Negli ultimi anni molti videogiochi hanno trattato il tema del rapporto padre-figlio. Parliamo di God of War, The Last of Us e Death Stranding, cosa ci hanno insegnato gli autori con i loro titoli?
Il panorama di esclusive PlayStation è certamente molto variegato. Alcune di queste però seguono un filo conduttore che le accomuna: sto parlando di Death Stranding, The Last of Us e God of War. Queste tre esclusive trattano in tre modi diversi il tema del rapporto padre-figlio. Inoltre si può notare come le esperienze private dei tre autori alla base dello sviluppo di questi giochi vada ad influenzare il modo in cui questa tematica viene trattata.
Per parlare in modo approfondito sono inevitabili degli spoiler. Vi consigliamo di leggere i paragrafi dedicati ai giochi solamente se avete finito o siete a conoscenza dell’intera trama.
L’esposizione narrativa nei tre giochi
Prima di entrare nel dettaglio delle tre esclusive in questione soffermiamoci sullo stile narrativo adottato. Se God of War è molto simile a The Last of Us (con il primo che si ispira al secondo), lo stesso non si può dire per Death Stranding. I giochi di Santa Monica Studio e di Naughty Dog adottano uno stile basato sull’interazione attiva da parte del giocatore.
Le lunghe camminate di Joel ed Ellie, come quelle di Kratos ed Atreus, si svolgono mentre il giocatore ha il controllo del protagonista. In questo modo chi gioca si sente più coinvolto nei personaggi ed osserva l’evoluzione del rapporto tra i due durante le ore di gioco.
Death Stranding invece adotta uno stile basato su una narrativa più classica (almeno per quanto riguarda il personaggio di Cliff). I frammenti di cutscene con il BB e Cliff ci fanno conoscere il rapporto tra i due mentre il giocatore è passivo, ma con un grado di immersione ugualmente alto dato dalla visuale in prima persona del BB dentro la sua giara.
God of War – Padre e figlio nei videogiochi, dall’autore ai personaggi
L’ultimo capitolo di God of War segna una rinascita del brand di Santa Monica Studio. Infatti troviamo un Kratos tutto nuovo nelle terre scandinave e dedito ad una nuova vita con la sua famiglia. L’asse portante della trama di God of War è proprio il rapporto tra Kratos e suo figlio Atreus. La difficoltà di comunicazione tra i due si fa evidente fin da subito, a causa di un padre che è stato assente fino a quel momento.
Un episodio cruciale è il momento in cui Atreus scopre di essere un Dio. Il rapporto tra i due si incrina poiché Kratos non riesce a far capire al figlio le responsabilità e i pericoli che questo comporta. L’inserimento di Atreus nella saga dona una profondità mai vista prima nel fantasma di Sparta, che acquisisce uno spettro di emozioni più ampio rispetto al passato. Il loro futuro però sembra inevitabilmente portare ad un tragico finale, staremo a vedere come si evolveranno le cose tra i due nei prossimi capitoli.
Il ritorno di Cory Barlog sul brand avviene dopo una serie di esperienze vissute dal game director, tra cui la nascita di un figlio. Nel documentario Raising Kratos (che vi consiglio caldamente di vedere se siete interessati alla storia della creazione dell’ultimo God of War) si può vedere l’enorme quantità di sacrifici che sono stati necessari per creare il gioco.
Cory Barlog inserisce tutte le sue paure da genitore in Kratos come la paura di non riuscire a trasmettere i propri insegnamenti al figlio. Non manca inoltre la paura di essere un padre poco presente, poiché il lavoro da game director può richiedere periodi intensissimi di lavoro.
Death Stranding – Padre e figlio nei videogiochi, dall’autore ai personaggi
La tematica padre-figlio è molto cara a Hideo Kojima, basti pensare alla sua centralità nella saga di Metal Gear Solid. Questa volta però voglio concentrarmi sul suo ultimo lavoro, ovvero Death Stranding. Il gioco si sofferma tantissimo sulla solitudine di Sam e del suo viaggio. Nelle fasi finali però, in una scena dalla incredibile potenza emotiva, arriva la rivelazione: Sam è il figlio di Cliff.
In un attimo si empatizza con il dolore di un padre alla quale è stato strappato il proprio figlio. Questa scena è l’unica vissuta dal punto di vista del padre, poiché nel corso del gioco vediamo il personaggio di Mads Mikkelsen dagli occhi del BB. A differenza degli altri due titoli infatti il gioco si concentra in questo dualismo padre-figlio mettendoci nei panni di quest’ultimo.
