I Souls, in generale, sono diventati famosi per la loro “difficoltà ”. Ma sono davvero i titoli impegnativi e disarmanti che crediamo? O vengono dipinti così per pura convenienza? Ecco cosa ne penso
Da qualche anno a questa parte i “Souls” sono sulla bocca di tutti, un genere di nicchia in origine, che ora sta sempre di più prendendo piede anche grazie all’ottima natura tecnica degli ultimi capitoli. Questa tipologia di videogioco è diventata famosa sopratutto per la sua “difficoltà ” tanto da distaccarsi dal resto del mondo videoludico quasi creando un genere assestante, appunto i “Souls Like“.
Un esempio? Lord of the Fallen che, pur creato da una diversa casa produttrice, si rispecchia in molte meccaniche dei titoli più famosi della saga Souls. Insomma sembra quasi che Miazaky e compagnia bella abbiano inventato qualcosa di nuovo, ma è davvero così? Io non credo e sono pronto a mettere davanti ai vostri occhi esempi lampanti che sostengono la mia tesi.
Sindrome da Game Over
I giocatori di vecchia data, quelli che come me hanno avuto la croce e la delizia di giocare sui cabinati oppure su console le quali avevano un pad che sfoggiava tre pulsanti e una croce direzionale, si ricorderanno bene di titoli come Battletoads, Ghost and Goblin o Double Dragon. Ebbene questi titoli, veramente “difficili”, erano stati creati per far spendere ad ignari bambini, come me, le monetine regalate dai nonni. Titoli, studiati per i cabinati e poi infilati in una cartuccia, che presentavano un livello di difficoltà davvero elevato, creato ad hoc, per far sì che la partita fosse breve e costatasse un patrimonio, a suon di gettoni, prima di arrivare al mitico final level.
Adesso sono sicuro che i più di voi staranno pensando ” Dai, vuoi davvero paragonare i Souls ad un cabinato?” in realtà il paragone che voglio condividere con voi è molto più sottile, non sto parlando della difficoltà in se ma sto parlando del Game Over. Sembrerà magari stupido ma, se vi fermate un secondo a riflettere, il fatto di morire e ricominciare dall’ultimo punto di salvataggio è una meccanica che esiste da quando esistono i videogiochi. La differenza è che, invece di ricominciare il livello o addirittura il titolo intero, qui si riprende da un falò o da una lanterna.
Tirando le somme, i Souls non hanno inventato un bel nulla! Hanno avuto solo l’idea geniale di riscrivere e adattare una meccanica che esiste da sempre, ma ormai messa il più delle volte da parte, per rendere più particolare un prodotto all’interno della sua catena di distribuzione.
Attenzione, tutto questo non va visto necessariamente come un male, alla fine il mercato videoludico si espanso e di conseguenza si è dovuto adattare ad un pubblico più vasto e più variegato; di conseguenza titoli come i Souls, che offrono un livello di sfida più alto della media, non sono da discriminare assolutamente per la loro natura “hard to play” infondo nessuno ti obbliga a comprare un titolo piuttosto che un altro e, più è grande la possibilità di scelta. maggiore è il beneficio del consumatore stesso.
Dunque, tornando al punto cardine del discorso e fatte le dovute premesse, possiamo analizzare questa tipologia di videogame cercando di capire cosa rende davvero difficile giocarli e, soprattutto, a chi sono rivolti.
La prima regola del buon giocatore è  sapere che tipo di giocatore sei
Io personalmente non amo i titoli sportivi, di conseguenza potrei impegnarmi per ore e ore su Fifa o NHL ma non ne trarrei nessun beneficio. Se una tipologia di videogame non fa per te dovresti semplicemente non giocarci! Altrimenti sarebbe un po’come far vedere un film romantico ad un amante dei film fantascientifici. Ripeto, se una cosa non piace! Ci sì può sforzare fino al midollo per comprenderla ma il risultato sarà sempre lo stesso: un sonoro sbadiglio o nel caso dei Souls un  immenso senso di frustrazione.
Souls compatible?
Quindi, cosa devo sapere prima di giocare ad un Souls?” Numero uno: capire se il genere ti interessa davvero oppure se stai correndo dietro alle masse. Numero due: tenere conto che, questi titoli, hanno una forte componente GDR.
Se siete giocatori ai quali non piace passare troppo tempo nei menù ma preferisce “menar le mani” siete liberissimi di farlo, ma sappiate che in primis perderete gran parte della torta e sopratutto farete più fatica nel venir fuori dalle battaglie. Molte volte, in titoli del genere, la “skill” passa in secondo piano rispetto ad un combattimento studiato a tavolino, certo magari vincerete lo stesso, ma partire con l’arma giusta e il set azzeccato possono sicuramente dare una mano.
Morte agli indecisi
Prima di passare all’ultimo punto voglio aprire una parentesi: il prepararsi ad una battaglia comincia anche dal primo “level up”. Una cosa che molti sbagliano è assegnare punti a caso per poi pentirsene strada facendo. Decidete da subito se il vostro personaggio sarà un guerriero, un mago o quello che vi pare ma non cercate di fare tutto insieme! Agire così vi porterà solo a complicarvi la vita, nel dubbio aspettate di avere le idee più chiare.
Sono morto. E adesso?
L’ultimo “reminder”, forse il più importante, tocca la gran parte dei giocatori: i Souls non hanno un livello di difficoltà impostabile e fanno largo uso della filosofia “try and error” ossia “sbagliando si impara“. Se questo non vi sta bene, semplice  non giocate questi titoli! Il “morire per capire” può essere molto frustrante e la frustrazione porterebbe sicuramente ad altre morti, entrando così in un circolo vizioso.
Spero di avere chiarito un po’ le idee, sopratutto a chi vuole approcciarsi al genere per la prima volta, e spero che anche voi vogliate condividere con me la vostra idea sul genere come io ho fatto con voi.
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