Il terzo capitolo della celebre saga ideata da Benoît Sokal è finalmente diventato realtà. Dopo molti anni dal suo annuncio e parecchi rinvii, Syberia 3 ha fatto il suo ingresso nella nuova generazione del mondo videoludico dedicato alle avventure grafiche. Innovazione e cambiamento erano state le promesse di questo titolo, ma siamo proprio sicuri che siano state mantenute?
Syberia fa parte di quelle saghe che ora possono essere definite “nostalgiche”. Classico punta e clicca ideato dal fumettista belga Benoît Sokal e prodotto da Microids, ha visto per la prima volta la luce nel lontanto 2002, riscuotendo fin da subito un grande successo internazionale. L’incredibile avventura di Kate Walker, la protagonista assoluta di Syberia, è entrata fin da subito nel cuore dei giocatori mettendo radici profonde, le quali hanno portato successivamente alla realizzazione del secondo capitolo.
Anche Syberia 2, uscito due anni dopo il predecessore, è stato accolto dai fan con molto entusiasmo e a questo punto in molti avevano pensato che l’avventura di Kate Walker avesse trovato la sua fine. Una fine che, tra l’altro, avrebbe fatto terminare “da eroe” un’incredibile avventura grafica amata dal pubblico e dalla critica.
Nel 2009 però, più precisamente il 1° aprile, l’incredibile sorpresa. La casa sviluppatrice Microids annuncia Syberia 3, nuovo capitolo della famosa avventura grafica ideata da Benoît Sokal. E a questo punto in molti si sono chiesti se l’avventura di Kate Walker necessitasse di un terzo sequel. La saga aveva davvero bisogno di un Syberia 3?
Kate Walker, protagonista principale e secondaria allo stesso tempo
Come ben ricordiamo le vicende dei primi due titoli della saga erano concentrate sulla vita di Hans Voralberg e sulla sua fabbrica di automi e, anche se il giocatore vestiva i panni di Kate Walker, si può quasi dire che il vero protagonista di Syberia 1 e 2 fosse Hans. La vita e il viaggio dell’uomo vengono poi raccontati attraverso Kate che, grazie alle sue indagini, riesce a ricostruire le peripezie di Hans. Nei primi due capitoli della saga la nostra Kate è stata quasi messa in ombra da Hans e, analizzando questo particolare, possiamo già provare a rispondere ad uno dei tanti quesiti che ruotano intorno a Syberia 3.
Un sequel necessario?
Se ci pensiamo bene i giocatori conoscono praticamente alla perfezione la storia di Hans, ma della vita di Kate Walker si conosce poco niente. L’intento di Syberia 3 è quello di colmare questa lacuna, infatti sin dai primi attimi di gioco si capisce che il capitolo sarà maggiormente concentrato sulla storia della giovane avvocatessa di New York, sulla sua vita e anche sul suo passato, il quale era rimasto in sospeso. Quindi, prendendo in considerazione queste osservazioni, sì! La serie necessitava di un ulteriore seguito.
Ora passiamo al no. Analizzando il finale di Syberia 2 (non scendo nei particolari per evitare spoiler), si può affermare che la saga avrebbe potuto benissimo fermarsi lì. Hans è riuscito finalmente a coronare il suo sogno e Kate ha risolto tutti i misteri che aleggiavano attorno alle vicende dei Voralberg. Questo sarebbe stato un finale più che accettabile per una bellissima saga come Syberia. Quindi in questo caso no, il gioco non necessitava di un ulteriore seguito. Certo, la vita di Kate sarebbe rimasta un po’ in sospeso, ma la saga avrebbe comunque avuto un finale accettabile e anche molto emozionante.
Syberia 3 affronta temi attuali e di un certo impatto, anche attraverso la storia del popolo Youkol
Collegandoci al discorso della “necessità” di questo sequel, passiamo ad analizzarne un po’ la trama, i temi trattati e l’atmosfera generale del titolo. Come abbiamo già detto, i primi due Syberia si concentravano principalmente sulla vita di Hans Voralberg e il suo sogno di incontrare i mammut. Nel terzo capitolo questi animali sono stati sostituiti dal popolo Youkol, dalle loro tradizioni e dalla loro missione migratoria verso la terra sacra.
Nella terza avventura di Kate Walker il giocatore verrà portato alla riflessione su temi tanto particolari quanto attuali, trattati attraverso gli usi e costumi del popolo protagonista. In Syberia 3 si toccano argomenti come l’inquinamento, il materialismo e soprattutto il razzismo di cui sono vittima gli stessi Youkol. Tale popolo mostra un grande attaccamento alle proprie tradizioni e nel gioco ne viene approfondita la cultura attraverso dialoghi e documentazione scritta.
