in questa recensione torneremo sull’isola di Koholint, terra protagonista del remake di The Legend of Zelda: Link’s Awakening. Saranno riusciti gli sviluppatori a riprodurre la magia del vecchio titolo per Game Boy? Scopriamolo insieme
Nintendo ci aveva già provato due anni fa a rifare completamente un gioco originario del Game Boy, Metroid 2: The Return of Samus. In quel caso la nota casa di produzione giapponese, si trovò di fronte alla sfida di dover svecchiare un titolo uscito 26 anni prima. Le meccaniche del gioco per Game Boy erano legnose e l’estetica decisamente povera per limiti tecnici.
Il remake che ne uscì nel 2017 risultò un gradevole lavoro di “ristrutturazione”, che aggiunse al vecchio titolo un po’ di modernità: nuovi Power Up, movimenti fluidi, l’inclusione di una mappa e via dicendo. Le novità furono talmente tante che risultò quasi difficile riconoscerci il precedente gioco per Game Boy. Con The legend of Zelda: Link’s Awakening, Nintendo ci riprova e il risultato è molto interessante.
Brevi cenni storici
Originariamente sviluppato per Game Boy da Nintendo, Link’s Awakening venne rilasciato nel 1993 in tutto il mondo. Nel 1996 uscì una versione aggiornata denominata DX, cioè Deluxe. Quest’ultima versione venne arricchita con la compatibilità al Game Boy Color e Game Boy Printer, un nuovo dungeon ed NPC. Molte sue idee e feature sarebbero diventate dei capisaldi per l’intera serie di Zelda. Il 20 settembre del 2019 è uscito il remake di The Legend of Zelda: Link’s Awakening, sviluppato esternamente da Grezzo. Azienda giapponese nota per aver lavorato precedentemente con Nintendo ai remake(quasi remaster) di Ocarina of Time e Majora’s Mask.
I segreti dell’isola di Koholint – Recensione The Legend of Zelda: Link’s Awakening
Il gioco inizia con una sequenza animata di Link, il nostro protagonista, che combatte le onde su una piccola imbarcazione mossa violentemente da una tempesta. La nostra barca viene colpita da un fulmine e nella sequenza successiva, Link è disteso svenuto su una spiaggia. Marin, una graziosa ragazza dai capelli rossi, ci soccorre e porta in salvo. Ci svegliamo su un letto disorientati e facciamo la conoscenza della nostra salvatrice e di suo padre, Tarin. Da questo momento prendiamo il controllo di Link e scopriamo di essere naufragati su un’isola sconosciuta di nome Koholint, senza un chiaro modo per tornare a casa. Impareremo da un gufo che il nostro arrivo sull’isola era stato narrato da una leggenda. Siamo l’araldo del risveglio e non potremo abbandonare l’isola prima di aver svegliato il Pesce Vento.
La trama del gioco originale del 93 non è cambiata in questo remake. Per questo ritengo utile conoscere le influenze che l’originale sviluppo ha donato al gioco. A fine anni 80, Kazuaki Morita(sviluppatore Nintendo) iniziò in solitaria a sviluppare una versione portatile di The Legend of Zelda. L’idea ed i risultati furono così sbalorditivi che altri programmatori si unirono volontariamente a lui per espandere il progetto. Nintendo ne vide le potenzialità e Link’s Awakening prese lentamente forma. Questo sviluppo nato dalla passione di diversi sviluppatori volontari, ha dato origine ad un gioco dai toni decisamente giocosi senza però scaturire nel banale o troppo bambinesco.
The Legend of Zelda: Link’s Awakening nasconde infatti, sotto una ricca coltre di colori, temi interessanti con diversi piani di lettura. I creatori del gioco si divertirono anche ad inserire organicamente citazioni dal mondo dei videogiochi: vedremo Kirby, Goomba, Dr Wright (da SimCity) ed altri personaggi e creature. Molte influenze e temi presenti nel gioco arrivarono anche dalla tv, tra cui la serie Twin Peaks uscita nel 1990.
