LLa saga di Call of Duty, una serie che è storia e al contempo stesso cerca di essere il futuro del settore negli sparatutto
Call of Duty è ormai a tutti gli effetti storia video ludica a che ormai vediamo sempre nel nostro futuro. Difficile è ormai pensare all’anno prossimo senza dimenticarsi che un nuovo capitolo Call of Duty è in procinto di uscire. D’altra parte i titoli facenti parte di questa serie sono ormai da tempo dei veri e propri fenomeni di massa che macinano una quantità spropositata di denaro nel primo periodo dall’arrivo sugli scaffali.
Al contempo, di fronte al grandissimo successo, si è fatta sempre più grande la fetta di pubblico che invece critica la serie di anno in anno lamentandone poche novità a fronte di un prezzo sempre uguale. Il successo ha portato i Call of Duty a mantenere un costo piuttosto alto anche ad anni dalla loro uscita, vista l’alta richiesta. Con tutte le iterazioni proposte, la serie di Call of Duty ha coperto ormai quasi ogni periodo storico consono ad uno sparatutto, dal passato recente al futuro.
Call of Duty dall’inizio fino al futuro
È innegabile che questa serie di videogiochi abbia fatto una strada niente male dalle sue origini. Per chi non lo sapesse infatti gli sviluppatori, che avrebbero dato vita ad una delle serie di videogiochi più fruttuose di sempre, provengono da quelli che diedero i natali a Medal of Honor: Allied Assault. Al tempo infatti uno dei titoli più apprezzato ambientato nella seconda guerra mondiale era Medal of Honor, prodotto da EA, del quale il capitolo Allied Assault diventerà tra i meglio recepiti da pubblico e critica.
Vince Zampella, Grant Collier e Jason West, delusi dal lavoro in collaborazione con EA su Medal of Honor: Allied Assault, decisero di abbandonarla. Per questo fondarono Infinity Ward e nel 2003 fecero uscire il loro primo videogioco: Call of Duty. Fu un successo enorme, forte di una campagna in singolo che permetteva per la prima volta di vedere il secondo conflitto mondiale su più fronti.
Il primo Call of Duty fu un successo storico in tutti i termini. La campagna e per la prima volta anche il multigiocatore vennero apprezzati da critica e pubblico. Prima di allora gli sparatutto da giocare in rete erano per lo più i monolitici sparatutto arena come Unreal e Quake. Il successo continuò nel futuro immediato per la serie con Call of Duty 2 (2005), 2: Big Red One (2005) e Call of Duty 3 (2006).
Accanto ad Infinity Ward si affiancarono aziende secondarie, come Spark Unlimited, che poterà la serie per la prima volta su console con Call of Duty: L’ora degli eroi (2004). Gray Matter Interactive invece svilupperà l’espansione per il primo capitolo, intitolata United Offensive, per poi fondersi con un’altra società e dare vita a Treyarch. Nel 2007 tuttavia arriva la vera svolta. L’azienda di Zampella, Collier e West pubblica Call of Duty 4: Modern Warfare.
Il passaggio di Call of Duty all’epoca moderna – Call of Duty storia e futuro
Per la prima volta lo scenario si sposta nel presente e la storia è completamente inedita. La seconda guerra mondiale d’altra parte viveva in quegli anni un momento di mega saturazione nel settore video ludico. Il primo Modern Warfare fu un successo ancora più dirompente del primo episodio. Il multigiocatore venne rivisto radicalmente e fu proprio nel 2007 che vennerò gettate le basi dello sparatutto di stampo moderno.
Ricompense in gioco, serie di uccisioni, personalizzazione dell’equipaggiamento e molto altro sono diventate la norma nel post Call of Duty 4: Modern Warfare. Nel frattempo Treyarch, dopo due capitoli dedicati unicamente al lato console (il terzo e Big Red One), passò ad alternarsi con Infinity Ward. Un anno dopo Modern Warfare arrivò infatti World at War, di nuovo storico, ma con l’aggiunta della modalità Zombie e della campagna co-op.
