Abbiamo provato con mano Overcooked: All You Can Eat; scoprite nella nostra recensione se il piatto è stato di nostro gradimento o meno!
Siamo entrati, o almeno l’ha fatto chi vi scrive, nell’ottica migliore per poter scrivere una recensione di Overcooked: All You Can Eat, ovvero senza aver mai provato il primo e il secondo piatto di Team17 e Ghost Town Games. La nostra ignoranza videoludico-culinaria ha giovato alla neutralità delle nostre papille gustative, distanziandoci un po’ dagli standard gastronomici astronomici di Anton Ego. La domanda di fondo è una sola: ci cadrà la penna ricordando la semplice delizia dei maltagliati di nostra zia, o abbiamo di fronte una delle recensioni negative “divertenti da scrivere e da leggere”?
Va fatta una precisazione: contrariamente a No More Heroes e al seguito No More Heroes 2, entrambi analizzati prima su controller e poi a tastiera da queste dita, in questo caso abbiamo un vero e proprio pacchetto 2-in-1. Nello specifico, abbiamo a che vedere con un’offerta da 40 euro che include Overcooked: Special Edition (20) ed Overcooked 2: Gourmet Edition (42,5), DLC compresi. Non sappiamo se sia tutto dovuto alla sola inclusione del primo capitolo in qualità di remake cucinato nuovamente nello stesso forno… pardon, motore grafico del secondo, ma è già un punto a favore.
Tripadvisor… letteralmente!
L’esordio “in medias res” della prima metà di Overcooked: All You Can Eat ci mette di fronte alla duplice anima (o quadruplice, fate voi) del nostro oggetto di recensione. La situazione ci ricorda, con indubbia ma gradita ignoranza, Crash Bash per PS1: la modalità storia non compie molti sforzi per celare la natura da party game del gioco. Dobbiamo sfamare l’equivalente culinario del demonio (e non è Antonia Klugmann), ma per farlo ci serve pratica. Il re cipolla, una versione più sana di mente del sovrano cosmico di Katamari Damacy, ci manda indietro nel tempo (fino al 1993, per motivi non meglio precisati) per farci girare il mondo e imparare l’arte di cucinare.
L’incipit del secondo capitolo, dal canto suo, va letteralmente a strappare il pretesto narrativo dal sottosuolo. Il regno delle cipolle stavolta è sotto l’attacco del Pane Malfermo, ovvero l’equivalente farinaceo di un’apocalisse zombi. In qualità di chef migliori del regno (“se per questo anche gli unici”), sta a noi tentare di sfamare la nostra inusuale clientela… ma, di nuovo, se ne parlerà a fine avventura: dopo averci mandati all’avventura con il FurgonChef per restare indietro con il cagnolino Kevin, il re ci saluta invitandoci a collaborare una volta per tutte. E ne avrete davvero un gran bisogno.
Cuoco-op – Recensione Overcooked: All You Can Eat
Prima di proseguire nella nostra recensione di Overcooked: All You Can Eat, va fatta una doverosa precisazione. Nonostante il risparmio di venti euro sulla duologia originale e il “punto a favore” a cui alludevamo prima, tutto questo viene un po’ meno se contate di affrontare questo gioco da soli. L’intera esperienza è stata concepita con il multiplayer in co-op (ancor meglio se locale, pandemia permettendo) in mente, e purtroppo la scappatoia per cui ha optato Ghost Town Games prende ispirazione da The Legend of Zelda: Triforce Heroes per quanto concerne il gioco in solitaria.
Il buon senso imporrebbe di fare l’opposto, ma in questo caso dovremo proprio considerare l’esperienza in single player come una mera parentesi. Il confronto con il fenomenale (seppur imperfetto) titolo co-op per Nintendo 3DS nasce dalla medesima gestione del single player. Non disponiamo di un alleato controllato dalla CPU, bensì di un secondo personaggio stazionario da alternare a quello che controlliamo. A questo punto sarà il nostro primo cuoco a ritrovarsi “in coma”, lasciando tutti gli oneri culinari al suo doppione. Il gioco resta comunque ottimo, ma altre opzioni avrebbero giovato anche ai giocatori sprovvisti di alleati.
