Nel 1982, in occasione del debutto di ET L’extra-terrestre sul grande schermo, Atari decise di lanciare sul mercato ciò che passò alla leggenda come il videogioco più brutto di sempre
E.T. avrebbe dovuto segnare un punto si svolta nell’economia della software house giapponese seguendo le orme di “Indiana Jones e i predatori dell’Arca Perduta”, ma si rivelò un flop così grande da venir cancellato dalla memoria del mondo (apparentemente). Qualcuno però non ha mai dimenticato, e ha deciso di far luce sul mistero del videogioco più brutto di sempre.
A metà tra leggenda e realtà
Siamo nel 2014, precisamente ad Aprile. Alcuni fanatici, coinvolgendo un team composto da operai, giornalisti e appassionati di cinema si recano alla discarica di Alamogordo, nel deserto del New Mexico. Il 26 Aprile, infatti, il governo aveva dato il via libera a procedere con gli scavi nell’area del deserto adiacente a El Paso. La speranza era quella di ritrovare le copie (o ciò che ne rimane) di “E.T. L’Extra-terrestre”, il videogioco passato alla storia come il più brutto di sempre. Ciò che dopo alcuni minuti di scavi si mostrò davanti agli occhi del team aveva dell’incredibile.
Facciamo un salto indietro – La leggenda di ET: il videogioco più brutto di sempre
Torniamo indietro di 40 anni circa. Nel 1982, per ripetere il successo ottenuto grazie a “Indiana Jones e i predatori dell’Arca Perduta”, Atari decise di produrre il videogioco del colossal di Steven Spielberg. Per far ciò, la software house assoldò il programmatore di punta dello studio, Howard Scott Warshaw. Il programmatore, anni e anni dopo il flop di Atari, decise di raccontare la storia del videogioco e i retroscena sullo sviluppo.
Nel Luglio del 1982, Atari aveva pagato 21 milioni di dollari per aggiudicarsi i diritti sul videogame tratto dal film di Steven Spielberg. Nello stesso mese Warshaw, che allora aveva 24 anni ed era considerato il miglior programmatore della società, ricevette una telefonata dal suo amministratore delegato con una richiesta folle: “Abbiamo bisogno del gioco per il primo settembre, puoi farlo?”. All’epoca, in media ci volevano dai sei agli otto mesi per sviluppare un gioco e settimane per produrre le cassette sulle quali erano distribuiti, quindi E.T. doveva essere terminato in cinque settimane. Una sfida quasi impossibile.
Il racconto di Warshaw – La leggenda di ET: il videogioco più brutto di sempre
Warshaw a numerosi anni dal misfatto dichiarò:
Rimarrà per sempre come il giorno più infame della mia vita. L’idea era progettare un gioco che potessi ultimare in sole 5 settimane, non avevo mai lavorato così duramente a qualcosa
Il giorno dopo aver accettato il lavoro, il programmatore venne trasportato con un aereo privato dalla sede della Atari a Los Angeles, in California, per confrontarsi direttamente con Steven Spielberg riguardo le idee su come impostare il videogioco. “L’idea era di progettare un gioco che potessi ultimare in sole 5 settimane” disse Warshaw, proponendo a Spielberg la sua idea di creare un gioco nel quale i giocatori avrebbero dovuto aiutare il piccolo ET a “telefonare casa”, costruendo un telefono interstellare districandosi tra scienziati e disparati nemici. Il regista aveva in mente più qualcosa di simile a Pac-Man, ma alla fine il programmatore riuscì a imporre la sua idea. Dopodichè si mise al lavoro.
“Non avevo mai lavorato così duramente a qualcosa”, disse Warshaw, che sommerso dalla mole di lavoro che si trovò ad affrontare, passava le sue giornate in ufficio. Dopo qualche giorno, si rese conto che serviva comunque il tempo per mangiare e per andare a casa a dormire; Atari installò il sistema da sviluppatore anche sul suo computer di casa, così che non fosse mai a più di due minuti di distanza dal programma.
Oltre a ciò, gli venne affiancato un manager il cui compito era assicurarsi che potesse mangiare e occuparsi del suo benessere fisico senza problemi. Warshaw non era comunque sicuro di riuscire a stare nei tempi imposti per l’embargo, ma alla fine raggiunse sorprendentemente l’obiettivo.
Il flop – La leggenda di ET: il videogioco più brutto di sempre
ATARI, sicuro che il gioco avrebbe avuto un gran successo, ordinò 4 milioni di copie e investì 5 milioni di dollari in pubblicità. All’epoca, era la più grande campagna pubblicitaria mai realizzata per un videogioco. I manager erano convinti che qualunque cosa arebbero messo in vendita con il marchio E.T. sarebbe stata un successo enorme assicurato. Il gioco, però, era davvero scadente oltre ogni immaginazione.
