SoulCalibur 6 incarna il reboot di una delle serie di picchiaduro più longeve ed amate dai videogiocatori nel mondo. Scopriamo insieme se si tratta semplicemente di effetto nostalgia o se può rappresentare una base solida su cui costruire un futuro ancor più roseo
Dopo alcuni anni trascorsi in sordina a causa di scelte che non hanno convinto i fan di uno dei picchiaduro più apprezzati di sempre, è arrivato il momento per Bandai Namco di riportare in auge e rispolverare i fasti della serie SoulCalibur con l’ultimo SoulCalibur 6. Questo nuovo capitolo può essere considerato un vero e proprio reboot della serie, ritornata sulle nostre console a distanza di ben sei anni dall’ultima iterazione ufficiale.
SoulCalibur 6 ripropone una formula di gameplay già rodata ed apprezzata (che si distacca da altri picchiaduro come Tekken e Street Fighter), saggiamente svecchiata ed arricchita di una serie di meccaniche e peculiarità grafiche dall’impronta spettacolare e prettamente cinematografica. Cerchiamo di capire insieme in questa recensione se questo nuovo capitolo del picchiaduro della software house giapponese può essere in grado di risollevare le sorti della serie.
SoulCalibur 6: gameplay più profondo ed al tempo stesso più accessibile – Recensione
SoulCalibur 6 mantiene alla perfezione la sua natura di picchiaduro all’arma bianca in cui, prima ancora di pianificare una strategia d’attacco, è necessario analizzare lunghezza (quindi range d’attacco), dimensioni (velocità d’attacco) e di conseguenza moveset dell’arma impugnata dall’avversario. Diviene più che mai importante il calcolo dello spacing tra i due combattenti per evitare attacchi improvvisi e riuscire ad entrare nella guardia dell’avversario.Impossibile tralasciare l’importanza del sidestep, fondamentale per eludere gli attacchi dell’avversario e riuscire a preparare un contrattacco improvviso. Da segnalare l’introduzione di una nuova meccanica chiamata: Reversal Edge. Il Reversal Edge si può sintetizzare con una sospensione temporanea del tempo dovuta ad un apposito colpo caricato andato a segno. Una volta entrati in questa stance entrambi i giocatori possono scegliere con quale mossa attaccare, il primo a colpire l’avversario vince questa sfida e lo scontro può continuare. È un po’ come giocarsi le sorti della battaglia in un tutto per tutto.
Il combat system di SoulCalibur 6 riesce a garantire soddisfazioni anche ad i neofiti grazie ad una semplificazione della complessità dei comandi, senza però per questo perdere di profondità tecnico/tattica per chi approccia al videogame in modo competitivo. Come dicevamo in apertura, l’intero gameplay ha raggiunto il punto più elevato di spettacolarità, favorita da una maggiore immediatezza nei comandi rispetto al passato ed una semplificazione nella pressione dei tasti per l’esecuzione di combo e mosse speciali. Sin dai primi minuti di gioco sarete quindi in grado di padroneggiare le abilità più complesse ma diventerete dei veri campioni solo dopo innumerevoli ore dedicate allo studio della via più efficace per concatenare tutte queste abilità. Il risultato di tutto ciò è molto piacevole e soddisfacente sia pad alla mano che da guardare. Le animazioni risultano sempre fluide ed il gameplay è mantenuto ad alti livelli di tensione grazie a possibili ribaltamenti di fronte anche lì dove il risultato parrebbe scontato.
