Nina Williams: Death by Degrees, spin – off del celebre picchiaduro Tekken, è un titolo che nel suo piccolo tesse una grande trama, legata ad una delle protagonisti femminili più conosciute del mondo dei videogiochi. Scopriamo insieme cosa ci riserva questa ormai datata chicca della Namco
Si sa, sono una videogiocatrice abbastanza nostalgica. Molto spesso mi ritrovo a pensare a vecchi videogiochi con cui giocavo anni fa sulla mia cara PlayStation 2, in compagnia di mio fratello, e uno di questi è Nina Williams: Death by Degrees (Nina Williams: Seduzione letale nella versione italiana). Non ricordo con esattezza quante ore ho speso su questa piccola chicca della Namco, ma vi posso assicurare che furono molte. Trovai questo videogioco per caso da GameStop nella mia città e non appena vidi Nina Williams sulla copertina già sapevo che sarebbe stato mio.
Nina Williams: Death by Degrees è un videogioco ormai vecchio e anche poco conosciuto. Forse ero poco informata, ma prima di acquistarlo non sapevo nulla circa la sua esistenza. Leggendo qua e la su internet ho trovato moltissime recensioni di questo videogioco e diciamo che più o meno si assomigliano tutte: gioco vecchio, legnoso, gameplay confusionario, controlli imprecisi, trama scadente… e chi più ne ha più ne metta.
Io però vado controcorrente!
Perché sì, concordo sul fatto che il gameplay è abbastanza complicato da gestire (nel corso dell’articolo approfondirò questo punto), ma per il resto mi trovo in disaccordo quasi con tutte le recensioni che ho letto in giro. Specifico che ho giocato questo gioco parecchi anni fa e quindi ero più piccola; magari gli enigmi che anni fa ho trovato particolarmente difficili, ora li additerei come subdoli o stupidi. Di certo la prospettiva cambia! Quindi diciamo che questa mia piccola recensione personale “controcorrente” è stata pensata e stesa da una me di alcuni anni fa.
Ma non perdiamo tempo e partiamo!
Conosciamo la protagonista di Death by Degrees!
Chi non ha mai sentito nominare Nina Williams, la famigerata assassina di Tekken? Credo che la maggior parte dei giocatori conosca la donna in questione, anche chi non è fan dei picchiaduro. Perché sì, Nina è prima di tutto una delle protagoniste della serie di videogiochi picchiaduro Tekken, prodotta e sviluppata dalla Namco. La storia e il background generale della nostra protagonista affonda quindi le sue radici iniziali in questa serie di picchiaduro, per poi ampliarsi e arricchirsi di particolari in Death by Degrees. Sinceramente non saprei dire con certezza se questo videogioco possa essere affrontato anche senza conoscere un minimo della storia di Nina presente in Tekken. Diciamo sì e no!
In Tekken la storia di Nina gira più o meno sempre attorno alla stessa cosa, ovvero l’eterno scontro con la sorella Anna. In ogni singolo capitolo della serie queste due amabili donzelle se le danno di santa ragione per stabilire chi sia la migliore tra le due e, almeno finora, questo quesito non è ancora stato risolto. Noi giocatori, seguendo i nostri gusti e simpatie, possiamo schierarci dalla parte di Nina o dalla parte di Anna, ma sta di fatto che ufficialmente non si sa ancora quale delle due sorelle Williams sia l’assassina più letale. Nell’universo di Tekken questo eterno scontro è molto spesso raccontato in vena comica, quindi non sempre in maniera seriosa o comunque drammatica.
A questo punto però nasce spontanea una domanda. Perché le due sorelle Williams si fanno la guerra?
Ed è proprio qui che entra in gioco Death by Degrees. In questo piccolo spin-off lo scontro tra le due sorelle viene trattato in maniera completamente diversa, ma soprattutto ne viene data anche la motivazione. Giocando a DbD scaveremo dunque nel passato delle Williams e finalmente verremo anche a conoscenza del perché le due si facciano la guerra in maniera così assidua. Qui però l’argomento viene trattato in modo molto più profondo: in questo capitolo non troviamo comicità o aspetti divertenti del passato delle due sorelle, ma solo una storia drammatica e, se vogliamo, anche triste.
