Scoprite nella nostra recensione di Rune Factory 5 se Marvelous (XSEED) ha inflitto un colpo critico o se è meglio che torni a zappare
Iniziamo subito a mettere le cose in chiaro: il titolo della nostra recensione dell’ultimo arrivato su Nintendo Switch, il poliedrico Rune Factory 5, non intende affatto denigrare l’agricoltura. Semmai, la metafora bucolica ambisce a mettere in chiaro il ruolo vitale che il settore primario svolge in qualsiasi economia. Tale vitalità si rispecchia anche nella limitata rosa di aspetti in cui l’industria agricola agisce. Con l’eccezione dei nunchaku, nati come strumenti per setacciare le risaie ed elevati ad arma improvvisata contro i cavalli degli shogun, il combattimento e i raccolti non sono mai andati granché d’accordo.
In tal senso, lo zelo con cui questo franchise si sia impegnato a spiegarci il perché è encomiabile. A discapito della premessa, questo spinoff di Story of Seasons (a sua volta nato dalle costole di Harvest Moon, ma stiamo divagando) non amalgama mai davvero le due anime che sulla carta vuol tanto sposare. Per chi non fosse al corrente, nei giochi della serie coesistono un gameplay da simulatore agricolo e un altro più votato ai canoni dei giochi di ruolo. Se non altro sono entrambi generi in cui il Giappone vanta una certa maestria, sebbene si comportino come acqua e olio anche qui.
“Mi ricordo montagne verdi”
La trama di Rune Factory 5 lascia un po’ il tempo che trova, ma è bene dedicarle due righe in fase di recensione. Il protagonista, o se preferite la protagonista, si ritrova privo/a di conoscenza in un altro mondo, proprio mentre la piccola Hina si ritrova messa con le spalle al muro dai mostri. Una volta presa la decisione di iniziare la nostra avventura nei panni dello smemorato Ares, ci siamo ritrovati coinvolti nelle vicende del villaggio di Rigbarth, dei suoi accoglienti e eccentrici abitanti, e (volendo) dei doveri delle forze dell’ordine locali, SEED (da non confondersi con l’omonimo gruppo di Final Fantasy VIII).
Abbiamo preferito tagliare corto sulla trama perché, ad onor del vero, la si può plasmare un po’ come si crede man mano che si intraprendono le dovute relazioni con i personaggi. Questi legami possono spaziare dalla semplice amicizia a dei veri e propri rapporti amorosi, con tanto di eventuale prole. Il gioco sa fare leva sul fascino dei comprimari, senza neanche negare al giocatore di far parte di una coppia di fatto (per la prima volta nella serie). Esiste anche un mondo più avventuroso al di fuori delle mura di Rigbarth, ma per la maggior parte Ares (o Alice) dovrà ambientarsi nella sua nuova casa per gran parte della storia.
Deficit dell’attenzione – Recensione Rune Factory 5
Spezziamo una lancia in favore di Rune Factory 5: nonostante il nostro (non del tutto volontario) sarcasmo espresso nell’incipit della recensione, la natura ibrida del gioco apre la strada a un complesso e intricato connubio di idee di gameplay. Abbiamo già parlato delle relazioni, ma esse non sono che la punta dell’iceberg. Man mano che si prosegue nelle battute introduttive, è possibile ritrovarsi a parlare di scudi e di spadoni per poi tagliare la legna un minuto dopo. Si tratta di un lungo tutorial, ma a differenza di Kingdom Hearts II, qui abbiamo a che vedere con un concentrato non-stop di nozioni.
Purtroppo, ci duole dire che le poche occasioni in cui i due generi coinvolti si amalgamano per davvero sanno più di “invasione di campo” che altro. Ci ha lasciato l’amaro in bocca vedere che la stamina e i punti magia sono la stessa identica cosa, portandoci a cadere a terra esanimi per aver spaccato troppa legna in un lasso di tempo troppo breve (solo per non aver tenuto d’occhio l’angolo in alto a sinistra dell’interfaccia). L’attenzione che il gioco esige da noi non è poca, ma a occhio e croce il target specifico per il gioco (uno che ami entrambi i generi) ne trarrà enorme giovamento.