Prima di uscire, i giochi sono testati alla ricerca di errori e bug, spesso grazie all’aiuto di migliaia di volontari. Inoltre, le tempistiche e la tecnica necessarie per la riuscita di un buon videogioco sono fondamentali. Le 5 settimane per lo sviluppo di E.T. erano già un campanello d’allarme, confermato poi dalla scadente qualità del gioco in sè e dall’enorme quantità di problemi e di bug davanti ai quali i giocatori continuavano a trovarsi. Il più fastidioso, era probabilmente il problema dei pozzi: una serie di buche disseminate in tutte le mappe del gioco nelle quali era quasi impossibile non fare cadere E.T.
Come disse un bambino all’epoca intervistato dal New York Times, “Non è affatto divertente”. I nemici di E.T., poi, erano decisamente troppo veloci e fuggire mentre si cercava di evitare di cadere in uno dei molti pozzi semi-invisibili (per la qualità video del tempo) era un’esperienza davvero frustrante. Il gioco, come previsto, fu un flop incredibile: vendette solo un milione e mezzo di copie nella prima settimana, poi più nulla. Poche rispetto all’investimento messo in campo da Atari, che nel secondo trimestre del 1983 registrò perdite per 310 milioni di dollari. Fu un tale tracollo che Warshaw cambiò lavoro: divenne prima agente immobiliare e poi psicoterapeuta.
L’occultamento – La leggenda di ET: il videogioco più brutto di sempre
Quale fu il risultato finale? Atari si ritrovò con più della metà delle cartucce del gioco invendute (circa 2,5 milioni di copie). Il gioco fu duramente criticato, guadagnandosi dalla critica il titolo di “peggior videogioco di sempre”. La rivista Billboard riportò la notizia secondo cui l’elevato numero di copie invendute del gioco spinse i rivenditori di videogiochi a chiedere ai produttori il rimborso e il ritiro del materiale non venduto.
Nel mese di Settembre del 1983 l’Alamogordo Daily News scrisse che durante lo stesso mese alcuni autoarticolati avrebbero rovesciato un carico consistente in scatole, cartucce e console provenienti da un magazzino di Atari che si trovava a El Paso nella vicina discarica della città. Dal momento che le modalità di smaltimento non sono mai state chiare fino in fondo, nacque in poco tempo la leggenda di E.T., il gioco più brutto di sempre che venne sepolto nel deserto. Col tempo, la gente sembrava aver dimenticato la storia del gioco e il fallimento di Atari, ma a quanto pare non tutti avevano voltato pagina.
Nei primi mesi del 2014, alcuni fan della serie, appassionati di videogiochi, giornalisti e una troupe televisiva, ottennero il permesso di Almogordo a scavare nel deserto. Successivamente, venne organizzata una spedizione nella presunta location della sepoltura dei videogiochi per recuperare le cartucce disperse. Con l’aiuto di un team di operai e numerose scavatrici, il 26 Aprile dello stesso anno il team si mise alla ricerca delle reliquie. Ovviamente, Warshaw assistette al rinvenimento di persona.
Il ritrovamento del bottino
Dopo ora di scavi, il team iniziò a dissotterrare le prime reliquie. Le cartucce di E.T. iniziarono a spuntare a pacchi, oltre ad un vecchio pupazzo dell’extraterrestre e altro merchandising, segnati ovviamente dal tempo e dalle intemperie. Warshaw, che fu invitato ad assistere, dichiarò:
C’era una fila lunghissima di fan che erano arrivati da tutto il Paese. Era stranissimo stare seduto lì e guardare letteralmente disseppellire il tuo passato. Mi sono commosso moltissimo, il gioco che avevo progettato oltre tre decadi prima continuava a provocare emozioni.
Dopo poco più di 30 anni la leggenda del videogioco più brutto di sempre venne svelata definitivamente, riportando alla memoria dei fan luci, ombre e ancora altre ombre sul gioco per anni dimenticato. Nel mese di dicembre 2014, la Smithsonian Institution ha aggiunto una cartuccia scavata di E.T. alla loro collezione. Nel 2015, The Henry Ford Museum aggiunse diverse cartucce scavate, un campione di discarica tratto dal sito della sepoltura e altri resti della spedizione in epsosizione permanente.
Questa era la storia di E.T. L’Extraterrestre, il videogioco più brutto di sempre, che cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti, e nel frattempo vi invitiamo a restare collegati con tuttoteK per ulteriori curiosità, news e tanto altro ancora sul mondo dei videogiochi e non solo. Ciao!
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