Non solo fendenti e spazzate – Recensione The Legend of Zelda: Link’s Awakening
Il remake di Link’s Awakening è un videogioco appartenente al genere action adventure con visuale dall’alto in stile tilt-shift(prospettiva inclinata). La mappa in cui navigheremo è semi aperta, la sua esplorazione infatti è legata agli oggetti che troveremo. Combatteremo con l’aiuto del nostro armamentario, contro mostri e creature di ogni genere. La spada sarà la nostra arma principale accompagnata dallo scudo per ogni necessità di difesa. Oltre a questi due, entreremo in possesso anche di diversi strumenti che ci aiuteranno ad esplorare, combattere e risolvere enigmi. Alcuni equipaggiamenti saranno ad uso attivo, cioè utilizzabili con un tasto specifico a nostra scelta tra X e Y, altri invece ad uso passivo. Uno di questi sono le pinne: ci permetteranno di nuotare, immergerci nell’acqua (evitando mostri o per raggiungere zone sottomarine) ed attraversare fiumi per esplorare aree prima inaccessibili.
Molti strumenti saranno ottenibili esplorando o completando dei labirinti (detti anche dungeon o sotterranei). Al loro interno dovremo combattere mostri, ma principalmente completare enigmi per raggiungere il boss finale ed uscirne vittoriosi. Questi puzzle variano molto in difficoltà e generalmente nessuno è così complesso da bloccare l’avanzamento troppo a lungo.
Essenziale nel gioco è l’esplorazione. Koholint è un ambiente ricco di segreti e collezionabili da ottenere. Procedere in Link’s Awakening sarà spesso legato alla voglia del giocatore di scoprire cosa l’isola nasconde. Diversi oggetti importanti sono infatti unicamente ottenibili grazie all’esplorazione di vie secondarie o al completamento di incarichi all’apparenza poco importanti. Niente paura, se dovessimo bloccarci nell’avanzare della storia potremo affidarci ai consigli che arriveranno dalle “case telefoniche”.
Ulrira sarà dall’altro lato della cornetta ad aiutarci, ma è solo uno dei tanti personaggi che incontreremo sull’isola. Il Villaggio Mabe è l’area più densamente abitata ed anche il nostro punto di inizio. I suoi abitanti sono tutti molto vari e seppur con poche linee di dialogo, molto ben caratterizzati. Non mancheremo di incontrare ad esempio il già nominato Tarin, lui stesso una citazione all’estetica di Super Mario. È un personaggio buffo ed amabile che si ficcherà nei guai per colpa della sua ingordigia. Vedremo anche uno sventurato fantasma che desidera solo rivedere la sua vecchia casa.
Che novità porta il vento? | Recensione The Legend of Zelda: Link’s Awakening
Uno strano personaggio già visto nell’universo di The Legend of Zelda farà la sua apparizione nel remake di Link’s Awakening, Dampei. Quando faremo la sua conoscenza ci farà da tramite con la costruzione di Labirinti a Tessere. Con questa funzione e l’uso delle Pietre Tessera, abbiamo la possibilità di realizzare dei dungeon affrontabili da noi o localmente da nostri amici. Le Pietre Tessera sono delle stanze precomposte, realizzate da Dampei ad immagine di ambienti che abbiamo già visitato nei sotterranei, che accostate opportunamente come in un puzzle, formano un labirinto. Il completamento di questi labirinti serve principalmente per sbloccare oggetti o aumentare le nostre ricchezze. Più difficile sarà il dungeon realizzato e maggiore sarà il bottino. Per aggiungere varietà è disponibile la compatibilità con gli Amiibo di Zelda, che possono essere usati per ottenere nuove Pietre Tessera. Date un occhio alla nostra guida per approfondire l’argomento.
Quella dei Labirinti a Tessere è una feature che ha sostituito una caratteristica dall’originale Link’s Awakening DX. Precedentemente, al posto della Capanna di Dampei, vi era la Camera Shop. Al suo interno avremmo fatto la conoscenza di un topo fotografo. Il suo scopo era quello di seguirci e scattarci foto in momenti buffi realizzati ad-hoc. Queste foto erano poi consultabili all’interno di un album nel negozio e stampabili con la vetusta Game Boy Printer.
L’aggiunta dei Labirinti a Tessere è forse la più grande modifica dai precedenti Link’s Awakening. Sempre un’altra aggiunta ma in scala più piccola è l’aggiornamento del Gioco alla moda. Si tratta di un classico mini gioco dove, con l’aiuto di un artiglio, andremo a raccogliere oggetti utili. In questo remake è stato aggiunto il supporto alla fisica che ne aumenta il livello di sfida. Sempre nel Gioco alla moda sarà possibile catturare collezionabili per decorare l’interno delle case del Villaggio Mabe.
