Scoprite nella nostra recensione di Quake quanto lo storico sparatutto riesca a scuotere le fondamenta del genere su Nintendo Switch
La cosa bella nello scrivere una recensione per il port di Quake su Nintendo Switch è la sfida che si cela dietro questo articolo. Per chi vi scrive, infatti, la zona comfort consiste più nei reami tondi e stucchevoli della Grande N, con esperienza pregressa nei platformer, nei giochi di ruolo (d’azione e non) e nella deviazione occasionale. Gli sparatutto in soggettiva, d’altro canto? Al di là dei quattro DOOM classici, della riedizione di Duke Nukem 3D, di sua maestà Serious Sam Collection e di meteore come Bulletstorm, SUPERHOT e Screencheat, sulla console ibrida del sottoscritto non figura alcunché.
A fornire un pizzico di pepe provvede un’esperienza di gioco da puro debuttante. Vi starete chiedendo che effetto faccia arrivare “vergini” al primo avvio di Quake nel 2021. Su questo dubbio, sospettosamente specifico, possiamo darvi una risposta soddisfacente: se questo è l’effetto che il gioco, aprioristicamente in grande spolvero, sortisce oggigiorno allora la vera domanda da porsi è quanto rivoluzionario sia stato il successore spirituale di DOOM nell’ormai lontano 1996. Se l’imitazione è la forma di lusinga più sincera, il primo Unreal Tournament non avrebbe potuto avere musa migliore.
Fhtagn sì, stagnante mai
In fase di recensione, il caro vecchio Quake ci fornisce il pretesto di trama più basilare possibile prima di mettere a ferro e fuoco i nostri Nintendo Switch. Se volete la versione breve, vi basta sostituire la gang di Lucifero nei primi DOOM con un antagonista (l’eponimo Quake) più ispirato ai romanzi di H.P. Lovecraft. La versione lunga si estende anche un po’ più in là, se vogliamo, ma non serve sviscerare un canovaccio quando stiamo già facendo lo stesso con i nemici, tra un consiglio in sovraimpressione su come proseguire (tutto in italiano) e l’altro. Non che la cosa a noi dispiaccia: qua si campa (e campera) così.
Piuttosto è sullo sviluppo che la cosa si fa interessante, su più differenti fronti. Il tutto nacque, negli anni ’90, dall’idea di passare ai giochi di ruolo ispirandosi alla mitologia norrena (che, con l’heavy metal imperante di DOOM, non guasta mai). Di quell’idea originale restano solo le ambientazioni gotiche, perfetto contraltare della consueta base spaziale, e il Mjolnir di Thor che ogni tanto fa capolino. Tornando ai giorni nostri, e riagganciandoci ad una nostra precedente recensione, sappiamo anche che lo youtuber Modern Vintage Gamer ha partecipato allo sviluppo: ottime premesse, visto il suo lavoro con Shantae.
Lasciate ogni speranza (di annoiarvi), o voi che entrate – Recensione Quake per Nintendo Switch
Tralasciamo per un secondo l’attract mode di DOOM-esca memoria e passiamo ai primi istanti di gameplay, dove in fase di recensione la versione Nintendo Switch di Quake ci ha fatto annuire. Prima ancora di sparare un colpo, infatti, scegliendo di avviare una nuova partita siamo stati accolti dalla scelta di tre corridoi. Uno di essi, corrispondente alla modalità facile, è il più breve. Il secondo è invece un po’ più lungo. Il lampo di genio, poi, con la difficoltà più alta: un fossato di lava da guadare con un salto per poter accedere al teletrasporto. Strappare un sorriso ad un recensore in così poco tempo non è da tutti.
Da lì, la frenesia prende ben presto il sopravvento: prendere dimestichezza con i comandi, specie per chi è stato un po’ “viziato” da Wii, è questione di un attimo. C’è la possibilità di disattivare i controlli di movimento, altrimenti abilitati di default su Switch, ma in linea di massima non tarda a farsi tangibile la netta sensazione di avere di fronte ad una controparte di DOOM in cui bisogna anche alzare e abbassare lo sguardo. Prevedibilmente, tale sensazione è quanto mai piacevole. Il level design sa essere labirintico come quello del suo predecessore, ma raramente la cosa dà fastidio.
