Per il nuovo episodio di Life & Videogame partiremo insieme al viaggiatore esplorando il metafisico simbolismo del capolavoro dei walking simulator: Journey
La meraviglia del videogioco sta nella sua versatilità e mutevolezza, un potentissimo mezzo di comunicazione capace di abbracciare esperienze estremamente diverse fra loro, molte delle quali in grado di trascendere il termine stesso di videogioco ormai diventato stringente e semplificatorio.
Grazie al videogioco possiamo essere esploratori alla ricerca di tesori, astronauti che vagano per lo spazio, piloti di formula uno, cuochi provetti e tanto altro. Le esperienze, altrettanto variegate, possono mutare dal frenetico al riflessivo, dall’arcade al simulativo, in un potpourri di possibilità in grado di soddisfare chiunque abbia la volontà di prendere in mano una periferica di controllo.
Un po’ di storia
Nell’anno 2012, la settima generazione di console era sulla via del tramonto ed il mercato indie, sbocciato da pochi anni grazie ai nascenti store online, stava iniziando a sfornare veri e propri capolavori grazie ad una esplosione di creatività considerata troppo pericolosa e quindi preclusa alle grandi multinazionali. Uno fra gli studi più rappresentativi di questo fenomeno è Thatgamecompany, fondata dai designer Jenova Chen e Nicholas Clark, che accompagnò tutta la storia di PlayStation 3 con titoli che facevano dell’atmosfera il loro punto di forza come Flow e Flowers, e trasportavano il videogiocatore in mondi silenziosi e rilassanti carichi di atmosfera.
E così, come tutt’oggi The Last Of Us è considerato il canto del cigno della terza nata di casa Sony, Journey, ultimo titolo di Thatgamecompany, è riconosciuto come una delle esperienze emotive per eccellenza, culmine massimo e mai più raggiunto del controverso genere dei walking simulator.
Il cammino della vita – Life & Videogame 3/4
Journey: viaggio. Non c’è modo più semplice ed essenziale per definire un walking simulator, eppure questa apparente semplificazione semantica non vuole essere segno di sminuimento nei confronti dell’opera, bensì emblema di quanto Journey proponga un perfetto simbolismo del concetto universale di viaggio. Journey è l’archetipo del cammino che ognuno di noi affronta durante la propria vita, un percorso in cui tutti possono rispecchiarsi in quanto rappresentazione di uno dei più universali minimi comuni denominatori degli esseri umani.
Il protagonista, incappucciato da una lunga veste che ne nasconde le fattezze, è infatti raffigurazione sintetica di ogni essere umano nel suo ritrovarsi al mondo senza conoscere motivazione e provenienza. L’obiettivo, il fine ultimo, è la luce che viene dalla montagna, lontana, attraente, sconosciuta eppure innalzata a meta finale dal primo istante in cui gli posa sopra lo sguardo.
E così inizia il viaggio, un passo dopo l’altro in un mondo inospitale ed impervio, con i piedi che affondano nella sabbia. L’assenza degli arti superiori, forse perché coperti dalla lunga veste, forse completamente mancanti, non fa che rendere ulteriormente preponderante l’importanza del cammino, oltre a dare evidenza visiva al senso di impotenza che spesso si prova davanti a pericoli e difficoltà.
Le interazioni sociali con altri rari viaggiatori sono ridotte al minimo, lasciando che siano le atmosfere del viaggio a continuare a parlare. La silenziosa condivisione del cammino permette lo sviluppo inconscio di una speciale empatia nei confronti di questo anonimo compagno, nella comune consapevolezza di star vivendo la stessa sensazione nello stesso momento, arricchendo enormemente l’esperienza di viaggio facendoci sentire capiti e sostenuti e rendendo i momenti bui meno spaventosi.
Un aiuto inaspettato – Life & Videogame 3/4
Dal risveglio alla meta si attraversano paesaggi a volte incantati e poetici illuminati dalla luce del sol leone, a volte lugubri e spaventosi nei quali si perde il contatto visivo con l’obiettivo rischiando di dimenticarsene. In queste occasioni, mostri meccanici che rumoreggiano come imponenti ed innaturali ingranaggi, si mettono alla nostra ricerca per prenderci, dilaniarci ed aggiungere una lapide alle lunghe file incontrate lungo la strada.
Nel momento in cui il mostro si scaraventa su di noi, la nostra sciarpa (simbolo della nostra capacità di spiccare il volo) viene strappata a metà lasciandoci impotenti e senza altra scelta che continuare il nostro cammino, augurandoci che quanto appena successo non ricapiti mai più e riempiendo il nostro animo di rimorso su come avrebbe potuto essere bella e sinuosa la nostra sciarpa se tutto quello non fosse mai successo.
Proprio quando iniziamo a vedere vicino il nostro obiettivo e a supporre che il peggio sia passato, ecco sopraggiungere venti gelidi che ci fanno volare via e potenti nevicate che rallentano il passo e congelano tutto ciò che si muove. La difficoltà della scalata durante le intemperie rischia così di sopraffarci e di avere la meglio su di noi finché un aiuto inaspettato, un avvenimento provvidenziale, una mano dall’alto, non ci solleva per darci nuove energie e farci superare la tempesta, permettendoci così di volare fino all’agognato obiettivo. Una volta arrivati, luce, gioia, pace.
