Il metroidvania più umido della scena indie arriva su Nintendo Switch: scoprite gli abissi di Pronty nella nostra recensione del port
Non guardateci male per il titolo della recensione: nel caso dell’arrivo su Nintendo Switch da parte di Pronty, l’unica alternativa era chiedere, “chi parla?”… meglio evitare, no? Di tanto in tanto, in redazione arrivano in sordina anche titoli nel cui merito sono gli sviluppatori stessi ad essere ansiosi di avere un verdetto. Ed è questo il caso dell’ultimo arrivato di Happinet, con la complicità dei team di sviluppo 18Light Game, FunZone Games e Joy Brick. Se dovessimo parlare delle muse dietro a questo titolo, per quanto derivativa (in senso buono) sia la scena indie, parleremmo del film d’animazione Luca e dei titani videoludici Bioshock e Dark Souls.
In realtà, il confronto più corretto sarebbe da fare con un’altra perla, che non vanta la prosopopea tipica della Tripla A. Se mai aveste giocato ad Owlboy, sapreste cosa aspettarvi se vi dicessimo di immaginare il nuoto al posto del volo libero del suddetto titolo. Perché in fatto di gameplay e di respiro narrativo, l’atmosfera tangibile in entrambi ha dei punti in comune. Chiariamoci: paragoni con Owlboy nel primo paragrafo, se non mettono in difetto il nostro oggetto di scrutinio odierno, lasciano già presagire che ci si trova di fronte a un prodotto ben al di sopra della sufficienza. E Pronty lo è.
Ventimila beghe sotto i mari – Recensione Pronty (Nintendo Switch)
Partiamo da un presupposto fondamentale per parecchi nostri connazionali, prima di procedere oltre: Pronty è, alla stesura della recensione, completamente in inglese. Il che, per quanto non sia un deterrente per l’acquisto, va ad influire inevitabilmente sul godimento che potreste trarre dal gioco. La trama, seppur senza condividere la medesima, nichilistica amarezza del filone, riprende il tipico scenario da Souls-like: siamo soli contro i sopravvissuti in un mondo in rovina. I dialoghi non mancano, però, così come il gioco non manca nemmeno di prendersi poco sul serio. La premessa non ci porterà via molto tempo.
In pratica, in veste di guardiano subacqueo, l’eponimo Pronty (il cui aspetto dipende dalla skin scelta a inizio gioco, cambiabile in seguito) deve indagare sull’ulteriore scatafascio verso il quale il paradiso sottomarino in decadimento finirà tra circa 400 anni. Contrariamente ai Souls-like, però, la narrazione non verte unicamente sulla nostra capacità di ricostruire un mosaico. Questo non impedisce al gioco di tacere sui dettagli finché non saremo noi a rimetterli insieme. Il risultato finale è di grande atmosfera: la cutscene introduttiva della “nuova Atlantide in rovina”, Royla, ha saputo strapparci un sonoro sussulto.
Gufi di mare – Recensione Pronty (Nintendo Switch)
Se abbiamo menzionato Owlboy come “vero” confronto, però, c’è anche un motivo in fatto di gameplay. La gestione dei movimenti dipende, anche in questo caso, dall’utilizzo in simultanea di entrambe le leve analogiche: quella a sinistra governa i movimenti, mentre la destra si occupa della direzione in cui guardiamo. Il nuoto, in apparenza, può depauperare il loop di gameplay della sua indubbia identità di metroidvania, ma non fatevi ingannare: i crismi del genere sono tutti presenti, nessuno escluso. Semplicemente, i primi momenti di gameplay vengono a patti con l’inusuale formula di gioco che ci viene proposta.
L’introduzione ai rudimenti del gameplay durante il tutorial è infatti molto graduale; non avrete il possesso di tutte le doti del protagonista prima che quest’ultimo si trovi (letteralmente) al di fuori della sua consueta zona comfort. Le varie tecniche di base si vanno dunque a sbloccare col tempo, con l’opzione successiva di potenziarle sperimentando con l’equipaggiamento. Nel movimento, il gioco vi offre un buon arsenale; starà a voi capire quale mossa sia destinata a diventare il vostro maggiore punto di forza. Una volta trovato il potenziamento corrispondente, potete regolarvi di conseguenza. Un buon compromesso, dunque.
Nulla di cui Bront-olare – Recensione Pronty (Nintendo Switch)
Va abbastanza da sé che, se dovrete gestire due leve solo per muovervi, l’autodifesa dipende molto dai tasti dorsali (fortunatamente mappabili). I grilletti stanno diventando sempre più importanti nell’ambiente videoludico su console: i tradizionalisti come il sottoscritto possono dissentire, ma ad onor del vero abituarsi al gameplay è questione di un attimo. L’anguilla robotica Bront sarà la vostra spada telecomandata: il grilletto destro fa da pulsante d’attacco primario, e infatti alla prima pressione il fidato alleato (nonché voce della ragione per il protagonista muto) si scaglierà contro il nemico. Un principio simile a Cream e Cheese in Sonic Advance 2, per intenderci.