Nel 2008 vedette la luce Modern Warfare 2, in grado di sorpassare il precedente in vendite e successo, che aggiunse delle missioni co-op ed affinò il multigiocatore. Questo fu probabilmente uno dei momenti più alti per la storia di Call of Duty, grazie anche ad un futuro fantapolitico carino. Infinity Ward e Treyarch dominavano il mercato, con conseguente tendenza dei rivali all’emulazione, a volte mediocre. Medal of Honor era stato praticamente battuto e di lì a poco avrebbe terminato di essere prodotto.
Da quel momento divenne stabile l’uscita periodica ogni anno di un capitolo della serie. Si esplorarono ambientazioni meno toccate, come nel caso di Black Ops (2010), e si cercarono nuove idee. La modalità Zombie venne ampliata largamente da Treyarch, mentre Infinity Ward ebbe difficoltà in tale senso. Nonostante il successo di vendite anche con Modern Warfare 3 (2011) si registrò un leggero calo di qualità .
Il declino di un gigante – Call of Duty storia e futuro
Nel 2010 Call of Duty era una stella che brillava molto forte, tutti lo avevano e tutti lo giocavano. Modern Warfare 3 fu invece una prima battuta di arresto, causate da alcune dispute legali tra i dirigenti di Infinity Ward ed Activision. La situazione era talmente esacerbata che Activision fece intervenire due nuove aziende per completare MW3: Sledgehammer Games e Raven Software.
Dopo i problemi durante lo sviluppo di Modern Warfare 3, parte dello staff di Infinity Ward abbandonerà l’azienda, andando a fondare di lì a poco Respawn Entertainment. Ben 38 dei 46 dipendenti che avevano lasciato IW, andarono a lavorare proprio per Respawn, che svilupperà Titanfall per EA nel 2014. Nonostante questa debacle, Treyarch prenderà le redini del progetto, sfornando titoli di successo come Black Ops II (2012) e Black Ops III (2015), ambientati in un futuro prossimo.
Un mezzo disastro è invece il lancio di Call of Duty: Ghosts (2013), complice il vuoto lasciato da una Infinity Ward ancora parecchio provata. Il gioco verrà molto criticato e le novità , come la modalità Extinction, non saranno in grado di salvarlo. Inoltre il motore di gioco, potenziato, ma mai realmente rinnovato dal primo Modern Warfare, inizia a sentire i suoi anni.
Nel 2014 Sledgehammer Games, forse nel tentativo di emulare il successo di Titanfall, rilascia Call of Duty: Advanced Warfare. Il titolo è accolto bene dalla critica, ma non tutto il pubblico è contento della deriva fantascientifica che la serie sta prendendo. Le novità al sistema di movimento del personaggio non convincono a pieno tutti. Si tratta tuttavia di critiche isolate e non differenti da quelle mosse nel 2007 al primo Modern Warfare, che abbandonava la seconda guerra mondiale.
Call of Duty è una m***a! – Call of Duty storia e futuro
Questo è forse il periodo in cui collocherei questa frase. Dopo Black Ops II io smisi di comprare dei CoD, complice il passaggio all’attuale generazione, che io compii solo anni dopo. Si diffuse l’uso comune tra i videogiocatori di insultare la serie e soprattutto i cossiddetti “coddari”, cioè quelli che giocavano a Call of Duty. “Ogni anno sempre la solita storia”, “Non cambia nulla capitolo dopo capitolo” e molte altre furono le frasi che vagavano in rete.
Sicuramente dopo oltre dieci episodi, Call of Duty era diventato un po’ stucchevole, ma restava comunque un prodotto di qualità , con le dovute eccezioni. Mentre Black Ops III (2015) potè contare su una certa fetta di fedelissimi, il buco lasciato da IW non fu più colmato. Call of Duty: Infinite Warfare (2016) fu un vero disastro quando annunciato e le sue vendite furono inferiori alle attese.
Molti, soprattutto in rete, criticarono più la serie che il prodotto in sé, riversando su quel singolo episodio tutti i problemi che erano anche dei precedenti. Infinite Warfare arrivò dopo poco, considerando che si tratta di un Call of Duty, ad un costo veramente basso. Fu proprio per il costo quasi irrisorio che decisi di prenderlo per PlayStation 4.