SoulCalibur 6: quando single player e picchiaduro vanno a braccetto – Recensione
Questa nuova iterazione di SoulCalibur approfondisce ciò che i suoi competitor lasciano un po’ abbozzato e che, a conti fatti, non è dovuto ad un picchiaduro ovvero la quantità di contenuti e la profondità della trama single player. SoulCalibur 6 offre due modalità: una principale chiamata Cronache dell’Anima in cui si seguono le vicende dei personaggi che compongono il roster e la modalità Bilancia dell’Anima in cui, a seguito della creazione di un personaggio (partendo dall’aspetto fisico per arrivare allo stile di combattimento), ci si lancia in un viaggio appositamente creato dagli sviluppatori. Alla base di Cronache dell’Anima c’è un ritorno alle origini della trama che incentra l’attenzione sulle due spade che incarnano l’ordine ed il caos del mondo: la Soul Calibur e la Soul Edge. L’arco narrativo principale è basato sulle vicende di uno dei personaggi storici Kilik e, durante il completamento della sua questline, è possibile approfondire quelle degli altri personaggi per contestualizzare ancor più la presenza degli stessi all’interno del videogame. Tutto ciò va a creare una longevità del titolo incredibile, a patto ovviamente di voler approfondire tutti gli intrecci. Purtroppo, ciò che fa storcere il naso, è proprio il metodo narrativo utilizzato, caratterizzato da schermate statiche in 2D con scorrimento dei dialoghi, troppo pedanti e ridondanti, che induce troppo spesso ad essere saltate. Peccato perché una serie di cut-scenes, anche in numero minore, sarebbe stata la scelta perfetta.
Presenti ovviamente le classiche modalità di sfida 1V1 sia offline che in multiplayer online. Proprio nel matchmaking online abbiamo notato degli alti e bassi con accoppiamenti non sempre coerenti rispetto al livello di esperienza dei due sfidanti.
SoulCalibur 6: alcune pecche grafiche di troppo – Recensione
Il comparto tecnico di questo SoulCalibur 6 è forse ciò che meno fa urlare al miracolo di tutta quest’offerta videoludica. Nonostante l’utilizzo dell’Unreal Engine, i passi in avanti rispetto ai capitoli precedenti sono evidenti ma non così impressionanti. Ovviamente le differenze si notano eccome, parliamo comunque di texture ad alta definizione, soprattutto quelle dedicate ai personaggi del roster (ben 20 suddivisi tra vecchie glorie e nuovi combattenti). A proposito di nuovi personaggi, è impossibile non citare l’introduzione dello strigo per eccellenza, Geralt di Rivia, il protagonista della saga di The Witcher qui dotato di aspetto e moveset molto simili (con addirittura il doppiaggio effettuato dal doppiatore originale in The Witcher).
L’impatto generale non è assolutamente male, caratterizzato da animazioni ed effetti speciali ben realizzati che puntano molto sulla spettacolarità. Purtroppo però ciò che ha subito un lavoro meno peculiare sono proprio le varie arene di combattimento. Nonostante sia presente una sfocatura nella profondità di campo per “camuffare” un lavoro poco certosino, è evidente una poca creatività ma soprattutto sono visibili una serie di texture a bassissima risoluzione davvero brutte. Limiti grafici che vanno però a favorire un framerate stabile sui 60 fps nella versione PC da noi provata. Da segnalare, infine, la possibilità di creare personaggi personalizzati grazie ad un creator molto ricco di contenuti. Vi consiglio di fare un giro sul web per ammirare qualche rappresentazione degna di nota tra cui, l’ormai immancabile, Bowsette. Il comparto sonoro si assesta su un buon livello, a favorire l’immersione nel contesto generale.
SoulCalibur 6: Fight! – Recensione
Arriviamo ora alle conclusioni finali. SoulCalibur 6 sarebbe potuto essere il miglior reboot di una serie storica nel panorama videoludico dei picchiaduro. A conti fatti però alcuni limiti grafici ed alcune mancanze nella narrativa lo relegano ad essere “solo” un ottimo fighting game, divertente ed accessibile a neofiti e fan storici della saga.
SoulCalibur 6 è disponibile per: PS4, Xbox One e PC.
- Il ritorno alle origini della serie con tantissime novità!
Punti a favore
- Combat system spettacolare ed accessibile a tutti
- Tantissimi contenuti
- Framerate granitico
Punti a sfavore
- Comparto grafico sottotono
- Multiplayer un po' sbilanciato
Lascia un commento