Un quarto di secolo e non sentirlo – Recensione Quake per Nintendo Switch
Solitamente riserviamo al comparto tecnico di un titolo le battute finali di una recensione, ma nel caso di Quake dobbiamo proprio concederci una piccola eccezione. Sebbene titoli come le trilogie HD di Crash Bandicoot e Spyro abbiano un po’ annacquato il termine, qui si tratta di un remaster in piena regola. In altre parole, dunque, non c’è nulla di sgranato (add-on a tema Quake 64 a parte, ma ci arriveremo), il che in un gioco dove serve mira non guasta mai. Tuttavia, i team di sviluppo che hanno collaborato non si sono fermati qui e si sono spinti anche oltre, sbizzarrendosi nel menù delle opzioni.
C’è veramente di tutto. No, non scherziamo, di tutto. Provate ad elencare qualcosa e vedrete che c’è. Texture più o meno definite? Potete scegliere. Anti-aliasing? Presente. Motion blur? Sissignore. Illuminazioni dinamiche? Pronte anche loro per complementare una ottima atmosfera. Perché alla fine si tratta perlopiù di valorizzare una premessa già vincente in partenza. Sotto questo aspetto dunque potremmo tranquillamente trattare questo port come la versione definitiva di un grande classico. Non è retorica da parte nostra: queste mani hanno giocato al titolo per la prima volta fino a poco fa, d’altronde.
Chi non spara in compagnia, o è un ladro o è una spia – Recensione Quake per Nintendo Switch
Manca giusto un “cattura la bandiera” per contribuire alla completezza della versione Nintendo Switch di Quake, ma non è da escludersi che Bethesda corregga il tiro anche dopo la recensione. Il multiplayer del gioco è qualcosa di semplicemente fenomenale per più motivi. Le due modalità presenti (finora), ripartite tra online e locale, sono il deathmatch e la cooperativa. Potete già immaginare quanto possa divertire una sessione in co-op: questa componente valorizza ogni gioco a prescindere e di certo non può fare eccezione uno sparatutto dotato di una campagna quanto mai ricca.
Il deathmatch segue le regole per cui è noto il termine: il primo a raggiungere un tot di uccisioni vince. In uno scenario in stile Mario Kart 8 (versione Wii U), gli scontri avvengono perlopiù nei livelli dell’avventura principale (salvo eccezioni come le campagne aggiuntive e le loro arene, si veda qui sotto; ne parleremo tra poco). Tuttavia, in un bizzarro colpo di scena, il level design così intricato permette ai giocatori di improvvisare strategie in base alle armi in loro possesso, tendendo possibili imboscate da ogni angolo. Non possiamo nemmeno parlare male dell’online: contrariamente ad altri port castrati dai diversi bacini di utenza, quello di Quake supporta il cross-play. Bacio accademico anche qui, dunque.
Contenuti come se piovesse (sangue) – Recensione Quake per Nintendo Switch
Ricordate quel bivio a tre uscite a cui alludevamo all’inizio? Prima di catapultarci nell’azione, il gioco ci chiede con una seconda hub a quale campagna vogliamo giocare. Non c’è espansione che manchi all’appello: dopo il “semplice” Quake abbiamo anche Scourge of Armagon, Dissolution of Eternity, Dimension of the Past e l’inedito Dimension of the Machine (il migliore per varietà, si veda qui sopra e qui sotto). Tutto questo si somma poi ai possibili add-on, che se proprio vogliamo trovare qualcosa per cui storcere il naso (ma neanche tanto) richiedono un account di Bethesda. Tra le prime mod disponibili abbiamo il già citato Quake 64, con tanto di filtro a tubo catodico.
