ad una colonna sonora particolarmente azzeccata.
A tal proposito, non va dimenticato che si potrà sempre selezionare la difficoltà dell’avventura piratesca all’inizio del gioco. Un cartello in legno, infatti, vi farà scegliere tra la modalità standard e quella più difficile definita come “The Curse of Monkey Island: Mega – Monkey. Una Storia di Pirati Fanfaroni e Smargiassi (ma con più enigmi)”.
Una volta scelta la modalità che più si addice a noi ed al nostro grado di pazienza, saremo pronti per salpare alla volta delle Sette Scimmie a Tre Teste, scusate volevo dire Sette Mari, il compagnia dello scalcagnato capitano pirata Guybrush Threepwood!
Una storia piratesca – Retrogaming: The Curse of Monkey Island
Ambientato verso la fine del Seicento, oltre che sei anni dopo il capitolo precedente, “The Curse of Monkey Island” si apre con il “temibile pirata” Guybrush Threepwood, alla deriva su di un autoscontro mentre, intento a scrivere sul suo diario di bordo, ci racconta brevemente di come sia finito lì dopo le vicende narrate in Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge.
Il gioco comincerà fin da subito a “bombardarci” con la sua ironia e nonsense. Oltre a trovarsi su un autoscontro, infatti, il povero Guybrush vorrebbe tanto un po’ d’acqua, frutta, grog e pollo arrosto, ma non si accorge di come tutto questo gli galleggi accanto visto che è troppo impegnato a scrivere per rendersene conto.
La sfiga (passatemi il termine) vorrà, che egli finisca a Plunder Island nel bel mezzo di una battaglia tra le navi piene zeppe di scheletri guidati da LeChuck ed un fortino strenuamente difeso dall’amata Elaine che punzecchierà il nostro non morto preferito.
Guybrush finirà ovviamente catturato da LeChuck e buttato nella stanza del cannone comandato da Wally. È da lì che il nostro sfortunato protagonista cercherà di scappare. Non dimentichiamo che faremo la conoscenza dello “spaventoso” teschio parlante Murray che finirà addirittura con il distruggere la nave con una potente cannonata voodoo.
Fortunatamente il nostro eroe riuscirà a scamparla e ad offrire un anello all’amata Elaine che, dopo averlo messo al dito, si trasformerà in una statua d’oro a causa di una maledizione. E indovinate un po’: l’anello era stato trafugato proprio dalla stiva di LeChuck!
Guybrush Threepwood dovrà dunque partire alla volta di isole misteriose, pirati allucinanti, misteri improponibili e tonnellate di umorismo, per salvare l’amata ed impedire che LeChuck continui la sua opera di distruzione. Ce la farà? Prima fermata Plunder Island, dove dovrà trovare una nave ed una ciurma disposta a seguirlo.
Modalità di gioco e iconici personaggi – Retrogaming: “The Curse of Monkey Island”
Interamente giocabile con il mouse, “The Curse of Monkey Island” riprende lo schema di molte avventure grafiche punta e clicca. Un doblone d’oro ci farà capire le tre cose che si possono fare con un oggetto (prendi, esamina e parla), l’inventario ci permetterà di trasportare e combinare gli oggetti e l’ironia la farà da padrone.
A parte un piccolissimo momento “FPS” nella prima parte ed i momenti di navigazione e combattimento, al quale seguiranno i famosi duelli d’insulti, vi basterà il mouse per salpare alla volta dell’avventura più assurda e piratesca di sempre.
Quando vuoi essere il Johnny Depp di Pirati dei Caraibi o l’elastico Monkey D. Rufy di One Piece, ma in realtà sei “l’inetto” descritto da Italo Svevo o, più semplicemente, il caro vecchio ragionier Fantozzi di Paolo Villaggio, questa potrebbe essere una buona sintesi per descrivere il nostro gioco e il nostro caro protagonista.
Aggiungete poi un fantastico mix di pirati, tecnologia, polli diavolo o meno, voodoo e, naturalmente, scimmie; il pizzico horror offerto dal capitano LeChuck e dalle sue orde di non morti e avrete ottenuto “The Curse of Monkey Island”, una perla del retrogaming e delle avventure grafiche.
La ciliegina sulla torta sarà rappresentata da continue citazioni e riferimenti. Giusto per dirne un paio, ritengo utile citare alcuni membri della ciurma come il pirata gentiluomo Edward van Helgen ed il forzuto Haggis McMutton. Entrambi reclutati a Plunder Island, un po’ con l’inganno ed un altro po’ con l’astuzia, tutti e due i pirati nascondono dei riferimenti nei loro nomi.
Il primo è un asso della musica, si lancerà in un assolo di banjo che poi diventerà una chitarra elettrica indiavolata, infatti prende il nome dal compianto chitarrista Eddie Van Halen. Il secondo è uno scozzese (il suo nome deriva da un piatto tipico del posto cucinato nello stomaco di pecora) con tanto di kilt e passione per il lancio dei tronchi.
Un altro easter egg, stavolta possiamo chiamarlo così, è poi il rinvenimento di uno scheletro di pirata che è praticamente il Grim Fandango già citato in precedenza all’interno di una locanda a Puerto Pollo. Non so se andrò mai a mangiare lì.
All’arrembaggio
“The Curse of Monkey Island” è dunque uno di quei titoli ai quali non si può fare a meno di giocare ed amare quando si tratta di retrogaming. Un gioco che mischia sapientemente logica ed umorismo per un risultato unico e, decisamente, piratesco e del quale, a mio avviso, non si parla mai abbastanza.
Assieme ai due capitoli precedenti, “The Curse of Monkey Island” è un vero e proprio must per chi è cresciuto a pane e avventure grafiche senza scordare che è ancora in grado di strappare qualche risata e rigare il volto con una o due lacrimucce di nostalgia. Vogliamo poi ricordare la colonna sonora? Davvero ben azzeccata e, soprattutto, molto divertente e ritmata!
Detto questo, potete dunque trovare il titolo con una certa facilità a poco prezzo, gli altri due sono disponibili a questo link, mentre su tuttoteK potrete rimanere aggiornati su tutto quello che riguarda i videogiochi di ieri ed oggi. Alla prossima ciurma e, soprattutto, fate attenzione alle scimmie e a tre teste!
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