Abbiamo avuto l’occasione di provare Suicide VR, la versione in realtà virtuale del puzzle game in 3D di Chubby Pixel, in cui per vincere bisogna morire; nella nostra recensione scoprirete se ci ha pienamente convinto
In un periodo storico in cui gli studi indie escono fuori come i funghi, ed è possibile produrre un gioco anche con risorse economiche estremamente limitate, siamo stati abituati a qualsiasi tipo di stramberia. Suicide Guy VR, però, raggiunge un nuovo livello di peculiarità . Tra enigmi da risolvere, pugni, calci e rutti in realtà virtuale, lottare per il suicidio non è mai stato così divertente. Se siete curiosi di saperne di più, seguiteci nella nostra recensione di Suicide Guy VR (non ve ne pentirete)!
Fuggendo dalle braccia di Morfeo
Suicide Guy è un titolo indie sviluppato nel 2017, da Fabio Ferrara in collaborazione con la software house Chubby Pixel. Da pochi giorni, è uscita la versione in realtà virtuale del gioco, ad ampliare un settore sempre più in crescita e popolato ormai per la maggior parte da studi indie. Probabilmente, la scelta di trasporre un titolo così scanzonato e controverso come Suicide Guy in realtà virtuale, può rivelarsi un’arma vincente per i produttori del gioco; in un panorama come quello del VR, caratterizzato da grafiche low poly e componenti platform profondamente immersive, Suicide Guy sembra essere nato per esser giocato con il caschetto. Occhio alla nausea però!
Sopravvivere non è mai stata un’opzione – Recensione Suicide Guy VR: il bello di arrendersi
Partiamo col precisare che Suicide Guy VR non ha una vera e propria storyline. Stiamo parlando di un puzzle game in 3D, nel quale il nostro buffo protagonista, con evidenti problemi di sonnolenza, proprio non riesce a tenere gli occhi aperti. Ogni volta che si addormenta, il nostro eroe si ritrova intrappolato nel mondo dei sogni dal quale potrà sfuggire soltanto in un modo: suicidandosi. Per raggiungere l’altro mondo e quindi svegliarsi, però, il nostro personaggio dovrà risolvere gli enigmi che compongono i livelli del gioco.
Questa scelta di base ci porta direttamente alle due caratteristiche principali caratterizzanti di Suicide Guy VR. La prima, risiede nel gioco degli opposti: per vincere, bisogna alla fine perdere. Questa caratteristica, oltre ad essere fresca e peculiare, disegna il percorso direttamente al secondo pregio del gioco: il tono decisamente poco serioso che caratterizza la nostra avventura. Fin dai primi attimi in cui si indossa il visore, è chiaro come Suicide Guy VR abbia poche pretese, senza però banalizzarsi in un gioco mediocre: è un platform low poly che vuole divertire, incuriosire e lasciare ai giocatori la possibilità di svagarsi anche solo per qualche manciata di minuti nel risolvere i puzzle tra cazzotti, calci e rutti. E la cosa ci piace un sacco.
Poca tecnica, ma va benissimo così – Recensione Suicide Guy VR: il bello di arrendersi
Come già anticipato, Suicide Guy VR è un platform in 3D caratterizzato dalla grafica in low poly. Alcuni puristi del realismo potrebbero storcere il naso a sentire queste parole, ma la grafica low poly in questo gioco è di gran lunga il fattore tecnico più azzeccato e funzionale. La poca seriosità del titolo, in combo con questa scelta artistica, rende il tutto divertente e a tratti un po’ nostalgico, grazie anche agli easter eggs nascosti nei livelli. In Suicide Guy VR ci sono 25 livelli, tutti diversi tra di loro e caratterizzati da un’idea di fondo diversa.
Nonostante lo scopo ultimo di ogni livello sia quello di compiere l’insano gesto, i puzzle sono diversi tra di loro sia per ambientazione che per meccaniche, apportando una buona varietà al gameplay. Alcune situazioni proposte dagli sviluppatori sono davvero interessanti e divertenti e (come già detto) spesso troviamo dei simpatici easter eggs ad arricchire l’esperienza di gioco. Tra un livello dedicato a Super Mario, Moby Dick, meccaniche alla Portal e citazioni a Frankenstein, Suicide Guy VR non manca di strappare in più occasioni un sorriso al gamer “studiato”.