Animal Sforzing – Recensione Rune Factory 5
Il loop di gameplay tipico di ogni simulatore agricolo è presente anche qui, sebbene con uno schema di comandi forzatamente identico per ciascun genere. Il risultato può essere tanto funzionale quanto invadente: si usano utensili taglienti sia per coltivare che per combattere, del resto, ma c’è modo e modo di gestire l’azione. Per fare un esempio qualsiasi, sui campi la gestione manuale di strumenti ed equipaggiamento può funzionare; in combattimento, però, è bene poter cambiare arma senza che il protagonista tenga in mano la spada appena scartata. Allo stesso modo, non è possibile usare strumenti direttamente dal menù.
Ben presto, prende piede anche un intreccio burocratico di permessi e licenze che permea (e che, per un profano, potenzialmente azzoppa) il gioco. La sede dei SEED dove ci è concesso pernottare ospita infatti una sorta di computer vivente (è… complicato) con cui possiamo indire ordinanze in stile Animal Crossing, mentre fuori dall’edificio ci attende una bacheca dove esaudire le richieste dei locali. Per forgiare armi, in compenso, dobbiamo avere le apposite licenze che si vanno a sbloccare man mano che si procede nell’avventura. Un pretesto come un altro per rivoltare Rigbarth come un calzino, supponiamo.
Zappare in tutta franchezza – Recensione Rune Factory 5
A discapito del nostro naso arricciato in ogni riga che avete letto finora, quando si tratta di mettere mano agli arnesi per i campi è evidente che il team di sviluppo sa cosa sta facendo. Nonostante certe meccaniche da survival eccedano nell’impegno di trasporre su schermo il duro lavoro agricolo (come la necessità di nutrirsi e riposare), l’idea di base si dimostra spesso funzionale. Il campo, una volta arato a dovere, consente di mettere in piedi la nostra piantagione personale. A rendere il tutto particolarmente soddisfacente provvedono le fasi in cui è suddiviso il lavoro: zappatura, semina, idratazione e, a tempo debito, raccolto.
Essendo il corpo dei SEED legato a doppio filo alle attività agresti, la caposquadra Livia sarà a nostra disposizione per dirci il tipo di raccolto ideale per la settimana in corso e quella a venire. Per ognuna delle settimane in-game è infatti previsto un raccolto più abbondante per una specifica semente e uno più carente per un’altra. Lo scorrere del tempo, in puro stile Grand Theft Auto, è in scala; a questo si aggiunge una struttura dei mesi che si rifà invece a Pokémon Versione Bianca e Versione Nera, facendo durare ogni stagione non più di quattro settimane. La carne al fuoco (o dovremmo dire la verdura), insomma, non manca.
Robe di cappa e spada – Recensione Rune Factory 5
Insospettiti dalla letargia con cui Rigbarth si sofferma sul solo aspetto agricolo del gioco, abbiamo ceduto alla tentazione di uscire dal villaggio. Del resto, le nostre abilità (dalle più logiche come la nostra destrezza nel tagliare la legna alla nostra stessa camminata) salivano senza che il nostro livello complessivo schiodasse dalla soglia dell’uno. Con nostra grande sorpresa, i primi scontri ci hanno scaraventato al livello sette nel giro di una sola sessione di gioco. Non vogliamo con questo insinuare che il ritmo del gameplay sia gestito male, ma il cambio d’aria è stato molto piacevole.
Rispetto ai predecessori, seppur non andando mai oltre il ruolo di contorno, gli elementi da gioco di ruolo sono indubbiamente “riveduti e corretti”. Combattere in tempo reale comporta la graduale introduzione di attacchi, da mosse legate ad un tipo di arma specifico alle magie. Chi ama rischiare può dilettarsi con la meccanica di schivata, mentre chi preferisce costruire un legame anche con i mostri ha l’opzione di reclutarli. Siccome Pokémon ha fatto scuola, l’incantesimo di cattura permette di farne ottimi alleati. Non intendiamo solo nel contesto delle battaglie, ma anche (e soprattutto) nella quotidianità di Rigbarth.
La completezza prima di tutto – Recensione Rune Factory 5
I nostri compiti come membri della comunità possono spaziare da qualcosa di tangibile come portare uno specifico oggetto ai nostri compaesani, fino a chiedere aiuto al fabbro locale per aprire una porta sbarrata. Di tanto in tanto trovano posto anche le dovute digressioni, come i festival che le ordinanze permettono di organizzare. In queste occasioni (tra un coriandolo e l’altro) il giocatore ha il modo di cimentarsi in tanti differenti minigiochi, enfatizzando sul maggior punto di forza del gioco. Non sempre un titolo riesce nell’intento di rendere tangibile la libertà di procedere al proprio passo, ma Rune Factory 5 sa valorizzare ogni nostra “perdita di tempo”.
