Sono quasi 15 anni che Project Zero II: Crimson Butterfly è stato distribuito al pubblico. Nonostante l’età, questo gioco Horror continua a essere uno dei più inquietanti del genere, e sa essere ancora attuale. Scopriamo perché in questo speciale
Dopo un breve speciale su 7 momenti in cui ci siamo sentiti impotenti nei videogiochi, oggi voglio parlare di un titolo Horror che mi ha letteralmente terrorizzata. Se mi chiedeste perché continuo a intestardirmi su questa saga, io che detesto gli Horror, non saprei darvi una risposta. Forse per l’ambientazione molto giapponese, forse per le storie di tristezza e dolore molto umane, proprio non saprei. La serie Project Zero (o Fatal Frame in Nord America) è una serie Horror di stampo fortemente nipponico che ruota intorno all’uso di una speciale macchina fotografica. In alcune culture si crede che fotografare una persona “catturi” parte della sua anima, del suo essere. Proprio questo il concetto tematico di Project Zero, dove il vostro compito sarà quello di combattere l’orrore catturandolo su pellicola.
Project Zero II: Crimson Butterfly è un titolo per PlayStation 2, Xbox e Wii. La storia segue la vicenda di due gemelle, Mio e Mayu Akamura. Le due ragazze si ritrovano attirate dal villaggio Minakami, un posto oscuro e isolato dal mondo che le tiene prigioniere a causa di un potere misterioso. Nei panni di Mayu dovrete ritrovare la vostra gemella Mio, scomparsa dopo essere stata attirata da una forza malvagia, e al tempo stesso affrontare l’orribile verità sul villaggio e su un rituale sanguinario finito male qualche decennio prima.
Come vedete, le premesse non sono rosee. La serie Project Zero conta ormai cinque episodi e uno spinoff e l’effetto che fanno dipende molto dalla personalità di chi gioca, ma probabilmente questo secondo episodio è, per alcuni versi, il più inquietante di tutti. Vediamo insieme quali sono gli elementi che rendono Project Zero II: Crimson Butterfly un horror ancora attuale, nonostante i quasi quindici anni di vita. Questo articolo conterrà spoiler, perciò se non avete giocato Project Zero II: Crimson Butterfly vi suggerisco di interrompere la lettura – anche perché questo articolo è un po’ difficile da seguire per chi non conosca la storia!
L’esorcista (Perché Project Zero II: Crimson Butterfly continua a essere uno dei giochi più spaventosi)
Una delle particolarità della serie Project Zero è l’arma in dotazione. Che non è un’arma, di per sé. Come già accennato, dovrete combattere spiriti e fantasmi attraverso l’uso di una speciale macchina fotografica, la Camera Obscura, un oggetto capace di “catturare l’immagine di cose impossibili”. Per sconfiggere i fantasmi dovrete, letteralmente, catturarli su pellicola. Fotografando uno spirito lo metterete a nudo, darete forma al suo io dilaniato e lo costringerete a fare i conti col suo passato, con tutti i suoi rimpianti, dolore e odio. Più riuscirete ad avvicinarvi e a fare un “bel” primo piano dello spirito, più forte sarà l’effetto che avrà su di lui. Non avrete altro modo di difendervi se non quello di infliggergli più danno possibile con la macchina fotografica, perché i fantasmi più aggressivi non esiteranno ad attaccarvi e a farvi del male. Nonostante tutto, a volte è triste e quasi straziante vederli morire (di nuovo!) lamentandosi della loro tristezza e solitudine. Alcuni di loro chiederanno anche perdono per le proprie azioni, perciò la sensazione di vittoria è sempre un po’ agrodolce: avete sconfitto un nemico, è vero, ma alla fine quello spirito è una vittima quanto voi, e forse anche di più.
In realtà gli esorcismi di Project Zero non è tanto uccidere i fantasmi, ma scoprirne la storia. E a volte avreste preferito non sapere, andare avanti facendo finta di niente. Uno dei primi fantasmi che incontrerete in Project Zero II: Crimson Butterfly è quello di Miyako Sudo, una ragazza finita intrappolata nel villaggio mentre era alla ricerca del fidanzato scomparso. Masumi, il fidanzato, purtroppo è già morto; anzi, è stato assassinato da uno spirito maligno del villaggio e, divenuto a sua volta uno spirito furioso, uccide la stessa Mikyako quando questa si imbatte in lui. La catena di omicidi e risentimento non si spezza, perché ora anche Miyako è divenuta uno spirito vendicativo: la poveretta ora infesta una casa e continua a vagare disperata, chiedendosi continuamente “Perché?”, incapace di comprendere la propria morte e il “tradimento” del fidanzato. Miyako è uno dei tanti spiriti che popolano il villaggio di Minakami: è uno dei primi e forse è quello che lascerà un maggiore impatto sul giocatore, eppure non si può odiarla del tutto. Lei e il fidanzato sono tra le vittime del villaggio maledetto, quando originariamente erano una coppia felice, innamorata, e sul procinto di sposarsi. Minakami è un luogo di perdizione: tutto ciò che è bello viene inevitabilmente corrotto, distorto, rovinato. Miyako troverà una pace temporanea grazie alla Camera Obscura: incontrerete questo infelice fantasma più volte nel corso della storia, e sempre nella stessa casa che l’ha vista morire, fino a che non lo eliminerete definitivamente nel capitolo finale.