Le schermate che vedete qui davvero non rendono giustizia al prodotto effettivo: una volta avviato, capirete. Dopo un pasto tanto lauto, poi, chiedere il conto ci ha positivamente spiazzati: non serve sborsare più di dieci euro per fare proprio questo classicone. Come Anton Ego al termine di Ratatouille, dunque, chiediamo di poter fare i complimenti al cuoco. Ci viene detto di aspettare, e nel frattempo ci crogioliamo tra un obiettivo e l’altro (sono presenti anche loro, sì!). Infine, cercando di non compromettere la nostra imparzialità, cerchiamo un difetto. E, fallendo, alla vista della possibilità di avere anche l’interfaccia classica con un sorriso sbattiamo la testa sul tavolo.
Da Nintendo a NIИtendo il passo è breve – Recensione Quake per NIИtendo Switch
La versione Nintendo Switch di Quake è il classico caso in cui conviene piuttosto tagliare corto e di passare invece al verdetto finale della recensione. Siamo felici di tirare le nostre conclusioni sulla presentazione partendo dalla grafica. Possiamo racchiudere la nostra analisi in un pratico sunto: rivedere ancora gli sprite amalgamati all’anima proto-poligonale di DOOM, nel caso di quest’ultimo, è ancora oggi un po’ un pugno in un occhio. Quake, dal canto suo, ha corretto il tiro con l’utilizzo di modelli 3D su tutta la linea. Il risultato, nel 1996 come oggi, è esattamente a metà strada tra Wolfenstein 3D e il primo Unreal Tournament, una via di mezzo perfetta per cui il sottoscritto ha un debole.
Non abbiamo parlato del sonoro per un motivo, ovvero una chicca. Da amante di DOOM qual è, Trent Reznor dei Nine Inch Nails si è occupato (gratuitamente!) della colonna sonora. Sua è anche la voce del protagonista (canonicamente chiamato Ranger), dai saltelli ai grugniti di dolore. Potreste conoscerlo, giusto per non fare del nostro cenno a Ratatouille una citazione fine a sé stessa, per aver composto la colonna sonora del più recente film Pixar, Soul (ed aver dato il nome al miniboss di Super Mario World/New Super Mario Bros. 2). La sua paga è stata dunque la soddisfazione di aver musicato il gioco, oltre al logo NIИ stampato su tutte le munizioni della pistola sparachiodi (“nail gun”, nel caso). Se non è passione questa!
Considerazioni conclusive
Ci spiazza non poco vedere che il gioco sia stato protagonista di uno shadow drop durante l’ultima Quakecon, perché la versione Nintendo Switch di Quake è un’incarnazione che non possiamo consigliare abbastanza ai giocatori in una semplice recensione. Gli unici difetti che ci verrebbero in mente sarebbero la necessità di un account per gli add-on, il misero marketing ricevuto dal gioco e, se proprio, il potenziale appeal di nicchia. Si tratta d’altronde di uno sparatutto del 1996, e possiamo capire se di fronte a questo i neofiti del genere siano ancora indecisi. Poi ci siamo detti “no, Quake è per tutti”.
Fino all’uscita di questo titolo, la nostra (beh, più del sottoscritto) idea per un primo sparatutto ideale sulla console ibrida era Serious Sam Collection. Ora, a un terzo della cifra che chiede la trilogia targata Croteam, il ritorno trionfale di Bethesda e Id Software la spodesta con facilità. Che siate fan di sparatutto o meno, che siate propensi o no a dare una chance ad un titolo degli anni novanta, non aspettatevi niente da Quake al di fuori di atmosfere lovecraftiane, azione al cardiopalma e tanto, tantissimo divertimento. E ad un titolo qualsiasi degno della presenza sulle piattaforme della Grande N non si può chiedere nulla di meno.
Questo era ciò che pensavamo noi. Voi però di che opinione siete? Ditecelo qui sotto, e come sempre non dimenticate di restare su tuttoteK per leggere altre recensioni ed avere tutte le notizie più importanti sulla sfera videoludica e non solo. Per i vostri bisogni da gamer, potete invece trovare i migliori sconti in formato digitale su Instant Gaming.
Punti a favore
- È Quake. Serve altro?
- Azione al cardiopalma a 60 frame al secondo
- Rapporto qualità-prezzo da urlo
- Supporto agli add-on
- Cross-play abilitato
Punti a sfavore
- Forse un pizzico di nicchia...? (Nah.)
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