Geometrie concentriche – Life & Videogame 3/4
Grazie alle particolari scelte artistiche e simboliche di Journey, il viaggio che immediatamente viene evocato nella nostra mente è quello della vita, e in particolare quello del raggiungimento dell’aldilà. Il viaggiatore che, una volta raggiunta la luce ci cammina attraverso fino a sparire dentro di essa, riporta alla mente l’immagine del trapasso come quella a cui la nostra iconografia ci ha abituato. In quest’ottica, il volo del viaggiatore a ritroso dalla vetta al punto di partenza, è, come si suol dire, ripercorrere tutta la vita poco prima dell’istante della propria morte, ma non solo, anche un significato forte di rinascita inteso sia come reincarnazione, sia come reiterazione della vita che continua sempre a fiorire.
La metafora del viaggio tuttavia è talmente versatile che risulterebbe sminuente e limitativo affibbiarle questa sola chiave di lettura: la vita è infatti a sua volta composta da un ampissimo ventaglio di situazioni ed esperienze anch’esse abbinabili alla medesima immagine, immagine che viene così reiterata in scala ridotta donando al viaggio e alla vita la ripetizione geometrica di un frattale.
Per fare qualche esempio ed iniziando in termini semplicistici, il viaggio può essere quello intrapreso durante una vacanza a lungo desiderata che ci permette di evadere dal quotidiano per raggiungere uno stato di spensieratezza normalmente non concesso, per poi tornare al punto di partenza rinvigoriti di nuove energie ed arricchiti da nuove esperienze.
Una moltitudine di percorsi – Life & Videogame 3/4
Anche un periodo di formazione, sia esso scolastico sia esso specializzante (non a caso chiamato “percorso di studi”), può essere visto come un viaggio più o meno difficoltoso. I mostri meccanici e le tempeste di cui parlavamo in precedenza possono rappresentare quell’argomento a cui proprio non riusciamo venire a capo, rapporti difficoltosi con insegnanti e compagni, finanche situazioni di demotivazione o bullismo. La luce e la meta in questo caso sono la tanta agognata conclusione a cui spesso si arriva sfiniti e strisciando sui gomiti, conclusione che poi, grazie alle conoscenze e al titolo acquisito, permette di intraprendere un nuovo cammino nel mondo del lavoro.
E così il viaggio ricomincia riportando dinamiche simili interpretabili tuttavia in forma differente. Durante il lavoro infatti le difficoltà possono essere nei rapporti interpersonali, nelle responsabilità di un progetto nei confronti sia del cliente sia del team di lavoro, fino a casi di grande stress e di mobbing. La luce diventa così rappresentazione della conclusione di un progetto, della fine di un rapporto lavorativo problematico, se non addirittura il raggiungimento di quel miraggio chiamato pensione.
La sfera affettiva infine è un vasto ricettacolo di esempi che calzano a pennello con le medesime meccaniche. La ricerca di un compagno o di una compagna, convivenza e matrimonio, il desiderio di un figlio che non arriva, l’affrontare una malattia, la perdita di una persona cara. È in questi casi che la nostra emotività viene più o meno scossa a seconda degli obiettivi individuali e della più o meno facilità con cui essi vengono raggiunti. L’elaborazione del lutto in particolare è un viaggio nostro interiore, più e più volte studiato a livello psicologico, che ci mette in contatto con la parte finale del viaggio della vita della persona persa. Così, mentre lei scompare nella luce come il viaggiatore, noi iniziamo il nostro personale viaggio di accettazione i cui mostri e tempeste sono il vuoto da colmare ed il prendere coscienza dell’irreversibile distacco avvenuto.
La luce in cima alla montagna diventerà così il ritrovare il sorriso e il continuare il nostro individuale cammino portando con noi l’immortale memoria della persona persa. Proprio ad indicare quanto in Journey sia potente questa immagine, poco dopo l’uscita del gioco fece il giro del web una emozionante lettera che una giovane giocatrice inviò a Thatgamecompany ringraziando lo studio per averla aiutata nell’elaborazione della perdita del padre.
E allora buon viaggio!
Gli esempi sarebbero davvero tantissimi ma ognuno di essi trova nel ritorno del viaggiatore al punto di partenza il significato della costante necessità, quantomeno dei camminatori più intrepidi, di avere sempre un obiettivo da perseguire. Proprio per questo motivo, quando in redazione mi hanno chiesto di pensare con quale personaggio mi sento più in empatia e in quale ambientazione videoludica avrei voluto vivere, ho pensato al viaggiatore e a Journey.
Non c’è nessuno al mondo che non possa trovare una verosimiglianza fra il metafisico e spirituale viaggio di Journey ed un particolare periodo della propria vita. In fin dei conti, tutti quanti siamo chiamati ad affrontare numerosi viaggi, e per alcune persone alcuni di questi possono risultare più impervi che per altri, turbando il nostro animo con un profondo senso di ingiustizia. Altre volte invece ci sentiamo persi nell’impossibilità di trovare una seggiovia che ci porti direttamente sulla cima della montagna risparmiandoci la fatica e la paura di non farcela. Siamo tutti viaggiatori alla ricerca di qualcosa, e come ci ricorda il tema portante della colonna sonora: siamo nati per questo
Rimanete sintonizzati su tuttoteK per ulteriori novità dal mondo videoludico e non solo, e ricordate, fra una settimana si concluderà anche il “nostro viaggio” con il quarto episodio di Life & Videogame.
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