Scopriamo insieme, in questa rapida recensione, se vale la pena acquistare Winter Ember, lo stealth con meccaniche derivative sviluppato da Skymachine Studios e pubblicato da Blowfish Studios
Raramente ci siamo ritrovati così tanto in difficoltà a recensire un gioco dalle vaste potenzialità. Seppur sia vero che spesso l’industria degli indie (ma anche dei progetti ad alto budget, ad essere onesti completamente) ci ha messo di fronte a produzioni di dubbio gusto (e altrettanta dubbia qualità), è capitato raramente che le nostre aspettative fossero affossate così profondamente da essere ancor più deludenti di quel che ci aspettassimo. Anzi, molto più spesso è accaduto il contrario: titoli a cui non avremmo dato un centesimo in quanto a presentazione si sono rivelati piccole perle o comunque produzioni interessanti (andate a leggere la nostra recensione di Ravenous Devils).
Ecco, quando ci siamo messi di fronte a Winter Ember le nostre aspettative non erano proprio rasoterra, ma quasi. Un titolo volutamente ispirato a Thief, con un protagonista che rimanda agli assassini di Assassin’s Creed, in un action in visuale isometrica fortemente votato allo stealth. L’unica cosa che ci aveva davvero attirato di questo titolo, sviluppato dai ragazzi di Skymachine Studios e pubblicato da Blowfish Studios (che hanno partecipato anche allo sviluppo di Yestermorrow), era la sua ambientazione e il “mood” con cui si era presentato, nei trailer iniziali. E vi assicuriamo che, al termine di questa recensione, sarà probabilmente l’unica cosa che salveremo di Winter Ember.
Artorias of the Abyss… ah no
Mancanza di coesione. Il riassunto di questa recensione di Winter Ember è in queste tre parole. A partire dalla narrativa, banale e totalmente soprassedibile, che narra la storia di vendetta del nobile Arthur Artorias (e sfortunatamente non siamo a quei livelli di scrittura del personaggio), la cui famiglia viene, nell’arco di una notte, annientata da sicari sconosciuti. Anche lui viene ferito gravemente e salvato da una misteriosa donna, che se ne prende cura. Passano gli anni, Artorias vuole vendetta e si allena per diventare uno spietato assassino. Il tutto viene narrato con delle cutscenes animate che mescolano lo stile degli anime di un paio di generazioni fa con pessime animazioni e altrettanto orribile lipsync, risultando dapprima divertenti, alla lunga davvero imbarazzanti.
Mancanza di coesione, dicevamo. A dare la mazzata finale al comparto narrativo è il doppiaggio, disponibile in lingua inglese, che definire di livello basso è un eufemismo. A partire dal protagonista, mal interpretato e mal gestito sotto qualsiasi fronte emotivo, per passare ad NPC e personaggi secondari che si limitano a ripetere le stesse frasi, con gli stessi toni, per tutto l’arco della storia. Insomma: se Winter Ember aveva qualcosa da raccontare, sicuramente non lo ha fatto con lo spirito giusto. O i doppiatori.
Thief, o almeno ci si prova | Recensione Winter Ember
Winter Ember, come detto in apertura di questa recensione, vuole riprendere gli elementi e il mood che permeano Thief, riproponendoli in uno stile proprio che, a primo impatto, era anche gradevole. Arthur è un sicario e in quanto tale ama spostarsi nell’ombra, evitando assalti frontali ed agendo di nascosto per eliminare o stordire i nemici che si trovano fra sé e il suo obiettivo. Per questo motivo, sin dalle prime battute, gli sviluppatori hanno fatto in modo di far preferire al giocatore l’approccio stealth, con vari ammiccamenti ed abilità del protagonista gettate nel gameplay sin dal primo minuto di controllo del pad. Ed in ogni caso, qualora tentaste di utilizzare un approccio più diretto affrontando a brutto muso i nemici, già nelle fasi iniziali di gioco vi potreste ritrovare a leccarvi le ferite.
Complice infatti un sistema di combattimento alquanto impreciso e punitivo, in cui schivate e parry hanno poco valore considerando la casualità con cui quest’ultimi in particolar modo vengono attivati, gli scontri diretti sono altamente sconsigliati. Anche nelle fasi finali di gioco, in uno scontro aperto riuscirete a gestire uno, massimo due nemici, prima di ritrovarvi in guai veramente seri. Quindi, immaginerete voi, il comparto stealth è quello maggiormente curato e pieno di piccole chicche e particolari che possono ammaliare gli appassionati del genere? Eh, no.
Che peccato | Recensione Winter Ember
Lo ammettiamo: nella costruzione delle meccaniche Stealth di Winter Ember si vede amore e passione, non c’è che dire. Le buone idee di base ci sono, come l’utilizzo dell’arco e di un vasto armamentario di frecce utile per superare ostacoli in modi diversi (abbattendo mura, ad esempio, o posizionando corde per poter effettuare risalite). Anche lo stesso sistema di coperture non è affatto mal studiato, così come l’implementazione di un albero delle abilità piuttosto vasto e comprendente una grande varietà di nuovi talenti per Arthur.
Quel che manca a Winter Ember è la capacità di amalgamare il tutto: mancanza di coesione, lo dicevamo qualche paragrafo fa. Quindi sì, l’albero delle abilità è presente, è ricco e vario, ma raramente vi ritroverete nella situazione corretta per utilizzare qualsivoglia talento. Le coperture son ben studiate, ma non funzionano: i comandi sono infatti così legnosi ed imprecisi da renderle quasi completamente inutili, perché l’input non verrà recepito correttamente e ci ritroveremo con un Arthur immobile al centro dello schermo in attesa che il nemico si accorga della sua presenza.
Se a tutto vogliamo aggiungere anche glitch grafici legati all’illuminazione, che in alcuni frangenti cambia ad ogni passo del protagonista (problemi simili, legati al lighting, li avevamo trovati anche in Yestermorrow) e bug invalidanti e che ci hanno costretti a ripetere una buona porzione di gioco, perché il software non leggeva come raccolta una chiave fondamentale per la prosecuzione della missione, capirete bene che Winter Ember ha più angoli da smussare che lime da utilizzare.
Avere tante idee non basta
Al termine di questa breve recensione di Winter Ember, siamo piuttosto rattristati dal dover enunciare un verdetto simile per un titolo che di buone idee ne aveva davvero tante. Purtroppo non basta avere in testa una serie di meccaniche, tutte anche interessanti non c’è che dire, per saperle poi amalgamare bene in in risultato ben congegnato. Considerando però quanto sia in sofferenza il mercato degli stealth (Dishonored e Deus Ex: Mankind Divided ci hanno insegnato molte cose), speriamo che la prossima opera dei ragazzi di Skymachine Studios possa elevarsi maggiormente. Verso le vette del cielo.
Winter Ember è ora attualmente disponibile su PC e console di attuale e scorsa generazione. Fateci sapere che cosa ne pensate qua sotto nei commenti, noi continueremo a tenervi aggiornati con tutte le news, le guide e le recensioni a tema videoludico e tech! E se siete interessati a chiavi di gioco a prezzi vantaggiosi, vi consigliamo di dare un’occhiata al catalogo di InstantGaming!
Punti a favore
- Ambientazione affascinante
- Tante buone idee alla base...
Punti a sfavore
- ... fin troppe, ed amalgamate molto male
- Gravi problemi tecnici (fra bug e glitch)
- Comandi non responsivi e fin troppo legnosi
- Narrativa scialba, doppiaggio irritante
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