Il sistema di combattimento ben presto si evolve per fare di Bront anche uno scudo rotante, che in combinazione con la schivata di Pronty diventa un attacco rotolante. Insomma, le singole mosse premiano chi riesce a sfruttarle al meglio, specie se in tandem. Naturalmente, il fatto che Bront sia anche un personaggio a sé porta anche a doverlo richiamare con un tasto nel caso in cui finisca per andare troppo a zonzo. Anche gli attacchi vanno occasionalmente misurati: alcune tecniche, come il già citato scudo rotante, portano l’anguilla a surriscaldarsi, lasciando il protagonista temporaneamente indifeso.
Il marchingegno non si muove – Recensione Pronty (Nintendo Switch)
L’esplorazione del mondo di gioco, come impongono i Souls-like con cui approfondiremo il confronto a breve, tende a giustificare ogni idea di gameplay con il mondo circostante. Per esempio, la classica situazione dei The Legend of Zelda classici con la stanza chiusa fino alla morte di ogni nemico trova qui una spiegazione: le porte sono progettate per essere aperte da un lato in presenza di un guardiano subacqueo (ma in assenza di nemici), e dall’altro tirando una leva. Questo consente al gioco di riproporre lo scenario ogniqualvolta si torni in una data area della mappa. E ci sono altri meccanismi analoghi da scoprire.
Nelle aree più popolate, poi, esistono alghe bioluminescenti in grado di curare tutti i nemici in zona, portando il giocatore a dover affrontare prima la vegetazione e i mostri solo in seguito. La strategia, insomma, sa giocare un ruolo fondamentale nell’esplorazione. La fauna del mondo di gioco si è guadagnata la presenza del bestiario in-game per la grande fantasia degli sviluppatori: in una sorta di messaggio ambientalista tra le righe, quasi tutti i nemici sono una fusione tra forme di vita marine e rifiuti. Le creature variano da pesci fusi con bottiglie di plastica a molluschi che fungono anche da caramelle gommose.
Il pescetto non-morto – Recensione Pronty (Nintendo Switch)
Siccome i giochi di Hidetaka Miyazaki sono dei metroidvania in 3D in tutto fuorché nel nome, leviamo di mezzo l’elefante in salotto. Le barre in alto a sinistra dello schermo sono esattamente ciò che sembrano: una per la salute ed una per la stamina (affaticamento), entrambi però migliorabili in stile Zelda. Allo stesso modo, le zone sicure (“Outpost”, avamposti) presentano un punto di ristoro e salvataggio dove ricaricare le nostre cure portatili (come le Fiaschette Estus) e, eventualmente, usare la valuta in-game (la ferraglia) per riparare i condotti e aggiungere ogni avamposto alle fermate del viaggio rapido.
Le abilità, a prescindere dalla loro funzione (esplorativa o legata al combattimento), si possono modificare equipaggiando o rimuovendo dei chip, che a loro volta possono occupare uno o più degli slot da ampliare man mano che si procede con l’avventura. In base alle proprie doti, le zone a cui è possibile accedere variano col tempo, il che (dolente o nolente) porta anche al purtroppo inevitabile backtracking di rito. Come abbiamo già detto, il fast travel è opzionale: sborsando 50 “riciclabili” (così si chiama l’equivalente delle monete) si ripara un condotto. Tuttavia, per tornare in fretta alle zone precedenti, diventerà una necessità.
Dal Pokédex al lore-dex il passo è breve – Recensione Pronty (Nintendo Switch)
Sappiamo che su Switch i tasti Più e Meno sono l’equivalente di Start e Select, ma sempre più spesso è il secondo dei due a gestire il menù di pausa vero e proprio. In quanto al tasto Più, nel gioco ricopre un altro ruolo: l’accesso al Codex, ovvero il colossale inventario in cui consultare le informazioni accumulate sul mondo di gioco. Memory Board ci mostra i chip in nostro possesso, con Skills osserviamo le abilità di base ottenute fino a quel momento, la descrizione degli strumenti semplici è relegata ad Inventory e, infine, Map ci permette di consultare quanto della mappa abbiamo sbloccato fino ad ora.
Una menzione a parte per la tentacolare Encyclopedia, che a sua volta racchiude cinque voci. Il già citato bestiario, Creatures, si amplia per ogni personaggio incontrato o nemico sconfitto. Locations descrive invece le molte aree del mondo sottomarino in cui è ambientata l’avventura, definendo i vari retroscena in modo tale da poterli contestualizzare solo di fronte al quadro completo. Records consiste in una raccolta di dischi da collezionare, coi quali consultare quelle che sono implicate essere trascrizioni di conversazioni avvenute. Others, infine, racchiude le poche eccezioni assenti nelle altre categorie. Il linguaggio sa essere forte nei momenti più inaspettati.
