Sviluppato da SuperPAC e distribuito da THQ Nordic, This is The President è la storia che raffigura il continuo conflitto tra il fato e le ambizioni dell’uomo: in questa nostra recensione scopriremo meglio di cosa si tratta
L’umanità ha sempre necessitato di una figura guida, indipendentemente dalle epoche o dal luogo di provenienza. E tutti, bene o male, si sono chiesti prima o poi come sarebbe la vita se ci si trovasse nella posizione di avere un enorme potere a disposizione, che possa andare ad influenzare un popolo, intere nazioni o persino il mondo intero.
E non è solo l’idea di immedesimarsi in un ruolo di tale rilievo che dà assuefazione e attrae i più, ma anche i tipi di retroscena che ci si ritroverebbe ad esplorare: pensiamo ai numerosi misteri della politica, gli intrighi di palazzo che sono stati insiti da sempre nella società, anche in quelle più vaste e dimenticate, sin dal preludio delle gerarchie. L’essere umano vive per il dominio e per l’autocompiacimento.
Trovandoci in un mondo ormai stabilito da figure precise, questi bisogni trovano una valvola di sfogo in aspetti meno dannosi per l’equilibrio sociale, mediante giochi di strategia, di guerra, di politica, che vanno ad alleviare quest’eterna astinenza e la volontà di potenza dell’uomo. Oltre a trovarsi davanti a gestionali storici o economici, si ha anche modo di trovare i cosiddetti “simulatori di governo” meno basati sul management, e decisamente più volti verso esperienze narrative.
La gestione di una città o un impero passa in secondo piano, e a guidare il giocatore saranno solo le proprie mire imprenditoriali e convinzioni ideologiche; il fine ultimo sarà la propria vittoria e sopravvivenza. In This is The President, il nostro destino sarà ciò che ci porterà a lanciarci nell’infido mondo politico americano, e con questa recensione andremo a vedere quale tipo di sfida andremo ad affrontare, vestendo i panni di un affarista che nasconde ben più di uno scheletro nel suo armadio.
Presidente di nome e di fatto
Inizieremo questa nostra recensione di This is The President con un monito piuttosto famoso in Oriente: tutto ciò che prospera è destinato a morire. Sin dall’inizio, impersoneremo quello a cui i personaggi si riferiranno con vari nomi, andando dal più giovanile “Mr. P” al dubbioso soprannome “Coyote”. Impersoneremo un uomo dalle mille risorse e dai diecimila sotterfugi, che nel corso della sua vita ha avuto modo di generare da sé una fortuna più che invidiabile. Questa stessa fortuna, però, dovrà essere sacrificata una volta che si sarà diventati la persona più importante di tutti gli Stati Uniti d’America, e solo per salvarsi la pelle.
In This is The President ci troveremo in una sorta di House of Cards videoludico, partendo però dalla notte in cui saremo diventati il Presidente Eletto. Il nostro obiettivo sarà ottenere l’immunità, per poterci scrollare di dosso le numerose e nefande azioni di cui siamo stati autori in passato. Tra corruzione, riciclaggio, delitti malcelati e pugnalamenti alle spalle, scopriremo di averne combinate di cotte e di crude, ed eventualmente potremo anche esprimere uno sfacciato orgoglio nell’aver compiuto queste azioni senza essere mai stati colti in flagrante.
Tutti i punti in loquacità – Recensione This is The President
Per ottenere l’immunità avremo come necessità imperante quella di cambiare la Costituzione, inserendovi il cosiddetto “28esimo Emendamento”, che afferma come “nessun presidente degli Stati Uniti sarà processato dopo la fine del suo mandato per azioni compiute prima della conclusione del mandato stesso”, garantendoci così una volta per tutte un’esistenza intoccabile da qualunque giudice o Corte di Giustizia. Chiaramente, modificare una carta così importante come la Costituzione degli Stati Uniti non sarà una cosa di poco conto, e per fare ciò dovremo armarci di varie risorse: servirà non solo conquistare il Congresso, ma anche la benevolenza del popolo.
Inoltre, come Presidente sarà necessario rimanere coerenti con le parole affermate durante i propri discorsi. Sarà proprio attraverso essi che andremo a fare svariate promesse e, se non mantenute, finiranno per affondare prematuramente e inesorabilmente la nostra carriera politica. Le promesse saranno un fattore importante per mantenere alto l’indice di gradimento che la popolazione americana avrà nei nostri confronti, ed anche per questo motivo più ne faremo, più sarà complesso gestirle.