La Camera Obscura, dato che diventerà uno strumento indispensabile – scusate il gioco di parole, ma è davvero questione di vita e di morte , può essere personalizzata e potenziata grazie ai Punti Spirito guadagnati dopo aver sconfitto un fantasma ostile. Tipi diversi di pellicola influiranno sulla quantità di danno fatto ai nemici, e le lenti hanno un effetto diverso a seconda del tipo, come rallentare i nemici o respingerli. Ma quello di cui avrete veramente bisogno sarà proprio l’omonimo Fatal Frame, lo scatto finale. È il momento più catartico e rischioso della lotta: dovrete scattare la foto quando il fantasma vi è così vicino da poterne notare tutti i dettagli del viso, quando è pronto a eviscerarvi o a infliggervi un’orribile morte. Quello è il momento in cui, se riuscirete a scattare la fotografia perfetta, tutto il dolore e il rimpianto del fantasma gli rimbalzeranno indietro, il momento in cui lo spirito viene messo di fronte alla sua colpa, che ormai è talmente grande che non potrà fare che annientarlo definitivamente. È un momento di vittoria per voi, ma anche un momento di impareggiabile tristezza.
Il numero di case che potrete visitare in Project Zero II: Crimson Butterfly è abbastanza limitato, ma ogni casa riflette il crimine dello spirito che vi troverete. La telecamera ha degli angoli di ripresa pre-impostati, e giocherete con la perenne sensazione di essere osservati da qualcuno. Quando sarete costretti a usare la macchina fotografica, la visuale cambierà in prima persona e, in un certo senso, vi sarà di conforto: può sembrare sciocco, ma avere un oggetto tra voi e lo spirito che state affrontando vi rinnoverà un po’ il coraggio. Anche perché non stiamo parlando di una macchina qualunque.
Furia gemella (Perché Project Zero II: Crimson Butterfly continua a essere uno dei giochi più spaventosi)
Mio e Mayu sono gemelle, come abbiamo detto prima. La loro parentela è speculare a quella di un’altra coppia di ragazze: Sae e Yae Kurosawa, due gemelle che abitavano nel villaggio Minakami. Mayu cadrà più volte vittima dell’influenza malvagia di Sae, che si divertirà a possederla: toccherà a Mio recuperare la sorella e salvarla. Questo atteggiamento vi sembrerà sacrosanto e naturale, ma in realtà anche Mio è spinta dalla disperazione, oltre che da affetto fraterno. Mio si sente in colpa per un episodio avvenuto durante l’infanzia di lei e sua sorella, durante il quale Mayu era rimasta ferita e con un’andatura permanentemente zoppicante. Questa sua volontà di espiazione e redenzione porterà Mio a fare l’impossibile per sua sorella, anche affrontare un feroce spirito come quello di Sae e addirittura l’Utsuro, l’abisso infernale che giace sotto l’intero villaggio.
Minakami è, infatti, un villaggio piagato da un rituale antico quanto crudele: ogni tanto va sacrificata una persona, per far sì che l’Abisso rimanga quieto. Ma non va bene una persona qualsiasi: deve essere uno di una coppia di gemelli identici. A rendere più orribile la cosa, è che a compiere il sacrificio deve essere il fratello o la sorella del gemello scelto in sacrificio, che verrà ucciso tramite strangolamento. Una morte orribile, e un crimine ancora più orribile che, però, servono a risparmiare il villaggio dalla distruzione e dall’oscurità.
Nel corso del gioco si viene a conoscenza di alcune coppie di gemelli spezzate, con conseguenze catastrofiche. In una delle case che esplorerete troverete una camera piena di bambole. Questi oggetti di ottima fattura, però, non sono affatto belli da vedere. Le bambole sono state costruite dal padre di una coppia di gemelle sacrificali, Akane e Azami. Sebbene il sacrificio fosse andato a buon fine, Akane rimase talmente traumatizzata dall’aver ucciso la sorella che suo padre, nel tentativo di consolarla, le costruì una serie di bambole dalle dimensioni e fattezze della gemella perduta. Questo atto di pietà paterna si risolve in tragedia. La bambola viene presto posseduta da uno spirito malvagio, plagiando la mente della bambina. Il padre cerca di eliminare questa bambola demoniaca, ma fallisce: Akane e la bambola, ormai possedute, lo strangolano a morte. Avrete il piacere di incontrare anche l’anima di questo pover’uomo, purtroppo.
