Domandina facile facile, che cosa è giallo e mangia a volontà? Ma naturalmente è Pac – Man, una delle icone del retrogaming! Vediamo assieme un po’ della sua storia di successo
Esatto, la cara vecchia pallina gialla che segue una dieta di fantasmini e frutta, oramai ha poco più di 40 anni sulle spalle, ma è proprio per questo motivo che la sua immagine è ancora una delle icone più conosciute di tutto il panorama videoludico mondiale. Assieme al buon Super Mario (rosso) ed all’impavido Link della serie di The Legend of Zelda (verde), anche il nostro Pac – Man (giallo) è un simbolo di un’epoca di scoperta, 8 bit, anni Ottanta, primi colori su schermo e retrogaming che non è mai passata davvero di moda. Anzi, si potrebbe quasi dire che, al giorno d’oggi, stia rivivendo una seconda giovinezza grazie alle console mini ed ai digital pack per Nintendo Switch e simili.
A testimonianza di questa affermazione ci sono ancora i quasi 300.000 cabinati sparsi in giro per il mondo, opportunamente distribuiti tra bar, sale giochi e collezionisti privati, dove la nostra simpatica pallina gialla continua a mangiare indisturbata. Praticamente un successo di fama mondiale. Dopo una serie praticamente incalcolabile di seguiti, remake, conversioni, apparizioni in altri titoli, citazioni e riferimenti la semplicità e l’immediatezza di questo “papà dei videogiochi” moderni non ha mai smesso di appassionare grandi e piccini.
Ma torniamo un po’ indietro nel tempo, più precisamente nel 1980 ovvero la cosiddetta “preistoria dei videogiochi”, e vediamo come un giovane sviluppatore di neanche 30 anni è riuscito a cambiare il mondo. Questa è dunque la storia di Tōru Iwatani e della sua creazione più famosa di sempre!
Tutto cominciò con una pizza
Siamo in Giappone nel 1980 ed un venticinquenne Tōru Iwatani sta mangiando una pizza con dei colleghi quando ecco che, come d’improvviso, arriva l’ispirazione per un nuovo videogioco. Volgendo lo sguardo in basso, infatti, il creator notò che alla sua pizza mancava una fetta e questo gli fece scattare qualcosa in testa. Nella sua mente cominciò dunque a riecheggiare ossessivamente la parola giapponese “pakupaku”, un termine onomatopeico che sta per aprire e chiudere la bocca, e tanto è bastato al buon Iwatani per rinchiudersi nel suo ufficio e cominciare a buttare giù l’idea di Pac – Man, futuro simbolo del retrogaming.
Pochi mesi, un compositore, una manciata di tecnici ed un cabinato. Ecco qui il futuro dei videogiochi, un titolo davvero diverso rispetto ai titoli dell’epoca come Galaxian oppure Space Invaders. Stavolta non ci sarebbero stati alieni da crivellare di colpi, ma bensì una battaglia a suon di mandibole ed inseguimenti in un labirinto. Inoltre, ed anche questa era una novità assoluta per quegli anni, sarebbe stato il primo gioco con dei veri e propri intermezzi. Perciò, se il modo di giocare oggi è quello che è, adesso sapete a chi dire “domo arigato”. Ma torniamo a noi!
Inizialmente battezzato Pakkuman per “rispettare” il termine giapponese, il titolo passò prima dalla Namco per la distribuzione in patria e poi alla Midway Games (in futuro tornerà a far parlare di sé con la serie di Mortal Kombat tra le varie) per quella americana. Ed è proprio a questo punto che il nostro simpatico amico riceve ufficialmente il nome con il quale è conosciuto oggi. Il nome non funziona, neanche quando venne cambiato in Puck – Man, e c’è anche un motivo per questo.
L’azienda americana, infatti, fece notare come fosse davvero facile trasformare la lettera P in una F creando un gioco di parole non poco simpatico. Insomma, se non fosse stato per “l’umorismo” del pubblico americano oggi il nostro eroe avrebbe un nome leggermente diverso! Comunque sia, il successo della sua creatura è immediato e coinvolge subito tutto il globo terracqueo finendo per prosciugare le monetine dei giocatori di ogni nazionalità. Purtroppo, dopo questa rivoluzione videoludica, Iwatani non riesce a distinguersi per altri giochi rilevanti e chiude la sua carriera alla Namco dopo anni di onorato servizio. Oggi è un professore universitario in patria, la vita a volte…
Mangia, mangia, mangia – Retrogaming: Pac – Man
Dubito seriamente che ci sia qualcuno in questa parte dell’Universo che non sappia come funzioni, anche a grandi linee, il gioco. Comunque possiamo sempre fare un piccolo ripasso. Il nostro sferico eroe si troverà dunque ad affrontare tutta una serie di labirinti all’interno dei quali, spostandosi, continuerà a mangiare “omaggiando” il termine onomatopeico nipponico. A metterlo in difficoltà saranno però quattro fantasmini che lo inseguiranno lungo tutto il suo percorso, ma se lui mangerà un frutto le parti si invertiranno per un breve periodo di tempo.
