Scopriamo insieme, in questa recensione completa, i miglioramenti apportati da Square Enix con questa nuova riedizione di un grande classico: Tactics Ogre Reborn ci avrà conquistati o sente troppo il peso degli anni?
Negli ultimi anni gli appassionati di JRPG strategici o tattici che dir si voglia hanno potuto mettere mano su qualche sparuto titolo davvero interessante, oltre alla sempiterna serie dei Disgaea. Fra questi, ad esempio, oltre ai vari capitoli dei Fire Emblem, ci viene in mente il recente Triangle Strategy, buttato fuori a sorpresa da Nintendo e Square Enix in un ottimo connubio di gameplay raffinato e trama sopraffina. I bei tempi di Final Fantasy Tactics e Tactics Ogre, come abbiamo già detto in altre sedi, sembrano però ormai così distanti nel tempo, quasi effimeri. O forse… no?
Come si può rendere un classico senza tempo ancor più bello e soprattutto appetibili per i palati del 2022? Semplicemente prendendolo, rimodernandone la veste grafica e qualche accorgimento al gameplay qua e là. Ed eccolo qua, dopo 27 anni (se tralasciamo la remastered del 2010 su PlayStation Portable) che Tactics Ogre: Let us Cling Together torna, rinnovato e corretto, come Tactics Ogre: Reborn su PC, PS4 e PS5. Ci siamo presi il nostro tempo, soprattutto a causa della durata della campagna (perfettamente in linea con altre produzioni del periodo e del genere) per potervene parlare per bene: benvenuti alla nostra recensione di Tactics Ogre Reborn.
Breath of the Earth | Recensione Tactics Ogre Reborn
Dotata di un intreccio narrativo particolarmente intrigante e intricato, nato nel 1995 dalla penna e dalla mente di Yasumi Matsuno (Final Fantasy XII, Final Fantasy Tactics), la sceneggiatura di Tactics Ogre Reborn ruota attorno a vicende politiche e antefatti che dobbiamo mettere sul piatto, se vogliamo calarci nelle vicende che poi andremo a vivere in “prima persona”. Le Isole di Valeria formano un piccolo arcipelago che racchiude tre distinti gruppi di abitanti: i Bakram, i Galgastani e i Walister.
Per diverso tempo l’arcipelago è stato unito, pur nelle sue profonde differenze etniche, sotto la guida illuminata di Re Dorgalua Oberyth, che ha fatto in modo di mantenere una pace (seppur relativa) interna e favorire la prosperità della nazione. Ovviamente cosa accade, in storie come questa? Il Re muore, senza lasciare eredi, e Valeria torna in guerra civile. Mentre i Bakram e i Galgastani si dividono le terre, i Walister vengono assoggettati da questi ultimi, nonostante gli estenuanti tentativi di resistenza guidati principalmente dal Duca Juda Ronwey.
Krypton | Recensione Tactics Ogre Reborn
Golyat, punto di partenza della nostra avventura, è una piccola cittadina portuale nella provincia di Walister, ovviamente sotto il controllo dei Galgastani. I nostri protagonisti sono Denam e sua sorella Catiua, nonché il loro irruento amico d’infanzia Vyce, tre giovani guerrieri pronti a dare la vita per la libertà della loro gente. Fra intrighi, tradimenti, nuovi incontri e tanti, tanti scontri, i tre si faranno strada verso la tanto agognata indipendenza, in una campagna che durerà all’incirca più di quaranta ore.
Quel che contraddistingueva Tactics Ogre già negli anni ‘90 era la forte importanza data alle tantissime scelte che il giocatore doveva compiere in bivi ben specifici. E con “forte importanza” intendiamo che l’intera narrativa si plasmava proprio in base a tali scelte, che facevano imboccare uno dei tre percorsi e, quindi, dei tre finali disponibili (Lawful, Neutral, Chaotic). Un fattore che tutt’oggi dona a Tactics Ogre una forte componente di rigiocabilità, sebbene la durata sia effettivamente piuttosto lunga e non invogli particolarmente il videogiocatore e rivivere quaranta ore circa di vicende, per quanto avvincenti.
Insincerity | Recensione Tactics Ogre Reborn
A sopperire in tal senso interviene una meccanica introdotta proprio con Reborn, chiamata “World Tarot”, che sarà sbloccata solo da un certo punto in poi, ma che permette di ritornare sui propri passi e riprendere alcune scelte, sia se non si è soddisfatti del risultato sia per semplice curiosità. Un’aggiunta particolarmente interessante e che farà molto piacere ai fan di vecchia data del titolo, ma anche ai novizi che magari si ritroveranno particolarmente coinvolti nelle vicende di Denam, Catiua e Vyce.