L’obbiettivo degli Youkol, che alla fine è anche l’obbiettivo della stessa Kate Walker, è quello di raggiungere la loro “terra promessa” rispettando le antiche tradizioni anche a costo di rischiare la propria vita. Questo aspetto tradizionalista degli Youkol è stato inoltre condito con dell’umorismo, messo in evidenza soprattutto dalla loro lingua alquanto buffa e che sicuramente vi strapperà un sorriso.
L’atmosfera del titolo non delude e richiama i capostipiti della saga
L’atmosfera generale di Syberia 3 è uno dei (pochi, purtroppo) punti forti del titolo, resa magistralmente grazie alle doti artistiche di Benoît Sokal. Il tratto dei suoi disegni è inconfondibile e personalmente mi ha portata a ricordare con emozione i capitoli precedenti, soprattutto per quanto riguarda le ambientazioni. Natura incontaminata, paesaggi innevati e paesini sperduti in cima alle montagne sono le locations tipiche di Syberia: per i più nostalgici la cittadina di Valsembor vi riporterà di certo a pensare alla tanto amata Valadilène del primo capitolo.
Una trama poco convincente fa da sfondo a dei personaggi secondari estremamente stereotipati
L’atmosfera che racchiude Syberia 3 viene purtroppo messa in ombra da una trama non proprio avvincente, la quale ha contribuito all’abbassamento del livello di narrazione che diventa molto evidente da circa metà gioco. In alcuni punti l’andamento della trama sembra risollevarsi leggermente ma mai in modo convincente, fino ad arrivare ad un finale incompleto che lascia ancora una volta la vita di Kate Walker in sospeso. Questo suggerisce ovviamente la possibilità di un ulteriore sequel, anche se personalmente credo che questa conclusione non faccia rimanere il giocatore con il fiato sospeso per l’attesa.
Un altro aspetto che ha intaccato il titolo in modo negativo è senza dubbio la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quella dei nemici che Kate incontrerà durante l’avventura. Il compito di un nemico è quello di far sentire il giocatore sempre e costantemente in pericolo, cosa che in Syberia 3 non succede. I “villain” vengono mostrati pochissime volte attraverso dialoghi e situazioni estremamente stereotipate, che portano quasi a dimenticarsi della loro esistenza.
Enigmi più classici e meno particolareggiati
Avventure grafiche come Syberia concentrano il loro essere soprattutto attorno alla narrazione, ma anche gli enigmi giocano un ruolo fondamentale. In questo terzo capitolo essi rispecchiano quelli dei titoli precedenti e sono adatti a tutti i giocatori, dai più ai meno esperti del genere. I puzzle non sono particolarmente complicati e con un po’ di impegno e riflessione si riesce a trovare la soluzione senza troppi problemi. Con l’assenza di Hans Voralberg però, gli enigmi non si concentrano più tanto sugli automi ma diventano abbastanza “comuni”, portandosi al pari dei puzzle classici che si trovano nelle avventure grafiche.
Le problematiche tecniche hanno intaccato negativamente un titolo che presentava un valido potenziale
Ora passiamo al tasto dolente, ovvero l’aspetto puramente tecnico del titolo. Syberia 3 aveva molte premesse per essere un buon gioco: come abbiamo già detto l’atmosfera tipica dei titoli precedenti è stata ricreata alla perfezione da Benoît Sokal attraverso i suoi bellissimi disegni, per non parlare delle melodie composte da Inon Zur, molte delle quali sono ispirate al folklore russo. Per via di atmosfera ed emozioni ci siamo! Peccato che queste siano state messe in ombra dai moltissimi problemi tecnici sofferti dal gioco.
Scale e Kate Walker, un rapporto difficile
Tutti i veterani della saga ricorderanno che scale e Kate Walker non sono mai andati particolarmente d’accordo. Nei primi due capitoli la nostra avvocatessa aveva notevoli difficoltà a salire e scendere le scalinate e in Syberia 3 questo problema sembra quasi essersi accentuato. Camminando verso una scala Kate dovrebbe salirci automaticamente ma molto spesso ciò non accade, costringendo così il giocatore a ritentare diverse volte prima che il personaggio imbocchi correttamente la scalinata.