Lungo il nostro percorso in Death by Degrees incroceremo diversi personaggi, la maggior parte non appartenenti all’universo di Tekken. Quindi diciamo che questo videogioco può anche essere giocato pur non avendo mai messo mano al famoso picchiaduro. Magari ai neofiti potrebbero sfuggire alcuni aspetti del carattere di Nina e anche di Anna o qualche riferimento a Tekken, ma comunque cose di poco conto. La cosa migliore comunque sarebbe avere una conoscenza generale del mondo del famoso picchiaduro, così da riuscire ad assaporarsi lo spin-off in maniera ancora più completa.
Giro in crociera… con detenzione!
Sono una videogiocatrice che ama focalizzarsi particolarmente sulle locations dei videogiochi. Non tanto sulla grafica, ma più che altro su quello che un determinato ambiente di gioco riesce a trasmettermi. Le ambientazioni di Death by Degrees sono molto sobrie ed essenziali, quindi non troviamo strutture finemente decorate o stanze ricche di particolari, ma nonostante questo gli ambienti di gioco sono riusciti a farmi apprezzare maggiormente tutto ciò che questo titolo offre.
Gli ambienti principali sono due: il primo è la nave da crociera Amphitrite, dove passeremo la maggior parte del tempo, mentre il secondo è il Penitenziario Solitaria, una prigione al largo della costa dove la nostra Nina verrà temporaneamente rinchiusa.
Nonostante la sobrietà degli ambienti queste due locations si intrecciano perfettamente con quello che è la trama, fatta di intrighi, misteri e doppi giochi. La nave da crociera è molto vasta e luminosa, dislocata su più piani. Molto spesso mi sono persa tra gli immensi corridoi dell’Amphitrite e ciò mi ha incoraggiata ancor di più ad esplorarla fino in fondo. Il penitenziario invece lo ho trovato un po’ più scialbo e molto meno stimolante ma questo per il fatto che esso, rispetto alla nave, è molto più tetro e cupo, oltre che di dimensioni più ristrette.
Sotto con le levette analogiche!
Ora, come promesso, approfondirò la questione del gameplay. Come già accennato in precedenza, il gameplay di Death by Degrees è abbastanza complicato da gestire e nelle prime fasi di gioco potremo trovarlo addirittura ostico. Ricordo che all’inizio perfino la sottoscritta è rimasta delusa dopo aver constatato in che modo si doveva operare sul joypad per far combattere la nostra Nina. Questo perché, per sprigionare tutta la potenza dei colpi della nostra assassina, si devono usare le levette analogiche. Esatto, proprio loro al posto dei tasti. La levetta sinistra si usa per muovere la nostra protagonista e per parare i colpi degli avversari, mentre la levetta destra serve per attaccare. Per fare ciò si deve semplicemente inclinare la levetta destra verso la direzione in cui vogliamo sferrare il nostro attacco ed il gioco è fatto.
Nonostante ami infinitamente questo gioco vi posso assicurare che all’inizio questo tipo di gameplay risulta veramente difficile e scomodo, soprattutto per il fatto che molto spesso si viene circondati da gruppi numerosi di nemici e, se non si riesce a padroneggiare bene questo sistema di controllo, ci si ritrova in mezzo ad un’accozzaglia terrificante dove molto spesso si finisce con il perire sotto i colpi dei nemici. Però vi posso assicurare che con un po’ di allenamento ci si prende facilmente la mano e dopo un po’ di tempo questo sistema di combattimento risulterà molto divertente, soprattutto quando si impugneranno pistole o, ancora meglio, katane e altre armi bianche.
Un’avventura nostalgica consigliata
Da videogiocatrice nostalgica che sono vi consiglio altamente questo titolo, soprattutto se siete già fan di Tekken. Questo perché, intrecciando la storia di Nina Williams presente nel celebre picchiaduro con quella di DbD, otterrete un background perfetto della famigerata assassina, scavando nel suo passato e negli intrighi di famiglia.
Credo che ora a distanza di anni il gioco sia difficile da reperire nei negozi, ma spulciando attentamente in internet troverete di certo il modo di procurarvelo e farvi un bel tour mozzafiato sull’Amphitrite.
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