Sin dalla notte che avrà coronato la nostra elezione, ci verrà fornita la possibilità di comporre i nostri discorsi, ma dovremo comunque andare a misurare bene le parole usate. Potremo dire di voler conquistare Marte, o di inserire personale di colore a capo del proprio staff, oppure di regolamentare la pubblicità e i videogiochi. Alla fine, tutto servirà a distrarre il pubblico generale dalle nostre sfide più grandi, tra cui lo sfuggire a ogni causa da parte dell’Ufficio Federale delle Prigioni. Non sapremo subito quali saranno le accuse a noi attribuite in This is The President, poiché esse andranno a rivelarsi nel corso della storia, e dunque eviteremo di approfondire troppo il tema nel corso della recensione.
Bling Ring Presidenziale – Recensione This is The President
Formando la nostra squadra presidenziale, dovremo scegliere con cura chi posizionare e in quale ruolo. Ogni personaggio avrà il suo carattere, e le sue capacità e soft-skills saranno condizionate da esso, insieme anche al tipo di vita che ognuno ha avuto e condurrà. Saremo accompagnati da due delle figure a noi più vicine, la nostra First Lady Ellie, donna scaltra, capace e raramente anche un po’ frivola, ed il nostro Vice Presidente Tony Estaba, un uomo non troppo arguto, reduce dalla sua carriera nell’FBI e deciso a combattere l’establishment, che si ritroverà spesso ad indagare su improbabili complotti o a trascinarci nei guai per via di qualche suo vizio o maldestro pasticcio.
Il resto dell’entourage sarà poi delineato in varie branche: risulterà importante avere persone dall’ottima dialettica, in grado di salvarci dalle domande più scomode dei giornalisti, ma anche in grado di diffondere notizie false per creare scompiglio tra i nemici politici. Dovremo tenere al nostro fianco anche persone capaci di destreggiarsi all’interno degli aspetti burocratici e dalle forti abilità persuasive, e non potranno mancare nemmeno individui che all’occorrenza utilizzino mezzi più “diretti” e decisamente poco ortodossi.
Per spiare le attività dei nostri rivali o cercare informazioni compromettenti, potremo senz’altro contare su alcuni tra i più esperti hacker che abbiano mai messo piede sul darkweb. Ogni persona che verrà assunta al di fuori della nostra squadra “ufficiale” dovrà essere pagata di tasca nostra per i suoi servizi, e nel caso essa si trovasse insoddisfatta potrebbe anche esporre alcune pretese inerenti il proprio stipendio, o la posizione in cui lavorare. Ma ricordiamoci che noi siamo il Presidente, noi siamo la legge. Vogliamo realmente farci mettere i piedi in testa? Beh, starà a noi decidere. E considerato come il potere di scelta sia una parte chiave di un gestionale, nella prossima sezione della nostra recensione andremo a vedere come si comporta This is The President sotto questo aspetto.
Vivere per lavorare – Recensione This is The President
Il nostro mandato partirà dal 2020 per doversi poi concludere nel 2024 (superando eventuali tentativi di impeachment o la possibile perdita delle elezioni mid-term), e l’evoluzione del Paese sarà un altro aspetto di cui tenere conto. Essendo a capo della nazione più grande al mondo, avremo a che fare con svariate situazioni in cui dovremo prendere decisioni che potenzialmente cambierebbero l’andamento dell’intera situazione mondiale: tra CEO di varie società ed industrie, capi di stato più o meno rilevanti, guerre e rivoluzioni in zone remote del globo, ogni nostro intervento potrebbe alterare l’equilibrio politico e sociale.
Se capiterà un momento in cui riterremo ovvia una certa soluzione ad un problema o a un incarico, sarà meglio ripensarci attentamente prima e controllare di aver scelto lo staff adatto, nel caso anch’esso sia richiesto nella missione. Il gioco stesso avverte più volte come non sempre sarà possibile avere un finale ottimale, e bisognerà scendere più volte a compromessi che non ci proteggeranno dai danni collaterali. Mentre mantenere le promesse sarà un aspetto importante, sposare un determinato schieramento politico non gioverà molto alla nostra carriera. Eppure, nonostante ciò, il gioco ci vorrà spingere piuttosto insistentemente ad abbracciare una tra le idee politiche offerte.