Queste scelte, nonostante possano apparire frivole e trascurabili, in realtà hanno una grande rilevanza nel fattore “intrattenimento” del gioco. Tutti gli elementi sopra citati, danno l’impressione di essere stati inseriti per tappare alcune piccole lacune del gioco che analizzeremo più avanti. È chiaro come Suicide Guy VR sia un prodotto a budget decisamente limitato e questo inevitabilmente comporta delle mancanze in alcuni aspetti, abilmente camuffate. Questo camuffamento però non disturba affatto e risulta in piena linea con la filosofia del gioco, finendo per divertire e far sorridere in più occasioni.
Caschetto in testa e pad alla mano – Recensione Suicide Guy VR: il bello di arrendersi
Prendendo in esame la versione standard di Suicide Guy, è chiaro come originariamente ci fossero degli enormi problemi nel gameplay del gioco. Le conseguenze del budget ristretto saltano fuori pad alla mano, ed effettivamente la prima versione del gioco non era proprio il massimo della giocabilità . Tra agganci delle piattaforme buggati, oggetti levitanti e interazioni tra oggetti spesso rovinose, l’esperienza da puro platform del gioco veniva compromessa non di poco.
In questa controparte VR, però, la maggior parte di questi problemini è stata risolta o comunque limitata. Nonostante in alcune situazioni ci si possa trovare a faticare leggermente per far funzionare le cose, l’esperienza di gioco risulta abbastanza fluida e scorrevole. Discorso un po’ differente riguarda la fisica di gioco, a tratti leggermente frustrante. Anche qui però nulla di così grande da influenzare l’esperienza di gioco finale.
Gli enigmi proposti nei vari livelli, invece, oscillano parecchio nella difficoltà . La sensazione è quella di galleggiare tra il geniale, il quasi impossibile e il banale, come se alcuni avessero ricevuto molta più attenzione di altri. In genere, tirando le somme, ci si trova in due condizioni opposte: o la soluzione è immediatamente (e facilmente) intuibile, oppure c’è davvero da ingegnarsi.
Un brusco risveglio
Ok amici, è arrivato il momento nella recensione di tirare le somme di Suicide Guy VR. Suicide Guy VR parte da una base (già buona) di un gioco poco pretenzioso, scanzonato e divertente ma costellato di imperfezioni tecniche. Nonostante nella versione per realtà virtuale queste lacune siano state tamponate, sono evidenti i problemi legati al ristretto budget. Ciononostante, Suicide Guy VR si presenta come un ottimo titolo per VR, un puzzle platform divertente e un’ottima valvola di sfogo.
Le atmosfere low poly del gioco, il tono poco serioso e la varietà dei puzzle non annoiano e intrattengono, e nonostante i livelli non siano molti il prezzo vale la candela. Nonostante bisogni fare i conti a tratti con i problemi nella fisica, a tratti con i restanti problemini tecnici, l’esperienza di gioco risulta valida e leggera. E poi parliamoci chiaro, chi altro vi dà l’opportunità di farla finita alla modica cifra di una pizza margherita?
Speriamo la nostra recensione di Suicide Guy VR vi sia piaciuta, e come sempre vi salutiamo augurandovi un buon gaming! Non dimenticate di continuare a seguire tuttoteK per ulteriori news, aggiornamenti, recensioni e tanto altro ancora sul mondo dei videogiochi. Ciao e alla prossima!
Punti a favore
- Concept di base fresco e interessante
- Grafica low poly azzeccata e coloratissima
- Contesti variegati e molto ben caratterizzati
- Trasposizione in VR ben riuscita
- Puzzle divertenti, ma...
Punti a sfavore
- ...a volte un po' troppo banali
- Fisica di gioco a volte problematica
- Piccoli problemini tecnici
- Sistema di movimento a volte impreciso e fallace
- Comparto audio un po' povero
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