Dal punto di vista del sistema di combattimento, la formula già quasi impeccabile del Tactics Ogre su PSP targato 2010 è stata ulteriormente rinnovata da Square Enix, per renderla ancora più snella ed accessibile anche ai novizi del genere. Di base, Tactics Ogre Reborn è un normalissimo JRPG strategico: si combatte dunque su una griglia, su cui poter spostare le nostre pedine adeguatamente equipaggiate e che possono intraprendere tanti percorsi quanti job esistono nel gioco. Ed ecco la prima differenza rispetto all’originale: ad ogni cambio di job, il personaggio non perderà l’esperienza ottenuta fino ad allora, a differenza del passato in cui se si passava, ad esempio, da cavaliere a barbaro si doveva ricominciare dal livello 1.
Blasphemous Experiment | Recensione Tactics Ogre Reborn
Un’agevolazione che potrebbe spaventare i puristi, perché sembra incentivare il grinding (reso possibile anche e soprattutto dalla modalità Allenamento), che viene però estremamente limitato grazie all’introduzione del “Party Level”, un level cap che viene incrementato solamente col proseguire della storia e che nessuna pedina può superare in alcun modo. Non potrete dunque ricorrere alla mera forza dei numeri per proseguire nella storia: vi serviranno ingegno, furbizia e tanta tattica.
Square Enix ha anche aggiunto altre accortezze, come ad esempio la possibilità di salvare cinque team diversi da poter schierare velocemente prima della battaglia e quella di dare un’occhiata al campo di battaglia e agli equipaggiamenti avversari prima di avviare lo scontro. Inoltre, la scelta di gameplay più apprezzata dai videogiocatori del nuovo millennio è sempre e solo una: la possibilità di aumentare la velocità degli scontri. Grazie Square Enix, grazie.
Tactics Ogre Reborn è, nel complesso, un titolo molto complesso ed ha una curva di difficoltà che non scende nel corso dell’avventura, anzi. L’introduzione del level cap ha sicuramente riequilibrato le cose, ma i novizi del genere e soprattutto chi non è abituato al livello delle sfide dei titoli degli anni ‘90 si ritroveranno molto spesso a sbattere la testa contro un muro difficile da scavalcare. L’introduzione della Chariot Tarot (simile al World Tarot, ma che permette di riavvolgere gli scontri fino a un massimo di dieci turni) è sicuramente d’aiuto, ma non c’è effettivamente un modo “semplice” per proseguire. Dovrete semplicemente imparare a giocare.
Notice of Death | Recensione Tactics Ogre Reborn
Abbiamo provato Tactics Ogre Reborn su PlayStation 5 e, lo ammettiamo, forse avremmo preferito farlo su Nintendo Switch. Se infatti il gameplay è stato ringiovanito particolarmente bene, pur non snaturando la componente hardcore del titolo originale, lo stesso non riusciamo a dirlo del comparto grafico. Tutto ciò che è stato fatto in questo caso è stato mettere gli scenari in Full-HD, senza stare a modificare in alcun modo altri dettagli, come la pixel art già scarsa ai tempi di PSP o le animazioni.
Capirete bene che giocarlo dunque su un 50’ ha minato ancor più la resa visiva generale, che forse ne sarebbe uscita meglio se rivista in portatilità su Nintendo Switch. Una possibilità che forse un giorno ci daremo, ma al netto di questa recensione ammettiamo che l’età ormai fin troppo avanzata di Tactics Ogre Reborn avrebbe dovuto ricevere qualche ritocchino in più. Ancora molto affascinanti le illustrazioni originali, che hanno però quel bordo nero esterno che ne mina molto la resa estetica finale. E considerando le meraviglie messe in campo da Square con titoli come Octopath Traveler o il già citato Triangle Strategy… ci aspettavamo decisamente di più.
Ottima come sempre la colonna sonora ed è tutt’ora ovviamente assente l’adattamento italiano. Non sarebbe tutto questo grande problema, se non fosse che l’inglese usato in Tactics Ogre Reborn è particolarmente aulico in alcuni frangenti, e non risulterà quindi essere così accessibile ai non avvezzi all’inglese come ci si aspetterebbe.
True Feelings
Terminiamo qui questa recensione di Tactics Ogre Reborn e ammettiamo candidamente che tornare nelle terre di Valeria ci ha fatto un certo effetto. Sarà che stiamo comunque parlando di uno dei capolavori del genere, che ci ha tenuti impegnati per tantissime ore già in passato, e che i miglioramenti a livello di gameplay ne hanno snellito in gran parte le legnosità di una volta, Tactics Ogre Reborn è ancora oggi, a nostro parere, un titolo che nessun appassionato del genere dovrebbe schivare. Se riuscirete a chiudere un occhio per i pochi ritocchini grafici, che purtroppo ne sottolineano l’età avanzata, potrete gettarvi in un’avventura intricata, complessa e piena di intrighi: non ve ne pentirete.
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Punti a favore
- Un classico del genere intramontabile
- Gameplay rinnovato e snellito
- Narrativa sempre intrigante e a tratti travolgente
Punti a sfavore
- Meritava qualche ritocchino grafico in più per nascondere il peso degli anni
- Non molto accessibile in termini di difficoltà
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