In queste ultime 48 ore il web è letteralmente impazzito. La CIA avrebbe reso disponibili su internet i file ritrovati nei computer di Osama Bin Laden in seguito al raid statunitense risalente a maggio 2011, nel quale furono prelevati documenti importanti che giacevano nel suo complesso abitativo in Pakistan.
Il comunicato stampa ufficiale riporta in evidenza alcuni programmi e documenti audiovisivi appartenenti al mercato occidentale. Compaiono in un elenco di esempi di materiale ritrovato nomi che scaldano i cuori di noi tutti, come Resident Evil e Final Fantasy VII. E ovviamente su internet moltissimi siti, anche illustrissimi, argomentano una tesi secondo la quale Bin Laden fosse un videogiocatore oltre che un terrorista. E anche un fan di anime giapponesi, ma quella è un’altra storia.
Con una relazione causa effetto (tristemente) immediata leggiamo i commendatori del web che sfoggiano la loro cultura nei commenti dei vari social e siti vari. Non voglio ovviamente offendere la pratica del commento selvaggio, né prendere un giro un pinco pallino qualunque che probabilmente aveva solo l’intenzione di essere il comico del giorno. Vediamo Bin Laden dipinto come un nerd e per questo ridicolizzato e associato alla categoria gamer.
Ciò che merita di essere ribadito in questa sede è presto detto: cosa cambierebbe?
Dobbiamo per forza ridere di una persona responsabile di migliaia di morti e per di più “gettando fango” sulla passione che tanto amiamo?
Su articoli di testate importanti si leggono epiteti del tipo: Osama Bin Laden was a weeb, ovvero un termine dispregiativo che designa un forte appassionato del mondo videoludico/pop/anime giapponese. Non c’è bisogno che le citi qui, come ho detto non è mia intenzione ridicolizzare redattori o utenti social.
Ma ciò che mi dispiace è che etichettando un personaggio simile al mondo nerd, quante persone rafforzerebbero la propria posizione sul fatto che i videogiochi siano prodotti per bambini o che siano dannosi per le persone, trasformandole in individui da denigrare?
Seriamente non si riesce a comprendere quanto giocare ai videogiochi o guardare cartoni animati non ti renda infantile e/o inferiore agli altri, strano e da emarginare, oppure pericoloso in casi estremi? Bin Laden era un terrorista, e sicuramente i videogiochi non avrebbero reso di Al Qaeda un gruppo di squilibrati senza vita sociale.
Cosa sarebbe cambiato? Un uomo d’affari potrebbe benissimo fare una partita a Super Mario nel proprio tempo libero, mica questo scalfirebbe il suo prestigio professionale? Basta associare i videogiochi ad una categoria di persone ben precisa!
Combattiamo la disinformazione con il buon gusto
Il caso della scrittrice Dacia Maraini che va contro i videogiochi violenti associandoli a comportamenti negativi è esplicativo.
Questa sarà una di quella notizie che ci dimenticheremo nel giro di una settimana. Eppure non si può trattare ogni volta una cosa del genere con estrema leggerezza. Non voglio dire che sia sbagliato ridere di certi argomenti e né cavalcare l’ondata di umorismo nero tipico dell’ecosistema virtuale.
La mia argomentazione si basa sul fatto che l’eccessiva leggerezza sia lo specchio di una altrettanta eccessiva serietà e preoccupazione, come nel caso Hatred.
Perciò bisognerebbe essere consapevoli che se si arriva a camminare per strada ed ascoltare persone che pronunziano perle di saggezza del tipo: “Mio figlio mi ha detto che quel terrorista aveva la Play. Tu che dici, glielo tolgo GITTIA’?”, è compito di noi appassionati (e ovviamente di ogni persona di larghe vedute) non alimentare ancora di più questa disinformazione con eccessivo umorismo, associando questa figura terribile al videogiocatore qualunque in senso comico.
Il videogioco è una passione della stessa dignità di una qualunque altra. Noi videogiocatori non dobbiamo sentirci diversi o speciali solo perché la nostra passione non si è ancora così normalizzata nell’immaginario collettivo. Sentirsi superiori o inferiori rispetto agli altri solo perché al posto di guardare gare automobilistiche o giocare a calcetto si passa il proprio tempo libero con un pad in mano rende solo sciocchi, e disinformati rispetto alla stessa passione che si millanta al mondo esterno.
P.S. Bin Laden
Sì, il caro Osama aveva nei suoi archivi anche film porno (ora che avete fatto un sorrisino triste, potete chiudere la pagina con coscienza).
Emilio
4 Novembre 2017 alle 15:46Davvero un bell’articolo! Complimenti e ovviamente sottoscrivo!
Simone Scannella
4 Novembre 2017 alle 20:17Grazie!