Uno speciale molto personale, molto sentito, che va a festeggiare un traguardo importante per chi vi scrive: l’amore è la rovina del genere umano, nella vita così come nei videogiochi
“Ah, l’Amore. L’Amore, quello con la A maiuscola per l’appunto, è forse il sentimento che più l’essere umano arriva a temere nel corso della sua esistenza. Non parliamo di affetto, di amicizia, di affiatamento. No, l’Amore, associato alla sessualità, è spesso la miccia fin troppo corta che fa esplodere la vita di una persona, stravolgendola sin dalle radici e portandola su nuove strade, che mai si era pensato di calpestare. Cambiamenti così viscerali e profondi da essere terrificanti, specialmente quando si ama chi non si dovrebbe. O chi non si potrebbe. Ah, l’Amore. L’Amore è l’eterna rovina del genere umano.” Così abbiamo aperto la nostra recensione di Catherine: Full Body, titolo ispiratore dello speciale, quindi abbiamo voluto riprenderne le esatte parole.
Questo è uno speciale molto personale. Ho anche voluto che fosse il mio 500esimo articolo qui, su tuttoteK, per renderlo ancor più “speciale”. Non sono mai stata una persona particolarmente romantica, ma ho sempre creduto nell’amore. Quello vero, quello viscerale, quello che non ti lascia via d’uscita se non lanciandotici dentro, senza alcuna speranza di salvezza. Questo articolo potete dedicarlo a chiunque vogliate: al vostro attuale compagno o compagna, o a chi in passato lo è stato, o a chi non lo sarà mai. Non importa che l’amore si sia concretizzato, sia finito o non sia mai iniziato: questo articolo è per voi. Questo articolo è per me.
Una piccola, dovuta, premessa… o forse due
Partiamo con una piccola premessa: questo speciale racchiuderà le 4 storie d’amore che più hanno segnato la mia esistenza in vent’anni di vita dedicati ai videogiochi. Per ovvi motivi, quindi, saranno presenti pesanti spoiler delle trame dei videogiochi presi in esame. I titoli saranno scritti in cima ad ogni paragrafo loro dedicato, quindi se volete evitare anticipazioni o commenti non graditi sul videogioco in questione, vi consiglio semplicemente di saltare l’articolo. Inoltre, sembra scontato dirlo, ma mai lasciare nulla al caso: daremo per scontato che conosciate i finali di ciascuno dei titoli presi in esame. Iniziamo col titolo ispiratore questo speciale: Catherine Full Body.
Catherine: Full Body | Amare per amore – L’Amore: una rovina nella realtà, così come nei videogiochi
Catherine: Full Body è stato, come detto in apertura, la miccia che ha fatto partire l’idea di questo speciale. In realtà è, come vedremo, l’unico titolo dissonante (non nella sua totalità, in realtà, ma ci arriveremo) fra i quattro che abbiamo preso in esame, perché non c’è tragicità nella narrazione (se riusciremo a prendere le scelte giuste). Le possibilità di narrazione e di futuro, per il nostro Vincent, sono molteplici e non stiamo qui a spiegarvi cosa fare e non fare per ottenere l’amore di questa o quella ragazza. Ci abbiamo scritto ben due guide, in merito, e le trovate qua e qua.
L’universalità dell’amore è alla base di quel che Catherine: Full Body vuole narrarci. Vincent è un quasi fallito, un uomo che si è adagiato su una vita mediocre, senza grandi prospettive di vita. Non ne soffre, gode nella sua mediocrità, ci si adagia e vive una vita senza lode né infamia. Questo finché Katherine, la sua fidanzata di sempre, non gli dice di essere incinta. Il suo mondo crolla, le sue certezze svaniscono, la sua mediocrità deve aver fine. Diventerà padre, dovrà necessariamente essere spirito guida e formatore di un’altra persona, un altro essere vivente. E quale miglior modo per iniziare, se non tradire la sua ragazza?