La storia presentava missioni secondarie e vi erano interessanti trovate non male. Possibilità di scontri a gravità zero, battaglie tra caccia nello spazio con navi spaziali di dimensioni variabili ed una storia tutto sommato accettabile. Anche qui, ricordo come molti criticarono la debolezza della sceneggiatura, quando neanche l’amato Modern Warfare 2 brillasse troppo. Bastava infatti trovare un uomo morto della CIA per scatenare una guerra, senza chiedere il “perché” o il “per come”.
Infinite Warfare è stata la valvola di sfogo nella storia serie, il capro espiatorio contro cui tutti lasciarono andare a ruota libera la propria rabbia. Proprio in quegli anni Battlefield mostrava i muscoli, proponendo il suo Battlefield 1 per superare l’eterno rivale. L’ambientazione storica attirò molto di più, ma, a posteriori, il titolo di DICE si dimostrò enormemente più povero di contenuti di quel CoD.
Poca importanza ha il fatto che Battlefield 1 è stato più un fuoco di paglia che altro o che la mole di contenuti fra i due titoli fosse completamente differente. Come in altri settore a volte è altro a determinare quale dei due possa fregiarsi dell’epiteto di vincitore.
La ripresa e le nuove idee – Call of Duty storia e futuro
Dopo il “disastroso” Infinite Warfare arrivò Call of Duty: World War II (2017), con una Sledgehammer sempre più capace ed abile nello sviluppo, che ritorna in un contesto storico dopo quasi dieci anni. Abbandonati inoltre i movimenti ampliati dei precedenti capitoli consentiti dalla strumentazione fantascientifica. World War II venne apprezzato, nonostante le critiche sul fatto che copiasse da Battlefield, che l’anno dopo mostrerà Battlefield V.
Fortuna vuole per la serie di Activision che Battlefield V sarà ricoperto di critiche ben peggiori rispetto a World War II. Inoltre il diretto rivale, cioè Call of Duty: Black Ops IIII, abbandonerà per la prima volta la campagna in singolo giocatore in favore di un multigocatore ed una modalità zombie più vasta. Si tratta inoltre del primo CoD a disporre di una modalità battle-royale, all’apice del successo nel 2018.
Black Ops IIII fu in grado di interpretare tale modalità in maniera sufficientemente originale. I presupposti di base erano sempre i soliti, ma Treyarch fu capace di dare del suo, migliorando determinate caratteristiche e portano la propria versione sugli scaffali, con ben poco da invidiare ai più noti volti del genere.
Il futuro della serie, tra dubbi e timori
Call of Duty è stata per me una serie di videogiochi storica ed ora sono più timoroso che mai sul suo futuro. Per quanto potrà essere bello il nuovo Modern Warfare, l’idea che sia un reboot o comunque un “rifacimento” non mi ispira particolarmente. Mi dispiace invece che certi capitoli abbiano visto morire idee che tutto sommato non erano male, ma che, probabilmente, sono arrivate nel momento più sbagliato per sfondare.
Ammetto che quando vi fu il passaggio da seconda guerra mondiale a periodo moderno, ero più che dubbioso e non comprai Call of Duty 4: Modern Warfare proprio perché non mi interessava a priori. Lo giocai solo anni dopo e non ho potuto non notarne la qualità intriseca. Da allora, anche se vi fu il passaggio al futuro, più o meno prossimo, decisi di partire senza pregiudizi.
I “difetti da CoD” ci sono e sono ormai qualcosa di legato a doppio filo con la serie. Come direbbe Zeb89: “un colpo e muori nelle partite online”. D’altra parte è Call of Duty e, a differenza di altri concorrenti, ha sempre avuto molti punti a favore di cui spesso ci si dimentica, ma che quando mancano si sentono. Call of Duty: Mobile è inoltre l’ennesima iterazione, non troppo originale a meccaniche, ma estremamente giocabile per essere su un dispositivo mobile.
Ora che Sledgehammer ha effettivamente ingranato nello sviluppo di Call of Duty, spero che il futuro della storia della serie sia più roseo e porti allo stesso tempo titoli solidi, quasi monolitici oserei dire. Spero inoltre che i tentativi, anche timidi o “laterali”, di innovare e cambiare le carte in tavola continuino e che non si tenti di tornare indietro per il solo gusto nostalgico.
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