Mancano solamente cinque minuti – Recensione Overcooked: All You Can Eat
Fatta questa precisazione, abbiamo abbondantemente finito di parlare male di Overcooked: All You Can Eat. Non vogliamo dare una miope parvenza di perfezione, perché nello zelo con cui il gameplay replica il ritmo frenetico di una cucina a corto di personale si cela un’esperienza che potrebbe non essere per i palati di tutti. In linea di massima, però, l’idea di base è una bomba nella sua semplicità. Abbiamo a che vedere in entrambi i giochi con una cucina inquadrata dall’alto nello stile del già citato Zelda, in cui dobbiamo estrarre ingredienti, tagliarli all’occorrenza, radunarli, cuocerli ed impiattarli.
Abbiamo parlato di semplicità, ma non di facilità, per un motivo: così come nella realtà, anche qui i clienti possono voler escludere da un piatto uno specifico ingrediente. Non a caso, infatti, le comande nell’angolo in alto a sinistra dello schermo sono randomiche, e ben presto iniziano a fioccare gli hamburger senza insalata, i piatti di pasta in bianco e così via. Il tutto si traduce in un’anticipazione non dissimile dal riquadro “Next” di Tetris, dando al giocatore il tempo necessario tanto a pianificare la prossima mossa quanto ad istruire (o farsi istruire da) il partner sul da farsi.
“Cadono rocce, muoiono tutti” – Recensione Overcooked: All You Can Eat
Metà di Overcooked: All You Can Eat è un party game, e uno brillante se dobbiamo essere onesti, ma in questa recensione manca la punta di pepe che definisce questa esperienza come una delle tante follie possibili solo nella sfera videoludica. Che ci crediate o no, anche la nostra analogia con Tetris era studiata, viste le deviazioni da puzzle game che ben presto iniziano ad intromettersi nella campagna. Per motivi non meglio precisati, già dal secondo livello abbiamo a che vedere con una cucina improvvisata ai due lati di un attraversamento pedonale, costringendoci dunque a farci strada tra i vari pedoni mentre cerchiamo solo di fare il nostro lavoro.
Proseguendo nei livelli, le cose non tardano a degenerare (nel senso buono). Abbiamo alcune cucine disposte su camion in movimento, altre divise tra due mongolfiere ed altre ancora – sfidando la nostra sospensione di incredulità – spaccate a metà dall’occasionale terremoto. Ben presto, meccaniche come il lavaggio dei piatti e la consegna delle portate diventano imprese raramente completabili alla perfezione al primo tentativo. Ciascun livello si può portare a termine con tre valutazioni: dal minimo sindacale di una stella al massimo di tre. E la strada per diventare “chef stellati”, si sa, è lunga e tortuosa.
Basta poco, basta così, Bastianich – Recensione Overcooked: All You Can Eat
Scegliendo la campagna da intraprendere, in Overcooked: All You Can Eat abbiamo a disposizione due livelli di difficoltà: Normale e Facilitato. Nel secondo dei due, il nostro punteggio continua a salire in base ai piatti che riusciamo a sfornare mentre il timer scende lentamente (ma neanche troppo) allo zero. Nel primo, invece, tutti gli errori (piatti bruciati in primis) consentono ai nostri sudatissimi punti di scendere, raggiungendo anche cifre negative. Visto il ritmo delirante che le partite raggiungono quasi subito (soprattutto per i tapini che lo giocheranno in solitaria), consiglieremmo la modalità facile almeno per le prime sessioni.
Gli imprevisti, inoltre, possono deviare il ritmo del gameplay fornendo diversi tipi di rischio. Prendendo ad esempio il terremoto che abbiamo menzionato prima, il fatto che una parte della cucina sia periodicamente sollevata rispetto all’altra comporta dei viaggi a senso unico che richiedono una attenta strategia. Allo stesso modo, un’invasione di topi mette tutto il cibo sotto attacco: non solo gli ingredienti, ma anche (cosa ben peggiore) i piatti finiti e pronti alla consegna. E poi, gli incendi ai fornelli comportano un rischio così comune che ogni livello include un estintore di default.