Catherine rappresenta esattamente quel che Vincent voleva: una scappatoia. Fuggire da Katherine, dalle responsabilità, dal dover necessariamente “diventare grande”. Vincent non è un uomo cattivo, è solo un uomo: fragile, insicuro, emotivo, terribilmente malleabile (e non solo per gameplay) e incline al tradimento. Umano, insomma. Vincent è anche in grado, però, di sottolineare quell’Universalità, caratteristica dell’amore, di cui abbiamo parlato prima. Il suo incontro con Qatherine, aggiunta graditissima della versione Full Body, cambia le carte in tavola sia per lui sia per noi.
Qatherine, nonostante abbia in tutto e per tutto le fattezze, i modi e la personalità di una ragazza, è in realtà nato geneticamente uomo. Un “transgender”, per usare la terminologia corretta. La nostra società, così come dimostrato anche dalla cronaca recente, non riesce ancora pienamente ad accettare l’esistenza di persone nate, semplicemente, nel corpo sbagliato. Alla fine di tutto, si riduce a un semplice 50-50. Uomo-donna, maschio-femmina. Non possiamo scegliere in che corpo nascere, ma possiamo scegliere come sentirci. La naturalezza con cui Vincent accetta la natura di Qatherine non è superficialità, non è leggerezza e non è narrazione forzata. È pura, semplice, naturale umanità. E forse tutti dovremmo imparare a diventare un po’ più umani.
Final Fantasy X | Love me till the end – L’Amore: una rovina nella realtà, così come nei videogiochi
Tutto inizia con un viaggio. Forzato, inevitabile e che nasce e finisce nello stesso modo: in tragedia. Come si suol dire, però, non è tanto importante la meta, quanto il percorso. In un viaggio si raccolgono emozioni, incontri, scoperte, amicizie ed amori. Rapporti eterni, che sconfinano il concetto di vita e morte e portano a un piano superiore. Seppure l’eternità sia un concetto terribilmente sopravvalutato, quando romanticamente riusciamo ad avvicinarci ad esso, tutto diventa più sopportabile. Persino la scomparsa della persona amata.
Tidus e Yuna non sono semplici persone, sono simboli. Simboli di quel viaggio che non sarebbe mai dovuto finire, per non terminare in tragedia… e forse nemmeno iniziare. Simboli di quell’amore per l’appunto sconfinato, eterno e intoccabile, che va oltre la morte, oltre la perdita. La scomparsa di Tidus è la fine. Non c’è altro modo per descriverla, Tidus passa oltre, ritorna da suo padre ed Auron. Yuna, invece, rimane indietro. Torna alla sua vita, ai suoi affetti, al suo villaggio, al suo modo di vivere. Il viaggio, Tidus, l’amore l’hanno però inesorabilmente cambiata.
Final Fantasy X non racconta di un amore adulto, profondo, consolidato e ferreo. L’affetto fra Tidus e Yuna è appena nato, un bocciolo che sarebbe potuto diventare uno stupendo fiore, ma una gigantesca motosega ha deciso di sradicarlo, prenderlo e gettarlo nel fuoco. Esistono persone, a questo mondo, che semplicemente non siamo destinati ad avere. Per quanto possiamo affannarci e sforzarci, alcuni amori semplicemente non sono destinati ad essere. E no, Final Fantasy X-2 non esiste.
To The Moon | If You’re With Me Then Everything’s All Right – L’Amore: una rovina nella realtà, così come nei videogiochi
La storia di John e River è una storia fatta e finita. Un amore vissuto, fra tanti inciampi, errori e fraintendimenti. Un amore finito a causa della vita, della durezza del mondo e dell’inesorabile incedere del tempo. Le persone che amiamo un giorno se ne andranno, che sia dolcemente o in modo traumatico, l’arrivo della morte è certo quanto quello delle bollette. Seppur vero che ogni esistenza termina allo stesso modo, questo non vuol dire che la vita non valga la pena di essere sperimentata. Ogni gioia e dolore, ogni sbaglio, ogni errore, ogni opportunità mancata, ogni vittoria e ogni traguardo rendono ugualmente giustizia ad ogni destino.