La mal gestione della telecamera porta ad approcciarsi ad un gameplay frustrante
Un altro problema molto fastidioso riguarda la telecamera e l’esplorazione dei fondali di gioco. Come ben ricordiamo Benoît Sokal e Microids, durante i travagliati lavori di sviluppo del titolo, avevano affermato che il gioco sarebbe stato modernizzato e completamente rinnovato per adattarlo al meglio alle tecnologie di nuova generazione. Gli sviluppatori si sono dunque impegnati per rendere gli scenari di gioco maggiormente esplorabili rispetto ai primi due capitoli, ma questo fatto ha portato ad un problema.
Un’avventura grafica come Syberia ha purtroppo dei limiti, limiti che comunque sono ricorrenti nei videogiochi punta e clicca e spesso riguardano proprio i fondali di gioco. In Syberia 3 le locations sono sì molto più esplorabili rispetto ai titoli precedenti, ma il modo in cui è stata gestita la telecamera non rende piacevole l’esplorazione. Forse per mantenere salde le origini della saga, gli sviluppatori hanno deciso di utilizzare nuovamente la telecamera fissa, causando così non pochi problemi nel gameplay in generale; molto spesso ci si ritrova a muoversi nel fondo degli scenari con una Kate che si “impiglia” ovunque e scompare pure dalla nostra vista. Questo perché, seguendo i movimenti del personaggio da lontano con la telecamera fissa, è molto difficile notare eventuali ostacoli presenti nell’ambiente.
Il tentativo di fusione tra elementi classici e innovativi non è riuscito nel migliore dei modi, creando una modernizzazione incompleta e avvenuta solo per metà. I movimenti del personaggio appaiono quindi poco fluidi e purtroppo alla lunga diventano anche abbastanza frustranti da gestire.
Una colonna sonora di tutto rispetto…
Uno dei punti forti della saga di Syberia è senza ombra di dubbio la colonna sonora e anche nel terzo capitolo è stato fatto un lavoro magistrale. Le melodie sono state composte da Inon Zur, conosciuto per i suoi lavori in titoli come Dragon Age e Fallout, oltre che lo stesso Syberia 2. La colonna sonora che ci accompagnerà durante la nostra avventura riesce a trasmettere al giocatore emozioni forti, amalgamandosi perfettamente al contesto in cui una determinata melodia è stata inserita. Molte di queste musiche sono anche cantate, ispirandosi al folklore russo e richiamando motivi tipici dei popoli indigeni, proprio come gli Youkol presenti nel gioco.
…ma che viene disturbata da un audio di sottofondo mediocre
Purtroppo però anche il sonoro presenta alcuni problemi, soprattutto per quanto riguarda l’audio del gioco in sé. La colonna sonora è pressoché perfetta, ma i rumori di sfondo presentano moltissime incongruenze e alle volte creano anche un po’ di confusione. Molto spesso infatti sono presenti rumori che non corrispondono alla situazione, come quando per esempio si sente il rumore dei passi di Kate ma lei non sta camminando. Alle volte nemmeno la voce corrisponde con il labiale dei personaggi e purtroppo in alcuni punti è veramente molto evidente.
A questo collego inoltre la mancanza del doppiaggio italiano, un’assenza che si fa sentire parecchio; in certe occasioni è veramente difficile seguire i dialoghi tra i protagonisti e nel contempo cercare di leggere tutti i consigli di gioco che appaiono sullo schermo.
Salvo per la colonna sonora composta da Inon Zur, l’audio di Syberia 3 non è molto convincente e purtroppo si aggiudica un posto nella lista dei problemi sofferti dal gioco.
Syberia 3, tiriamo le somme
Da grande giocatrice nostalgica della serie posso affermare che il tentativo di innovazione di Syberia non è andato nel migliore dei modi. La modernizzazione del gioco è stata chiaramente frenata dai limiti che un’avventura grafica di questo genere impone, oltre che una nota nostalgica che ha portato gli sviluppatori a voler rimanere troppo ancorati al passato.
Questo aspetto è molto evidente nel lavoro di fusione dei fondali 3D con la scelta di mantenere la telecamera fissa, accoppiata che ha causato la maggior parte delle problematiche tecniche del titolo. Il lavoro artistico di Benoît Sokal, l’atmosfera e la colonna sonora alzano leggermente la qualità generale, anche se purtroppo non riescono a pareggiare i conti in modo decisivo.
Punti a favore
- I tratti artistici di Benoît Sokal sono inconfondibili
- Atmosfera suggestiva che ricorda i capitoli precedenti
- Colonna sonora emozionante e inserita alla perfezione
Punti a sfavore
- Problemi tecnici frustranti
- Trama e narrazione poco convincenti
- Nemici stereotipati e praticamente assenti
- Mancanza del doppiaggio italiano
Lascia un commento