Tutto potrà comunque essere stabilito in base al tipo di vantaggio che ciò potrebbe apportare in vista del nostro obiettivo ultimo. Durante la permanenza alla Casa Bianca riceveremo proposte di ogni genere: una serie di piccoli incarichi, sia bizzarri che drammatici e inquietanti, che a volte richiederanno una semplice risposta affermativa o negativa, per poi conoscerne le conseguenze verso il termine del mese. L’aumento dello stress per via delle grandi responsabilità e decisioni che si andranno ad affrontare sarà una problematica da non sottovalutare.
Obbligare un subordinato a tradire i propri principi sarà la fonte primaria che andrà ad aggiungere dei punti stress, e per evitare che si creino delle fratture all’interno del team, odio verso il Presidente stesso o peggio, nel gioco ci sarà data la possibilità di mandare in vacanza i membri più esausti, o di farli sballare in qualche modo. Questo dovrà essere fatto prima che la loro stabilità psicologica giunga al limite, e li conduca a mettere in atto azioni che potrebbero danneggiarci.
La villeggiatura richiederà un mese di tempo, e più avanti si potrà far distogliere dalle preoccupazioni attraverso vie alternative e più brevi, come una visita al casinò, o da qualche consulente che possa rappacificare gli animi. Ovviamente, tutto questo avrà comunque un prezzo, e andrà a gravare sui nostri guadagni.
L’estetismo del politico – Recensione This is The President
Andando ad analizzare gli elementi visivi e musicali, l’interfaccia del gioco si presenta con un look elegante e formale, e i vari riquadri del testo all’interno del gioco sono caratterizzati da delle animazioni accelerabili tenendo premuto il tasto destro del mouse. Il testo in alcuni frangenti appare decisamente troppo piccolo, specie nel corso della lettura di vari documenti. Molto apprezzato è l’aspetto artistico del gioco: sono state inserite alcune “cutscene” con varie scene in stile di disegno a mano e doppiate, che appaiono nei momenti più salienti del gioco.
All’interno della colonna sonora di cui dispone This is The President sarà onnipresente una playlist di canzoni jazz che alla lunga risulterà piuttosto ripetitiva, anche se viene ogni tanto interrotta da eventuali jingles a tema durante il periodo delle festività. La difficoltà impostata per la recensione di This is The President è sempre rimasta su un livello normale, poiché il titolo appare presentare già un giusto livello di sfida, basato sulla quantità di gradimento che si ottiene o perde nel corso del proprio mandato da Presidente.
Ha perso… Ma ha giocato per vincere
Concludendo questa nostra recensione, possiamo dire che This is The President rientra vagamente nella categoria dei gestionali politici: non è un dittatoriale in stile Tropico, opera molto più irriverente su certi aspetti, anche se questa opera non tende a prendersi realmente troppo sul serio. Per quanto gli assomigli nel reparto narrativo, il gioco non verte neanche troppo sui seri drammi politici e ideologici sperimentabili in Suzerain. Inoltre, le scelte che prenderemo in This is The President non saranno mai totalmente nere o bianche, e a volte sarà facile farsi ingannare da quelle opzioni che all’apparenza sembrerebbero le più scontate.
This is The President è un intrattenente gestionale narrativo. La nostra storia procederà in modo abbastanza lineare, con delimitate possibilità di alterare il corso della storia. Tuttavia, questa limitazione è compensata dall’ampio panorama di scelte e decisioni disponibili, anche se in molti frangenti i risultati ottenuti non inficeranno troppo profondamente sullo svolgimento del gioco. Si tratta di un titolo divertente, che possiede una relativa libertà nel tratteggiare la nostra esperienza politica e interpersonale verso le varie figure con cui andremo ad interagire, ma soffre comunque della chiusura dovuta al fatto di possedere una storia già definita, che può essere solamente dettagliata con le proprie scelte.
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Punti a favore
- Coinvolgente immersione nella politica americana
- Numerose e varie decisioni da prendere
- Satirico al punto giusto
- Personaggi ben caratterizzati
Punti a sfavore
- Storia che non muta troppo nonostante le proprie scelte
- Unirsi ad una causa potrebbe penalizzare il giocatore
- Quantità di incarichi secondari lievemente eccessiva
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