In occasione di Halloween e della successiva festività dedicata ai morti abbiamo deciso di analizzare di quei sotto mercati del videogioco dati per morti innumerevoli volte eppure irrimediabilmente recidivi: le console e il single player
Il single player è morto, è vero: l’ho letto su internet. E anche le console lo sono, eh sì, dicono che questa sarà l’ultima generazione poi basta. Fra poco saremo tutti connessi a giocare l’uno contro l’altro e spenderemo un sacco di soldi per far ballare il nostro personaggio in modi sempre più imbarazzanti, o per ottenere equipaggiamenti che possono automaticamente consegnarci la vittoria. Ovviamente tutto rigorosamente su PC.
Non è un romanzo sci-fi post apocalittico 1984 style: è la naturale conclusione di una serie di considerazioni che da anni inondano il web, frutto di analisti che per un motivo o per l’altro, hanno fin troppa fretta nel voler mettere una pietra tombale su alcune componenti del mondo del videogioco.
Morto numero 1: le console
I miei primi ricordi sulla premonizione della scomparsa delle console arrivano addirittura dalle riviste cartacee, da uno di quei trafiletti a bordo pagina dove venivano scritte le news. PlayStation 2 doveva ancora fare la propria comparsa sul mercato e tutti eravamo avidi di informazioni sul successore della scatoletta grigia che aveva fatto innamorare il mondo. Ebbene, già c’era chi prevedeva che quella sarebbe stata l’ultima generazione di console.
Vero, verissimo: infatti oggi come allora ci troviamo affamati di rumor sulle sempre più imperanti PlayStation 5 e Xbox Scarlett, e i detrattori rinnovano di volta in volta le loro premonizioni come fanno fantomatici veggenti con la data della fine del mondo. Sappiamo comunque che prima o poi il mondo finirà, e se sarà fra 4 miliardi e mezzo di anni con la morte del sole o per un asteroide in un momento in cui non ci sarà Bruce Willis a salvarci, poco importa. Allo stesso modo anche le console smetteranno di esistere fagocitate da quel mostro che si chiama web e andando quindi ad aggiungersi a quella lunga serie di vittime che già comprende le riviste cartacee, i video noleggi, le lettere postali, gli sms, e molto altro.
Tuttavia l’inadeguatezza delle infrastrutture internet (non solo del nostro Paese) giocherà a favore di chi è restio alla smaterializzazione delle console in un intangibile software ad abbonamento.
Mettiamoci anche nei panni dei produttori di hardware: vale la pena staccare la spina alle console fisiche per poi perdere il pubblico di interi mercati? Certamente no, considerato inoltre che dalla vendita dell’hardware ci guadagnano pure. Quindi, che fretta c’è? L’ipotesi più probabile è che la transizione si effettuerà per gradi: inizialmente affiancando console e servizi streaming, e perché no, magari qualche versione ibrida composta da hardware depotenziati che punteranno tutto sul cloud.
Insomma, il passaggio sarà certamente molto graduale, esattamente come sta succedendo con i giochi in digital delivery. Pare infatti che anche PS5 e Xbox Scarlett saranno dotate di lettore blu ray. A tal proposito: è possibile che non ci si riesca a liberare di una tecnologia così obsoleta e lenta come il lettore ottico? Certamente anche in questo le infrastrutture internet hanno una loro parte di responsabilità, ma è opportuno sottolineare anche che eliminando il mercato delle copie fisiche, i produttori perderebbero il supporto di buona parte della propria estesissima e radicata rete di distributori, i quali, vedendosi togliere la loro fetta di guadagno sul software, probabilmente boicotterebbero la piattaforma del caso: il fallimentare progetto PSP Go! ne è un esempio lampante.
Insomma, niente di più e niente di meno di quello che succede da anni con il mercato delle automobili: con le case produttrici che non riescono a liberarsi dell’obsoleto, inefficiente e inquinante motore a scoppio a causa dei loro rapporti con le compagnie petrolifere. E diciamocelo, nonostante l’idea di un Netflix dei videogiochi ci alletti parecchio, siete davvero certi di voler rinunciare all’emozione delle conferenze di reveal del design e delle caratteristiche hardware? Noi temiamo che tutto questo ci mancherebbe terribilmente.
Morto numero 2: il single player
Per quanto riguarda il single player invece la situazione sa meno di inevitabile. Sono milioni i giocatori che si dedicano esclusivamente a titoli single player, e se la scomparsa delle console lascerebbe il posto ad una alternativa complementare, la morte del single player lascerebbe milioni di orfani.
Come mai allora tante speculazioni sulla fine imminente del single player? La risposta è semplice: non conviene più svilupparli. Se infatti negli ultimi quindici anni i costi di sviluppo si sono elevati all’ennesima potenza, la stessa cosa non la si può dire riguardo agli introiti degli stessi, riducendo sempre più il margine di guadagno delle aziende. Ormai infatti i videogiochi sono produzioni talmente grandi e costose che un singolo progetto fallimentare rischia di causare perdite milionarie e potenzialmente la chiusura stessa dello studio.
La chiusura di Visceral Games è diventata emblema della attuale situazione del single player
Il multiplayer invece punta a monopolizzare il tempo libero del giocatore, fidelizzando e consolidando la community. L’obiettivo è fare in modo che il giocatore resti e spenda anche per interi anni, tanto che spesso, le soluzioni free to play si trovano ad essere le più remunerative per gli sviluppatori grazie ad un mercato delle microtransazioni sempre più prolifico.
Sebbene i titoli multiplayer siano aumentati drasticamente negli ultimi anni, il single player è talmente radicato nella cultura videoludica da essere ben lungi dalla morte, ma necessita tuttavia di un rinnovamento al fine di contenere i costi di sviluppo, soprattutto in vista del salto tecnologico che ci aspetta negli anni a venire con l’uscita delle nuove console.
Una risposta significativa può certamente venire dai produttori degli engine, che dotando gli sviluppatori di strumenti più potenti e semplici, potrebbero far calare i tempi e i costi di sviluppo. Un’altra eccellente alternativa è rappresentata dal mercato indie: spesso fucina di idee innovative ed originali in grado di sovrastare e rendere trascurabile la componente grafica così tanto onerosa e importante per i tripla A.
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Insomma, il single player è morto? Decisamente no: c’è e ci sarà sempre richiesta di titoli da godersi in solitaria, e dove c’è richiesta c’è mercato.
Nulla si distrugge, tutto si trasforma.
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