È impossibile non notare la relazione tra questi eventi e la storia vissuta da Kojima stesso. Il game director ha perso infatti il padre in giovane età, un grande dolore che lo ha influenzato tantissimo nella creazione delle sue opere. Lo stesso Kojima ammette che questo episodio lo ha segnato e lo ha incoraggiato nel cercare attraverso i suoi lavori di spingere le persone ad andare avanti.
Sam, proprio come Kojima, non ha potuto parlare davvero con suo padre, contribuendo alla sua necessità di vivere in solitudine. Solitudine che viene spezzata proprio con un ribaltamento di questo rapporto. Nel finale infatti Sam passa dall’essere un figlio a padre, dovendo diventare egli stesso una guida di una nuova vita appena venuta al mondo: Louise.
The Last of Us – Padre e figlio nei videogiochi, dall’autore ai personaggi
Probabilmente The Last of Us non sarebbe stato quello che noi tutti conosciamo se Neil Druckmann non avesse avuto una figlia durante lo sviluppo. Nel prologo emergono tutte le paure dell’autore sulla fragilità di una vita, rappresentata dalla straziante perdita di Joel nei confronti sua figlia Sarah. Joel ed Ellie invece non hanno legami di parentela, ma il loro rapporto si evolve proprio come un padre ed una figlia. Nel corso del loro viaggio i due si avvicinano sempre di più fino a diventare sempre più uniti.
Secondo Druckmann la nascita di sua figlia lo ha portato a rafforzare l’idea che farebbe di tutto per lei. Probabilmente è grazie a questa idea se The Last of Us ha un finale così poderoso, in cui Joel condanna l’umanità alla diffusione incontrollata del Cordyceps per difendere la vita della sua ormai amata Ellie.
Inoltre se nel primo capitolo (DLC compreso) affrontiamo quella che può essere riassumibile come l’infanzia di una ragazzina come Ellie in questo mondo così ostile, nel secondo probabilmente vivremo l’adolescenza di una Ellie ora più matura e forte. Chissà poi come si è evoluto il rapporto tra Joel ed Ellie negli anni che separano i due giochi, mettere davanti a tutto l’amore per i propri cari è davvero sempre la scelta giusta?
Percorsi diversi, ma stesso scopo – Padre e figlio nei videogiochi, dall’autore ai personaggi
I tre giochi in questione raccontano in modi diversi lo stesso tema, ma sono legati da un messaggio comune: un genitore farebbe qualunque cosa per il proprio figlio. Per me non è ancora il momento di diventare padre, ma sono sicuro che in futuro gli insegnamenti acquisiti con questi giochi avranno ancora più impatto nella mia vita.
D’altronde abbiamo imparato come sia difficile comunicare tra persone di due generazioni differenti. Ognuno di noi prova a farlo a suo modo, con risultati tuttavia sempre differenti. Kratos sceglie la via della durezza, sembrando quasi un maestro per Atreus. Cliff invece è più affettuoso, continuando a ripetere al piccolo BB che andrà tutto bene nonostante la situazione disperata durante la sua fuga. Infine Joel è più silenzioso, quasi come se non provasse nulla nei confronti di Ellie, ma riesce attraverso poche parole (e molti fatti) a dimostrare tutto il suo amore verso la propria “figlia”.
Non esiterò nell’affrontare qualsiasi cosa per il bene di mio figlio. Sono pronto a metterlo davanti a tutto e cercherò di trasmettergli quelli che sono i miei valori, che si sono sviluppati anche grazie alla mia esperienza con i videogiochi e in particolare con i nostri tre protagonisti. Mi impegnerò per cercare di comunicare sempre con lui. Non dimenticherò che anche il gesto più piccolo come il cantare una ninnananna possa rimanere impresso nella mente di un bambino, come quella cantata da Cliff al piccolo Sam.
See the sunset, the day is ending
Questa piccola riflessione finisce qui. Ci sarebbe davvero moltissimo da approfondire ancora per ognuno dei tre giochi. In questo speciale ho voluto soffermarmi di più sul filo che li collega evidenziando come esperienze diverse vissute dagli autori portino a soluzioni e problematiche diverse.
Molte delle informazioni fornite nello speciale sono ufficiali e, molto spesso, dichiarazioni degli stessi autori citati. Sono presenti però anche alcune mie supposizioni nate dalla riflessione sui temi trattati da questi giochi. Spero che questo speciale sia stato di vostro gradimento e che vi abbia fornito qualche spunto nuovo su questi tre meravigliosi giochi del panorama videoludico.
Continuate a seguirci su tuttoteK per altri speciali di approfondimento e soprattutto per le news giornaliere sul mondo videoludico e non solo!
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