Tra gli oggetti speciali che troviamo all’interno del gioco ci sono dei frutti (ciliegia, fragola, arancia, mela ed uva), la navicella di Galaxian, la campana e la chiave. Tutti questi elementi hanno un loro punteggio singolo che andrà ad arricchire quello totale realizzato dal giocatore. Per quanto riguarda gli antagonisti, invece, anch’essi hanno subito una serie di cambi di nome ed oggi sono universalmente noti con i nomi di Blinky, Pinky, Inky e Clyde ognuno con il suo colore distintivo e le sue abilità:
- Blinky (rosso): l’inseguitore per eccellenza
- Pinky (rosa): la più veloce
- Inky (azzurro): blocca i movimenti
- Clyde (arancione): il più lento e stupido
Il caso Atari 2600 ed il livello 256 – Retrogaming: Pac – Man
Ovviamente il nostro simpatico amico non ha sempre avuto vita facile e, oltre ai fatidici fantasmi, altri due grandi ostacoli si sono piazzati lungo la sua via. Uno di questi è il famoso caso della conversione per la mitica console Atari 2600, le aspettative erano le più alte in assoluto, ma il risultato finale fu talmente deludente che fu uno delle cause principali della grande crisi dei videogiochi del 1983. Una crisi che, per l’occasione, venne battezzata anche come Atari Shock!
Le limitazioni della console, infatti, erano davvero tante e l’emulazione fu un colossale fiasco. I colori non risultavano pieni e vividi come nei cabinati ed anche i movimenti dei personaggi, oltre al loro aspetto che risultava più “deforme”, erano lenti e goffi. Inclusa un’animazione davvero mal realizzata, la cartuccia fece quasi la stessa fine di quelle del videogioco di E.T. e moltissime rimasero invendute.
Per quanto riguarda il caso del livello 256, invece, pare che un bug rendesse impossibile andare avanti nel gioco oltre quel punto anche se un ragazzino affermò di esserci riuscito. Ad ogni modo, il bug venne aggiustato con la versione per emulatore MAME e, nel 2015, venne pubblicato il gioco per cellulare che riprendeva l’avventura da quel punto in poi.
Nella cultura di massa – Retrogaming: Pac – Man
Avete mai fatto caso a come quella simpatica pallina gialla sia apparsa praticamente ovunque poco dopo la sua nascita? Al pari di un successo mondiale come quello dei Beatles, la creatura di Iwatani fu subito protagonista del suo cartone animato, la stessa cosa è accaduta al buon Link con dei risultati piuttosto discutibili, ma si trattava solo dell’inizio. Dopo magliette, cartelle, adesivi, poster, zaini e così via, il nostro eroe mangia-fantasmi fece tantissime altre apparizioni nei media. Citarle tutte sarebbe impossibile e quindi mi limiterò a riportarne solo alcune.
Per quanto riguarda l’animazione, il nostro golosone appare, leggermente modificato, nella puntata Il mostro del labirinto / Maze Monster Zap Men durante la prima stagione (1990) di Tom & Jerry Kids. Lo ritroviamo poi insieme a Space Invaders e Donkey Kong nella mitica serie Futurama all’interno della puntata Il gioco del Se Fossi 2 / Anthology of Interest II (2002) dove veste i panni di un generale.
Infine, doppia citazione per i Griffin. In una puntata infatti, il cane Brian canticchia alla radio la canzone sulla “febbre” da questo gioco. Si tratta di una delle hit dell’album Pac – Man Fever del duo americano Buckner & Garcia del 1982. Nell’album tutte e otto le canzoni sono poi dedicate ai videogiochi che popolavano le sale giochi dell’epoca. Rimanendo in campo musicale, Caparezza lo nomina apertamente nel suo brano Abiura di me mentre, il musicista e comico Weird Al Yankovic, ha storpiato la canzone Taxman dei Beatles per far risaltare la pallina più famosa di sempre.
Volgendo un breve sguardo al cinema possiamo ricordare il motivo del suo cambio di nome in Scott Pilgrim vs. the World mentre, nel deludente film Pixel, possiamo vedere una citazione del gameplay in una scena della pellicola. Da segnalare che qui compare anche il suo creatore solo che viene interpretato da Denis Akiyama, magari neanche a lui è piaciuto questo film. Poi ci sarebbero altri elementi come il Doodle di Google e mille altri ancora, ma per questi lascio volentieri a voi l’arduo compito di trovarli tutti.
Un viaggio tra le console – Retrogaming: Pac – Man
Ovviamente il nostro eroe ha attraversato praticamente quasi tutte le console esistenti, tra queste mancava purtroppo il Super Nintendo Entertainment System. Presente anche nel pacchetto dei giochi già installati all’interno del NES mini, la pallina gialla ha continuato a rimbalzare dai cabinati alle case passando anche attraverso gli smartphone e finendo tra i personaggi giocabili di Super Smash Bros. nell’edizione per Nintendo 3DS e Wii U.
Se volete rivivere le sue avventure in forma più old school avete poi due opzioni diverse. O riuscite a mettere le mani su un vecchio cabinato ancora funzionante oppure procurarvi la versione Connect and Play di Bandai Namco dove, al suo interno, potrete giocare altri capitoli della serie insieme ad altre chicche come Xevious oppure Galaga. In alternativa c’è pure in versione gioco da tavolo, Amiibo e così via. Dunque a voi la scelta cari giocatori!
Da gustare fino all’ultimo morso
Devo dire che, nonostante Pac – Man sia l’icona per eccellenza del retrogaming, riprovare ogni volta la sua versione originale oppure i mille altri seguiti è sempre un’emozione non da poco. Mi vengono in mente le sale giochi affollate dove, a suon di quartini ed imprecazioni, ci si impegnava al massimo per completare ogni singolo schema. Visto praticamente in tutte le forme, salse, varianti, lingue, colori, a volte anche con risultati piuttosto deludenti. Forse in molti oggi lo troveranno un po’ banale, del resto sono passati quarant’anni, ma credo che dopo qualche partita anche i più scettici finiranno per appassionarsi al titolo.
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