Maggiore fluidità – Recensione The Legend of Zelda: Link’s Awakening
Per il resto questo remake non vede altre aggiunte di feature, ma più che altro miglioramenti alla “qualità della vita”. Abbiamo infatti ora la possibilità di usare lo scudo in qualsiasi momento con il tasto R o ZR, senza doverlo per forza equipaggiare rimuovendo dall’uso attivo un’altro oggetto. Altri cambiamenti si possono trovare nel design degli ambienti che sono stati generalmente ripuliti da oggetti superflui, senza però snaturare il feeling del vecchio titolo. Perfino i controlli di movimento sono stati fedelmente fissati agli 8 assi come nelle sua vecchia iterazione(per muoversi si faceva uso del D-pad sul Game Boy). A differenza del già citato remake di Metroid 2, per questo Link’s Awakening è stata optata la massima fedeltà all’originale. Trovare cambiamenti alle feature e game design risulta particolarmente difficile in questo remake.
Come in un piccolo diorama – Recensione The Legend of Zelda: Link’s Awakening
Graficamente l’impatto è certamente delizioso. Personaggi ed ambienti sono stati tradotti dal 2D al 3D con grande cura. L’isola di Koholint è stata infatti riprodotta in ogni suo coloratissimo dettaglio attraverso uno stile che ricorda dei piccoli e lucidi diorami. Nintendo all’E3 2019 ne portò infatti alcuni veri a immagine degli ambienti di gioco. Il design è certamente l’evoluzione degli stili adottati nei precedenti titoli di Zelda: in Link Between Worlds e Wind Waker.Per quanto sia bello a vedersi, Link’s Awakening soffre di alcuni difetti tecnici.
Il gioco gira a 60 fps, ad una risoluzione di 1080p in modalità dock e 720p in portatile e Lite. Nella nostra avventura sarà facile osservare vari cali di fotogrammi, identificabili per la maggiorparte in momenti di transizione tra una zona e l’altra. Nonostante l’evidente fastidio che possono provocare questi cali non andranno al di sotto dei 30 fps e mai(in sede di recensione) quando l’azione si fa più intensa. Si arriva alla fine dell’avventura che ormai ci si è fatto l’abitudine. Non ci sono ancora notizie a riguardo, ma si spera che una patch possa risolvere il problema.
A livello sonoro Link’s Awakening è fedele alla classica tradizione Zelda: niente doppiaggio e colonne sonore diverse per ogni occasione. I personaggi(raramente) comunicheranno attraverso dei suoni che li rappresentano, fatta eccezione per alcune brevi performance canore. Chi è invece rimasto deluso dalle musiche minimaliste di Breath of the Wild potrà esultare per quelle di Link’s Awakening. Ogni colonna sonora del titolo originale è stata fedelmente tradotta con strumenti musicali, donando un epico effetto orchestrale alle nostre avventure. Non mancano però alcuni suoni chiptune che si rifanno alle note del titolo per Game Boy.
Tiriamo le somme
The Legend of Zelda: Link’s Awakening è l’esempio di come validi titoli provenienti da una differente era tecnologica, abbiano ancora oggi molto da dire. Questo remake non sarà certamente rivoluzionario, ma porta con se lo stesso spirito giocoso che emanava 27 anni fa. Per alcuni potrà sembrare troppo spendere 60 euro in un titolo da 10-15 ore, ma non tutti igiochi per essere godibili devono durare 300 ore come The Witcher 3. Non sarà un must have per tutti i possessori di Nintendo Switch, ma lo è sicuramente per chi cerca un titolo esplorativo, rilassato e avvincente.
Questa era la nostra recensione di The Legend of Zelda: Link’s Awakening. Se sei più interessato ad un gioco casinista, ricco di armi ed esplosioni leggi la recensione di Borderlands 3
Punti a favore
- Non sente troppo gli anni
- C'è molto da collezionare ed esplorare
- Direzione artistica eccellente
Punti a sfavore
- Qualche calo nei fotogrammi
- Troppo corto...?
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