Una situazione difficile da valutare – Recensione Pronty (Nintendo Switch)
Il gioco, finora, vanta i suoi pro e gli altrettanti contro. Apprezziamo molto la possibilità di vivere la storia con skin diverse, in modo tale da mettere al centro l’esperienza stessa e non l’identità del proprio (o della propria) Pronty personale. Non per questo, però, queste ultime brillano per il loro gran numero. Al contrario, il totale ammonta a cinque: due di base (SW-417 la femminile e ZX-921, star delle nostre schermate, quella maschile), e tre da sbloccare. Una di esse richiede di completare la modalità Boss Rush, che arriverà con un futuro aggiornamento del gioco, mentre le altre due fanno leva sulla nostra dedizione.
Nello specifico, una richiede lo sblocco del finale segreto del gioco, mentre l’altra impone di finire l’avventura al quarto ed ultimo livello di difficoltà (ovvero Proteus, per la quale si raccomanda di provare prima le precedenti: Raw Recruit, Sergeant e Protector). Il titolo sa coinvolgere il giocatore per i suoi meriti, ragion per cui ci lascia un po’ spiazzati vederlo ricorrere a questo espediente per assicurarsi un po’ di longevità in più. In tal senso, preferiamo di gran lunga il sistema di obiettivi interno al software, che nella sua mancanza di ricompense è più onesto nel darci una lista di cose da fare. Per la sperimentazione, basta la personalizzazione delle abilità, molto snellite rispetto alle statistiche in “avvocatese” dei Souls.
Bandiera balneare, vessillo del verdetto – Recensione Pronty (Nintendo Switch)
Abbiamo fatto snorkeling quanto basta da guardare l’insieme dalla superficie, partendo dal motore grafico. Artisticamente siamo a livelli molto alti. Sebbene la clemenza nei confronti degli elementi disegnati a mano sia ben poca quando l’inquadratura si allontana da loro, nella maggioranza dei casi la visione ambiziosa del gioco riesce a dare un fascino altamente immersivo ai fondali che fanno da teatro all’azione. C’è un fascino a tratti perverso, di nuovo come nei Souls-like, nell’ammirare ciò che resta di una civiltà perduta tra le pieghe del tempo. Lo stesso concetto non perde il suo smalto neanche quando c’è un (ottimo) filtro subacqueo tra noi e il mondo eroso dall’oceano. Che l’acqua sia sporca o limpida, uel prezzemolino di Unity ha fatto il suo lavoro.
Discorso analogo per il sonoro, più o meno. Il comparto audio eccelle più negli effetti sonori (di norma inaudibili sotto il mare, ma son dettagli) che nell’accompagnamento musicale. Quest’ultimo svolge infatti un ruolo di circostanza, dando un contesto uditivo all’ambiente e generando atmosfera senza necessariamente risultare in qualcosa di fischiettabile. La stampa di settore ha da sempre fatto del ricordo intrusivo di una colonna sonora l’ultimo scoglio (gioco di parole non voluto) tra un gioco promettente e il bacio accademico; stavolta, da insegnanti brontoloni quali siamo, ci terremo le labbra per noi.
Considerazioni conclusive
Nel suo trasloco dai lidi del PC per cui è nato, Pronty chiede meno di altri esponenti del suo stesso genere. Quanto abbiamo descritto fino ad ora è infatti fruibile alla contestualmente modica cifra di quindici euro. Per essere un metroidvania con meccaniche da Souls-like, contando anche un buon supporto del gioco in seguito al lancio, il gioco offre una mole di contenuti ben proporzionata. Ci sono aspetti in cui il gioco potrebbe fare di più, è vero, ma l’umiltà del progetto diventa un valore aggiunto quando oltre all’amore per il filone di appartenenza si ha anche qualcosa da dire in fatto di game design.
Esistono anche dei metroidvania meglio riusciti con elementi presi dall’oeuvre di FromSoftware (Ender Lilies: Quietus of the Knights ha ancora il nostro cuore), è vero. Per quanto il suo approccio a tratti inusuale alle convenzioni del genere lo renda un potenziale prodotto di nicchia, però, Pronty resta un gioco da tenere d’occhio con estrema attenzione. Personalizzazione delle abilità, combattimenti impegnativi e gameplay da metroidvania con ambientazione subacquea: se almeno uno di questi elementi rientra nei vostri interessi, mettete il gioco in wishlist sull’eShop. Se il conteggio dei vostri interessi sale anche solo a due, aprite direttamente il portafogli.
Questo era ciò che pensavamo noi. Voi però di che opinione siete? Ditecelo qui sotto, e come sempre non dimenticate di restare su tuttotek per tutte le notizie più importanti per i gamer e non solo. Per i vostri bisogni puramente videoludici, potete invece trovare i migliori sconti in formato digitale su Kinguin.
Punti a favore
- Grande immersione (metaforica e letterale)
- Lore profonda e gestita ottimamente
- Statistiche snellite rispetto ai Souls
- Livelli di difficoltà ben ponderati
Punti a sfavore
- Combat system inizialmente complesso
- Le skin forzano la rigiocabilità
- Una localizzazione avrebbe aiutato
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