Chuck e formaggio – Recensione Overcooked: All You Can Eat
Naturalmente, per un party game come Overcooked: All You Can Eat non poteva certo mancare una modalità Arcade. Ed è qui che, in un altro punto a favore del gioco, emerge la possibilità di giocare online su più console diverse. Contrariamente al collega di Team 17, Worms W.M.D., che su Nintendo Switch ospita lobby online perennemente deserte, il titolo di Ghost Town Games beneficia enormemente del cross-play anche se il co-op online non è contemplato nella campagna. Come abbiamo già anticipato, questo gioco rimane una vera bomba finché non lo si affronta da soli.
La modalità Arcade offre la possibilità di affrontarsi in una cucina per ogni scenario (Versus) o, in alternativa, di affrontare una differente cucina per ciascuno scenario (Co-op). Di queste modalità, solo la seconda (alternando i personaggi tra le mani, naturalmente) si può affrontare anche in solitaria. Visto il medesimo motore grafico ad accomunarli, gli scenari presi da un gioco o dall’altro non vantano particolari differenze al di là dei pericoli; semplicemente, come potremmo non avere menzionato prima d’ora, il secondo Overcooked implementa una meccanica di lancio degli oggetti assente nel primo.
Confermare o ribaltare il risultato – Recensione Overcooked: All You Can Eat
Nella nostra recensione di Overcooked: All You Can Eat resta solo il dessert, ovvero la valutazione dell’aspetto tecnico. Graficamente parlando, lo charme “giocattoloso” in stile Toys For Bob permea ogni aspetto del gioco, dai moltissimi chef disponibili (ed identici tra loro nel gameplay, sulla falsariga di Fortnite) alle animazioni, passando per le varie e variopinte ambientazioni. Nulla da ridire sul modesto ma stabile framerate, per un ottimo impiattamento. I menù sono semplici e funzionali, ma senza mai scadere nel minimalismo spicciolo. Bene così, insomma!
Il sonoro è un altro punto in cui spicca la direzione artistica del gioco. Abbiamo sonorità a cavallo tra Caro Emerald e Kevin MacLeod già a inizio gioco, per poi passare a fonti di ispirazione più illustri all’interno del medium videoludico. Avremmo giurato di aver sentito l’influenza di Grant Kirkhope, per fare un nome a caso, e questo non può che essere un altro punto a favore. Gli effetti sonori sono generici, ma fanno il loro dovere in modo squisito. Ora la domanda è solo una: quanto avremo speso, commensali? Il momento fatidico è giunto, ed è ora di tirare le somme; il conto, grazie!
Considerazioni conclusive
Overcooked: All You Can Eat rimane un’esperienza squisita, soprattutto per chi non ha ancora provato il franchise culinario di Team17. Il nostro consiglio è quello di evitare direttamente l’acquisto singolo dei due giochi che lo compongono e di buttarsi da subito sul buffet completo, vista l’inclusione di tutti i DLC usciti fino ad ora. Forse manca un po’ (un po’ tanto) di ragion d’essere se giocato da soli, ma con amici può dare pepe a qualunque pomeriggio… o serata, al pari di titoli di prime parti come Mario Kart 8 Deluxe e il meno noto (ma più economico) Flip Wars. Bon appetit!
Questo era ciò che pensavamo noi. Voi però di che opinione siete? Ditecelo qui sotto, e come sempre non dimenticate di restare su tuttoteK per leggere altre recensioni ed avere tutte le notizie più importanti sulla sfera videoludica e non solo. Per i vostri bisogni da gamer, potete invece trovare i migliori sconti in formato digitale su Instant Gaming.
Punti a favore
- Un pacchetto completo e pregno di contenuti...
- Perfetto se giocato in compagnia...
- Fantasioso e delirante
Punti a sfavore
- ...ma senza nuovi incentivi per i fan della serie
- ...un po’ meno se giocato da soli
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