Cogliamo l’occasione per parlare anche degli extra espressamente definibili come tali. La schermata del titolo presenta tre voci che non hanno alcun influsso sull’avventura. Dopo “Nuova partita” e “Carica” trova posto il commento audio dei doppiatori, purtroppo esclusivo ai comunque talentuosi seiyuu che hanno prestato le loro corde vocali al gioco. Si tratta di una sorta di podcast con cui ogni doppiatore racconta la sua esperienza. In seguito abbiamo una versione online del manuale di gioco, con il quale fare un ripasso generale. Infine abbiamo la scelta delle lingue, che però si dimostra del tutto inutile considerando che il gioco è solo in inglese.
Chi semina vento – Recensione Rune Factory 5
Siamo alle battute finali: è ora di giudicare il comparto tecnico di Rune Factory 5. Partiamo dalla grafica, che rispecchia a sua volta l’anima combattuta del gioco. Da una parte abbiamo dei livelli di produzione altissimi, tra le scenette animate a mano per i personaggi e un intero numero musicale di apertura. Dall’altra, però, abbiamo i singhiozzi spesso associati ai titoli sviluppati tramite Unity. In parole povere, il framerate vanta dei cali vertiginosi (tra cui uno quasi garantito alla prima uscita dopo il caricamento di una partita), mentre tra tante texture dettagliate spiccano le eccezioni, che pertanto risultano molto evidenti (qui sotto).
C’è ben poco di cui parlar male quando si tratta del sonoro. La colonna sonora è più apprezzabile da chi riesce ad alternare con il giusto ritmo i diversi aspetti del gameplay: il tema di Rigbarth può venire a noia solo a chi tratta il titolo esclusivamente come simulatore agricolo. Il doppiaggio, come avete potuto intuire dalla nostra descrizione degli extra, è frutto di un’evidente passione sia sul suolo nipponico che su quello occidentale (Robbie Raymond ed Erica Lindbeck sono in forma quanto mai smagliante). Insomma, l’esecuzione non è immacolata ma le premesse per portare la formula al suo apice ci sono tutte.
Considerazioni conclusive
Per quanto fosse il sarcasmo all’inizio della nostra recensione, dunque, è evidente che non possiamo proprio bocciare Rune Factory 5 a priori. Il gioco si erge a factotum nel suo intento di sposare due generi, che per il momento ha il sapore di un matrimonio con fucile all’americana. Come simulatore agricolo il gioco ci mette il cuore, ma senza emergere. Questo può bastare ai neofiti, sebbene il compromesso ci ricordi che esistono anche esponenti migliori. Lo stesso discorso vale per il titolo come gioco di ruolo: fa il suo lavoro, ma ci sono team di sviluppo che conoscono meglio il genere.
Ciò detto, questo quinto capitolo fa per voi? Dipende da tanti fattori. Vi piacciono i simulatori o i giochi di ruolo? Se avete risposto di sì per un genere potreste trovare qualcosa da amare, e se lo avete fatto con entrambi… tanto meglio. Consigliamo comunque di attendere qualche sconto: vista la natura quasi sperimentale della serie, sessanta euro potrebbero non essere pochi. La serie sta ancora affinando la sua miscela, ma per quanto riguarda questa specifica tappa abbiamo ancora a che vedere con un bicchiere di acqua e olio. Il nostro augurio è di vedere un successore capace di dissetare pienamente tutti.
Questo era ciò che pensavamo noi. Voi però di che opinione siete? Ditecelo qui sotto, e come sempre non dimenticate di restare su tuttoteK per leggere altre recensioni ed avere tutte le notizie più importanti sulla sfera videoludica e non solo. Per i vostri bisogni da gamer, potete invece trovare i migliori sconti in formato digitale su Instant Gaming.
Punti a favore
- Un loop di gameplay ibrido soddisfacente...
- Un sistema di abilità profondo e mirato
- Generalmente capace di dare assuefazione
Punti a sfavore
- ... ma incapace di emergere in ciascun genere
- Problemi di prestazioni non trascurabili
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