Incontrerete Akane e la sua bambola/gemella più volte: vi attaccheranno nei corridoi e negli angoli più stretti nel tentativo di eliminarvi, costringendovi a battaglie frenetiche. Akane e la sua gemella finta, però, hanno un significato profondo: le due si muovono e attaccano insieme, unite da un filo invisibile che rende evidente la solitudine di Mio. La ragazza, in realtà, è arrivata con la sorella e in un certo senso sono ancora insieme, ma distanti.
Un’altra coppia di gemelli sfortunati è quella composta da Itsuki e Mutsuki Tachibana. Itsuki, quello sopravvissuto, ha subito così fortemente lo shock di uccidere il fratello che i capelli gli sono diventati bianchi. Il suo fantasma, di natura gentile, aiuterà le protagoniste in cerca della strada di casa e le scambierà più volte per Yae e Sae, le gemelle coinvolte nel rituale fallito anni prima. Il rituale di Itsuki e Mutsuki è fallito, apparentemente perché i due si volevano troppo bene. L’amore non ha nessun significato in questo gioco: non c’è legame familiare o affettivo che tenga, il Sacrificio reclama un gemello che muoia. L’amore fraterno, al contrario, è male. Il troppo amore fa in modo che il Sacrificio fallisca, perché è compiuto con debolezza d’animo, con rimpianto. I sacrifici non si fanno con il rimpianto: è uno scambio, una vita all’Abisso, la salvezza per quelle di chi rimane.
Un rituale oltre lo spazio e il tempo (Perché Project Zero II: Crimson Butterfly continua a essere uno dei giochi più spaventosi)
Il gioco, come ci si può immaginare, pullula di spiriti e fantasmi, e così anche gli altri episodi della seria. Crimson Butterfly, però, è una sorta di catastrofe, uno tsunami di sciagure e orrori. Crimson Butterfly, in un certo senso, può essere considerato l’origine di tutti i mali che vediamo nel primo Project Zero. Il rituale del sacrificio tra fratelli ha conseguenze così vaste, così orribili da colpire non una famiglia, ma tutto il villaggio: e queste conseguenze non si riflettono solo su Minakami e i suoi abitanti, ma oltre. Vanno al futuro, ai discendenti (sfortunati) di Yae, la sopravvissuta. Il sacrificio ha radici talmente profonde nella quotidianità di Minakami che influisce sull’esistenze di tutti quelli che ne ve vengono in contatto: Yae e Sae, Mio e Mayu, Ryozo Munakata e il suo maestro Seijiro Makabe, e in futuro anche Miku Hinasaki, la protagonista del primo titolo della serie. Il sacrificio, se portato avanti in modo corretto, fa in modo che il villaggio venga risparmiato dall’Abisso; ma quando fallisce, colpisce tutti gli abitanti e si abbatte come una furia anche all’esterno. Crimson Butterfly è una storia di dolore non circoscritto: questa sofferenza, questa maledizione, si allarga come le increspature sulla superficie dell’acqua. Non agisce immediatamente, ma scatena tanti, piccoli eventi che sfociano in tragedia anche parecchi anni dopo la conclusione dell’evento scatenante.
Torniamo a Saejima Makabe: folclorista e studioso, l’uomo rimane coinvolto negli eventi del Sacrificio fallito di Yae e Sae. Arrivato a Minakami per studiarne le tradizioni, l’uomo viene catturato e sacrificato a sua volta per placare l’abisso, in attesa di un Sacrificio di gemelli più efficace. Il poveretteo viene torturato in maniera orribile: appeso al soffitto, sfregiato da migliaia di tagli fino a farlo morire dissanguato, in una lentezza esasperante e senza scampo, per poi essere gettato di malagrazia nell’Abisso. Inevitabile che il suo spirito, una volta morto, si tramuti in un mostro: il Kusabi. Questo spirito, oltre che a essere particolarmente spaventoso da vedere, è un vero incubo: è l’unico in grado di uccidervi con un colpo solo. Non potrete fermarlo fino alla battaglia finale, e vi perseguiterà più volte nel corso del gioco per il semplice motivo che voi siete lì e siete vivi, e tutto ciò che è vivo, nella mente di Kusabi, deve essere ucciso. Non posso biasimare la sua sete di vendetta: il Kusabi è responsabile della morte di molti abitanti del villaggio, ma anche di Masumi, il fidanzato di Miyako Sudo. Come vedete, il Sacrificio non reclama come vittime solo la coppia di gemelli prescelta, ma estende i suoi orrori anche a vittime casuali. Gli innocenti vengono trasformati in assassini, i morti in spiriti vendicativi.