E quando due destini sono inesorabilmente intrecciati, non importa quanto si possa cercare di cambiarne il corso. Non esisterà mai un’altra River per John, o un altro John per River. John e River si sarebbero incontrati, in un modo o nell’altro. John e River avrebbero vissuto una vita l’uno accanto all’altra, facendo i loro piccoli e grandi errori, vivendo ogni incomprensione e superandola. To The Moon non è un capolavoro perché commuove, perché ha una narrazione convincente sebbene creato con quattro pixel e da due sole mani. To The Moon vuole semplicemente insegnarci che se due persone sono destinate ad essere, nonostante tutto, saranno.
Last Day of June | … Quando si fa sera… – L’Amore: una rovina nella realtà, così come nei videogiochi
A chiusura di questo speciale: l’italianissimo The Last Day of June. Una storia di vita, come potrebbe essere successo a tanti altri a questo mondo. Gioie e dolori dell’amare, perdere un bambino tanto desiderato, ma mai la speranza di poter davvero creare una famiglia. Fino a quel giorno, quel singolo tragico momento. Un singolo istante, che per quanto ci si possa adoperare per farlo sparire, rimane incancellabile.
Come è ineluttabile il destino di John e River, così è quello di Carl e June. I due, però, non hanno avuto la fortuna di poter passare un’esistenza insieme. Il fato si è accanito su una giovane coppia, prima privandoli della nascita di un primogenito, poi, quando le cose sembravano andar meglio, travolgendoli nella loro totalità. Che sia Carl a morire o che invece la sventurata signora colpisca June, le cose non cambiano.
Che sia l’ultimo giorno di Carl o di June, una vita verrà immancabilmente spezzata. Una giovane vita, piena di promesse, di speranza e di amore da dare alla persona amata e al nascituro. Che sia Carl o June a morire, The Last Day of June ci mostra la più terribile forma di amore: quello che finisce. Nel modo più temuto e paventato da chiunque abbia imparato ad amare qualcuno dal più profondo dell’anima.
“Se ami qualcuno sii pronto a perderlo”, sembra volerci sussurrare il titolo. Per quanto si potrà provare, però, non si potrà mai essere pronti a perdere qualcosa di così importante ed unico. Per quanto si possa provare, non si riuscirà mai a lasciar veramente andare qualcuno che si è amato così tanto e così follemente. Per quanto si possa provare, perdere l’amore è perdere se stessi.
Dedicato a Te
Termina qui questo nostro speciale sull’amore e sui videogiochi. Uno speciale nato per incanalare sensazioni, sentimenti ed emozioni e per raccontare quattro diverse storie, accomunate dalla stessa concezione: l’amore ci rovina. Per quanto però possiamo sforzarci, incontreremo tutti quella persona che ci farà credere che per una sola volta nella vita, forse, possiamo lasciarci andare. E sarà esattamente quella singola volta, quel singolo cedimento, a stravolgerci completamente l’esistenza. Che sia nel bene, che sia nel male. Alla prossima!
Valerio Basciani
29 Settembre 2020 alle 16:37Dedicato a tutti quelli che dipingono gli amanti dei videogiochi come automi disadattati (come vivono male!). Marta spinge sull’acceleratore di una sensibilità oltremodo rara, e ci dà solo una via di scampo: recuperare questi 4 titoli e giocarli…ops, amarli. Magari una volta, forse per sempre.
Marta Gravina
30 Settembre 2020 alle 9:03Facciamo loro credere quel che vogliono, spesso chi parla di “automi” è il primo a non sapere cosa sia l’empatia. Grazie mille!