Il Sacrificio fallito di Yae e Sae provoca la ribellione dell’Abisso, che ingoia il villaggio e chi ci stava dentro, uccidendone gli abitanti o condannandoli a rimanere nell’oscurità. Persone innocenti rimangono intrappolate nell’oscurità senza scampo. Come la Donna dal collo spezzato. La poveretta lavorava in una delle case del villaggio: era su un ponte quando l’oscurità iniziò a ingoiare Minakami. Terrorizzata, la ragazza saltò di sotto nella speranza di fuggire, ma finì per atterrare di testa, spezzandosi il collo e morendo sul colpo. Ora è un fantasma infelice e aggressivo che vaga per la casa in cui serviva, e cammina orribilmente sfigurata e con la testa ciondoloni. A farle compagnia un altro fantasma di donna, la Donna che salta, una fanciulla che si è suicidata per sfuggire all’Oscurità. Non sembra aver funzionato, perché la ragazza continua a ripetere il momento della sua morte, gettandosi nel vuoto più volte. Chiunque sia nato a Minakami è destinato a condividere un destino orribile con esso: dopotutto, un villaggio che ha le fondamenta sull’Abisso infernale non è il posto più sicuro al mondo.
Le farfalle cremisi (Perché Project Zero II: Crimson Butterfly continua a essere uno dei giochi più spaventosi)
Il Sacrificio impone che un gemello uccida l’altro, e che sopravviva col dolore della perdita ma con la consapevolezza di aver salvato il villaggio. Come abbiamo detto, l’eccesso di amore può provocare il fallimento del Sacrificio. Project Zero II: Crimson Butterfly dispone di più finali, ma purtroppo ce n’è uno in cui il Sacrificio viene finalmente compiuto. Mio strangola Mayu e la maledizione, finalmente, finisce. Sul collo della gemella morta, un segno rosso che somiglia a una farfalla. La stessa farfalla cremisi nella quale l’anima di Mayu, e quella di chissà quanti altri gemelli morti, si reincarna. Ma ha ancora senso compiere questo maledetto sacrificio? Ora che il villaggio è perduto per sempre, e tutti i suoi abitanti morti da tempo? Ora che a Minakami non nascono più coppie di gemelli da distruggere? L’Abisso, nonostante tutto, sembra finalmente soddisfatto. Non abbiamo una risposta alla domanda. I diversi finali sono più o meno positivi; ce n’è anche uno dove Mayu riesce a ricongiungere gli spiriti di Yae e Sae che ora, anche da morte, possono portare a termine il loro infausto compito, e senza perdere la sorella Mayu. In quel finale dove Mio è costretta a porre fine alla maledizione con le sue mani, letteralmente, sentiamo tutto il peso di questa storia. Per me che sono figlia unica e che non ho fratelli, tantomeno gemelli, con cui crescere, forse è impossibile capire a pieno la crudeltà di questo gioco. Umanamente la capisco e a riconosco, ma non sono sicura di comprendere quanto straziante possa essere l’idea di perdere una persona che è nata con te, che ti somiglia. Project Zero II: Crimson Butterfly è forse il più crudele tra i giochi della serie. La perdita di un innamorato è straziante, la perdita di un’amica altrettanto, ma la perdita di un gemello… l’omicidio di un gemello, è la cosa più terribile che si possa sperimentare. Io sono una fifona e non mi vergogno ad ammetterlo, e Project Zero II: Crimson Butterfly mi ha fatto paura: ma non è una paura solo da jump scare, solo per qualche fantasma brutto e sanguinario che ti corre intorno o ti afferra per i piedi. No, è una paura più intima e viscerale, questo gioco ha smosso qualcosa di molto lontano in me, che mi fa pensare “ma questa cosa, da qualche parte, in qualche tempo, può essere successa davvero?”. E la mia mente razionale, la mia mente storica, antropologica, quella che ha studiato le vicende dell’umanità, mi sussurra sì, sicuramente prima o poi è accaduta una cosa simile.
E questa è la cosa che mi fa più paura di tutte.
Con questo concludo il mio speciale su Project Zero II: Crimson Butterfly, un interessante titolo Horror per PlayStation 2, Xbox e Wii. Cosa pensate di questo gioco, o di altri di questa serie? Raccontateci nei commenti!
Marco
8 Luglio 2019 alle 16:43Bell’articolo! Sto rigiocando Project Zero II proprio in questi giorni per l’ennesima volta, ma mette sempre molta paura e inquietudine. Mio e Mayu resteranno indimenticabili, per quanto mi riguarda.
Game_pusher
11 Luglio 2019 alle 14:28Grazie mille, sono felice che tu abbia apprezzato! In effetti, a mio parere, questo è l’episodio più valido di Project Zero, sia a livello di storia che di atmosfera.